A elena bernardi



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Maddalena Canossa Figlia

di Mari confessore della comunità di Bergamodella Carità1




Alla signora


La signora Angela Bragato

Superiora delle Figlie della Carità


San Giuseppe VERONA

AD ANGELA BRAGATO

1965(Roma#1828.11.05)


Per quanto la Canossa sia tanto lontana, e quel giorno sia esultante perchè è stata rice­vuta dal Santo Padre tuttavia affari e persone di Verona le stanno molto a cuore per cui le dà istruzioni in proposito. Spera tornar presto, prima però, per non farsi deride­re, cercherà di vedere un poco di Roma.

V.G. e M. Carissima Figlia

Godo assai di sentire dalla cara tua lettera del giorno 21 otto­bre che le mie notizie ti abbiano consolato in modo che hai miglio­rato nella salute. Sappi però ch'io faccio il giudizio temerario che non ti governi come ti faccio far io quando ci sono, perchè a forza quando ti senti poco bene tu sai, che ti faccio rimettere o almeno migliorare più presto. Ti raccomando di averti riguardo, e di farti la cura, che ti faccio io.

Mi sta sul cuore Felicita1 è supperfluo che te la raccomandi sapendo la tua premura. Ti prego continuarmene le notizie, e di sa­lutarla tanto a nome mio, ed a nome di Cristina2.

Ho molto piacere che abbiate ritrovato la carta, e che l'affare vada bene tratto tratto pregate il Signor Batta3 al quale farete tan­ti complimenti di rinfrescar la memoria al Signor Mezzari4, il qua­le sono certa opererà con ogni sollecitudine.

Rapporto a Pollini5 sino alla mia venuta, è meglio che voi al­tre non facciate, e non accettiate carte che già prima che Bettina si vesta concluderò io.

Fà il piacere di dare le mie notizie a mie sorelle, ed alla mia fa­miglia. Mi consolo che la Cara Eleonorina6 stia bene. Mia cara Fi­glia ti scrivo con sorpresa perche a dire il vero non capisco come io abbia la fortuna di trovare nelle persone più degne tanto compati­mento, non meritandolo io per nessun rapporto.

Ti scrissi l'accoglienza e le gentilezze che ricevetti dal nostro degnissimo Ambasciatore7. Fu tale la bontà e la clemenza con cui mi trattano gli augusti nostri Sovrani, sappi che oggi ebbi la sorte di mettermi ai piedi del Santo Padre8. Non ti posso dire con quale indicibile bontà siasi degnato accogliermi. Ti assicuro che la santi­tà, e la carità gli spiravano dal volto. Lo supplicai di benedire la mia famiglia, e tutte voi altre, e ti ripeto non ti posso spiegare la di lui bontà, e clemenza.

Vedo con qualche frequenza Donna Maria Marioni9, e la Cara Giovannina Patrizj Somaglia10, e mi usano mille gentilezze. Mi precipitano perchè non sono ancora stata a vedere le belleze di Ro­ma, ma sai che a me piace stare in casa. Però andrò a Santa Maria Maggiore, ed a San Giovanni Laterano.

Non ho tempo oggi di scrivere a nessuna altra Casa scrivi tu per me, e ti prego di scrivere anche alla mia povera Elena11 a Milano dicendogli che le scrivero poi direttamente il primo ordinario che potrò. I soliti miei rispetti a Monsignor Ruzenenti12, ed al Signor Don Francesco13 e Signor Don Battistino14.

Per quanto sento il nostro Vescovo15 sarà preconizato nel prossimo concistoro di decembre. Caldamente mi raccomando alle orazioni di tutte, e scrivendo alle altre Case raccomando loro a mio nome di pregare per me. Già vedendo come il Signore ha benedetto il mio viaggio, io l'ho attribuito alle orazioni di tutte.

Non vi parlo ancora del mio ritorno perchè poi almeno perchè tutti non mi burlino cominciando da mia sorella Orti16 conviene che veda un poco di Roma.

Vi abbraccio tutte di vero cuore, e vi lascio nel Cuor Santissimo di Maria. Ti prego di fare scrivere al Signor Caccia17 che lo prego a dichiararmi qual sorte di garanzia vorrebbe per consegnarmi le do­ti. Se sopra i miei beni stabili, o come, e questo glielo scriverai subi­to. Di nuovo ti abbraccio.

