A elena bernardi


Tua Madre Maddalena Figlia della Carità21



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Tua Madre

Maddalena Figlia della Carità21

Carlino Canossa 22 è ritornato?

Questa è la carta di far vedere a Mezzari

AD ANGELA BRAGATO

1799(Venezia#1827.06.16)



La Pilotti ha fatto un passo falso per ottenere l’ammissione all'Istituto di una giovane, della cui vocazione però la Canossa non é affatto convinta. Amareggiata, ne scrive a lei, perché ne parli con Cristina cercando di sistemare per il meglio.
V.G. e M. Carissima Figlia
Non vedeva l’ora di sapere qualche cosa delle nostre care am­malate. Sento che la cara Beatrice 23 continua col suo male di gola, e pure mi figuro che prenderà del latte molto tra giorno. La saluti da parte di tutte, ed anche delle sue ragazze, e le dica che ho veduto la Pierina 24, che pare quasi una Capuccina. La Momola 25 pure è buona; ma come é in iscuola onde posso vederla spesso voglio pren­dermela per mia Figlia spirituale sinchè son qui. Mi consolo molto che la Rosmini stia bene, e I'Isabella stia meglio; ma di quest'ultima che tanto mi sta a cuore, spero che coll'ordinario di lunedì cioè col­la di lei lettera che riceverò linedì saprò minutamente quanto di questa cara Figlia le domandai.

Rapporto alle maestre già le scrissi nell'ultima mia di non far iscrivere a Massa 26 avendo lo scritto al Vescovo 27, ed aspettando­ne la risposta. Le compagne quì grazie al Signore se la passano be­nino; come faccio ancora io.

Riguardo alla locanda della Mesorga 28 vedremo cosa farà il Si­gnore. Và benissimo che vogliano ristaurarla; ma la sostanza sareb­be quella di acquistarla, ma già bisogna addattarsi al pensiero di chi compra.

La ringrazio della copia delle lettere delle Capuccine 29 . Dica alla cara Cristina che guardi se nelle mie carte trovasse una lettera che tratta di una certa Elisabetta Bianchini 30 scritta dal Parroco, o sacerdote che sia, col suo indirizzo, cioè colla data del paese, come sta sulla lettera e me lo mandi nella prima lettera che mi scriverà, dovendo io scrivere a questo Religioso non sò, nè il nome, nè cognome.

Dalla buona Fanzago 31 ricevetti le carte che mi mandò e di queste pure la ringrazio. Vengo adesso malvolentieri a risponderle intorno alla Peppina avendomi portato tale amarezza i passi che hanno fatto per questa con Trevisani, che non potei neppure dormir questa notte. Vorrei che la mia cara Cristina riflettesse di più pri­ma di parlare, altrimenti mi trovo poi angustiata, e costretta a fare ciò che non sono persuasa, che non so poi quanto il Signore benedi­rà.

Che bisogno vi era di parlare di Peppina 32 con Trevisani. Io aveva fatto altro passo, secreto col medesimo per ottenere un bene sostanziale per l’Istituto. Vi è l’affare della locanda, e poi più di tut­to ancora, io non ho mai detto di essere persuasa della vocazione di questa ragazza. Non basta che l’anima sia innocente, e docile per di­re che sia chiamata in un Istituto religioso.

Non ho mai voluto oppormi al bene che la carità di Cristina fe­ce a questa ragazza, ma Cristina ben sà, che io non mi sono mai inte­ressata se non che nel modo che faccio per le ragazze in generale, ed essa pensa che io non sono persuasa di quella vocazione, almeno che non la conosco. Cristina pur sà che a qualunque proposizione sia stata fatta per collocarla fuori da noi ho sempre secondato, e ce­deva se la Rosmini voleva prenderla per cucina non solo per non portar danno alla ragazza, ma anche perchè fondando essa una ca­sa, ed avendo la ragazza per le mani, lasciava che si contentasse giacchè poi essa le dava anche la dote.

Ma senta mia cara Figlia, la dote che sperano da parte Ravelli 33 in primo luogo è incerta perchè il medico può morire, ma può vivere anche molti anni. In secondo luogo anche morendo, quando ha dato alla figlia la dote dell'Istituto, è troppo chiaro che lascierà usufruttuaria la moglie, e quando fosse la parte di Marian­na un po più abbondante, non vedono mie care Figlie, che tutto va a danno dell'Istituto, il quale ha bisogno di qualche soccorso, non sapendo come in questi anni combinare per vivere coi bisogni che abbiano.

