A elena bernardi


V.G. e M. Carissima Figlia



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V.G. e M. Carissima Figlia


13 novembre 1827
Essendo da molto tempo in debito di risposta al Paroco di Burano1, e volendo dirvi pur qualche cosa, a risparmio di posta vi scrivo in questa sopracoperta. Intesi con vivo dolore lo stato estremo del Santo Provinciale2. Già da quanto mi scrivete, dubito che questa mia lo troverà morto. Qui intanto si continua a pregare vivo o morto che egli sia. Già spero lunedì di avere vostre lettere mia Cara Figlia, lusingandomi che non avrete la debolezza di farvi un riguardo a dirmi tal perdita, perche dobbiamo poi essere disposte, e contente di far la Volontà di Dio in tutte le cose. Se così avrà piaciuto al Signore, subito che lo saprò, vi manderò quattro righe pel Superior novello3, e vi scriverò come voi pure dovrete fare.

Mi lusingo di poter partir il giorno 19 appena sarò a Verona non dubitate mia Cara Figlia, che vi manderò un po' di danaro, e scrivo oggi a Milano pel velo che desidera il nostro Padre Stefani4, ed anche vi manderò l’anello.

Pare che Dio voglia prepararci un soccorso pel temporale che vi scriverò poi difusamente, ma ancora non ne siamo affatto certe.

Pregate pel Provinciale; per otto giorni vi raccomando i soliti suffragi e la Novena della Presentazione fatela tutte perche sempre più l’Istituto si stabilisca nello Spirito e pel temporale ancora.

Vi lascio nel Cuor Santissimo di Maria

Vostra Aff.ma Madre


Maddalena Figlia della Carità5
(NB. La lettera, firmata dalla Canossa, e scritta sulla « sopracoperta », cioè la no­stra attuale busta. Sulla contropagina, dove è l’indirizzo, nei due lembi ripie­gati, è scritto:
La polenta è a V. Micheli e il barcaro non vuol più portarla.
(Timbro partenza) BERGAMO
(Timbro arrivo) VENEZIA

12 NOV(embre)

Alla Signora

La Signora Giuseppa Terragnoli

Figlia della Carità

Convento Santa Lucia

V E N E Z I A

AD ANGELA BRAGATO

1843(Bergamo#1827.11.17)


Finalmente può mandare a prendere la Canossa, che ritorna a Verona con la Rosa Da­balà in qualità di vice superiora. Ne tesse l’elogio, sicura che farà un gran bene, come ha fatto a Bergarno con la sua umiltà sorprendente.

Carissima Figlia



Già mi figuro che avrai tutto combinato per mandarmi a pren­dere lunedì pure con queste due righette mia cara figlia ti confirmo di nuovo di mandarmi pure lunedì a prendere.

Ricevetti la polenta ed il frumento ogni cosa ando con suo ordi­ne, te lo dico per tua quiete, come in voce sentirai dal fratello della Deodata6.Mi dispiace sentirti col male di gola. Ti raccornando di gover­narti quanto puoi, e di non fare tante conferenze.

Anche la Cara Teodora7 mi stà sommamante a cuore. Te la raccomando quanto posso. Non vedo l’ora di abbracciarti. Vedrai mia Cara Figlia, che il Signore colla buona Rosa 8 che ti conduco ti vuol dare ora un poco di ajuto. Ti assicuro che è una gran donna. Ha veramente un umiltà, che sorprende, e spero, che a Verona farà del gran bene.

Saluta tanto e poi tanto la mia Cara Amica Metilde9 . Dile, che quì tutto va bene, e che spero che anche questa casa;andrà coll’assi­stenza di Maria Santissima quantunque levi da qui un gran soggetto col levare la Rosa pure spero, ch'abbia d'andar bene.

Riservandomi a dirti di più in voce ti abbraccio unitamente, a tutte e ti lascio nel Cuor Santissimo di Maria.

Di Te Carissima Figlia


Bergamo Ii 17 novembre 1827

La Tua Aff.ma Madre

Maddalena Figlia della Carità10

Già te lo scrissi ma pel santo Provinciale11 farai fare per otto giorni la Via Crucis, ed applicare per altro tanto tempo le Comunio­ni che tutte farete. La Beppa di Venezia12 ti prega più presto che puoi di mandarle la fede della Salterini 13 perchè ha bisogno di da­naro.


(Timbro partenza) BERGAMO
Alla Signora

La Signora Angelina Bragato

Superiora delle Fighe della Carità

San Giuseppe


VERONA


A GIUSEPPA TERRAGNOLI

1844(Bergamo#1827.11.17)


La morte del Superiore, P. Marino, ha addolorata profondamente la Canossa che ora desidera un suo ricordo, anche solo una poverissima immagine. Ella chiede, alla Terragnoli, che se andasse da lei il nuovo Superiore, Mons. Traversi, gli di­ca tutto quanto gli compete e lo assicuri del suo contento per avere un cosi valido so­stituto.
V.G. e M. Carissima Figlia
Non posso negarvi mia Cara Figlia che per quanto fossi prepara­ta alla gravissima perdita che abbiamo fatto del santo nostro Supe­riore14. Peraltro io sono contentissima di tutto ciò che fa il Signore, e vivo certissima che continuerà Dio ad assisterci come ha sem­pre fatto e quell'anima santa non dubito un momento che non sia in Paradiso, e che non preghi per noi.

Se mai vi fosse possibile dal padre Vettore15 avere una qual­che immagine di carta la più povera ma che fosse stata a di lui uso per di lui memoria attesa la grande opinione che io ho della sua san­tità mi fareste un grande piacere.