La mia salute continua bene Cristina18 se la passa benino. Mi­chele19 ed il Signor Don Giuseppe20 stanno benissimo. Quando fummo dal Santo Padre già non mi volle permettere di baciargli i piedi, e mi diede la mano Michele gli bacio il piede, e la mano due volte come feci anch'io.

Fa sapere le di lui nuove a sua moglie e quelle dell'ottimo Si­gnor Don Giuseppe col patto che preghi per me.

Di nuovo sono

Di Voi Carissima Figlia

Roma li 5 novembre 1828


La Tua Aff.ma Madre

Maddalena Figlia della Carità1


Non potei mandar la lettera mercoledì la mando oggi 8. Spero di ritornar presto. Ti raccomando orazione. A Marianna2 rispon­derò in voce. Saluta Teodora3, e dille che prenda forza

(Timbro arrivo) VERONA

13 NOV(embre)


Alla Signora

La Signora Angelina Bragato

Superiora delle figlie della Carità

San Giuseppe

V E R O N A

AD ANGELA BRAGATO

1966(Roma#1828.11.11)


La Canossa scrive di nuovo, prima della scadenza settimanale, perché le necessita una ricetta per una Dama romana. Le dice come cercarla e la prega di spedirgliela con sol­lecitudine. E'stata ricevuta dal Santo Padre ed é esultante ed ammirata. Testimoni però presso il fratello, march. Bonifacio, che la sua venuta a Roma era del tutto im­pensata e solo necessità di affari ve l'hanno spinta. Certo non é «che non avesse genio» di andarvi.
V.G. e M. Carissima Figlia
Quantunque ti abbia scritto nell'ultimo ordinario conviene, che lo faccia anche oggi per servire una pissima Dama, che ha sua ma­dre idropica. Ti prego dunque di guardare nelle aricette4 se avete quella della idropisia5. Questa ricetta dice che si prenda dell'abro­tano maschio6 dell'acqua di Nocera7, e della tintura di Marte8 ma la dose non la so. Nel caso non la trovaste nelle carte degli affari temporali che si trova nel primo calto del buro9, che si trova di rimpetto alla porta mandate dalla Signora Leopoldina10, che ve­drette che l'ha sicuramente, e ti prego mandarla a posta corrente.

Tanto che scriveva ricevo una Carissima tua lettera del giorno cinque, ed una di mio fratello11 alla quale risponderò lungamente nel prossimo ordinario. Ti ringrazio di quanto gli hai scritto e tu sei un buon testimonio che sinceramente io non sapeva, se sarei venuta a Roma e mi trattenni al Caro Loreto sei, o sette giorni indettermi­nata di quello, che avrei fatto. Non posso negare che non avessi ge­nio di venirvi, ma se non fossero stati gli affari singolarmente anche quello di cui trattai coll'ottimo nostro Ambasciatore12 ch'ha relazione con altri che mi sopragiunsero pel mio genio certamente non ci sarei venuta. Ti racconterò poi tutto al mio ritorno.

Ti ringrazio tanto e poi tanto delle notizie che mi dai di tutte le nostre Case e mi consolo assai che la Cara Felicita13 stia meglio. Già avrai ricevuto un altra mia nella quale ti dico essere stata ai piedi del Santo Padre14 che mi confuse per la sua degnazione, e che mi fece stupire la di lui santità.

Termino subito per non perdere la posta. I miei rispetti soliti. Vorrei sperare da un ordinario all'altro po­terti dire qualche cosa sul mio ritorno. Continuate tutte a pregare. Vi ringrazio dell'orazione che il Signore vi esaudisce. Vi abbraccio tutte in somma fretta nel Cuor Santissimo di Maria


Di Te Carissima Figlia
Roma li 11 novembre 1828
Adesso le lettere mi vengono subito essendo ferma

Tua Aff.ma Madre

Maddalena Figlia della Carità15

(Timbro partenza) ROMA
(Timbro arrivo) VERONA

15 NOV(embre)



All'Ornatissima Signora

La Signora Angela Bragato

Figlia della Carità

Ricapito dal Signor Verdari alla


Porta dei Borsari

V E R O N A



AD ANGELA BRAGATO

1967(Roma#1828.11.22)


