A elena bernardi


Vostra affezionatissima Madre Maddalena40



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Vostra affezionatissima Madre Maddalena40


Figlia della Carità

A ELENA BERNARDI

1820(Verona#1827.09.13)


La Canossa non andrà, per il momento, a Milano perché deve condurre fino a Modena la damina riminese, Isabella Ferrari, inconsolabile perché, per ragioni di salute, deve rientrare in famiglia. Forse è una divina disposizione così che la giovane, ormai permeata dello spirito dell'Istituto delle Figlie della Carità torni a Coriano e ne trasmetta l'indirizzo.
Carissima Figlia
Riscontro la Carissima di Lei lettera mia Cara Figlia. Mi dispiace di sentire, che la cara Giovannina41 sia stata incomodata. Spero peraltro che a quest'ora sara ristabilita. Noi abbiamo avuto questi giorni una delle nostre buone giovani novizie42 gravemente ammalata da un intaco di dolori articolari. Ora di questi stà meglio ma ha un occhio anch'Essa che da da sospirare.

Sento che anche il nostro Signor Preposto43 si trova incomodato da una malattia di gola. Mi dispiace molto che abbia avuto bisogno di due salassi. Tanto sangue soffrendo di nervale non può giovargli, e dall'altra parte non ci è altro rimedio pel male di gola, e convien farlo subito.

Ordinariamente parmi aver sentito che quando quel male comincia a cedere presto è finito me ne continui le notizie. La mia salute grazie al Signore va bene. Ho la Cristina44 con un forte raffreddore ma spero che se lo consumerà tra poco. La medesima di cuore l'abbraccia.

E’ vero mia cara Figlia che trà pochi giorni dovrò andare a Bergamo, ma attese le molte cose che mi circondano, e che devo quest'anno ultimare, non potrò avere il piacere di abbracciarla in quell'incontro, dovendo sbrigare gli affari uno dopo l'altro e non essendo un urgenza a Milano, che esiga per ora la mia venuta penso andare pochi giorni a Bergamo, ed appena sbrigati gli affari di colà ritornare con sollecitudine a Verona.

Ho anche adesso un altro imbroglio. Sappia, che la buona Da­mina Ferrari di Rimini45, per consiglio de' medici deve ritornare a Rimini sua patria, perche in questa nostra aria dicono che non si può rimettere. Mi conviene dunque condurla sino a Modena, dove viene sua madre46 a riceverla facendo così il viag(gio) mettà per una.

La medesima costa a tutte noi un gran distacco per le sue rare qualità. Essa è inconsolabile per aver da partire da noi. E' investita al sommo dell'Istituto, e spero che il Signore avrà permesso questa malattia, perche vadi ad istradare le cose materiali, per la fondazio­ne di Coriano47.

Credo che da qui partirò lunedì, e venerdì a Dio piacendo sarò di ritorno. Mi raccomando al Signore, ed a Maria Santissima. Mi chiamano da Don Giovanni Paduli onde le abbraccio tutte di vero cuore e le lascio nel Cuor Santissimo di Maria

Di lei carissima figlia


Verona li 13 settembre 1827

Sua Aff.ma Madre Maddalena Figlia della Carità48


Alla Signora

La Signora Elena Bernardi

Figlia della Carità

Parrocchia Santo Stefano

Contrada della Signora MILANO


A GIUSEPPA TERRAGNOLI

1821(Verona#1827.09.15)


Quasi tutta la lettera è accentrata sulla possibilità di vendita dell'anello della defunta Ghezzi, perché da esso la Canossa si ripromette una somma che possa permetterle di far fronte alle diverse spese per gli approvvigionamenti di stagione. Ripete il suo indesiderato viaggio a Modena per raggiungere la madre della Ferrari per il suo rientro in patria. E' davvero «l'anno degli imbrogli».
Carissima figlia
Siccome mi era nota la morte del conte Losise cosi mi era gia imaginata che la sorella di Marianna49 e suo marito sarebbero restati ora in libertà.

Oggi scrivo a Vicenza, per avere una minuta informazione dei medesimi. Vi ringrazio delle nozioni, che mi date nella cara vostra perche così mi riuscirà con più facilità l'averle. Va benissimo che la buona Marianna niente sappia di quanto mi avete scritto e sta tranquilla pel secreto.

Mi dispiace di sentire che il povero Arciprete Albrizzi50 si trovi tutt'ora nel medesimo stato di salute. Continuiamo l'orazione, e lasciamo fare a Dio.

