A elena bernardi



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Di Te Carissima Figlia

Bergamo li 30 ottobre 1827

Tua Aff.ma Madre Maddalena 23

Figlia della Carità


AD ANGELA BRAGATO

1835(Bergamo#1827.10.31)


Argomenti vari tra i quali prevalgono le notizie delle malate, la morte di qualche parente delle consorelle e l’andamento degli approvvigionamenti annuali.
V.G. e M. Carissima Figlia
Dalla Cara tua, intesi l’angustia in cui ti trovi, per essere venuto da te il Superiore 24 domandando con premura conto di me, e della rnia venuta costì. Sappi mia Cara Figlia, che di salute sto bene fuori che un poco stanco il petto, perche dovetti ajutare queste care cornpagne perche le feci fare otto giorni di Esercizj.

II motivo per cui il Superiore le preme tanto di sapere il mio ritorno, sarà probabilmente per un'affare, che in voce poi ti dirò, e di questo, che si tratta di una informazione, me ne parlò il Signor Don Ferrari 25 quando fu a Milano, appunto a nome del Superiore. Onde ti prego di metterti in quiete che grazie al Signore non v'è niente di male.

Già lo sai, che sabato di sera dopo l’Ave Maria la Zappettini con mio dolore andò a casa sua. Lunedi aspettava che venissero a prendere il rimanente della robba ma ancora non ho veduto nessuno. Sabato ti scriverò qualche cosa di più decisivo circa alla mia partenza da qui, e ripatriarmi.

Rapporto alla Isabella 26 sappi che ad un lunghissima lettera che mi mandò io le ho risposo a tutto, anzi l’altro giorno ne ricevetti un'altra, che mi disse di aver ricevuto la mia, e a questa pure risponderò. Tu intanto fa quello, che hai da fare. Ti raccomando di darmi la risposta dei ferri dei fiori, perche il tempo è breve, e bisogna che sappia dirle qualche cosa a quella povera donna di Milano.

In questo momento ricevo la Carissima tua lettera del giorno 21. Ti prego quando mi scrivi di dirmi sempre come va la voce della Cara Teodora 27.

Rapporto all'istromento della Rosa della Croce 28, sappi che suo fratello scrisse alla stessa in modo che trovo migliore tutto ve­da Mezzari 29 prima che stenda la formula dell'istromento, trovan­domi anch'io perplessa di ciò che sia da farsi. Siccome dunque dopo San Martino 30 mi lusingo di venire ad abbracciarti, così allora con­cluderemo, onde fa il piacere di sospendere questa fattura sino al mio arrivo.

Abbraccio di cuore la Cara Segretaria Margherita 31, e non mancheremo di suffragare il povero Signore Maurizio, come, voi al­tre suffragherete, come è il nostro costume, il padre della buona Domenica 32, alla quale dopo che avrà pranzato dirò la cosa, e farò che sabato risponda a sua madre,

Vorrei sapere se la Signora Margherita sa niente quanto tempo si fermi il Signor Antonio 33 suo fratello a Roveredo.Hai fatto benissimo di scrivere a Carlino 34 per la nostra cara polenta vorrei sapere quanto a Verona valle adesso un sacco di frumento la qual cosa ti prego scrivermelo al primo ordinario per mia norma. Ho piacere che da Marano 35 ti abbiano portato dell'uva buona, e quell'altra robbetta vedremo come andrà la polenta.

Le bergamasche sono avvilitissime, e con sommo mio piacere mi stanno alla larga.

Ti abbraccio di vero cuore, unitamente alle care compagne, lasciandovi nel Cuor Santissimo di Maria.


Ti raccomando la Cara Compagna di Milano 36, di pregare, e di far pregare, i1 Signore. L’hanno sacramentata per Viatico, ha avuto un qualche piccolo miglioramento, ma io sempre temo. Ne ho una anche a Milano che ha perduta la voce, e benche abbiano proccura­to tutto il possibile, dopo averla ricuperata, nuovamente la perdè e non sò cosa sarà...A proposito non ricordo di averti scritto, anzi ti domandai la ri­cetta che ha giovato alla Teodora, ma ti sei dimenticata di spedir­mela, come nella lettera mi dicevi.

La Cara Cristina 37, e la Secretaria ti saluta cordialmente, così pure lo fanno tutte le altre Compagne.