Le prospettive farebbero pensare alla Canossa di poter partire da Roma nei primi giorni di dicembre, tanto più che il clima di quella città è decisamente splendido; fa perfin troppo caldo. Però se venisse a sapere che lungo la strada del ritorno ci fosse ne­ve e troppo freddo, si fermerebbe fino a febbraio. Avverta le Case e anche i familiari, assicurando che stanno bene tutti e quattro.
Carissima Figlia
Oggi pure ti continuo le mie notizie mia Cara Figlia le quali sono buone. Dovetti solo uno di questi giorni secondo il mio solito farmi fare un emmissione di sangue perchè ne avevo un estremo bisogno. La secrettaria16 ch'ebbe bisogno di farsi cavar sangue anch'essa perchè erale venuta una buona tosse della quale adesso si può dire guarita si è dimenticata di avertelo scritto un altra volta che mi era fatta cavar sangue perche ne avevo bisogno al mio solito, ma che pe­rò me la passava, e me la passo bene.

Ti ringrazio tanto della ricetta dell'intropesia17. Desidero se così piace al Signore, che quanto dice il medico e la Cara Metilde18 intorno ai tuoi incomodi si verifichi se così piace al Signore.

Sappi che la lettera di Don Mario se non le arrivasse oggi non l'aveva ricevuta certamente l'altro giorno. Intesi dalla tua quanto ne dice il degnissimo nostro Superiore19. Quando l'avrò ricevuta saprò dirti qualche cosa di più.

Io sono nella lusinga ai tre o quattro di dicembre di poter da quì partire. Sappi che quì ordinariamente fa tanto caldo che pro­priamente fa fastidio. Per altro state quiete che se il tempo si avesse da rompere essendo quì stabilmente bello, e sapessi esser venuta la neve sulla montagna mi fermo qui sino a febbrajo e lo saprò perché la diligenza viene almeno due volte alla settimana. Non ritornerò neppure dalla parte di Loreto essendo a mio dire la strada cattiva perchè gli altri dicono ch'è buona e sono io che lo dico perchè ho tirnore. Vi prego tutte per altro ad applicare per noi la novena dell'Immacolata aggiungendo ogni giorno tre Angele Dei ai Santi Angeli e tre Gloria ai nostri Santi, perchè il Signore ci dia la grazia di benedire il nostro viaggio in ogni rapporto.

Già ti scriverò di nuovo prima di quì partire.Tanti rispetti al nostro Superiore al Signor Don Battistino20 ed al Signor Don Fran­cesco21. Dirai a quest'ultimo che rapporto ai suoi scritti non mi di­mentico di lui neppure se andassi ad abitare nel Polo.

Rapporto alla Indulgenza poi che vorrebbe ch'io domandassi per lui e per le Figlie della Carità quando si confessano che non è quì facile ad aver le Indulgenze come a Verona crediamo, e che per questo non ci vedo il caso.

Per ciò neppure a voi altre risposi mai su tali argomenti. Ti pre­go dare le buone mie notizie alle altre Case. Vi ringrazio tutte delle orazioni che per me fatte, e che il Signore esaudisce tenendomi sempre in buona salute. Michele22 sta benisimo. Il Signor Don Giu­seppe23 pare un Paladino ma con me non credo ritornerà avendo egli la sua Santa da vedere a beatificare.

Vi abbraccio tutte di vero cuore, lasciandovi nel Cuor Santissi­ino di Maria.


Roma li 22 novembre 1828
Non dite niente al Padre Medici24 perchè potrebbe essere che Don Giuseppe si detterminasse ancora di venire con noi. Ditegli so­lo che stà benissimo.
Tua Aff.ma Madre Maddalena25

Figlia della Carità


Mi dimenticavo dirti che mio fratello26 mi ha scritto una cor­dialissima lettera ti prego dare alla

mia famiglia compreso il Caro Carlino27 e mia sorella Orti28 le buone mie notizie. Hai fatto benissimo a dare il danaro alla moglie di Michele. Da alla medesima le buone nuove di suo marito che sta bene ed è imerso a vedere tutt'ora le antichità di Roma. Da un abbraccio alla Cara secretaria.



