A elena bernardi



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Di Lei Carissima Figlia

Tua Aff.ma Madre

Maddalena Figlia della Carità16

Alla Signora

La Signora Elena Bernardi

Figlia della Carità

Contrada della Signora

Parrocchia Santo Stefano

MILANO

A GIUSEPPA TERRAGNOLI

1851(Verona#1827.12.05)


Alla Canossa preme molto che Mons. Traversi conosca, con esattezza, la consi­stenza e i limiti del suo superiorato, perciò scrive di nuovo alla Terragnoli perché chiarisca meglio il pensiero suo a riguardo del Superiore.
V.G. e M. Carissima Figlia
Vorrei sperare, che aveste ricevuto una mia lettera scrittavi lunedì sulla sera, e speditavi collo straordinario di martedì, per al­tro sul dubbio vi ripeterò quando in quella vi diceva. Prima per non iscordarmi vi dirò che mandiate dal signor Ponzetta17 che spero avrà avuto la lettera del Signor Battista18 al quale passai i quindici tàleri19, ed a primo incontro vi manderò quanto nell'altra vi dissi.

Vi diceva dunque mia Cara Figlia come avete riflettuto pruden­tissimamente intorno a Monsignor Traversi20. E vi diceva che se la mia lettera vi giungeva prima ch'egli vi avesse favorito cercaste de­stramente di fargli conoscere come noi non abbiamo Superiore per ogni Casa ma che solo tre a me dopo la morte del Canonico21 me ne furono assegnati per consigliarmi.

Di più vi diceva che vi riuscirà più gentilmente e facilmente di dirglielo che voi sapete la mia somma cautela di non far conoscere possibilmente a nessuno chi sieno le persone da cui mi appoggio per consigliarmi per poter lasciare i miei Superiori in libertà di co­mandarmi quel che credono senza restare esposti con nessuno, e così restano anche liberi dalle suppliche o molestie esterne che po­trebbero avere da chi volesse qualche cosa da noi. Del rimanente avete la mia lettera scritta al medesimo regola­tevi.

La mia salute va bene e tutte sono in piedi fuori di qualche ga­reletta. Sappiate che Maria Santissima continua le sue misericor­die. Sentite queste due cose accadute da domenica e lunedì.

Un giorno che non mi trovava su quel momento presente par­lando le Compagne a ricreazione naturalmente delle grazie ricevute che vi scrissi, Pierina22 piena di fede disse, che se le venisse male anche ad un dito mostrando il police della mano destra sarebbesi applicata i fiori di Maria Santissima. Una Compagna giovane rispo­se ch'essa per un dito non avrebbe voluto incomodare la Vergine Santa. La notte le venne alla medesima male al dito police della ma­no destra, e venne da me alla mattina, ed io feci che si applicasse qualche rimedio. Intanto il male cresceva con piccoli dolori per al­tro perché gia era stato per un sentimento di divozione che aveva detto così come poi mi raccontò ma non poteva ne lavorare ne scri­vere. Domenica sera essendo anch'io a ricreazione parlarono di questo ed io venendo in cognizione dissi a questa tal Compagna che guardasse bene di non averla a pagare. Alle mie parole si persuase. Cavò il rimedi(o), e si pose la cenere dei fiori e la mattina susseguen­te era ed è perfettamente guarita.

Una novizia, che stà facendo gli Esercizj per sortire di noviziato venerdi, o sabbato scorso fù presa da un gran male in bocca per cui domenica mattina eravamo in dubbio di lasciarla andare in coro a Messa. La stessa notte che guarj l'altra, ebbe dolori sì fieri, che ve­glio tutta la notte, e mi diceva che li aveva tanto forti nella testa che temeva d’impazzire. La mattina si raccomando a Maria Santissima supplicandola, ad ottenerle la grazia di poter continuare i Santi Esercizj promettendole di visitare dodici volte la Madonna del co­retto si adormento dormì una mezz'ora e si svegliò guarita.

Conti­nua nei santi Esercizj, e venerdì sera debbo darle la Madonna.