Di te Carissima Figlia
Bergamo li 31 ottobre 1827
I miei complimenti alla Signora Foche

Tua Aff.ma Madre

Maddalena Figlia della Carità38


PS. Non mi ricordo di averti pregato ma mi pare di sì, d'infor­marti, e scrivermi cosa sarebbe il prezzo d'una pisside che contenesse da duecento o due centocinquanta Particole, d'ar­gento già s'intende, con dentro la sua doratura.

Singolarmente mi preme che si chiuda senza fare framenti, e si apra senza pericolo che cadano Particole quando è piena.

(Timbro partenza) BERGAMO
(Timbro arrivo) VERONA

1 NOV(embre)


Alla Signora

La Signora Angela Bragato

Figlia della Carità

Ricapito dal signor Verdari

Alla porta dei Borsari

VERONA


AD ANGELA BRAGATO

1836(Bergamo#1827.11.03)


Notizie di cronaca interna: le alternative delle due giovani ammalate; il ritardo di con­segna del granoturco da parte degli affittuali; la consegna di quanto è rimasto nell'Istituto della novizia rientrata in famigha.

V.G. e M. Carissima Figlia

Bergamo li 3 novembre 1827

Riscontro l’ultima di lei lettera dalla quale sento mia cara Figlia che tu pure non ricevi per ordine le lettere. Si vede che il male viene propriamente dalle poste incerte.


La compagna di Milano 39 ha supperato il male accuto, ma da quanto sento torna ad essere in uno stato cronico, e per conseguenza sofferente. Continuino per ciò a raccomandarla al Signore, ed a Maria Santissima perchè le donino fortezza.

Godo di sentire, che grazie al Signore tutte di costì ve la passia­te sufficientemente bene però quando mi scrivi come ti dissi nell'ul­tima mia dimmi come và la voce della Cara Teodora 40.

A Milano oltre l’ammalata suddetta un'altra ha perso la voce, ma siccome anche a questa ora le va, ed ora le viene, così il medico non sene fà il minimo caso. Ricordati di occludermi veramente la ri­cetta dei boconcini con cui una volta guari Teodora, che tu credevi avermi mandato, ma ch'io non trovai.

Da tutto questo comprenderai, che io mi tengo nella ferma spe­ranza di non aver a tornar altro a Milano, conseguentemente in quella altresì di presto abbracciarti quantunque sia contentissima che tutte le cose vadano con ordine, ma se posso ho desiderio di ve­nirti a portare un poco d'ajuto.

Rapporto ai ferri del fiori sappi, che secondo quello che inten­do io i tre ferri che ci vogliono per certi fiori, come per le rose, e lo stesso degli altri non è che sieno i ferri simili doppi, ma vuol dire che per fare una rama di rose sono necessari tutti tre differenti, I'uno suppongo per la foglia verde, l’altro per la rossa, e l’altro per le rose più piccole, ed il ferro della stampa sono le vene delle foglie. Per altro scriverò a Milano, e se sarà possibile vedrò di portar le quello che potrò.

Ancora niente posso dirti di preciso quando dovrai mandarmi a prendere. Spero però abbia da essere entro la ventura settimana.

Riguardo alla polenta 41 hai fatto benissimo a parlare al mio Carlino 42. Se non vedi trà qualche giorno l’effetto di tale parlata, mi è venuto in mente che tu potrai scrivere due righette alla Mezza­nelli, pregandola di fare, che il suo fattore parli ai nostri affittuali, onde abbiano da portarci la polenta.

Se la mezza botte d'uva non possono darcela attesa la cattiva stagione pazienza, vuol dire che potranno darcela l’anno venturo, ma la polenta torno a dire ce l’hanno da dare quest'anno almeno tutta quella dell'anno, ed un poco vecchia, venendo sul fondo.

Rapporto alla polenta di Venezia riflettendo alla cosa, meglio è che intanto la mangiate voi altre, non sapendo neppur io come far­gliela avere quando il barcaro non vuol portarla, nè la Beppa può suggerirmi barcari di San Michele 43.

Nondimeno pel seguito le scriverò per vedere se può avere qualche occasione col mezzo di qualche mercante.

Per la robba della Zappettini 44 uno di questi giorni riceverai una lettera di suo padre dallo stesso spedizioniere Bentivoglio, al quale consegnerai la robba più grossa, come sarebbe le coperte e quelle cose che potessero fare imbarazzo, e non si sapesse ove met­terle, quando mi verranno a prendere. Per la Fiorio ho inteso.