(Timbro partenza) ROMA
(Timbro arrivo) VERONA

27 NOV(embre)

All'Ornatissima Signora

La Signora Angela Bragato

Figlia della Carità

Ricapito dal Signor Verdari alla

Porta dei Borsari

V E R O N A



AD ANGELA BRAGATO

1968(Roma#1828.12.02)


Una lettera, che non le è pervenuta, non permette alla Canossa di darvi risposta. Se mi si rivolga alla sorella, contessa Orti, o alla Bunioli se l'affare fosse urgente. A Ro­ma c'è ancora caldo, ma, nonostante avesse deciso di partire proprio quel giorno, do­vrà fermarsi per affari un'altra settimana. Per il momento tutto va bene. Se ne ringra­zi il Signore. Don Rosmini pure giunto a Roma, dove spera ricuperare la salute, ma la colpa è del troppo studio: «Benedetta la nostra polenta, che senza studio si mena».
V.G. e M. Carissima Figlia
Spero che avrai ricevuto un altra mia lettera mia Carissima Fi­glia nella quale confirmandoti le ottime mie notizie ti diceva anche di non aver mai ricevuto la lettera di cui sempre mi parli diretta a Donna Maria Corsini29. Oggi ti confermo che stiamo bene ma, che la lettera non le giunse mai in conseguenza non posso ne far niente, ne riscontrarti.

Sentendo da un altra tua essere la cosa proveniente dalla Ma­dre Sprea qualche cosa m'immagino. Sentendo, che il degnissimo nostro Superiore30 è persuaso della cosa essendo detta Madre Sprea vecchia, mi venne in pensiero se l'affare lo facesse o colla So­rella Orti31, o coll'Amica Metilde32 . E siccome siamo tutti mortali tanto l'una che l'altra facciano subito una dichiarazione formale, o di farmi una dichiarazione inter vivos, o di lasciarmelo in morte co­rne che sarà meglio secondo le leggi nostre.

Ti direi di mandarmi una nuova formula ma per sicurezza con­viene, che tu la diriga a Rimini33 per Coriano34 alla Cara Isa­bella35 giacchè sappi ch'io aveva destinato di partir oggi da Roma, rna per una lieta combinazione conviene che quì mi fermi certamen­te sino ad oggi otto. Sin quì il tempo fù sempre buono basta che ti dica che nella casa ove abitiamo non sono ancora cadute le foglie degli alberi cioè delle vigne, e per tua quiete ti aggiungo che le mon­tagne, che dobbiamo passare questa volta non andando dalla parte di Loreto36 ma da quella del Furlo37 la neve se cadesse non vi resta perchè il clima non lo permette. Se per altro il tempo si rompesse aspetterei finche si accomoda.

Già non dubito delle orazioni di tutte pel mio felice viaggio. Il Signore si è degnato in riguardo di Maria Santissima d'assistermi sempre, e benedirmi sin qui, cosa che attribuisco alle vostre orazio­ni. Vi prego di continuare fino al mio ritorno.

Ebbi la sorte di ossequiare nuovamerrte quest'ottimo nostro Ambasciatore38 il qual è d'una bontà, e d'una gentilezza indicibile. E' stimato da tutti, e rispettato come un Sovrano.

Veniamo adesso alle Indulgenze di cui mi parli. Non posso a meno di non ridere nello scriverti. Mie Care Figlie non crediate che a Roma si abbiano le Indulgenze come si hanno i pomi. Oltre di che già sai ch'io sono allienissima da incomodare le persone. Nel libro delle Indulgenze se lo leggete troverete, che potete prenderne una di plenaria ogni giorno, onde cosa volete di più? Le Indulgenze pub­bliche poi vanno domandate col mezzo della Cancelleria perciò non mi scrivere altro su tale argomento che alla mia venuta ti spiegherò poi tutto, e diremo allora a quei che le vogliono la strada di ottener­le.

Ti prego di dare le mie notizie a tutte le altre Case compresa an­che la nostra Elena39. Scrivendo alla Cara Giuseppina40 dirai che il Signor Don Antonio41 suo fratello è giunto felicemente venerdì a Roma, e spera che questa aria dolce spera che le abbia da giovare assai per finir di rimettersi.

Cristina42 ed io gli abbiamo predicato perchè si governi, e studj poco. Dice che lo farà ma già io gli credo poco perchè questi benedetti letterati non la vogliono intendere, e vogliono studiare e poi vanno a portare i loro studj in sepoltura. Basta benedetta la no­stra polenta, che senza studio si mena.

Stà allegra governarti. Abbraccia la mia Metilde, e tutte le care compagne un particolare saluto alla Cara Secretaria alla Teo­dora43, ed alla Margherita44. Dirai alla Cara Teodora che stia allegra e divenga forte che le risponderò in voce.

I miei rispetti al nostro degnissimo Superiore al Signor Don Francesco45 Signor Don Battistino46 e Signor Arciprete47. Vi la­scio tutte nel Cuor Santissimo di Maria.