Non vi dico altro mia Cara Figlia perché gia le cose sono tali che non fà bisogno di parole, se non che vi dirò mie Care Figlie amate tutte, e servite di vero cuore questa Madre si santa, e si amorosa per noi.

In somma fretta vi lascio nel Cuor Amorosissimo della amata nostra Madre.
Di Voi Carissima Figlia
Verona li 5 dicembre 1827

Vostra Aff.ma Madre

Maddalena Figlia della Carità23
I miei rispetti al Padre Stefani24.

A GIUSEPPA TERRAGNOLI

1852(Verona#1827.12.23)


La Canossa si complimenta con lei per il saggio comportamento con Mons. Traversi, poi le espone i suoi dubbi sulla sua possibilità di andare presto a Venezia, anche se l'Ospedale delle Convalescenti fosse pronto per la sua inaugurazione. Ai tanti e disattesi interventi della Vergine Santa, stanno ora alternandosi alcune piccole croci. Sono parecchie le consorelle affette da vari malanni, ma quella che più preoccupa è la superiora, Angela Bragato, che deve essere assistita come vera inferma, mentre la sotto superiora, Rosa Dabalà è ancora troppo inesperta della casa.
V .G. e M. Carissima figlia
Riscontro la cara vostra lettera del giorno 12 che lessi con tutto il piacere. Restai sorpresa nel sentire le belle gentilezze, e cerimonie da voi usate al novello nostro Superiore25. Io non sarei stata certamente buona da tanto. Mia cara figlia voi non potevate regolarvi meglio in tale incontro, non sapevo che foste un maestro di cerimonie così famoso. In somma restai soddisfattissima di tutto.

Rapporto all'affare dell'Ospitale delle Convalescenti26, sento con piacere la buona disposizione del buon signor Francesco Padenghe27. Quello che mi dispiace si è, che prevedo per ora di non potermi così presto allontanare da Verona, avendo la nostra Angelina28 piuttosto di mall'essere di salute. Oggi gli fecero un salasso e guarda il letto, ma quello ch'è da rimarcarsi si è, che si può dire una persona inferma, che ha bisogno di una assoluta, e necessaria assistenza. La comunità è grande e vi è un daffare grandissimo, per tanti motivi. Vero è che ora vi è la superiora di Bergamo in qualità di sottosuperiora29 ma ancora non ha tutta la pratica, e le vorrà del tempo a farla, per conseguenza io non vedo propriamente fatibile di poter venire a Venezia con tanta sollecitudine.

Basta vedremo, ed in seguito a tenore delle circostanze vi scriverò.

Spero che in questa novena del Santo Natale nella quale vi figuro tutte infiamate d'amore verso il santo Bambino non vi dimenticherete di pregare per me avendone un sommo bisogno.

Mia cara figlia vi prego di dire a tutte coteste mie care figlie che loro caldamente raccomando, e vi raccomando di pregar anche per la cara Angiolina.

Vi occludo una letterina per la Mariana30 alla quale scrivo intorno anche alla compagna. Voi ben vedete mia cara figlia che quantunque mi trovi soffocata dalle occupazioni pure cerco di sostenerla quanto posso.

Rapporto ai custodi voi ben sapete che l'amica Micheli31 me ne propose due famiglie ma che allora niente si potè risolvere non capendosi che pretensioni potessero avere. Insomma mia cara figlia secondo la lettera che mi scriverà il signor Francesco mi regolerò.

Sono più di otto giorni che questa lettera è cominciata e d'oggi a stento sinchè le compagne sono a Dotrina l'Angelina mi la termina. Non m'è possibile scrivere a Mariana oggi ditele che lo farò più presto che potrò.