Tutte qui ti salutano in particolare la Cara Rosa 45 che di cuore ti abbraccia.

Ti lascio nel Cuor Santissimo di Maria

Queste due righe le leggerai alla Luigia Milani46


Carissima Amica
Desidero avere qualche nuova di te mia Carissima Luigia assi­curandoti che continuamente ti ho presente. Desidero ardentemen­te sapere quanto tempo sei stata fedele al tuo Dio. Se hai continuata la scuola. Se hai procurato di venire dalla mia buona sorella De Ro­smini 47, e se l’hai ubbidita. Come ti porti nella tua famiglia se cer­chi d’essere di buon esempìo come hai dovere di fare.

Mia cara Amica ricordati, che il tempo passa, e ci avviciniamo alla morte. Vorrei che in quel momento ti trovassi contenta per aver fatto delle buone opere. Pensa che il Signore è morto sopra una Croce per salvarti. Procura dunque di fare ancor te quanto puoi per salvarti. Ricordati che Dio è pieno di misericordia ma al­trettanto giudice severo per domandarti conto di tante misericor­die che continuamente ha usato all'anima tua. Fra pochi giorni spe­ro di abbracciarti. Intanto ti lascio nel Cuor Santissimo di Maria. Prega per me.



La tua Aff.ma Amica Cristina


Correggi la lettera della Ginevra non avendo per la fretta potuto farlo io prima di consegnarla alla medesima.


________________
NB. La lettera è scritta dalla Pilotti per la Canossa, la quale però ha omesso la firma, mentre appare quella della segretaria in calce alle righe aggiunte.

A GIUSEPPA TERRAGNOLI

1837(Bergamo#1827.11.03)


Mentre il Superiore di Venezia, P. Marino, sta fisicamente peggiorando, il nuovo Pa­triarca é andato a visitare l'Istituto. Anche la Canossa vorrebbe andare presto ad osse­quiarlo personalmente, ma non ha chiare le prospettive del futuro. Intanto sta cercan­do di risolvere il problema della spedizione del granoturco, che i «barcaroli» non vo­gliono portare.
V.G. e M. Carissima Figlia
Comincierò col dirvi che la Cara ammalata di Milano48 ha su­perato l’accuto ed ora sta benino. Non so però come finirà avendo dei sintomi che minacciano che voglia ripigliare la malattia prima che è una vecchia dissenteria, perciò continuate a pregare acciò il Signore le doni quella fortezza che gli è necessaria nel caso la voles­se prima inferma, e poi con Lui.

Sento quanto mi dite del nostro santo vecchietto Provinciale49. VI confesso che l’unica cosa che mi faccia specie, è la mancanza di respiro in una età così avvanzata. Basta faccia il Signore.

Non potete credere quanto abbia a cuore il pazientissimo Arciprete Albrizzi50. Non manco di trovargli orazioni, e di raccoman­darlo anch'io al Signore da quella miserabile che sono. Intesi colla più viva compiacenza l’onore che vi fece la carità del nostro Prela­to51, e di Monsignor Vicario52.

Presentandovisi un opportuno, e naturale incontro ringrazian­dolo dei suoi saluti umiliategli i miei rispettosi ossequi. Bramo io pure aver la sorte di presentarglieli personalmente, ma ancora non posso dirvi con qualche precisione quando potrò ritornare costì. Già sino che non sono ritornata a Verona non posso parlarvi con precisione su di ciò. Peraltro in ogni modo sarebbe necessario per determinarmi, che fossi quasi certa di trovar tutto pronto per co­minciar l’Ospitale53, e che le Dame fossero disposte ad anticipare i santi Esercizj perche se venissi adesso non potrei più ritornare do­po Pasqua anche a motivo della spesa del viaggio.

Io credo che nella settimana dopo San Martino54 partirò per Verona ed allora potendomi assicurare del tempo in cui potremo fare la fondazione di Trento prenderò le mie misure generali di tut­to, poi vi scriverò.

Sappiate mia Cara Figlia, che la nostra buona Angelina55 mi scrive che la polenta era preparata, ma quello della barca non la vuol prendere. Quando ritornerà il Signor Padenghe56 sentite un poco se egli avesse qualche barcaro veronese che lo servisse, ed al­lora indicandomi chi, e quando al mio ritorno a Verona vedrò se pos­so combinare.