Di Te Carissima Figlia
Roma li 2 dicembre 1828
Tua Aff.ma Madre

Maddalena Figlia della Carità48



(Timbro partena) ROMA
(Timbro arrivo) VERONA

6 DEC(embre)

All’Onoratissima Signore

La Signora Angela Bragato

Figlia della Carità

Ricapito dal Signor Verdari

Alla Porta dei Borsari

VERONA


AD ANGELA BRAGATO

1969(Roma#1828.12.06)

[Roma, 6 dicernbre 1828].
Il Cardinal Zurla ha ottenuto per la Canossa una nuova udienza del Santo Padre. Vi è andata con i suoi compagni, che ne sono ancora entusiasti. Il ritorno in patria pare non sia così immediato, perchè le strade sono troppo innevate. Seguendo anche i suoi consigli, si fermerà fino a che il viaggio non sia pericoloso. Intanto descrive la giorna­ta dei suoi due compagni, particolarmente del Masina che, ormai conosce Roma come Verona. Ma ora prega di un grosso favore: chieda alla sorella, contessa Orti, come deb­ba fare per farle avere quel danaro che le necessita e che già aveva messo in disparte per quella evenienza.
V.G. e M. Carissima Figlia
Sono persuasa che farai gran concetto della mia sottomissione ad ascoltare gli avvertimenti della Signora Superiora49 della prima Casa dell'Istituto scrivendoti di nuovo da Roma. Sappi che fui a congedarmi dal degnissimo nostro Ambasciatore50 di cui già ti dis­si e ti ripeto l'invariabile gentilezza, col mezzo dell'Eminentissimo Cardinal Vicario51 non avendo ardire di domandare una seconda udienza al Santo Padre lo feci supplicare dell'apostolica sua bene­dizione. L'illimitata di lui carità degnosi rispondere che mi vedreb­be nuovamente. Difatti domenica ebbi la sorte di mettermi nuova­mente ai suoi piedi e ricevetti nuovi atestati della paterna di lui ca­rità. Il fatto si è che la giornata era quì pure freddissima e che quan­tunque avessi disposto ogni cosa pel mio viaggio stava sempre con qualche pensiero se dovessi adesso intraprenderlo.

Questo stesso giorno intesi che persona venuta col corriere dal­la strada del Furlo52, che doveva far io vi aveva trovata molta neve per cui varie ore ci vollero col corriere passarla.

Ti dico il vero più che mai vi fece riflesso molto più che aveva una poco di tosse in moto. Tutti mi dicevano di aspettare a partire che il decembre è da queste parti il tempo peggiore. Già da Loreto ne da Firenze non sarebbe per me il caso essendo le nevi assai maggiori per quella strada onde aderendo ai tuoi consigli ho guardato bene come mi dici, e mi sono determinata di restare fino all'Epifa­nia.

Se allora le strade saranno praticabili partirò altrimenti aspet­terò fino al momento opportuno onde tanto te che la Cara Metilde53 la cara secretaria e tutte le care compagne state quiete che non az­zarderò premendomi se così piace al Signore che ritorniamo tutti sani come siamo partiti. Puoi credere, che sinceramente mi dispia­ce dover ritardarmi il contento di abbracciarvi tutte, e mi dispiace per la moglie di Michele54 il quale sta benissimo ma credo che anch'essa essendo tanto ragionevole avrà più genio, che non si esponga a soffrire di quello che sia, che tornasse in ogni modo per rivederla. Ti prego però di mandarla a chiamare riverirla a mio no­me e raccontarle la cosa. Digli che la vita che fa Michele è questa. Non so quante volte alla settimana si alza di buon ora, e va a fare la santa Comunione. Alcune mattine viene a farla quando la facciamo, o io, o Cristina55. Ouando non fa la Comunione viene in chiesa con noi. Fa colazione.

Facciamo le nostre cosette di casa poi se vi è qual­che funzione straordinaria per esempio come oggi che vi è il funera­le del Cardinale Cavalchini56 la prima domenica dell'Avvento, che cominciano le quaranta ore le quali durano tutto l'anno, e questa volta fa la funzione il Santo Padre57 in una cappella che dicono Paolina58 nel palazzo apostolico lo mando a vederla poi pranzia­mo, e dopo prenzo ritorna in chiesa. Poco dopo l'Ave Maria è a casa. Sta col Signor Don Giuseppe59 leggono fanno orazione, e Cristina, ed io facciamo le cose nostre. Poi si cena, e si va a letto alla nostra ora delle dieci. Credo che non vi sarà chiesa in Roma ch'egli non ab­bia visitato.