Maria santissima ci fece tante grazie, ora le è piaciuto di visitarci un poco con piccole malattie di alcune compagne, la segretaria Cristina32 è a letto da più di otto giorni con una specie di colica. Stà meglio ma dubito sarà una cosetta alquanto lunga.
L' Angelina e la Teodora33 la Cecilia34 la Gioppi35 tutte ingarellate, onde portate pazienza se non vi scrivo altro. Io me la passo bene e conviene che vi occluda due lettere una del nostro Padre Stefani36 l'altra del signor Pievano di Burano37 il medesimo col mezzo probabilmente della Dama Donà38 o della Priuli39 (vi manda) venete lire 270 che sono di questa Buranella40. Ricevetele metetele da una banda e datemene parte. Già capite che le feci passare da questa banda perchè possono rivarvi41 sicure e pronte.

Vi abbraccio tutte di vero cuore e vi lascio nel Cuor santissimo di Maria.

Non trovo più la lettera che aveva scritta per il nostro Padre Stefani per quanto ch'io la cerchi, se mai vel 'avessi spedita e non me lo ricordassi scrivetemelo prontamente.
Verona San Giuseppe 23 dicembre 1827
Vostra affezionatissima Madre

Maddalena Figlia della Carità42



A GIUSEPPA TERRAGNOLI

1853(**#1827.12.**)


La Canossa, rifacendosi al desiderio espresso dalla Dama Tron,, madre della Priùli, di vedere la camera dove soggiorna la figlia quando vi si ferma per i Santi Esercizi, concede che le sia mostrata, ma vuole che le si dimostri che è la sola volta che lo può fare, e solo perché il Patriarca stesso, da lei interpellato, si è interposto.
V.G. e M.
PS. Mi dimenticai nella lettera di aggiungervi mia Cara Figlia una cosa, che sommamente mi preme sappiate per vostra norma. Eccovela dunque. L'ottima dama vecchietta Tron43, mi scrisse è già qualche tempo, domandandomi licenza di poter venire a Santa Lucia44 a vedere la camera di sua Figlia Priùli45. Io a dirvi il vero in mezzo a tanti miei affari, mi sono dimenticata di risponderle. Che fece essa dunque, andò replicatamente a chiedere tale licenza al nostro degnissimo Patriarca46, il quale nulla volendo da se permetterle, fece che il Signor Don Basilio47 di lui capellano, ne parlasse della cosa all'Alessandri48, perch'egli interpellasse me se fossi contenta. Io dunque penetrando da quanto mi scrive il Signor Beppo49, che gli disse il suddetto Signor Don Basilio, che Monsignor Patriarca bramerebbe compiacere la vecchietta signora, risposi all'Alessandri coll'odierno ordinario, quanto quì vi dico, perché venendo la Dama Tron, ciò vi serva di regola.

Che giacché la buona Dama Tron brama tanto questa cosa, e sentendo che per ottenerla essa si è indirizzata al Superiore, io trattandosi ch'è vecchietta non solo, ma di più madre di una Signora che al momento della nostra fondazione costì, fu singolare nostra benefattrice penso per una sola volta di compiacerla, appoggiata sempre all'autorità del venerato nostro Prelato e Superiore, che soddisfata una volta la Signora, non le venghi più voglia di ritornarvi, né per poco né per molto. Perché già come voi pure sapete non si può compromettersi della mente momentanea della buona vecchietta Dama.

Se questa dunque viene, ditele pure in mio nome, accogliendola però gentilmente, che per questa volta volsi compiacerla, trattandosi che sua Figlia, ci fece tanto bene al momento della nostra fondazione, ma che io sono intesa con Monsignor Patriarca, che quest'esempio non abbia da servire per nessun altra di abbuso. E con simili altre parole, facendole vedere la camera della Dama Priùli, proccurate troncarle ogn'altra voglia di ritornarvi.

Né con la stessa però, né con Alessandri non mostrate sapere quanto io vi dissi dissopra del Signor Don Basilio, e di Monsignore. Se viene in questi giorni prima della mia venuta, scrivetemi come andò la cosa.


__________________
NB. Si tratta di un semplice proscritto senza firma della Canossa che, in A.C.R. ha una sua collocazione, non essendovi la lettera a cui allegarlo.