Egli è gran tempo che niente mi dite del padre di Cristina57, ve lo raccomando di anima e di corpo. Quando sarò a Verona vi manderò un poco di danaro per quello che spendete per lui, singolarmente adesso che è inverno.

Vi manderò anche l’anello che per la poca mia riflessiva memoria lasciai chiuso in una cassetta a Verona di cui tengo qui le chiavi. Vi ringrazio tanto dei disturbi che avete pel Padre Biasiuti58. Lascierò qui la vostra Mincola59, vostra prima Compagna, intanto Superiora, e la nostra Rosa di qui la conduco per essere sottosupe­riora di Verona. Questa ultima vi ringrazia tanto della pazienza che le avete mandato col mezzo del nostro Cappellano, e di quelle che le manderete.

Continuate a pregare per me circondata da un mare d’imbrogli.

La ventura settimana vi manderò una lettera pel Signor Pievano di Burano60, che mi scrisse da Verona.

Vi abbraccio tutte di vero cuore, e tutte vi lascio nel Cuor San­tissimo di Maria. Salutatemi tanto anche la buona Annetta.
Di Voi Carissima Figlia
Bergamo li 3 novembre 1827

Vostra Aff.ma Madre Maddalena61

Figlia della Carità
PS. La mia salute va bene, come pure quella delle Compagne che vi abbracciano.


(Timbro partenza) BERGAMO
(Timbro arrivo) VENEZIA

5 NOV(embre)

Alla Signora

La Signora Giuseppa Terragnoli

Figlia della Carità

Santa Lucia

V E N E Z I A

A GIUSEPPA TERRAGNOLI

1838(Bergamo#1827.11.07)


La Canossa, che sente il peso delle difficoltà economiche e che potrebbe sistemarle in parte coll'eredità Guizzetti, avverte un forte divario tra un duplice credito che, a tale riguardo, le competerebbe e quanto invece risulta dall’atto notarile. Poiché primo intermediario era stato l'Alessandri, che ora, oberato da una situazione falli­mentare, non può certo avere la necessaria attenzione nello sviluppo della causa, chiede alla Terragnoli di far interessare l’avvocato Gasperi, cosi da poter arrivare ad una conclusione equa e soddisfacente.
V.G. e M. Carissima Figlia
Quantunque vi abbia appena scritto sabato non posso però a meno di non riscontrare subito la Carissima vostra lettera del gior­no 3 novembre da me oggi ricevuta.

Prima di tutto vi dirò che avete fatto molto bene, e vi ringrazio che siete stata dal Padre Biasiuti62. Il primo momento che potrò scriverò alla Cara Durini63 e già io le aveva detto all'incirca di quanto ci scrivete, ma si persuaderà molto più sentendo le medesi­me cose da quel degno Padre. Voi facilmente indovinerete il motivo per cui si prestamente vi scrivo.

Con somma sorpresa intesi non essere stato insinuato che un credito solo, e vi confesso col più vivo dispiacere. Mia Cara Figlia che volete che dica, potrebbe essere che tra le tante mie cure non avessi più presente la cosa. Potrebbe essere che ci fosse stato un motivo per non insinuare il Credito della Comunità che è il legato annuo delle 200 lire italiane per qualche ragione governativa, e po­trebbe essere che al momento non me ne ricordassi. Il fatto si è, che la cosa mi arrivò affatto nuova, e con gran giudizio, sarà vero che non ci sarà più tempo, ma conviene che sappiamo la cosa com'è. Prima di tutto vi dirò la storia di tutto quello che mi ricordo, e poi penseremo al rimedio.

In tutto l’affare Guizzetti64, ha sempre operato il buon Signor Giuseppe Alessandri65, e questo deve aver parlato con un giovane avvocato pieno di talento di lui amico. Non vorrei che ambidue si fossero imbrogliati, e che nell’insinuare il legato delle 200 lire an­nue che per quanto mi ricordo il testamento della buona Signora Te­resina, che potete incontrare, parlando dei 200 lire italiane annue perpetue, obbliga i suoi eredi a passarle alla Superiora pro tempore della Casa di Santa Lucia di Venezia. Non vorrei dico, che sapendo esser io la Superiora dell'Istituto avessero creduto insinuando a di­ritura il mio credito in massima sul totale della facoltà fossero stati compresi ambedue i legati senza spiegarli. il punto sta di poter pri­ma conoscere chiaramente la cosa, e come si fa a saperla da una persona piena d'angustie, e d’imbarazzi come è il buon Signor Giuseppe.