Oltre di che, se questa figliuola avesse dato saggi di vocazione per anni, avesse qualche singolare straordinaria abilità, come la Pompei, che ricama benissimo, che lavorasse a perfezione di fiori, almeno che fosse brava come Marietta34 per cucina, già non po­tressimo, ma pazienza; ma in sostanza qualunque delle nostre ra­gazze che sono a scuola da molto tempo, hanno per lo meno 1'abilità di penna.

Di più mia cara Figlia con quella madre famosa, che bel concet­to per I'Istituto nella stessa parrocchia, e città averla da noi. Per quanto ci abbia pensato, e ci penso mi trovo ammareggiata ed imba­razzata. Il far adesso che con Trevisani abbiano da far figura d'aver parlato senza riflettere può rovinare 1'affare delle Convalescenti, ri­cevere questa ragazza io non me la sento.

Pregando dinanzi a Maria Santissima mi venne in mente un ri­piego almeno sino che con i Superiori parlo io perchè quando dirò loro tutto ciò che penso non so cosa risolveranno.

Col danaro che hanno per questa ragazza le provedino un letto, che già con quello che dà anche mio fratello a poco, a. poco si può supplire, ed in ogni modo il letto le sarà in ogni luogo, o necessario, o utile.

Quando hanno il letto pagando qualche cosa al mese parlino al­la Fini, perchè la prenda col letto suo nella camera delle ragazze. Vi sarebbe anche quella Signora Domenica zia della Pasquina buona, e credo sieno esse due sole in casa. Avendo il letto, ed anche da paga­re vedrà che facilmente si troverà bene. Dal giorno poi che resti a scuola tutto il giorno come la Damiani, ed in seguito vedremo. Non si angustj, ma ciò sia di regola per un'altra volta, e cerchiamo di ri­mediare come si può.

Vi sono tante aspiranti da tanti anni come la Damiani, la Toffa­loni e varie altre di cui siamo umanamente certe, e questa veniva poi accettata dalla Campostrini 35, se non si credeva di metterla a servire. Una parola adesso pel Signor Dottor Ravelli se mai mi aves­sero fatta anche quella di raccontargli l’avvenuto con Trevisani.

Tutte le mie ragioni in contrario a lui non possiamo dirle per­ciò sarebbe un offenderlo. Allora già vedranno parlandogli come re­golarsi; ma possiamo anche dirgli che desidero che la ragazza fac­cia prima una prova esterna, e che lasciandola fuori la ragazza, ed io restiamo in libertà di conoscere ogni cosa.

Rapporto alla Zappettini mi par meglio mia cara Figlia che fac­cia così, che mandi la lettera del confessore sigillata con una sopra­coperta……..e poi penso meglio che a dirittura trattenga la lettera sino al mio ritorno, o almeno sino che non le scrivo di spedirla. Quando mi manderà a prendere che già glielo scriverò, mi mandeà nove braccia veronesi di velo, per fare tre veli per queste compagne, si­milmente troverà qui occlusa una stricca di carta che la vecchietta Cinquetti 36 mi pregò di farle fare un pajo di scarpe fodrate di lana come le mie della lunghezza, proporzionate in quel modo che i cal­zolai prendono la misura della grossezza del piede.

Le abbraccio tutte di vero cuore, altro non le dico del santo Pro­vinciale37, avendoglielo già scritto l’altra volta. Per la carta della Signora Leopoldina38 non si prenda pena che già non me la man­dò; ma ho quì l’originale, e ne porterò una copia a Verona. Di nuovo le abbraccio anche per parte di tutte in particolere di Della Croce 39, e sono
Di Lei Carissima Figlia

Tua Madre

Maddalena Figlia della Carità40

Venezia Santa Lucia 16 giugno 1827


Mi faccia grazia domandare alla cara Metilde 41, ed a Beatrice per mia regola se hanno a Verona quei merli 42 della Signora Teresa Guizzetti 43, se li hanno li consegni alla Dama Durini 44, e di­ca alla medesima che li tenga intanto sino che le scrivo, presso di se, mi sappia poi dire se li ha consegnati.

