V .G. e M. Carissima Figlia
Ricevetti oggi 20 corrente la cara sua lettera, da cui ho inteso ch'ella viveva angustiatissima perchè lasciai passare qualche ordinario senza scriverle. Mia cara Figlia l'è ben noto la molteplicità delle mie occupazioni le quali non mi lasciano un momento di respiro, e sono costretta a lasciar passare la posta senza poter scrivere neppure alle altre Case, e ciò mi succede di frequente. Ho gli Esercizj delle Dame, ed oggi è la quinta giornata dei medesimi. Ho L 'Ospitale delle Convalescenti1 che da un giorno all'altro, è per effettuarsi, e tutti gli altri affari che ho per le mani per cui non posso dettare queste due righe alla compagna che scrive trovandomi in questo momento occupata in parlatorio, e quando vengo di sopra che vadi ad assistere alla lezione delle Dame, le quali mi fulminano se non mi vedono Insomma bisognerebbe in questa angustia di tempo che facessi moltiplicare le ore, o pure quello che faccio in un ora farlo in cinque minuti per poter arrivare a tutto.
La prego dunque mia cara Figlia ella e tutte, che se ciò le succede un altra volta che non le scrivo sì di frequente, di non prendersi pena che se vi sarà qualche cosa glielo scriverò senza fallo, anzi glielo prometto. E se non vede mie lettere stia certa che è segno che sto bene, come sono stata in questi giorni scorsi, eccettuato da sabbato in qua che sono un poco raffreddata ma leggermente ed oggi mi sento bene ho fatto la santa Comunione.
Unitamente alla sua lettera un'altra ne ricevetti scritta dalla cara Rosmini2, ma questa non è scritta per essa, ne mi parla di Trento onde vedrò se me ne parlerà.
Per altro se aspettasse da te la risposta mia io non vi ho difficoltà. Solo mi pare che allora sarà necessario vada sola con la Cristina3 se questa stesse bene, o anche che sarebbe meglio con la Giustina4 perchè se si ferma un giorno o due a Trento non avesse da lasciare la Mincolina5 vestita sola o due novizie sole in casa di secolari quando però attesa la qualità della sua famiglia il Superiore non giudicasse altrimenti. Forse questa mia lettera ti giungerà dopo che la Margherita sarà partita, e sta quieta, e non ti prender pena.
Lunedì seconda festa della Pentecoste mandami a prendere da Michele6, e venga come già siamo intesi la Rosa sotto superiora7, e se il nostro Superiore8 lo permette la moglie di Michele, e nessuna altra, perchè siamo la Teodora9, ed io, onde come tu vedi più di quattro donne in legno non possiamo stare. Se poi il degnissimo nostro Superiore non fosse persuaso, allora mi dispiace per Michele, ma manda o la Rosa Scalfo10, o la Maria11, e se tu avessi qualcuna a proposito però che avesse bisogno di moto manda quella, e sempre intesi che il nostro Superiore non creda che venga la Rosa sola colla moglie di Michele. Come ti dissi, se viene questa, venga la Rosa sola, non avendo altri posti.
Di quanto ti ho scritto per la cara mia Betta12 per adesso non si è potuto combinare che venga, e già andando giovedì via la Marianna13 a cominciare l'Ospitale14 par meglio che Betta non si muova.
Mandami un mazzo di penne, quella conserva di ginepro, ed agro di cedro che già ti scrissi. Per la chioccolata prega Michel di andare a prenderne una piccola boletta in dogana pagando quei pochi centesimi che ci vogliono onde assicurare essere dello Stato e mandami quella di Milano ed il compimento come già dissi che formino dodici libbre.
Avrai dal Signor Verdari15 ricevuto le carte della Caccia16 ed una carta proveniente da Bergamo relativa alla Domenica Faccioli17. Questa della Domenica la occluderai nella lettera di mio fratello18 che ti mando appositamente aperta poi la sigillerai e la manderai a casa nostra.
Per venire la Rosa senza dirlo ad essa perchè non abbia pena prega Michele di restare inteso col vetturino prima perchè quando veniva a prendermi Nane19 conducendo qualcheduno, qualche cosa gli dava di più. Non mi par che gli dasse più di sei napoleoni d'argento onde Michele prima di dire cosa si dava a Nane, domandi al vetturino cosa vuole di più. Mandami anche quella coperta di lana che comperai per la mia balia che tiene la Metilde20 portinara in scrittoria21, che quì vogliono vederla per l'Ospitale delle Convalescenti. Così pure se hai un giglio di quelli che fece la cara Irene22, o di quelli di Milano mandamene uno che una Dama vorrebbe vederlo, ma se questo ti reca incomodo, in allora fa di manco.
Le mie Dame hanno già sonato non una, ma due volte il campanello della lezione, per cui mi conviene dar termine senza poter finire di dettare quest'ultime righe.
Termino col raccomandarmi caldamente alle orazioni di tutte, e tutte vi ripongo e lascio nel Cuor Santissimo di Maria.
Di te mia Carissima Figlia
Se Cristina non è ancor partita abbracciala per me, e fa che si governi.
Complimenti a chi mi dici salutarmi.
Venezia li 21 maggio 1828
La Tua Aff.ma Madre
Maddalena Figlia della Carità23
La cara Isabella24 sta meglio del solito; il di più te lo dirò in voce. Che gran cosa fa il Signore !