Se vedete detto Padre Vettore, o aveste occasione per esempio dal Signor Giacometto Gaspari16, o dalla Dama Priuli17 da farlo riverire, e di farle domandare detta immagine, assicuratelo che come è mio dovere quantunque creda che non ne abbia bisogno non ho mancato in tutte le Case dell’Istituto che gli facciano tutti que’ suf­fragi che farebbero per una delle nostre Superiore, e che qui pure in Bergamo da quei Padri Cappuccini quantunque sopressi che ho po­tuto gli proccurai orazioni, e lo feci fare anche dalle ragazze, pre­gando esso pure Padre Vettore di ricordarsi di noi presso Dio.

Non mi sorprende, che spirasse in atteggiamento angelico, e che anche nel cattaletto avesse la faccia ridente. Se sapeste qualche altra particolarità di questo Santo Padre scrivetemela per mia consolazione.

Vi occludo una lettera pel novello nostro Superiore Monsignor Traversi18. Non è per me un piccolo conforto che questo abbia ac­cettato come sapete quando era io a Venezia dopo essere stata assi­curata come pure sapete, che egli era quello che il Provinciale voleva per suo successore.

Ve la lascio aperta perché la leggiate per vostra norma. e poi gliela facciate tenere, sigillandola prima già s'intende. Per fargliela consegnare potete servirvi, o del Signor Giacometto Gasperi il quale tanto volentieri va dal Provveditore, o da chi credete meglio, come sarebbe dal buon Signore Padenghe19 che mi scrive Alessandri20 che questa settimana doveva egli ritornare. Già siamo intesi raccon­tate tutto al degnissimo nostro Padre Stefani e leggetegli anche la lettera che vi occluso di Monsignor Traversi se vi è possibile. Pre­sentando al medesimo i miei riveriti rispetti.

Per i veli scrissi sin dall'ultimo ordinario a Verona perché ve ne spediscano dodici braccia come mi avete scritto a primo incontro di quelli che avevamo di riserva preparati per Trento temendo che da Milano non mi giungessero in tempo. Prima della mia partenza da qui. Per la fede della Salterini21 scrissi oggi a Verona che ve la mandino subito.

Rapporto poi all'affare Guizzetti22 vi siete regolata eccellente­mente. Mi scrisse jeri il povero Alessandri che il Signor avvocato Gasperi gli fece vedere la mia lettera, e che l’altro avvocato che si chiama Gazzaniga ha per certo insinuato tutto quello che mi com­peteva pel testamento Guizzetti. Ciò mi conferma nel mio timore che non abbia insinuato il legato della Superiora di Santa Lucia. Mi aggiunge che era fissata lunedì un'ora col detto avvocato Gazzaniga per parlare sul proposito. Mi lusingo che Gaspari verificherà lui.

Riguardo poi all'affare del Signor Pievano dei Tolentini23 potete credere mia Cara Figlia quanto io desidero di servire detto Pievano che tanto stimo oltre che come benissimo riflettete, ne avremo som­mo bisogno. Se fosse altra persona che si potesse dubitare che al momento di cominciar l’opera la casa una volta che sia impedita sì facilmente non resterà in libertà sarebbe da farsi i suoi riflessi ma il Pievano non ci mancherà di parola certamente.

Ritenuto dunque questo impegno, e tutte le qualità che asseri­sce il Piovano avere detto Religioso non mi pare vi debbano essere difficoltà e se la casa fosse mia nell’attuale situazione di cose io di­rei subito di sì con tutto il piacere, ma siccome la mettà della casa è del Signor Arciprete Albrizzi, e l’altra metà del Signor Padenghe e che ambedue sono desiderosi di darmela ma ancora non me l’hanno data attese le circostanze perciò è necessario che raccontiate tutto al Signor Francesco Padenghe, che sarebbe meglio e poi fare che il Signor Padenghe se la intenda col Signor Piovano che già sono ami­ci.

Se mai poi il Signor Pievano venisse da voi prima che potesse riuscir di parlar a Padenghe ditegli che colle rettissime condizioni ch'egli mi domanda tal cosa per parte mia sarebbe del maggior pia­cere di servirlo ma che mi permetta prima di verificare se la casa è mia, o nò.

Prima di parlare all'uno, e all'altro sia Padenghe, sia il Signor Pievano consegnate al degnissimo Padre Stefani il piccolo viglietti­no sigillato che troverete in questa mia leggetegli quanto a questo proposito vi scrivo e fatte liberamente quanto egli vi dirà avuto ri­guardo alla volontà del Signor Padenghe padron della casa.

E' superfluo che vi dica che se Monsignor Traversi vi favorisce, gli mostriate tutto il gradimento, gli diate un'idea del nostro nume­ro costì, gli raccontiate anche lo stato della casa delle Convalescen­ti, in somma colla dovuta prudenza gli facciate conoscere che lo trattate da Superiore.

Continuate a raccomandarmi al Signore. La mia salute è suffi­ciente. Ebbi bisogno di un salasso i giorni addietro, avendo un po’ di tosse che non mi ha ancora lasciata. E' però di buona qualità, non già come quella di questo estate, di modo che a Dio piacendo mercoledì conto di andare a Verona, da dove vi manderò un pò di danaro più presto che potrò.

Vi abbraccio di vero cuore, e vi lascio con tutte le Care Compa­gne nel Cuor Santissimo di Maria.

Di Voi Carissima Figlia


Bergamo li 17 novembre 1827

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