Alla Signora

La Signora Angela Bragato

Figlia della Carità

Recapito dal Signor Verdari

Speziere alla Porta de Borsari

VERONA

AD ANGELA BRAGATO

1800(Venezia#1827.06.17)


Notizie varie, ma la preoccupazione più forte per la Canossa é la salute, sempre troppo precaria, della Ferrari. Forse una passeggiata in carrozza per qualche giorno le fareb­be bene. Le indica quindi come debba organizzarla. L’0spedale delle Convalescenti é molto bello ed ella attende che se ne possa fare l’inaugurazione. A Verona, con l’acqui­sto della prospettata locanda, si potrebbe pure iniziare un’opera simile, ma non ci sa­rebbe certo paragone con quella, ormai quasi funzionante, di Venezia.
V.G. e M. Carissima Figlia
Provo oggi se mi riesce di scriverle in lungo mia cara Figlia avendo tante cose da dirle. Vorrei che mi mandasse la nota di quan­to hanno speso per la Rosa della Croce 45 per la mobiglia e quanto di quel danaro ultimo mandato dalla sua mamma che mi diede la Beatrice46 sia per la mobiglia e quanto per la dozzina o sia manteni­mento.

Così pure vorrei mi scrivesse che capi le hanno fatto e quali restano da farsi.

Lo stesso rapporto alla robba fatta alla Cecilia Donà, e mi dica anche cosa per la Cecilia occorerebbe di più. Rapporto alle carte ri­cevetti quella che mi mandò mia sorella47 come già le scrissi. Le al­tre da lei consegnate alla cara Durini 48 seppi dalla Fanzago49 che sono nelle sue mani e sta aspettando qualche sicuro incontro per farmele avere,onde stia quieta anche per queste.

Ho piacere che la cara Rosmini 50 stia bene dica alla medesima che l’abbraccio di cuore, e che non le scrivo perchè non ho tempo; me che non ho niente in contrario di quanto scrisse a Monsignor Vi­cario 51. Sono però sorpresa che questi non le risponda essendo tanto gentile e che abbia scritto a Don Leonardo 52 che aspettava la risposta avendo la Rosmini scritto in mia vece.

Se vede Don Leonardo glielo ripeta a mio nome. Dica pure alla cara Margherita che da quì sono non mi ha più scritto, né io scrissi a lui non essendomi possibile neppure arrivare a fare le lettere indi­spensabili quantunque scriva tutti i momenti che ho di libertà.

Veniamo alle altre due ammalate Beatrice, e Isabella 53 può credere quanto mi stiano sul cuore. Noi facciamo orazione certa­mente. Oltre però la pena per la cara Isabella, mi trovo doppiamen­te imbarazzata. Sento trovarsi ella in molta pena e questa mi fa te­mere ch'ella vede le cose mettersi sopra un piede cattivo, ed io non ho ancora scritto una parola a sua madre 54. Sua zia che è nel liceo non iscrisse perchè siamo restate d'accordo di stare vedendo, ed io mi attenni al giudizio del medico che interrogai e che mi asserì non esservi il minimo pericolo, e mi disse di aspettare. Quando sono partita mostrava di rimettersi e adesso parmi comprendere che peggiora.

Oggi finalmente mi riesce di scrivere all'Arciprete a Rimini 55 ed a lui intanto scrissi ogni cosa. Due cose io vorrei da lei mia cara Figlia per mia quiete. L'una che facendo i miei complimenti al medi­co nuovamente a mio nome lo interrogasse e sinceramente mi scrivesse la di lui risposta senza timore di angustiarmi non solo perchè non debbo volere che la volontà di Dio; ma anche perchè il volermi risparmiare questa necessaria angustia me ne apporterebbe un altro giorno un'altra assai maggiore, oltre la mia responsabilità per l’impegno preso colla madre. La seconda cosa si è che per l’espe­rienza che ho del temperamento d’Isabella l’unico rimedio che io credo atto a rimetterla sarebbe il moto del legno. Se Carlino56 fos­se tornato pregherei a mio nome la cara Eleonora 57 di condur l’Isabella per due tre quattro giorni come può a fare una trottata fuori della porta che già la Eleonora è tanto buona che lo farà volentieri.