Ho piacere che l'anello sia rimasto presso di voi. Mi fù detto da persona intendente del Paese che volendo vendere a Venezia bisognerebbe, che voi pregaste qualche persona per esempio Raimondo51, e lo mandaste sulle alte cioè sull'Rialto52, o in Spadaria da più orefici, perchè dice, che in materia di gioje alcuni le stimano poco, ed altri molto, secondo la cognizione, che hanno delle pietre. Io desideravo d'averlo a Verona per vedere se quì lo valutassero un pò più, perchè mi preme l'interesse vostro essendo voi tutte, e di ciascuna casa le mie carissime figlie. Tanto se lo vendete a Venezia, come se vedeste che non torni il conto lo avessimo da vendere a Verona la mia intenzione, è che il ricavato resti pure per i bisogni della casa di costì.

Fatelo dunque vedere come dissi disopra a più orefici, ed anche a giojeleri, e se vedete che veramente vogliono dare troppo poco potete mandarmelo che potrò vedere anche quì.

Prima di venderlo scrivetemi la stima, che vedrò se dandolo quì potrò ricavar di più.

Non vi prendete pena mia cara figlia per l'uva. Ordinatela pure che il Signore provvederà. Mi sono raccomandata a Verdari53 per un sicuro incontro, e vi manderò intanto il poco, che sapete, perchè vi assicuro che mi state a cuore anche voi altre, avendo io amore a tutti i bisogni di tutte le case, e vorrei poter ajutare tutte come è mio dovere.

Vi ringrazio delle nuove, che mi date del novello nostro Superiore54. Presentate al Padre Stefani55 i miei rispetti, e più vivi miei ringraziamenti per tutto quello ch'egli ha fatto su tale proposito. La mia salute va bene come quella di tutte in pieno. Faccio di tutto mia cara figlia per sollecitare la mia venuta costì, ma le cose sono tante, e credetemi, che non sò come arrivare a tutto.

Quest'anno poi è l'anno pure degli imbrogli. Sappiate, che come vi dissi in altra mia la Damina56 riminese per ordine de medici dovette risolversi a fare ritorno alla patria. Dopo essere stato concertato il viaggio con una degnissima sua zia57 abitante quì in Verona con molta mia consolazione succedette giorni sono un incaglio a detta signora per cui non le è più possibile condurre la nipote, come era stato concertato alla patria. Mi conviene dunque con sommo mio dispiacere condurla io a mezza strada, dove poi incontrerò sua madre58, alla quale consegnerò la figlia. Questo per me è come potete credere uno sconcerto non picolo per le ristrette nostre circostanze, e per tutti gli affari.

Mi consolo perchè sono cose tutte che vengono direttamente da Dio, ed Egli ci assisterà. Lunedì venturo cioè domani dunque partirò per Modena, e sabbato spero essere ritornata a Verona. Raccomandateci al Signore perchè tutto vada bene. L'Isabella però, e rimessa alquanto, da quello ch'era tempo fà, ma il vomito non è ancora cessato del tutto, motivo per cui i medici vogliono che ritorni all'aria nativa, dicendo che quest'inverno ritornerà altrimenti a ricadere. Raccomandatela al Signore perchè è vi assicuro inconsolabile per averci da lasciare.

Vi ricambio i cordialissimi saluti della mia Metilde59 Angelina60, e Cristina61. Ouest'ultima vi prega di riverire per essa tutta la comunità, ed in particolare la mia cara Betta62 la Maria di Bergamo63, e la Marianna, e si raccomanda alle loro orazioni.

Vi abbraccio tutte e vi lascio nel Cuor santissimo di Maria


Di voi carissima figlia
Verona li 15 settembre 1827
Dite alla cara Marianna il mio viaggio per Modena, e l'impossibilità mia di scriverle come da tanto tempo vorrei, e che ritornata lo farà più presto che potrò.

Con mia pena Verdari non ha ancora incontro per Venezia ma già lascierò al medesimo il danaro prima di partire. Fatemi una carità tutte per un bisogno mio proprio di dire per 9 giorni tre Ave a Santa Lucia64 per me, e quando andate alla santa Comunione fatte una visita tutte alla Santa per me.


Vostra affezionatissima Madre Maddalena65

Figlia della Carità

Vi occludo una lettera pel Piovano di Burano66. Datela al signor Francesco perchè gliela faccia avere67 non avendo più avuto nuova di quella spedita al povero Alessandri68.

Dopo scritta la presente m'informai per l'anello mandatemelo a diritura, e fatelo subito lustrare che col danaro che vi mando metterò anche il talero per questo sembrando che quì abbiamo da fare il nostro interesse sempre che l'annelo sia di Francesca Maria69 e non della mia Maddona. Ho qualche speranza di trovare un mezzo da potervi mandare la polenta70. Informatevi se sia vero come quì dicono che a Venezia presentemente si trovino dei molini e scrivetemelo più presto che potete, o nò, e risolverò allora.


16 settembre
Quante cose per avere qualche talaro71 di più dell'annelo sempre che non sia della mia Maddonna.

Dopo scritta la presente venne Biadego, e dopo inteso il valore quì delle grisolide72 vi dico di venderlo a Venezia, e tenere il ricavato per l'uva ed io dopo tornata vi manderò un pò d'altro danaro.