Io sono sortita poco ma quando sorto viene con me in carozza, e domenica fu meco dal Santo Padre al qual baciò il piede e le mani abbondantemente, e gli domando non so quante benedizioni trà le altre per tutta Verona. Il Santo Padre lo accolse con affetto paterno. Dirai al Signor Battista60 con tanti miei complimenti ch'egli e la Cara Signor Rosina61 che pur di cuore riverisco furono benedet­te dal Santo Padre con efusione di cuore.

Adesso veniamo al temporale. Avrò bisogno che tu senta da mia sorella Orti62 che abbraccio di tutto cuore, ed alla quale darai le mie notizie con qual mezzo potrai mandarmi quel danaro che ti lasciai da spedirmi nel caso avessi dovuto fermarmi un po più lungo. Informati con essa e poi scrivimi, che ti risponderò quanto devi mandarmi adesso. Essa aveva mezzo di farmi tenere una cambiale quì a Roma. Intanto informami, e poi ti scriverò.

Ricevetti finalmente la tua lettera venuta per la posta a Donna Maria63. Mandarti una formula di testamento mia cara Figlia non so come fare per assicurarmi di fare una cosa che va bene.

Potresti fare così. Avere l'avvertenza di non incontrar obbligo di mettere in quel locale compagne potendo accadere, che fossero supperflue essendovi la Campostrini64, o non avessimo soggetti da mettere. Direi dunque di accettare il luogo con obbligo di resti­tuirlo alle Francescane se mai tornassero come la pietà dell'amato nostro Sovrano65 fece a Venezia, e che frattanto quel luogo fosse consegnato a me da servirmene, o del luogo, o dell'affitto come me­glio giudico per la Gloria di Dio.

Questo parmi che basti per la diposizione testamentaria, ma bramerci che facesse una memoria senza imbrogliare il testamento di quelle orazioni che volesse poi per la immagine, e simili.

L'amica Metilde potrebbe consultare con Mezari66, e farglielo stendere. L'esecutore testamentario potrebbe essere benissimo l'ot­timo Conte Peres. Già l'obbligo di tenere il locale accomodato si sa che accettandolo con tal patto si intende parmi potrebbe lasciarlo ad un altra o due con me per più sicurezza quantunque io sia ferma nell'intenzione di vivere sino a dì del giudizio. Obbligo di rimettere io le Francescane cioè cercarlo nò. Per non perder la posta ti ab­braccio con tutte, e la tosse mi è ceduta.

La Cristina ti prega che quando cade l'affitto delle due stanzze della Signora Luig(i)a Betti le licenzi e le due della Signora Giulia le ritenghi per altri tre mesi.

La ricevuta dell'affitto si trova nella cas­sa di legno nell'archivio nel plico delle memorie che ivi si trovano

La Tua Aff.ma Madre

Maddalena Figlia della Carità67

(Timbro arrivo) VERONA

6 DEC(embre)

Alla Signora


La Signora Angela Bragato

Figlia della Carità

Ricapito dal Signor Verdari alla

Porta dei Borsari

V E R O N A

AD ANGELA BRAGATO

1970(Roma#1828.12.13)


Stanno tutti bene i quattro romei, ma non possono avventurarsi per la via del ritorno, perchè le strade sono impraticabili. Si preghi per loro e, in particolare, per la Canossa.
V.G. e M. Carissima Figlia
Due sole righe mia Cara Figlia tanto per continuarti le mie notizie, che grazie al Signore continuano ad esser buone, trovandomi io in buona salute. Cristina68 pure stà proprio benino, Michele69, ed il nostro Signor Don Giuseppe70 stanno benone. Spero, che tu avrai ricevuto una mia lettera nella quale ti diceva il motivo del mio ritar­do per motivo delle strade coperte di nevi, e prevedo di non poter da quì partire, che dopo il primo dell'anno.

Stà quieta, che già se non sono le strade buone non parto sicu­ramente da quì.

Ti occludo una lettera per la moglie di Michele71. Per non per­dere questa posta termino, riservandomi a scriverti più in lungo il venturo ordinario.

Vi lascio tutte nel Cuor Santissimo di Maria.


