A elena bernardi


V.G. e M. Carissima figlia



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V.G. e M. Carissima figlia

Voi avrete ricevuto mia cara figlia la lettera pel Padre Emanuel, con due righette a voi dirette, nelle quali vi diceva, che mi riservavo ad altro momento a dirvi il contenuto di tal lettera, perché in quel punto non poteva farlo per la somma fretta. Lo faccio dunque oggi, e comincierò per dirvi che della mia salute mi contento, e che tutte se la passano sufficientemente.

Veniamo alla lettera, per vostra regola. Mi raccomandai dunque caldamente al detto Padre di ben guardare la vocazione, e gli confidai le parole che Anetta1 vi disse (che non sa come possiamo reggere in tanto sussuro) e lo pregai a far rimarcare anche a mio nome le cose a questa buona giovanetta. Singolarmente ho insistito perché le faccia ben rimarcare la nostra vita ativa la quale benchè congiunta alla vita interna non può questa ultima in certi incontri praticarsi, come sarebbe nelle nostre scuole nell'istruzioni della gioventù nelle feste alle ore del sollievo, e simili, e gli feci comprendere aver io un doppio interessamento perché, questa figliuola... da entrare contenta e vocata. Rapporto a quei sacrificj che potrei fare per essa gli dissi, che non venendo questi fatti da me, ma da persone amiche, che bramano l’accrescimento dell’Istituto non sò ancora a quanto potranno estendersi quando lo saprò, che gia voi ben sapete non poter essere tanto presto, glielo significherò. Eccovi la sostanza. Veniamo adesso ad altri argomenti.

Dall'ultima cara vostra intesi con sommo dispiacere che Monsignor Albrizzi1 è aggravato ed il buon signor Giuseppe2, che mi scrisse ultimamante mi fà la cosa molto seria. Non potete credere quanto mi stia a cuore. Non sò se l’ottimo signor Padenghe3 abbia fatto niente per l'affare dell'Ospedale. Se il signor Padenghe si tro­va a Venezia vedete come voi di raccomandargli se destramente po­tesse fare qualche cosa per la casa da lui comperata ch'è quella di Teresa Maria4. Se mai non ci fosse, e non avesse fatto niente sa­rebbe mi pare da dire una parola al Padre Partesana5 confessore d'Albrizzi perché questo significasse almeno il suo volere su questa parte di casa in qualche modo.


Non mi avete mai detto se abbiate parlato al Padre Biasiuti6 per l'eredità Guizzetti7 come eravamo d’intelligenza. Se non lo avete fatto fattelo, e se il signor Padenghe non ha fatto niente per l’ospitale, e non fosse a Venezia parlate al Padre Biasiuti il quale tutto sa da Padenghe e concertate con lui per parlare, o far parlare dal medesimo al Padre Partesana. Regolatevi però voi con prudenza senza scrupoli e tenore delle circostanze.

Sappiate pure che il signor Giuseppe mi scrisse avergli detto l’avocato Perucchini8 che doveva venerdì abboccarsi per me coll'esimio avocato Gasperi9. Sapete, che adesso attese le somme di lui angustie non si può compromettersi d'Alessandri.

Se mai poteste, o dal signor Giacometto Gaspari10, o da Pa­denghe... e, o da chi poteste che se vi è la Bernardo11 potreste rac­comandarvi ad essa mi premerebbe sapere delicatamente qualche cosa della lite12 da Gasperi avocato perché per parte mia non pos­so mancare al mio dovere. Il Signore faccia poi il rimanente.

Salutatemi tanto e tanto la cara Marianna13 alla quale scrive­rò la prima volta che scriverò a voi. Ditele che si faccia coraggio e si abbandoni in Dio, che solo opererà facendo risplendere doppiamente la sua Gloria. Oggi non posso scrivere dovendo scrivere an­cora al povero Alessandri che vorrebbe ch'io facessi ciò, che non mi è possibile, e se potessi colla meta del mio sangue metterlo in quiete totale lo farei.

Non vedo l’ora di sentire se avete ricevuto dal signor Mainardi interveniente della Dama Donà14 la robba, ed il danaro che vi mandai. In somma fretta vi abbraccio di vero cuore e tutte vi lascio nel Cuor santissimo di Maria.

Molto tempo fa mandai una lettera al signor Alessandri della mia buonissima Buranella15 pel suo signor Pievano16. Terno che in mezzo a tutte le augustie l’abbia perduta. Domandategli. Addio


Di voi carissima figlia
26 agosto[Verona] San Giuseppe 827

Vostra Madre Maddalena17


Figlia della Carità

A GIUSEPPA TERRAGNOLI

1818(Verona #1827.09.02)


Molti gli argomenti a cui la Canossa accenna: la salute di Mons. Albrizzi e quindi il dubbio sul suo appoggio per l’Ospedale delle Convalescenti; un nipote di Teresa Spa­sciani che, militare, dovrebbe trovare, a Venezia, qualche sostegno spirituale; il caso Annetta Rizzi che si profila diverso da quello temuto; la lite dei « feudi di Re Pipino. di cui vorrebbe qualche notizia.