Alla Signora

La signora Giuseppa Terragnoli

Figlia della Carità

Santa Lucia

V E N E Z I A

A GIUSEPPA TERRAGNOLI

1822(Verona#1827.09.24)


Non devono essere molto rosee le prospettive per la vendita dell'anello neppure a Verona, tuttavia la Canossa vedrà dove si possa realizzare il di più. La Ferrari, partita con immenso dolore, ha disposto di tornare a Coriano. Le altre notizie sono di cronaca locale.
Carissima figlia
Riscontro la cara vostra lettera mia cara figlia del giorno 19 settembre. Prima di tutto vi dirò per vostra quiete, che ricevetti le carte coll'anello. Vi aveva nell'ultima mia scritto che lo faceste pur vendere a Venezia, ma vuol dire che l'avrete consegnato alla Savioli73 prima d'aver la mia lettera. Proverò venderlo quì.

Il mio viaggio di Modena fù alquanto faticoso. Arrivai felicemente però sabbato mattina di ritorno a Verona. Ricevetti jeri lettera dalla buona Damina74, che consegnai alla madre a Modena, che arrivo a Rimini felicemente, e quanto prima aveva disposto pel suo ritorno al Conservatorio75.

Il dolore che provò questa figlia nel distacarsi da noi fù grandissimo. Vi assicuro che faceva compassione. Spero, che a poco a poco andrà tranquillizzandosi, potendo nel Conservatorio operare liberamente.

Mi dispiace che il povero Arciprete76 continui nel medesimo stato. Il Signore si vede vuole compir l'opera della santificazione di questo santo uomo con un gran patire perchè non potendo parlare, mi figuro sarà egli in una grande sofferenza. Preghiamo il Signore a volergli donare fortezza, e rassegnazione.

Dite alla cara Marianna77, che ricevetti la sua lettera, ma che non so se neppur oggi mi riuscirà di riscontrarla, trovandomi affolatissima di affari, e di lettere.

Raccomandate al Signore la buona mia Metilde78 la quale si trova a letto ancora per una disenteria quantunque stia molto meglio, ma è assai debole, ed abbatuta, raccomandatela al Signore perché se le piace ce la ristabilisca intieramente. Ciò che mi dispiace si è che non parlò, e son varj mesi, che ha quest'incomodo. Già mi capite è la Metilde superiora.

La Teodora79 ha scritto a sua madre. Rapporto alla buona Annetta80 intesi quanto fece la carità del Padre Emmanuel81. Farete molto bene a parlare quando potrete alla buona signora Teresina82, vedremo cosa disporrà il Signore. A Dio piacendo martedì, o mercoledì della prossima ventura settimana dovrei, e vorrei partire per Bergamo ma non sò neppur io cosa farò.

Mi si presenta un opportuno incontro col mezzo del degnissimo signor Arciprete Bonvicini di Buvolone83 il quale si porta costì per mandarvi due fazzoletti i quali farete ricamare sull'ultimo gusto, e ve li raccomando.


Alla Rosa della Croce84 risponderò colla posta. Io stò bene.

Per non perdere l'incontro termino subito. Vi abbraccio tutte, e vi lascio nel Cuor santissimo di Maria


Di voi carissima figlia
Verona li 24 settembre 1827
Dopo ricamati me li manderete.

Tua Madre Maddalena85

Figlia della Carità
Alla Signora

La signora Giuseppa Terragnoli

Figlia della Carità

Santa Lucia

V E N E Z I A

A GIUSEPPA TERRAGNOLI

1823(Verona#1827.09.30)





Finalmente l'acquisto dell'uva è assicurato perchè la Canossa, con qualche entrata e con qualche provvidenza, ha potuto racimolare il danaro necessario. Le altre sono notizie di casa.
V.G. e M. Carissima figlia
Grazie al Signore mi riuscì per mezzo del signor Giambattista Verdari86 di trovar cambiali per Venezia. Mandate adunque il signor Giacometto Gaspari87 dal signor Ponzetta88, il quale vi darà settanta talleri89, diciotto, o diciannove dell 'affitto di casa dell ' Angioletta90, mezza doppia di Genova91 mi diede l'amica Durini92, che si trova quì per la Betta93, gli altri ve li aggiunsi io. Così potrete fare la provigione dell'uva. Vi rimanderò l'anello, così potrete farlo lustrare, e poscia venderlo, così ricaverete anche da esso un po' di danaro. Quì tratterebbero di disfarlo, il che non mi torna il conto, e a venderlo mi vorrebbero dar troppo poco. Mi spiace umanamente parlando, assai la malattia del signor Arciprete Albrizzi94, e tanto maggiormente, perchè ben comprendo che fuori d'un miracolo, non vi è luogo a sperare il suo ristabilimento. Basta, sia fatta in tutto la santissima volontà di Dio.