Di Te Carissima Figlia
Roma li 13 dicembre 1828
PS. Ti prego di far applicare la novena del santo Natale secondo la mia intenzione come anche le noven che faranno anche tut­te le ragazze. Nel dare le mie notizie alle compagne tutte ti prego di pregarle di farle esse pure colle ragazze secondo la mia intenzione.

Ti porterò una bella canzone di Maria Santissima che fa can­tare Evviva Maria.



Tua Aff.ma Madre
Maddalena Figlia della Carità72


(Timbro partenza) ROMA
(Timbro arrivo) VERONA

16 DEC(embre)

All'Ornatissima Signora

La Signora Angela Bragato

Figlia della Carità

Ricapito dal Signor Verdari alla

Porta dei Borsari

V E R O N A



AD ANGELA BRAGATO

1971(Roma#1828.12.16)


La nuova lettera ha due scopi: farle gli auguri per le feste imminenti e pregarla che trovi il mezzo migliore, che inparte le indica, perchè le sipossano far avere i necessari danari col mezzo di una cambiale. Non vorrebbe prolungare la sua permanenza a Roma per attenderla.
V.G. e M. Carissima Figlia

Tu dirai che ti scrivo spesso ma conviene che ti auguri le buone feste e tu mi farai la mancia. Comincierò per dirti, che continuo ad istar bene. Che per altro fa anche quì molto freddo con tempo bello per altro. Il tempo freddo, e la mattina, e la sera, poi vi sono delle ore da primavera. Basta stò tra la speranza, ed il timore di partire subito dopo l'Epifania. Già azzardare nò certo.

Raccomandatemi al Signore che mi dia un viaggio felice, come lo desidero, ma stà poi quieta, e ripeto state tutte quiete, che piuttosto di azzardare aspetto anche un'altro mese di più, e così mi fece dire anche il nostro degnissimo Ambasciatore 73. Sul dubbio dunque di quello che potrò risolvere, conviene che prendiamo delle misure pel mio soggiorno, e pel mio ritorno.

Ti scrissi già d'informarti con mia sorella Orti 74 di quel mezzo ch'essa ha per mandarmi una cambiale. Se dunque mia sorella ha questo mezzo sicuro, consegna alla stessa trecento taleri 75 di quelli che ti ho lasciati, e con tutta attenzione e diligenza spedissimi la cambiale. Se mai poi mia sorella non avesse più quel mezzo parla con mio fratello 76, ed in quel caso domandagli se consegnando a lui il danaro a Verona o ha mezzo di farmelo aver quì sicuro da Verona stessa, o dalla parte di Milano avesse l'opportunità di farmi avere questa cambiale per detta somma.



Se poi mio fratello non avesse neppur esso opportunità mandate subito il danaro alla Teresa 77 a Milano pregando il Signor Giovanbattista 78 di farvi la grazia di farglielo tenere, ed io gia le scrivo in prevenzione che preghi, o la mia Durini 79 o il Conte Mellerio80 di farmelo quì avere nel caso tu glielo spedisca, e le scrissi me lo rnandino da qualche banchiere possidente. Vedi di sollecitare ma di andare con sicurezza perchè non abbia di quì fermarmi per aspettare il danaro.

Tanti rispetti ai soliti sacerdoti. Ti prego far sapere subito al degnissimo nostro Superiore 81 che jeri fu preconizzato nel Concistoro il nostro Vescovo, è quel di Cedena.

Mi raccomando alle orazioni di tutte e delle ragazze, la moglie di Michele se mai avesse bisogno di danaro. Ti abbraccio, e ti lascio nel Cuor Santissimo di Maria. Dio ci benedica e stiamo sempre allegre.


Roma li 16 dicembre 1828
Tua Madre

Maddalena Figlia della Carità82


Spedisci a Venezia l'unita.
L’Amica Metilde che abbraccio ti darà lume per la cambiale.
(Timbro partenza) ROMA
(Timbro arrivo) VERONA

20 DEC(embre)

All'Ornatissima Signora

La Signora Angela Bragato


Figlia della Carità Ricapito col

Signor Verdari alla Porta dei Borsari

VERONA

AD ANGELA BRAGATO

1972(Roma#1828.12.23)