A GIUSEPPA TERRAGNOLI

1854(Verona#1828.01.02)


La Canossa era molto preoccupata per il suo silenzio, ma non aveva ricevuta alcuna lettera neppure dalle altre case per un involontario errore della consorella, che attendeva al riordino della camera da scrivere. L'affare dell'eredità Guizzetti è terminato, anche se con una perdita, ma ciò che viene dato all'Istituto è già sufficiente per acquistare l’uva. La sorprende la malattia della Dama Tron e aspetta notizie.
V .G. e M. Carissima Figlia
Dall'ultima mia avrete inteso come io restava sorpresa di non vedere vostre lettere, e poi dopo avervi scritto accidentalmente mi accorsi che le lettere erano in casa ma io non lo sapeva, e adesso vi dico come fu la cosa. La buona portinara portò le lettere di quell'ordinario in camera dove dormo, quella Compagna che accomoda la stanza le mise tutte dentro d'un libro, ed io non sapeva niente, e andava dicendo questo ordinario nessuno mi scrive. Quando, che l'altro giorno la buona Cecilia50 mentre parlava con me scherzava con questo libro, ed allora si siamo accorte che vi erano le lettere, ma già aveva anche scritto.

Intesi con piacere che il Padre Vettor51 vi portò un Crocifisso e varie altre immagini. Mi farete il piacere di spedirmi il tutto col mezzo del Nane vetturino52 ma avvertite di non diregere a me il fagotino ma alla Metilde fu Ssuperiora53. Vi prego anche di mandarmi il Crocefisso che tengo appeso al letto. E benché voglia morire altro che alla fine del mondo non voglio però privarmi delle Indulgenze, che sono annesse al Crocefisso stesso.

Rapporto all'affare della Guizzetti54, sento mia Cara Figlia, che non vi è stato più rimedio, per lo sbaglio già fatto di non insinuare il mio credito, ci vuole pazienza perché non aveva avuta la vostra lettera vi mandai quella del buon Signor Alessandri55. Intanto se ci daranno le mille e tante austriache riceveremo quelle, ed avete fatto benissimo a dire che il Padre Biasiuti56 farà il tutto per noi. Queste sono per comperare della farina onde anche queste saranno buone alla sua stagione.

Intesi poi con sorpresa la malattia della Dama Tron57 della quale vi prego continuarmi le notizie. Da Nane vetturino riceverete veli, ed una carta con delle pazienze pel nostro Padre Stefani58, e della robba da filare, che mi disse la Metilde portata dalla vostra mama. Termino in fretta avendo oggi una posta molto grande. Le nostre ammalate stanno tutte meglio.

Vi abbraccio di cuore e vi lascio nel Cuor Santissimo di Maria
Di Voi Carissima Figlia
Verona li 2 gennajo 1828

Vostra Aff.ma Madre

Maddalena Figlia della Carità59

PS. Mi sono sempre dimenticata di dirvi, che dica alla Beppa Siguardi60, che 'è morto a Bergamo santamente, il padre del Signor Don Giovanni Zanetti61 ed il medesimo mi fece dire di significarlo alla Beppa perché lo suffraghi.

Essendo stato festa martedì, la Cara Metilde si è dimenticata di mandare la robba che vi diceva che vi aveva portà vostra madre, al Nane vetturino, e perciò per questa volta abbiate pazienza, perché forse capiterà qualche altro incontro. Ma se mai venisse da voi il Nane vetturino, consegnate al medesimo il mio Crocefisso, e quello che vi dissi.