Sento che il signor Padenghe95 ha fiducia che Albrizzi sottoscriverà la carta, desidero che abbia effetto questa sua brama, e spero che il Signore benedirà l'opera sua. Da Vicenza per quanto abbia scritto non ho ancora ricevuto una riga di riscontro per quelle informazioni che sapete: se ne avete avuto voi, scrivetemelo con la possibile sollecitudine.

Avete fatto benissimo a mandare ad ossequiare il nostro Prelato96. La cara Metilde97 per grazia del Cielo va ristabilendosi, così pure la Prudenza Biadego98.

Io dovetti farmi fare un salasso, ma sto passabilmente bene, ed entro questa vegnente settimana conto partir per Bergamo. Non avendo però ancora stabilito il giorno del viaggio, se mi scrivete prima di sabbato, indirizzate qui le lettere, che poi me le manderano; ma se mi scrivete però sabbato indirizzatele pure direttamente a Bergamo.

La Rosa della Croce99 non dubito avrà ricevuro la mia lettera. Tutte le compagne di qui vi salutano cordialmente, ed io abbracciandovi, insieme alle altre, vi lascio nel Cuore Addolorato di Maria

Ti accludo una lettera per la Marianna100 apperta perché possa tu leggerla per norma


Vostra affezionatissima Madre Maddalena101

Figlia della Carità

Verona 30 settembre 1827

AD ANGELA BRAGATO

1824(Verona#1827.10.05)


La lettera é personale della Pilotti. Della Canossa sono soltanto le due righe scritte in calce.
Ti abbraccio di cuore, per Isabella 102. Stà quieta che stà bene, e capisco che la passione di averci lasciate è passata.

AD ANGELA BRAGATO

1825(Bergamo#1827.10.06)


La Canossa é a Bergamo, da dove si preoccupa che si facciano le provvisioni annuali di granoturco. Il resto della lettera é cronaca di uso interno.
V.G. e M. Carissima Figlia
Quantunque ti abbia scritto col ritorno di Michele 103 voglio per altro farlo anche colla posta. per dirti, per tua quiete che il nostro viaggio fù felicissimo e, che trovai tutte queste cornpagne in buona salute. Ti scrivo per timore, che se Michele tarda ad arrivare aven­do egli voglia se può di andare a Sirmione 104 non abbi da stare con pena.

Non vedo l’ora di saper nuova di voi altre, e singolarmente del­le ammalate. In questo viaggio non abbiamo sofferto come in quello di Modena anzi siamo giunte di buonissima ora a Brescia giovedì e jeri prima delle cinque eravammo quì quantunque siamo state a Ro­vato. Una parola della signora polenta 105 per qui abbisognerebbero sette sacchi di polenta s'intende quando saranno venuti dall'affit­tuale tutti.

Ti prego poi di dire alla mia Carissima Menighina di Rovato 106 che la prega d'un piacere, e questo si è di scrivere alla sua mamma di nuovo non avendo io più trovato la sua lettera, che credeva fosse nella mia cappuccina 107.

Dille, che le scriva anche aver saputo da me che la medesima sua madre ci mandò da consegnarle un oro, ed una bavera 108 che le porterò al mio arrivo essendosi Cristina109 scordata di darlo a Mi­chele, e che mi preme l’abbia da ringraziare. Dille che tutta la sua famiglia stà benissimo.

Sin ora niente so di preciso intorno alle maestre perchè, come puoi figurarti non ho ancora veduto quasi nessuno. Dammi notizia ma sincera della tua salute.

Tutte di vero cuore vi abbraccio, e lascio nel Cuor Santissimo di Maria


Di Lei Carissima Figlia
Bergamo li 6 ottobre 1827

Tua Aff.ma Madre


Maddalena Figlia della Carità110
Riceverai da Michele un fagotto di robba la quale fù per aver più luogo al mio ritorno, e questa è della Rosa Dabalà 111. Te ne oc­cludo la nota e falla mettere da una parte sino alla rnia venuta. La mia bella testa si è dimenticata dei sachi. Non ne hanno qui altro che due, e se verrà a Verona il padre della Felicita 112 te li manderò.

Ancora non si può sapere niente del risultato della Zappettini113, che se la passa disinvoltamente.


La Ravelli 114 stà benissimo ma è un po' persa.

Raccomandatemi tutte al Signore perchè ho degli imbarazzi molti uno alla volta li sbrigheremo col divino ajuto.

Di nuovo ti abbraccio

Guarda nell'armadio delle carte di Cristina se trovi il plico del­le dottrine e prova se la Durini 115,me le vuole portare a Bergamo perchè vorrei vedere se alla sera posso scrivere qualche cosa. Già mi intendi Cristina dice che le pare abbia da essere nei calti 116 di rimpetto alla camera d'Isabella117. Sopra al plico troverai scritto Libro di Dottrine.