Un giorno poi possono prender Nane 58 vetturino e mandarla sino alla Madonna d’Ossobuono59 che è tanto miracolosa. E siccome ella patisce ad andar in legno può mandarvi la Cristina 60, e se la Lazzaroni 61 non è ancora guarita mandi questa con Michele già s'intende. Se poi a ora ch’ella riceve questa lettera le orazioni di queste compagne di qui, impegnatissime perchè temono che se Isa­bella non migliora io vengo a Verona più presto, se dunque queste orazioni particolarmente quelle di Betta 62 avessero ottenuto che stasse bene tutto questo sia per non detto. Dica alla cara Beatrice che di cuore abbraccio che quanto scrisse a suo padre riguardo al noto affare tutto va bene. E lei poi mia cara Figlia se gli risponde mi scriva subito la risposta per mia regola.

Ho preparato un fagottino di tela, ed un poco di cambric63 che mi pare tutto opportuno per fare dei gigli a prima occasione glielo spedirò ed ella lo consegnerà alla Signora Teresina, e la pregherà a mio nome di farmi quattro o sei gigli. Il cambric mi pare buono per le testine dei gigli piccoli non aperti e la tela quando avrà la cola 64 per i gigli aperti. Se essa dicesse che non va bene mi faccia il piacere di comperare un pezzo di cambric che vada bene. Le dia un bacio per me.

Rapporto al mio ritorno nulla so ancora di preciso non sapendo se potrassi, o non potrassi cominciare l’Ospitale delle Convalescen­ti 65. E questo molto deciderà per l’epoca del mio ritorno. Se tu ve­dessi mia cara Angelina che belissima località hanno preparato per le Convalescenti è una cosa che jeri che fui a vederla per la prima volta mi sorprese. Non abbiamo la metà di abitazione nel convento di Trento. Altro che le locande della mia cara Cristina che vorrebbe descrivermi la locanda della Mesorga come fosse una regia che a dirti il vero mi fece ridere. Ma già se il Signore ci da anche questa è una gran consolazione perchè poi a Verona l’opera buona è doppia.

Dirai alla cara Cristina che abbraccio di cuore che finalmente sabato scorso mi riuscì di scrivere al Vescovo di Massa 66 che per­ciò aspetti a far iscrivere dalle maestre di Massa perchè venghino a prenderle sino che il Vescovo mi risponde, e subito ci scriverò.
PS. La cara nostra Cecilia67 e anche la cara Rosa68 stano sufi­cientemente bene ed io pure sto bene solo mi continua un po la mia tosse. Vorrei che su della carta finissima mi facesse copiare la formula del testamento della Rosa della Croce che ci fece Mezzari e che me la mandase quì. Faccia i miei doveri e ringraziamenti al Signor Don Battistino 69 e anche al nostro Signor Don Francesco 70 che tanto mi consolo del suo miglio­ramento.

Dica alla cara Cristina che jeri l’altro ho avuto la compiacenza di vedere e parlare con il santo vecchietto Provinciale71 e che lo trovato molto invecchiato ma con la mente lucidissima, lo salutato per essa e il medesimo la saluta.

Mi mandi anche la nota della mobiglia che hanno fatto e di quello che ci rimane di farle alla sudetta Rosa della Croce.

In somma fretta abbracciandola unitamente alle care com­pagne la lascio nel Cuor Santissimo di Maria.

Di Lei Carissima Figlia
Venezia Santa Lucia 17 giugno 1827

Tua Aff.ma Madre

Maddalena Figlia della Carità72

AD ANGELA BRAGATO

1801(Venezia#1827.06.20)


La Canossa pensa che ormai sia meglio segnalare alla madre della Isabella Ferrari il suo stato di salute, che continua a dare preoccupazioni. Chieda al medico e, sul tenore della risposta, deciderà in proposito.
V.G. e M. Carissima Figlia
Ricevetti mia carissima Figlia la di lei lettera scritta di tanti ca­ratteri, da cui rilevai le nuove da me tanto bramate delle nostre po­vere ammalate. Se grande è il mio rincrescimento per la cara Bea­trice73, non è però meno il contento che provo, pel piccolo miglio­ramento della cara Isabella 74, della cui salute scrissi giorni sono a Rimini al Signor Arciprete, al quale gliela descrissi minutamente non solo; ma gli significai altresì il mio timore, e pena che provo, anche riguardo della Signora Contessa di lei madre 75.