Sentite cosa a me pare. Io direi che mandaste a pregare il Signor Giacometto Gasperi66, e gli confidate tutta la cosa e poi pregatelo a dirvi il nome del giovane avvocato amico del Signor Giusep­pe, per quanto ho potuto comprendere piuttosto ha dell'estro. Sen­tite dal medesimo Signor Giacometto cosa mi consiglierebbe. Per me non saprei trovar altro mezzo, che consultare col Signor Avvocato Gasperi67 quantunque vi converrà spendere due bavare68.Vedete se anche il Signor Giacometto avrebbe difficoltà di pregarlo di venir da voi, e che gli raccontaste tutto perché possa verifi­care senza affliggere ed angustiare il buon Signor Giuseppe con tut­ta la destrezza.

E per farlo delicatamente nella lettera di riscontro a quella che l’avocato mi scrisse io gli accennerò l'affare, e lo preghe­rò d’informarsi col di lui amico Signor Giuseppe Alessandri che sin'ora mi favorì per vedere l’impianto della cosa, e veder anche se sia, o non sia rimediabile.

Approposito mi pare che i salari per l’avvocato Gaspari siano tre ogni consulta già vi ricorderete... Oh! che boccone amaro, il po­vero danaro si vede in fumo andar. E’ meglio però spendere tre ba­vare per cercar di ricuperare il boccon più grosso. Già troverete oc­clusa la lettera del Signor Avvocato.

Messo all'ordine Gaspari, allora potete mandar a pregare il buon Signor Alessandri di venir da voi, e dirgli a mio nome aver io penetrato che nella eredità Guizzetti non pensano di darmi che una parte di un solo dei due legati della povera Signora Teresina, perché mi viene detto pretendono non essere stato insinuato che un credito solo. Che dunque avendomi egli favorito di trovarmi quella degnis­sima persona qual'è il Signor Avvocato Gaspari siccome mi trovava in dovere di riscontrare una di lui lettera che favorì scrivermi, re­lativamente alla lite del Re Pipino69, così lo pregai essendo suo amico di farsi da lui raccontare ogni cosa, e vedere se esso avvocato Gasperi vi trovasse un qualche rimedio.

Non so se il testamento del­la povera Signora Teresa l'avete voi, o se l’abbiate dato al Padre Biasiuti. In questo ultimo caso, occorrendo il testamento come non du­bito potrà forse farvelo imprestare il Padre Priore degli Scalzi, es­sendo necessaria molta cautella, e secretezza. Se il Signor Giaco­metto non volesse per delicatezza verso il Signor Giuseppe pregare il Signor avvocato Gasperi di venire da voi, vedete se sia meglio pre­gare di farlo o il Signor Don Francesco Luzzo70, o la buona Dama Priuli71, o qualche altra persona che forse vi potrà indicare la ca­rità del Padre Stefani.

Ma io credo che letto che abbia il Signor Giacometto per Gaspe­ri non avrà difficoltà di pregarlo a venir da voi dicendogli voi che già suplite all'avvocato.

Non posso a meno di rimarcarvi di nuovo di sottoporre all'av­vocato Gasperi il mio dubbio che ambedue i legati della somma a me lasciata e delle duecento lire italiane siano stati insinuati unita­mente come credito mio senza spiegazione, e se nel caso si verificas­se non esservi per ora rimedio se si potrà far valere la nostra ragio­ne al momento della rascossione.

Vi dò un bell'imbarazzo ma cosa volete, essendo qui non posso far altro che ajutare con le lettere. Intesi mia Cara Figlia col più vi­vo dispiacere il peggioramento del santo nostro Provinciale72, co­me pure del paziente Arciprete Albrizzi73, e si dell'uno, che dell'al­tro sto attendendo con desiderio grande le loro notizie.

Abbracciandovi unitamente a tutte le altre. Mi raccomando alle vostre orazioni lasciandovi nel Cuor Santissimo di Maria
Di Voi Carissima Figlia
Bergamo li 7 novembre 1827


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