(Timbro partenza) BERGAMO
(Timbro arrivo) VERONA

7 OTT(bre)


Alla Signora

La Signora Angela Bragato

Figlia della Carità

Recapito dal Signor Verdari

alla Porta dei Borsari

VERONA

A GIUSEPPA TERRAGNOLI

1826(Bergamo#1827.10.06)


Anche la Canossa definisce questa: «bella lettera di polenta», infatti si snoda tutta su questo argomento: come e dove sia meglio fare l'acquisto del granoturco per Venezia.
V.G. e M. Carissima figlia
Vi scrivo da Bergamo mia cara figlia, dove giunsi felicemente jeri dopo pranzo. Spero che avrete ricevuto le settecento, e trentacinque lire venete, che col mezzo del signor Verdari118, e Ponzetta119, vi mandai. Seicento per l'uva, ed il rimanente per quello che crederete, e questo colla monetta di talari120 70 ve lo specifico per vostra regola.

Adesso poi mia cara figlia stò cercando il modo di mandarvi la polenta121 almeno di fare una prova. Trovai dunque prima di parti- re da Verona la strada da farla macinare alla riva dell’Adige, fuori della porta, e poi di farla portare fino alla Zueca122. Sentite dunque cosa adesso ho bisogno di voi.

Conviene che preghiate l'ottimo signor Giacometto Gaspari123, o il buon signor Francesco Padenghe124 come credete più prudente pel buon signor Giuseppe Alessandri125, se mai lo venisse a sapere, e pregate uno dei due primi di trovare qualche persona opportuna alla Zuecca che facesse il piacere di ricevere la polenta, pagando al barcaro il dazio, e la condotta, e voi poi pagherete questa piccola spesa, e pregherete quello dei due che vi favorirà di trovar la persona che riceve la polenta, a farvela trasportare a Santa Lucia126.

La spesa della condotta, è di tre lire venete al sacco veronese. Il dazio non sò cosa sarà, ma non può a mio credere essere più d'altre tre lire, potete informarvi, e vedere se vi torna il conto, giacchè in un caso avando polenta da mandarvi, che questi passi li feci nella lusinga di poterla avere, ed un poco vela manderò in ogni modo, ma se ne avessi, vedremo se tornerà più conto che venda la polenta, che vi mandarei, a Verona, e vi mandi il danaro a Venezia da comperarla, o se torni più il conto, che vi mandi la polenta.

Vorrei pure, che mi diceste voi, e la Betta127, se credete meglio, che ve ne mandi un sacco o due perchè non vi divenga amara.

Sarebbe una bella cosa se poteste fare l'accordo con quello che vende la polenta, se potesse mandarvi quattro, o sei sachi macinata, che poteste tenere presso di voi altre il vostro bisogno, ed il farinato prendesse il rimanente, ed a peso ve la rendesse di mano in mano quando vi occorre. In somma rispondetemi in tutto a questa bella lettera di polenta.

Mia cara figlia fatte la carità tutte di pregare per mè, perché essendo passati i sei anni di superiorità della cara Rosa128 i Superiori, da qualche tempo mi stimolarono a cambiarla, e adesso mi converra farlo, e poi ho tanti affari da combinare per cui ho bisogno d'orazione onde a tutte caldamente mi raccomando.

Di cuore vi abbraccio, e tutte vi lascio in fretta nel Cuor santissimo di Maria.


Di voi carissima figlia
Bergamo li 6 ottobre 1827

Vostra affezionatissima Madre Maddalena129

Figlia della Carità
(Timbro partenza) BERGAMO

(Timbro arrivo) VENEZIA

8 OTT(obre).


Alla Signora

La signora Teresa Terragnoli

Figlia della Carità

Santa Lucia

V E N E Z I A

AD ANGELA BRAGATO

1827(Bergamo#1827.10.10)


Non si affligga. L’aver pianto con la Madre non può essere “delitto”. Del resto di tutto é perdonata, per quanto non ci sia nulla da perdonare. La stagione autunnale invece mette a prova la confidenza della Canossa, perché “quei benedetti soldi sono proprio cari” e gli acquisti per l’anno si debbono pur fare. Tuttavia il Signore, come sempre, assisterà.
V.G. e M. Carissima Figlia
Mi lusingo che avrai ricevuto una mia lettera da Michele130 ed un'altra dalla posta mia Carissima Figlia, la tua lettera di domenica ebbi il piacere di riceverla solo questa mattina mercoledì giorno 10 ottobre. Mia Carissima Figlia non t’affligere senza ragione. Perchè hai pianto un poco con me ti prendi tanta pena come se avesti fatto un delitto. Da brava quietati che non è niente, e troppo conosco il tuo cuore, e le tue opere, per calcolare quattro lacrime. In somma non hai bisogno di perdono perche non hai fatto niente, ma ti perdo­no tutto e mettiti in quiete, né vi pensar più.