Ora vorrei ch'ella, mi sapesse dire, se la Signora Contessa Nane zia dell'Isabella ha mai scritto a sua madre riguardo alla salute del­la Isabella. E poi nuovamente consulti il medico a mio nome, e mi sappia dire se crede che io scriva alla Signora Contessa, sì, o no.

Io me la passo discretamente, e proccuro di governarmi. Le compagne anch’esse stanno bene, e per grazia del Signore sono tut­te fuori del letto.

Quando mi scrive mi sappia dire come sta la cara Cristina76, conviene che il dolore sia stato molto forte che la costringeva a guardare il letto bisognerebbe che sudasse cosa facile in questa stagione, e che si avesse riguardo. Oggi non mi fu possibile neppur di dettare tutta questa lettera.

Le aggiungo dunque che la ringrazio della risposta del padre di Beatrice su questo punto non so cosa dire. Penserò come regolarmi. Oggi solo le scrivo perchè non stia in pena se non vede mie lettere quello che doveva dire la secrettaria a proposito della zia d’Isabella si è che ella preghi il medico di domandare alla Contessa Nane per mia regola se ha mai scritto niente alla Signora Contessa Ferrari dell’incomodo della figlia, e di dirle che quantunque stia meglio ve­dendo la cosa così lunga e tenendo in sospensione il medico la qua­lità della materia che restituisce penserei di dargliene un cenno.
Ti abbraccio con tutte.
[Venezia] 20 giugno [1827]

Tua Aff.ma Madre77



AD ANGELA BRAGATO

1802(Venezia#1827.06.22)


Poiché la sa preoccupata per quanto le ha scritto nella lettera del 17 giugno a riguardo della Giuseppina Gagliardi, la Canossa la consola scagionandola di ogni responsabili­tà e assicurandola che cercherà di tornare più presto che potrà a Verona, anche per­ché l’inaugurazione dell’Ospedale delle Convalescenti ritarderà non poco.
V.G. e M. Carissima Figlia
Io sono loro debitrice di tante risposte avendo ricevuto lettere per istraordinario come per ordinario. Le scriverò dunque tutto quello che potrò, e scriverò due righe anche alla cara Cristina 78.

Mia cara Angelina non ti angustiare per l’affare della Peppina Gagliardi79. In sostanza non ne hai colpa veruna. La carità di Cri­stina che già spesse le volte fa che non si ricordi, quantunque abbia buon desiderio di non fare, fu quella che tutto fece col Signor Trevi­sani e quello che hai detto alla Signora Angela non faceva nessun ef­fetto senza il discorso al Signor Giovanni. Questo puoi cornprender­lo facilmente tu sola senza che io pure te lo scriva. Te lo ripeto solo per tua quiete oltre di che sono cose facili da accomodare.

Sento mia cara Figlia lo stato delle nostre ammalate come tro­vasi obbligata a letto anche la cara Metilde 80. Mia cara Figlia noi non conosciamo i dissegni di Dio ed amar dobbiamo le divine dispo­sizioni quantunque contrarie agli umani nostre inclinazioni.

Coraggio mia cara Angelina il Signore ti vuol santificare e per­ciò ti fa passare da una ad un'altra croce. Non credere però che io non abbia tutta l’intenzione di assisterti quanto posso ed in conse­guenza di ritornare più presto che potrò ma per quello che mi resta da fare non mi pare possibile lasciare questo Paese al più presto se non che dopo i due o tre di luglio senza poter cominciare la Casa delle Convalescenti 81 per cui mi ci vorrebbe ancora alcuni mesi al­meno due o tre certamente, e già vedendo volerci tanto tempo ed anche incerto che a tall’epoca fosse tutto finito anche senza le am­malate aveva già pensato non più tanto fermarmi.

La ventura settimana ci scriverò quando avrai da mandarmi a prendere. Sappi che martedì scorso fu fatto legalmente il suo istru­mento della Donà 82 onde anche questa è finita.