V.G. e M. Carissima figlia

Jeri ricevetti la cara vostra lettera del giorno 29 agosto nella quale mi dite di aver ricevuto quanto vi mandai col mezzo del signor Mainardi1 ed io pure oggi vi dico che ricevetti il fagotto, che mi avete mandato col mezzo della signora Salvioli2 con tutto quel­lo, che mi dite nella lettera e molto vi ringrazio, e mi piacque molto. La corona mandatemela a primo incontro col suo prezzo per la cara Isabella3. Molto mi dispiace che Monsignor Albrizzi4 sia ancora tanto aggravato. Adoriamo insieme la divina volontà, ma seguitia­mo a pregare. Chi sa che la santissima Bambina non ci consoli. Dite­mi se ha il colpo5 solo nella lingua oppure anche nelle braccia, che andando innanzi se le braccia sono sane, e la mente libera potrà aju­tarsi colla penna. Io dico per quello, che potesse avere d'angustie sue, che pel rimanente farà il Signore.

Voi direte, che noi pure dobbiamo fare quanto possiamo, ma gia sono certa, che voi avrete fatto tutto quello, che vi ho scritto, on­de il Signore farà quello, che non possiamo far noi. La carta, che di­ce la cara Marianna6 avesse fatto l’Arciprete io non l’ho veduta mai, ne seppi che l’avesse fatta. Sentirò dal signor Padenghe7 se ha fatto niente prima.

Del povero Alessandri8 avete ragione mia cara figlia non si può dargli commissioni nello stato d'angustie in cui si trova, e lodo moltissimo la vostra carità di andare con tanta delicatezza nel rac­comandare gli affari agli altri.

Sappiate che la Teresa9 superiora di Milano, ha un suo nipote che si chiama Deodato Spasciani, il quale gli toccò d’essere soldato, ed è della Marina. Voleva essa che lo raccomandassi a Venezia a qualche persona perchè per l’anima gli giovasse. Credo sia uomo propriamente buono, ma crede non sia cresimato, e poi in ogni mo­do passando dalla famiglia a star nella truppa vorrebbe qualche buona persona che lo avvicinasse. In altro tempo l’avrei raccoman­dato ad Alessandri. Invece scrissi a Teresa che scriva a suo nipote di venire a trovare la nostra cara Betta10, e che scriverò a voi perché in un caso lo facciate conoscere o all'ottimo signor Giacomet­to11, o a Don Francesco Luzzo12, o al signor Don Canal13. Intan­to prevenitelo semmai accettasse venire.

Intendo quanto mi dite della buona Annetta14. Ho tanto piace­re che il Padre Emmanuel bene la provi. Se per altro Dio la sostiene pare che l’Istituto faccia un gran acquisto. Giacchè mi saluta salutatela tanto, e ditele che non mancherò di raccomandarla come pos­so a Maria santissima perché possa adempiere la divina volontà.

Voi vorreste mia cara figlia ch'io scrivessi alla Dama Dolfini15 ma sapete il mio sistema di non domandar niente a nessuno, onde non lo faccio. Potete bensì informarvi come vanno le raccolte della buona signora Teresina indi faremo i conti. Già se il Signore lo vuo­le aprirà anche la strada, vedremo anche cosa poi risulterà dell'af­fare Guizzetti16, ed un poco da una parte, un poco dall'altra spero che c'ingegneremo.

Se il Padre Emanuel è contento non ho difficoltà che come lei si racomandi a chi credeste. Riguardo alla lite altro non vedrei che il signor Francesco che potesse farmi il piacere di domandare all'av­vocato Gaspari a mio nome come va. L’avvocato Gaspari difende Alessandri onde il dire a questo che per sapere con più precisione attese le somme angustie a lui note del povero Alessandri. il signor Padenghe faccia il favore di dirvi tutto a voi, e voi scrivetemi minu­tamente le cose.

Voglio dirvi una cosa, ma non mostrate di saperla, ma come voi mostrate di cambiar pensiero in modo di scherzo. Voi per un atto di carità, e per la premura che avete per la cara Rosa della Croce17, e per quanto vi dissi volevate tra le altre cose farle le mutande. Sap­piate che ha la debolezza d'aver una contrarietà somma a queste. Onde non gliele fate, che quando verrò io forse la persuaderò, per­ché quando sono mali convulsivi meglio è lasciare correre le coset­te indifferenti per non pregiudicare per un'altra parte. La Damina di Rimini nuovamente vacilla. Alle vostre orazioni la raccomando. Ho anche la Prudenza Biadego18 che anche quella mi dà pensiero.

Insornma fate orazione. La mia salute va bene. Vi abbraccio tutte di vero cuore, e vi lascio nel Cuor santissirno di Maria.