Parliamo adesso dei nostri affari. Già qui sono disposte alla partenza della Superiora131 con quattro lacrime s'intende ma tutte quelle che lo sanno per amore dell'Istituto si adatano. Vedrò che giorno arriverà la Cara Durini132 colla nostra Mincola133 e sono in dubbio per risparmiare un po di soldi se trovo la comodità di anda­re a Milano al ritorno colà della Durini e così pago un viaggio solo nel qual caso ti scriverò.

Questi benedetti soldi sono proprio cari, qui pure avendo trova­to che dovrò comperare il vino per tutto l’anno, la farina parimenti e la polenta se non l’avessero a Verona.

Anzi quando ti avranno portata la polenta e che ce la manderai mettici anche due o tre sacchi del nostro frumento; avendone qui comperate due di queste somme134, e dovetti pagarle ottanta sette lire alla somma di Verona già s'intende, che per noi ci ingegneremo.

Non ti prender pena che già il Signore ci ha sempre assistito, e sempre ci assisterà. Solo racconta questa cosa alla Cara Metilde135, e vi raccomando quando le spese non sono proprio necessarie di ri­parmiare anche venti soldi come cerco di fare anch'io, ma ripeto per te mi raccomando non angustie.

Le due righe che la Cara Teodora136 aggiunge alla tua lettera mi hanno molto consolato confidiamo che Maria Santissima la voglia proprio rimettere, e anche per la Prudenza 137 vedrai che a poco, a poco si fortificherà ma per questa abbiamo la stagione contraria.

Il danaro che non è mio mi dimenticai di lasciartelo, onde quello che hai è tutto nostro. Hai fatto bene ad aspettare a pagar le due brente per non restar senza soldi.

Mi sono molto consolata nel sentire che alla novizia le sia gova­to le meditazioni, conviene dire che quei discorsi che faceva e che spuzzavan molto di superbia, non fossero prodotti da altro che da una gran semplicità.

Dirai dunque alla cara Rosmini138 che proccuri di sostenerla, e di darle tutto il coraggio acciò non cada in avvilimento. Conoscendo io dal frutto che ne ricavò dalle meditazioni che cotesta giovane, è molto buona.

Rapporto alla Zappettini139 ancora non sappiarno niente, ma le dico che certamente se ne anderà.

Guarda se nei plichi che hai vorrei che tu guardassi se mai si trova il plico delle carte obbligatorie e tra queste tu avessi a trovare la carta obbligatoria del padre della Zappettini, se tu l’hai e la trovi occludemela in una sopra coperta 140, e mandemela con sollecitudi­ne.

Abbraccio tutte di vero cuore lasciandovi tutte nel Cuor di Maria


Di te Carissima Figlia
(NB. Seguono due righe personali delta segetaria, che si omettono).
Tua Aff.ma Madre

Maddalena Figlia della Carità141


Bergamo li 10 ottobre 1827
Risponderò un altra volta alla Cara Teodora. L’Isabella 142 se la passa bene e fà molto bene. Abbiamo le maestre 143 in ritiro.
Alla Signora

La Signora Angela Bragato

Figlia della Carità

Ricapito dal Signor Verdari

Alla Porta dei Borsari

VERONA



AD ANGELA BRAGATO

1828(Milano#1827.10.13)


La Canossa é a Milano con Rosa Dabalà, che ultimato il suo sessennio di superiorato a Bergamo, andrà con lei a Verona. La lettera é breve, ma un inciso dice il suo contento per aver risparmiato del danaro. A Milano l’ha portata la Durini.
V.G. e M. Carissima Figlia
Ti scrivo due sole righe, mia Cara Figlia, da Milano in cui mi ri­trovo, per darti le mie notizie. La combinazione di trovarmi qui fu che la Cara Durini 144 mi fece il piacere di condurre la Domenica 145 a Bergamo, e nel ritornare a Milano volle condurmi con essa, (da una parte ebbi piacere, che così ho risparmiato i danari del viaggio) ma non mi fermo, che tre o quattro giorni, e trattanto ho lasciato la Cri­stina 146 Superiora a Bergamo, avendo condotto con me la Cara Ro­sa 147. Scrivendomi, dirigga pure le lettere a Bergamo.

Il Signor Gasparo Giorio mi scrisse una lettera dove mi signifi­cò i complimenti di Monsignor Vicario di Trento 148, e che detto Si­gnor Giorio ha un piede un poco incomodato, perciò fammi il piacere di pregar Michele 149, che vada a ringraziarlo da mia parte delle nuove che mi da. La mia salute va bene.Ti prego mia cara figlia, come non dubito, di assistermi, e farmi assistere coll'orazione.

Ti abbraccio di vero cuore, unitamente a tutte le compagne, che saluterai da mia parte, e ti

lascio nel Cuore Santissimo di Maria.