(Timbro partenza) VERONA
(Timbro arrivo) VENEZIA

7 GEN(najo)


Alla Signora

La Signora Giuseppa Terragnoli

Figlia della Carità

Santa Lucia

V E N E Z I A



A DOMENICA FACCIOLI

1855(Verona#1828.01.05)


Alla Faccioli, ora superiora a Bergamo, la Canossa manda un fax-simile di formula per la procura che le permetterà di ottenere una dilazione dal Tribunale per l'accettazione o meno dell'eredità paterna, perché, per il momento, le cose non sono chiare.
V.G. e M. Carissima Figlia
Sull'incertezza che abbiate avuto la citazione vi ti ascrivo qui sotto la formula della procura di cui potete servirvi per prendere tempo sinche io possa sempre più maturare la cosa e tosto che voi mi scriverete se avete avuto la citazione se avete risposto a questa e come io scriverò al Signor Arciprete di San Zenone62, e col mezzo o di mio fratello63, o di qualche altra persona di proposito vedrò di combinare amichevolmente le cose procurando di farlo, con quiete della vostra famiglia non solo ma anche coll’ addatarci al loro per noi disturbo pel modo e pel tempo dei pagamenti.

Se poi aveste avuta la citazione ed aveste accettata l'eredità non vi prendete la più piccola pena ma solo per mia norma solo avertita. Eccovi la procura

Bergamo ecc.
Nomino io sottoscritta per me ed eredi in mio legittimo procuratore il Signor ...al quale impartisco la facoltà di rappresentarmi avanti questo I. R. Tribunale per chiedere una dilazione a fare la mia dichiarazione sull'accettazione dell'eredità del fu mio genitore Valentin Facioli del fu Domenico mancato a vivi nella fine dell'anno scorso in San Zenone in Mozzo di Mozzecane distretto comune di Villafranca64 provincia di Verona.

In fede.
Questa formula la farete copiare in mezzo foglio dalla buona Checchina65, e poi venendo il Signor Legrenzi66 gli racconterete la necessità in cui siete di prendere un po' di tempo, e che questa è la formula che mi fecero qui in Verona. Se va bene anche a Bergamo presentino questa al Tribunale.

Vi ripeto che se avete accettata l'eredità non vi prendete nessuna pena che già si tratta di piccole cose. Oggi pure, sarò breve perche occupatissima. Le nostre amalate vanno meglio fuori che l' Angelina67 che si trova di poca voglia. Io pure me la passo bene. I miei rispetti al Signor Don Giovanni68. Abbracciandovi tutte di vero cuore vi lascio nel Cuor Santissimo di Maria
Di Voi Carissima Figlia
Bergamo69 Verona li 5 gennajo 1828

Vostra Aff.ma Madre


Maddalena Figlia della Carità70




(Timbro partenza) VERONA
(Timbro arrivo) BERGAMO

7
Alla Signora

La signora Domenica Faccioli

Figlia della Carità

Santa Croce in Rocchetta BERGAMO

A GIUSEPPA TERRAGNOLI

1856(Verona#1828.01.09)


Oltre al fatto che si debbano fare i conti esatti degli acquisti fatti per la Rosa della Croce, così che si sistemi tutto con la madre di lei, la Canossa chiede lumi perché possa andare incontro alle richieste del Padenghe per l'Ospedale delle Convalescenti, che egli vorrebbe inaugurare nella non lontana primavera.
V .G. e M. Carissima Figlia

[Verona] 9 di Gennaio 1828


Vi occludo due lettere mia Cara Figlia l'una per la buona Rosa della Croce71, alla quale a prima occasione occluderò anche il plico delle sue carte, e l'altra per la Cara Marianna72. Sappiate e se ve lo dissi come ora mi viene in mente adesso ve lo ripeto, che tutti i conti e spese fatte per la mobilia della Dalla Croce furono tutte combinate ed eseguite tra la Metilde, la cara Beatrice73, e la Rosa onde io per istare quieta, manderò a primo incontro tutte le carte alla Rosa suddetta affinche essa possa ricordarsi le cose vedere quanto ha ricevuto quanto noi le dobbiamo, e quanto la sua mama deve ancora darle a compimento.

Raccomando alla medesima, che metta a sua madre piuttosto meno che più.

Nane vetturino oggi giorno 9 qui giunto promise alla Metilde di portarvi quanto questo l'altra volta si dimenticò per esser festa; ed allora alla più lunga vi manderò anche le carte della Rosa.