Salutaterni tanto la cara Marianna alla quale scriverò senz'al­tro il venturo ordinario.
Verona, 2 settembre 1827

Vostra affezionatissima Madre


Maddalena Figlia della Carità19
(Timbro partenza) VERONA
(Timbro arrivo) VENEZIA

SET(tembre)


Alla Signora

La signora Giuseppa Terragnoli

Figlia della Carità

Santa Lucia

V E N E Z I A
A GIUSEPPA TERRAGNOLI

1819(Verona#1827.09.09)


La Canossa stava aspettando, come le aveva scritto, l’anello della defunta Ghezzi per poterlo vendere, perché, in quanto a danari «siamo tutti in tocchi», invece deve aver dimenticato di unirlo nella scatoletta spedita. L’attende in altra occasione, ma intan­to ella veda come risolvere il problema di Mons. Albrizzi e del suo promesso lascito per l’Ospedale delle Convalescenti. I temporali hanno seminato danni un po' dapper­tutto, ma sono un castigo per i tanti peccati. C’è da trovare anche chi vada ad osse­quiare il novello Presule a nome dell'Istituto.
V.G. e M. Carissima figlia
Ricevetti la carissima vostra lettera, e pochi giorni sono la sca­toletta con entro la corona per la Damina di Rimini20, della quale ringrazio tanto, anche per parte della medesima, essendole riuscita di suo gradimento. Restai, che costi così poco. Tenete la mostra21, l’anno venturo potrebbe darsi che avessi bisogno che me ne faceste fare delle altre compagne a questa, e dello stesso prezzo.

Nella vostra lettera mi dite che avrei ricevuto colla corona l’anello della povera Francesca Maria22, ma nella scattoletta io non lo ricevetti, nè vi trovai dentro altro, che la semplice corona. Sup­pongo che voi, dopo avere scritto, che me lo avreste spedito, vi siate scordata di metterlo nella scattola. Per mia quiete col primo ordi­nario scrivettemi come è l'affare.

Rapporto coll'affare dei danari siamo tutti in tocchi. Vi spedirò alla prima occasione l'affitto della casa che è di talari 20 dell'Anzo­letta23. Siccome vi abbisognano delle spese per detta casa, queste le metterò io. Mi dispiace assai, che il buon arciprete Albrizzi24 continua a star male. Ho consolazione per altro di sentire ch'è in piena cognizione, e che abbia le braccia sanne, perchè appunto può ajutarsi a scrivere. Io sarei d’oppinione però che quando il signor Francesco Padenghe25 è guarito, che lo mandaste dal Padre Parte­sana26 perché è sempre meglio che abbia persona che gli suggerisca quello, che per la debolezza, e malattia potrebbe sfugirle di mente quantunque siamo sicurissimi del fratello27, ma ci vorrebbe qualche cosa scritta.

Rapporti alli temporali sappiate mia cara figlia, che ne abbia­mo avuto tanti anche qui, e uno di questi temporali fece una rovina di lastre anche a San Giuseppe28. E’ quest'anno un vero castigo del Signore.

Lasciamolo fare, ma preghiamolo perché si degni perdonarci i nostri peccati, e quelli di tutti. Nel nostro orto pure, ed a mio fratel­lo29 a Buzzolengo30 fece malani grandi, e per farvi ridere vi dirò

che io era occupata colle maestre di Massa31 che partirono la se­ra, e appena mi sono accorta di tutta questa facenda, ma fu orogà­no. I fulmini, che vennero quest’estate furono tanti, e quasi tutti ca­dero nel centro della cità ma grazie al Signore non offesero nessuna persona.

Vi confesso ch'io non sento timore perche già penso, che se il Signore mi vuole mi manda una morte improvvisa, ed è finito tutto. Rapporto alla persona da mandar ad ossequiare il novello nostro Prelato32 neppur io sò chi suggerirvi per ossequiare il novello Pre­lato. Non ci vedrei altro che il Padre Stefani33, che ci facesse la ca­rità molto più che gia lo feci fare quando era a Cedena34 da Monsi­gnor Vescovo di Chioggia35 dal signor Arciprete Albrizzi, e dal Si­gnor Francesco Padenghe, e mi mandò a dire mille gentilezze.

Pregate il nostro Padre Stefani, e ditegli tutto questo. Nel caso egli avesse qualche motivo per non farlo, o andate dal santo vec­chietto Superiore alla Zueca36, e consigliatevi con lui ch'egli vi suggerirà la persona da adoperare perché sappiate che il novello Patriarca è tutto intrinsico dei Cappuccini ma questo non lo dite.

Per conto del tempo ch'io potrò ritornare a Venezia adesso non lo sò restandomi da ultimare varie cose prima della fondazione di Trento onde in questo momento mi pare di si che potrò venire sul principio di dicembre e mi pare di no', onde velo saprò dire in segui­to. Per la Dolfini37, ed il Padre Barcella38 fatte voialtre quello che il Signore v'ispira. La Dolfini non mi fece mai carta come crede la Betta anzi mostrò disgustarsi perche le fù domandata.

Mi pare che potrebbe esser meglio che detta una parola a que­sta dal Padre Barcella in via di racconto l’Annetta39 trovasse qualche mezzo di andarvi come essa. Convien che termini per non per­dere la posta. Vi abbraccio tutte e vi lascio nel Cuor santissimo di Maria.


Di voi carissima figlia
Verona 9 settembre 1827

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