Ti abbraccio, e sono

Di te Carissima

La Tua Aff.ma Madre

Maddalena Figlia della Carità150

Milano li 13 ottobre 1827


(Timbro di arrivo) VERONA

15 OTT(obre)

Alla Signora Angela Bragatto

Figlia della Carità

Dal signor Verdari

Alla Porta dè Borsari

VERONA
A GIUSEPPA TERRAGNOLI

1829(Bergamo#1827.10.20)


Maddalena giustifica alla Terragnoli il silenzio epistolare ed esprime il suo dolore per la grave malattia del Superiore, Padre Marino da Cadore e invita pure ad “ adorare le divine disposizioni”. Il poscritto della lettera invece chiarisce lo stato fallimentare dell'Alessandri di cui é forte creditrice anche la Durini, la quale chiede almeno di essere annoverata nella massa dei creditori.
V.G. e M. Carissima Figlia
II motivo per cui non avete avuto mi lettere prima di oggi mia Cara Figlia, fu perché dovetti la settimana scorsa far una gita a Milano ed il mio ritorno fù solo che jeri.

Comincio col dirvi che la mia salute va grazie al Signore bene. Troverete qui occlusa una lettera per la Marianna151 la quale lascio aperta perche la possiate leggere e per vostra regola, e poi sigilatela, e quando sarà asciugata consegnategliela.

Potete figurarvi mia Cara Figlia quanto grande è il mio dolore nel sentire come il nostro santo Provinciale152 si trova gravemente ammalato. Convien adorare le divine disposizioni. Frattanto noi non manchiamo di pregare il Signore per esso, acciò si degni d'assisterlo.

Molto poi mi consolò la buona nuova del miglioramento di salute, dell'Arciprete Albrizzi153. Almeno il Signore le piacesse di farci la carità, di lasciarlo ancora per molto tempo fra noi; sempre però disposte di fare la Santissima di Lui volontà. Intesi anche la morte del buon Checco anche questo non mancheremo di sufragarlo. Continuate di pregare il Signore per questa Casa, e per quella di Verona, perché tutto vadi bene.

Rapporto alle vostre speranze per essere dimessa dal Superiorato, anch'io spero, che quando sarà il termine del vostro tempo, il Signore ci provederà per la nuova elezione, volendo già anche le nostre Regole.

Dite alla Cara Rosina154, che le risponderò un'altra volta. Frat­tanto abbracciandovi di cuore vi lascio tutte nel Cuore Santissimo di Maria.


Di Voi Carissima Figlia
Bergamo li 20 ottobre 1827

Vostra Aff.ma Madre

Maddalena Figlia della Carità155
Non essendomi possibile oggi di scrivere più di quello che feci­ sin'ora conviene che voi mi facciate un piacere senza nessun fallo mia Cara Figlia. Bisogna che abbiate il disturbo di andar a parlare a mio nome al Padre Biasiuti156 al quale presenterete i miei rispetti.

Dite al medesimo che la Cara Durini157 aveva preparato una fortissi­ma lettera di minaccie al povero Alessandri158 ma che avendo inte­so, e per di lui parte, e per parte mia lo stato infelice del medesimo sospese di spedirla ma che mi comise di scrivere al Padre Biasiuti per supplicarlo nel caso succedesse al povero Alessandri di dover venire ad una convenzione con tutti i creditori che detto Padre vo­lesse favorirla di farla entrare almeno nella massa cercando che frattanto vadino facendo que' pagamenti possibili.



AD ANGELA BRAGATO

1830(Bergamo#1827.10.21)


A Milano, la Canossa ha immesso nel governo la nuova superiora, Spasciani Teresa. A Bergamo si attendeva l’uscita dalla Religione di una novizia, ma poiché essa, pentita, ha chiesto di fermarsi ancora, la marchesa trova opportuno fare attendere, fino a nuo­ve disposizioni, quella che invece a Verona vorrebbe entrare.
V.G. c M. Carissima Figlia
Senta se sono più buona di così mia Cara Figlia jeri giovedì 18 corrente mi sono restituita a Bergamo avendo lasciati contenti an­che i Milanesi. Anche questa è fatta tanto meno resta per ritornare a Verona. Lunedì a Dio piacendo farò cominciare il giorno di ritiro alle care compagne, e poi istalerò la novella Superiora Domenica 159. Questa mi dice che le faccio fare la gran figura. Basta al mio ritorno ti racconterò poi tutto e spero di poter ridere un poco perchè sino adesso conviene per rispetto della superiora novella, che non rida tanto. La mia salute però va bene.

Sento che anche le nostre incomodate se la vanno passando be­ne. Ringraziamo tanto il Signore.

A Milano trovai la Maddalena 160, che da assai poche buone spe­ranze, ed un altra giovane nella Casa piccola 161 era undici e più giorni, che aveva persa la voce. Ti prego anzi di volermi mandare occludere nella lettera la ricetta de boconcini ordinati dal medico alla Teodora 162 coi quali ricupero questa la voce essendo anche quella giovane soggetta ad affari convulsivi.