AD ANGELA BRAGATO
1915(Venezia#1828.05.22)
La lettera è sottoscritta dalla Canossa, ma in realtà è quasi tutta della segretaria, Rosa della Croce, la quale, in attesa del ritorno della Marchesa che è continuamente chiamata in parlatorio, ha potuto solo comunicare che la fondazione di Burano è molto ostacolata e pare non possa proprio effettuarsi.
V .G. e M. Carissima Figlia
Quantunque ti abbia scritto solamente jeri per l'ordinario, oggi per istraordinario ti ripeto nuovamente questa mia; ti risarcirò anche per quanto non ti scrissi.
Mandami per mezzo del Signor Michele25 quando verrà a prendermi la carta formale di Convenzione che io ho fatto alla cara Ravelli26 della sua dote invece dell'istromento, e per non mandarmi l'originale a me basta anche la copia.
Ma il motivo principale per cui oggi mi affretto a scriverti si è perchè tu mia cara Figlia dici da parte mia alla buona Buranella27 che la saluto tanto, e dille alla medesima che con le sue compagne impegni subito senza dilazione Maria Santissima Addolorata, o quella delle Grazie, insomma a quella che si sente più divozione perchè in qualunque Mistero venga essa rappresentata, è sempre la mia cara Madonna. Perchè essendosi scatenati tutti i diavoli della marina contro Burano28 in cui non vogliono le Figlie della Carità, ed il convento è già quasi andato perchè lo hanno messo all'asta.
Dille dunque che con fiducia e perseveranza preghi e faccia pregare Maria Santissima nostra amatissima Madre, la quale il tutto può presso Dio, e non resta mai deluso chi veramente in Lei con- fida.
La cara Beppa29 che di cuore ti abbraccia, ti prega di mandarle un poco di cordelle di cinture per i nostri abiti, sene hai presso di te ma(n)dagliene, che ti occlude una piccola mostra.
Sin qui ti ho fatto scrivere senza dettare, adesso se mi lasciano tempo verrò io a terminare, e se questo non vi sarà ci vuol pazienza che s'ingegneremo di supplire in qualche altra maniera quando ti vedrò.
Non ho io che scrivo, indovinato che la nostra buona Signora Marchesa che anche in questo momento che prese nelle mani la penna e le scrisse queste due parole di proprio pugno come vedrà le quì sopra segnate quando ti vedrò, che vennero subito due Religiosi a farla chiamare in parlatorio. Per non perdere la posta mi darò io il piacere di terminarla.
Mia buona Superiora e Madre se grande fu il dispiacere che provai quando intesi ch'ella era piuttosto indisposta altrettanto è il contento che ora provo sentendo che adesso sta un poco meglio. Anche la veneratissima Signora Marchesa30 sta benino, eccettuato che si ritrova assai stanca per la moltiplicità delle sue occupazioni. Sono già due giorni che la medesima viene a tavolino quei brevi ed interotti momenti per scrivere le Regole del novello Spedale31, ma finora non è arrivata neppure, a poter fare un piccolo abbozzo pel continuo interrompimento ora per le Dame, ed ora pel parlatorio, ed altri affari .
A dirle la verità quasi quasi avevo un poco di lusinga di rivederla quì a Venezia, ma al Signore questa volta non piacque darmi questa consolazione, però non ho perso la speranza di averla in qualche altra epoca simile a questa.
Ho inteso anche, che costì hanno proposto di avvanzarsi tutte con una santa gara nell'amor di Dio applicarsi ciascheduna con una dolce e tranquilla esattezza, a levare da loro quei piccoli impedimenti che si oppongono a questo santo Amor Divino, e ciò me lo ha detto la veneratissima Signora Marchesa.
La prego dunque ella e tutte, che colle loro fervide, e perseveranti orazioni m'impetrino dal Signore questo santo amore. E poi lo preghi e supplichi che mi conceda la rassegnazione alla Sua Divina Volontà la quale mi abbisogna sempre, ma specialmente in questi ultimi giorni in cui non avrò il bene di godere la gradita, ed amabile nostra Signora Marchesa, di cui devo essere priva non solamente per mesi, ma quì a Venezia si parla d'anni.
Ho poi tante croci che le anime amanti del patire le chiamano di paglia, ma perchè ne sono priva sembrano di piombo. Sappia e ciò glielo dico con sincerità, che mi ricordo spesso di quanto ella mi diceva per mio bene, ma che io me ne sia approfittata, con mia somma confusione non glielo posso dire, e se dimanderà alla veneratissima Signora Marchesa, o alla cara Teodora32 ambidue le confermeranno quanto io le dico.
Termino per non attediarla di vantaggio essendo anche imminente l'ora della posta.
Favorisca riverirmi la mia cara Signora Metilde33 fu Superiora, e le dica che se mi avanza tempo le scriverò due righe per mezzo della Signora Marchesa, e se non potrò ci vorrà pazienza.
Mi saluti tutte coteste buone compagne, e dica loro che non si dimentichino per la più miserabile tra le serve del Signore la quale sono io, immeritevole d'essere chiamata con tal nome.
Lasciandola anche a nome della Signora Marchesa nel Cuor Santissimo di Maria mi dichiaro
Di Lei mia buona Superiora e Madre
umilissima Figlia
Rosa Della Croce34
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