Vi occludo come vi dissi similmente una lettera per Marianna e questa aperta perché se potete riuscirvi che non riceviate questa mia quando vi vedono le Compagne la leggiate solo per vostra regola, e perché se sapete qualche cosa in proposito me lo scriviate. Poi sigillatela e consegnatela alla stessa. Sappiate che jer sera ricevetti una lettera dall 'ottimo Signor Padenghe74 il quale mi significa le sue buone disposizioni ed il suo desiderio perché questa primavera s’avesse incominciare l'opera delle Convalescenti75 ma come sapete non ha soggetti per attendervi.

Ajutatemi mia Cara Figlia coll'orazione, e sulla lettera ch'io scrivo a Marianna datemi tutti que' lumi che avete. Egli mi dice che non vorrebbe passare aprile senza s'incominciasse ed appunto sul principio d'aprile mi metterò in moto per venire a Venezia. Ripeto assistetemi coll'orazione e datemi tutti que’ lumi che potete.

Intesi dall'ultima Carissima vostra lettera la visita che vi fece il caritatevolissimo nostro Superiore76, e quanta bontà abbia egli usato. Qualunque volta lo vediate presentategli sempre i miei doveri. Per voi mia Cara Figlia quando qui verrà il novello nostro Vescovo77 che ancora non si sa chi abbia da essere voglio far impegno perché siate voi eletta per maestro di cerimonie perché fate molto bene.

Da Nane ho ricevuto il mio Crocefisso, e le altre cosette, e di tutto vi ringrazio.

Quando potete fate presentare tanti ringraziamenti al padre Vettore78 che non volevo s'incomodasse tanto. Non so se vi siate tenuta nessuna immagine di questo benedetto Padre che spero sia al possesso di Dio scrivetemelo che in un caso ve ne manderò.

Termino subito perché la mia posta per Venezia questa volta fu lunghissima onde abbracciandovi voi, e tutte vi lascio nel Cuor Santissimo di Maria
Di Voi Carissima Figlia

Vostra Aff.ma Madre

Maddalena Figlia della Carità79

A ELENA BERNARDI

1857(Verona#1828.01.12)


La Canossa è ben contenta che ella le trascriva le Regole, ma vuole assolutamente che non si stanchi, perché per esse, non c'è una scadenza immediata. Le preme di più la sua salute.
Cara Figlia
Riscontro la carissima di Lei lettera mia cara Figlia, e prima di tutto la ringrazio della bella immagine del Santo Crocifisso, che mi inviò. Le compagne sono innamorate, e loro piace molto tale imma­gine, onde mia Cara Figlia, se al primo incontro mi mandasse una centenaia di tali Crocifissi, mi farebbe un grandissimo piacere.

Dica alla persona conoscente di quel Degnissimo Religioso Soardi, ch'è verissimo essere la Cristina80 quasi ristabilita, e che alla mia venuta a Milano egli avrà sicuramente i fiori, che tanto egli desidera.

Rapporto alle Regole mia Cara Figlia conosco appieno il di lei buon cuore, il quale per la carità, è quasi vorrei dire anche troppo grande. Prenda dunque le cose con tutta la quiete, non si stanchi troppo, e a poco a poco, vada scrivendole, perché già se non saran­no scritte in un anno, saranno scritte in un altro, e a me preme mol­to che la di Lei salute non abbia a soffrire.

Mi dispiace di sentire, che la buona mamma della nostra Lui­gia81 sia stata cosi gravemente ammalata. Capisco, che questa pu­re ha fatto il voto, che feci io, di aspettare a morire sino al giorno del Giudizio. Così vedremo delle gran cose.

La mia salute è discreta, ma mi trovo piuttosto stanca, trovan­domi soffogata dalle occupazioni. Ho la mia amica Metilde82 a letto con un forte rafreddore. Spero, che non sarà niente. Le altre com­pagne se la passano.

Mia cara Figlia, non si dimentichi di me col Signore, avendone un grandissimo bisogno. Tanti saluti a tutte le care compagne che con lei di cuore abbraccio, e lascio nel Cuor Santissimo di Maria



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