Sappi, che nel ritorno da Milano andai a visitare la mia Maddo­na a Caravaggio 163. Da miserabile pregai per tutte. Adesso prima ti ringrazio delle orazioni che hai fatto colle compagne, e poi ti prego di indirizzare le sante Comunioni tratto tratto per questa Casa, e per le novizie che vorrebbero essere ammesse.

Oggi la Zappettini 164 doveva ritornare a casa sua. Sul più bello si pentì, e fui pregata da Don Giuseppe Gavazzeni 165 di provarla an­cora un poco. Io presi tempo da fare una novena che comincieremo questa sera e vedremo cosa farà il Signore.

Io voleva scriverti per la Floria che dicesti a diritura a sua ma­dre, che potendo trovare il mantenimento dei tre anni, ed esser cer­ti dei 500 talari o napoleoni 166 dopo il noviziato che la mobilia sò be­ne che l’ha, che la prenderò pensando io di metterla nel luogo della Zappettini, ma adesso mi pare che sia da rispondere che veda pure di trovare il mantenimento che io mi lusingo molto poter aver un luogo tra non molto per cui poterla accettare colle condizioni pre­dette, e come te puoi aggiungere sapendo che alla morte, o per dirlo più pulitamente sapendo, che se dovrà sopravvivere ai suoi genitori essendo figlia sola potrà avere il compimento della dote.

Dovrei risponderti a tante altre cose ma mi riservo a risponder­ti mercoledì o sabbato venturo avendo qui ricevuto dopo il mio arri­vo 12 lettere onde mi conviene risponder oggi alle più pressanti. Se la Cara Signora Margherita167 ha notizie del Signor Maurizio ti pre­go di darmele.

Dammi nuova di Don Ferrari 168 se sia tornato a Verona o no. Tanto doveri al Signor Don

Francesco 169, al Signor Don Battistino 170, ed al degnissimo nostro Superiore 171.

Tutte vi abbraccio di vero cuore, e tutte vi lascio nel Cuor San­tissimo di Maria

Dammi nuova anche della Signora Teresa che distintamente per me riverirai.
Di Te Carissima Figlia
Bergamo li 21 ottobre 1827

Tua Aff.ma Madre

Maddalena Figlia della Carità172


(Timbro partenza) BERGAMO

Alla Signora

La Signora Angela Bragato

Figlia della Carità

Recapito dal Signor Verdari

alla Porta dei Borsari

VERONA

A ELENA BERNARDI

1831(Bergamo#1827.10.24)


Il ricordo della morte prematura della Olivieri fa trepida la Canossa per certi sintomi di malattia di una giovane di Milano e dà consigli per una cura che scongiuri il danno maggiore.
V.G. e M. Carissima Figlia
Dal Cavalier del Sole173 Ella avrà ricevuto mia Cara Figlia le no­tizie del felicissimo nostro viaggio unitamente ai più cordiali miei saluti. Non vedo l'ora di sapere le loro notizie ma singolarmente quelle della Beppina Caffù174 che mi sta sommamente a cuore. Anzi sappia, che avendomi prima della mia partenza da Verona perduta la voce la nostra Teodora175 ma però un giorno non l'aveva, ed un altro parlava chiaro, ed eravi un raffreddore, nondimeno essendo state scotate colla povera Beatrice176 stavammo con pena. Mi scris­se ultimamente la Superiora di Verona177, che il nostro medico avendolo giudicato effetto nervale le ordinò alcuni boconcini me­diante l'uso dei quali le ritornò la voce pienamente.

Scrissi dunque alla Superiora: di mandarmi la ricetta che le in­vierò affinche la mostri al medico o al Signor Cantoni per vedere se potesse essere a proposito anche per la Beppina.

Mia Cara Figlia ti ringrazio tanto della mia Cara Maddonna che mi hai mandato, ma mi dispiace che ne sei restata priva. Ti ringra­zio pure dei bei Bambini178 che mi mandaste, ma ebbi dispiacere del disturbo, che tra tante occupazioni necessariamente avrete do­vuto avere per farli.

Oggi inaspettatamente ebbi il piacere di ricevere la tua lettera del giorno 22. Rapporto al tuo timore del ferro del cauterio179 sta quieta che per quanto ho potuto capire nessuna vi diede abbado gia ci intendiamo.

Sento con molto piacere che la Cara Beppina abbia ricuperato la voce nondimeno quando avrò la ricetta te la manderò. Ti dirò che la Cara Beatrice perduta la voce una volta non la ricuperò mai più. Speriamo dunque in bene di Beppina.

Non ti feci dire che il Superiore di Venezia180 sia morto ma, che lo raccomandi al Signore per essere gravemente ammalato.

Quando ne avrò notizie te le darò. Abbracciandoti di vero cuore unitamente a tutte le care compagne ti lascio nel Cuor santissimo di Maria.


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