Non mi ricordo se la madre delle Demassari 83 abbia portato la robba da far loro gli abiti. Se mai l’avesse portata e ti capitasse qualche occasione per Venezia ti prego di mandarmela, perchè sap­pi che qui hanno una postulante che si credevano certe entrasse su­bito e già a me sembrano le cose benissimo disposte, ma restano an­cora le ultime conclusioni da sentirsi. Se questa viene come pare ho intenzione di ricondur meco la Floriana ma se mai questa non po­tesse venire converrà che anche questa volta lasci la Floriana quì. Rapporto alla lite Mezzanelli 84 dopo aver avuto una gentile rispo­sta di quella lettera che per essa ti mandai altro non seppi se non che oggi fissai un'ora all'avvocato per istabilire tutte le cose e poter poi restare tranquilla anche ritornando a Verona.

Termino questa lettera dopo la consulta coll'avvocato. Mi assi­curò nuovamente della giustizia e sicurezza della causa. La Mezza­nelli non ha ancora rimandato al suo avvocato le carte necessarie, ma mi scrisse che voleva domandare una proroga. Per parte mia non pare quasi direbbesi possibile perdere quella lite.

Anche per 1'affare della cara Beatrice85 con una mia lettera gentilissima di risposta al Signor Bortolo 86 spera l’avvocato che in un caso potremo fare senz'altra carta.

Se tu avessi bisogno di me prima del tempo che t'indico (s)crivi­mi che farò il possibile per affrettare. Ebbi lettera poco fa da Rimi­ni. Il Signor Arciprete mi conforta dicendomi che anche l’anno scor­so a Coriano I'Isabella soffri lo stesso incomodo, onde si vede che il male è la quaresima.

Ti abbraccio di vero cuore, e ti lascio nel Cuor Santissimo di Maria da brava coraggio, e poi coraggio.

Tua Aff.ma Madre

Maddalena Figlia della Carità87


(NB. Seguono cinque righe che si omettono perchè personali della segretaria Rosa della Croce).
Venezia Santa Lucia 22 giugno 1827

AD ANGELA BRAGATO

1803(Venezia#1827.06.27)


La Canossa é in attesa di una sua lettera che, stranamente, ritarda molto e le fa temere delle condizioni di salute delle ammalate. Quando riceverà, parlerà col Superiore e poi iscriverà quando la si debba mandare a prendere. Intanto le faccia avere del da­naro perché non ne ha, neppure per il viaggio.
V.G. e M. Carissima Figlia
A dirle il vero mia carissima Figlia oggi le scrivo con un poco di pena non vedendo sue lettere, cui tanto desidero come sà, per sape­re le nuove delle nostre ammalate.

Questo silenzio non so a cosa attribuirlo, e come può figurarsi chi pensa sempre più al male che al bene in simili circostanze. Mi va­do solo lusingando che tu mi abbia scritto per istraordinario, e sic­come questo talvolta viene esatto, e talvolta ritarda per tal motivo spero che il ritardo da questo proverrà.

Ti dirò bensì che la mia salute è buona al mio solito, cioè alle volte con qualche gareletta, e con sincerità ti assicuro che non vedo l’ora di essere a Verona per darti un poco di sollievo. Non ti dico an­cora di preciso quando hai da mandarmi a prendere perchè appun­to stava aspettando la tua lettera per parlare al Superiore, e raccon­targli tutte le circostanze, e poi risolvere dietro a quanto mi avesse detto quando tu dovevi mandarmi a prendere; ma così non so nien­te.

Ti dirò per altro che se avessi ricevuto la lettera oggi martedì giorno 26 non avrei potuto parlare con nessuno perchè abbiamo quì un tempo pessimo di pioggia aria, ed un po di tutto, onde non pote­va andare in nessun luogo.

Coll'ordinario di sabbato tenendomi certa che giovedì di buon'ora metterai la lettera in posta, ti scriverò io spero quando avrai da mandarmi a prendere. Intanto ti dirò che preghi Michele88 di provvedere una piccola bottiglia di olio di Nizza da portar qui a queste compagne avendo noi un'olio pessimo, e se fosse possibile un'altra pure bottilia del nostro olio veronese vergine, semprechè non sia contrabando, e sappi che allora avrò bisogno che tu mi man­di un po di danaro di fare il viaggio perchè non né ho.

Queste compagne grazie al Signore se la passano tutte bene. Abbraccio tutte perchè parte la posta.


27 giugno [1827]

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