Le sue notizie di salute malferma addolorano la Canossa che le promette di tornare quanto prima per sostenerla con il suo aiuto. Sta infatti decidendo di partire da Roma o il due gennaio o subito dopo l'Epifania. Prima però ripasserà a Coriano per riprendere la Ferrari che tornerà con lei a Verona. Le scriva subito come debba comportarsi per ritirare e riscuotere la cambiale.
V.G. e M. Carissima Figlia

Oggi ricevetti due care tue lettere mia cara Figlia l'una che ricevetti occlusami dalla Cara Isabella 83 in data del giorno otto, e l'altra del giorno 18 pur del corrente dicembre. Da quest'ultima capisco che tu sei un po oppressa, perchè la tua salute non va tanto bene. Le mie lettere ti facevano resusitare; ma l'ultima mia non ti fece gran effetto.


Dabrava mia Cara Angelina dati coraggio. Fa il poco che puoi. Il Signore supplirà al rimanente, ed al mio ritorno il quale quand'altro non succeda è vicino ti darò anch'io tutto quell'ajuto che potrò.

Quando dunque niente si opponga, o che il tempo facesse qui qualche burasca, nella lusinga di ricevere la cambiale trà sei, o otto giorni il giorno dopo il primo dell'anno o al più tardi il giorno dopo l'Epifania penso partire per Rimini 84.

Siccome dalla Cara tua lettera mi pare che tu non abbia ricevuta la mia lettera che ti scrissi in risposta della Madre Sprea così se mai non avesti ricevuto la lettera che ti scrissi successivamente a quella in cui ti diceva d’informarti da mia sorella Orti 85 di qual mezzo si serviva per mandar quì le cambiali.

Nella lettera susseguente ti diceva di mandarmene una di trecento talari 86 di quelli che ti lasciai per tale oggetto, e ti diceva anche di scrivermi subito, come doveva regolarmi cioè a quale banchiere avrei dovuto rivolgermi qui in Roma. Insomma che tu mi daste quei lumi tutti necessarj, e ti diceva d'informartene anche coll'Amica Metilde 87 dovendo lasciare quì al mio compagno di viaggio gran parte di detta somma chegli teneva presso questo degnissirrio Ambasciatore 88che non posso finir di dirti quanto sia bravo e buono. Vedrai come questi sono danari bene spesi, e come tornar devo un colosso da sopravivere al tempo, che ti ho promesso di stare in vita cioè dopo il giorno del Giudizio.

Ti prego come te di mandare a chiamare la moglie di Michele 89 e raccontarle come abbiamo fissato di partire tra pochi. giorni. Rapporto al danaro per Venezia va benissimo i cinquanta talari perchè cento in un colpo sarebbero stati troppo scadendo loro adesso il pagamento di Guarnieri 90, la pensione della Salterini 91 e quella della Cecilia 92 di Venezia.

Alla mia venuta spero che ritirerò tutto quello ch'abbiamo d'avere a Padova; mi viene da ridere di tutto quello che mi dici sentire a raccontare di me a Verona. Mi figuro che ne conteranno di molto belle perchè Monte Baldo 93 non falla.

Per altro ti dirò, che la mia salute non va male ma affatto libera dalla tosse non sono anzi era in qualche dubbio di farmi cavare un pò di sangue prima di mettermi in viaggio ma non so quello che farò non avendone voglia. Non ti prender però pena perchè già sai che sono le cose solite, e a dirti il vero io l'attribuisco allo star sempre così chiusa nel nostro apartamentino, non importando a me di andare in nessun luogo fuori che di venire a Verona.



Porta pazienza ma fa il piacere di far copiare la lettera del Signor Preposto di Milano 94 sopra la prima che mi scrivi anche sul dubbio della mia partenza da quì dirigi una lettera quì ferma in posta, e la copia della stessa lettera la manderai a Rimini alla Cara Isabella. Io mi aspetto che a Verona dicono che mi hanno fatto Cardinale.

Termino subito per non perdere la posta. Stà allegra ti abbraccio e ti lascio con tutte nel Cuor Santissimo di Maria.

La Cristina95 ti prega di salutare per essa tutte le care compagne compresa la Beppina, e questa te la raccomanda assai perche teme, che tù in mezzo a tante brighe non la coltivi quanto ha bisogno. Fà, e fa fare orazione pel mio viaggio, e dando le mie buone notizie alle altre Case prega tutte di fare orazione parimenti pel nostro viaggio.

Per la Beppina scrisse Cristina non ti angustiare fà quel che puoi, e sta quieta, governati.

Roma li 23 dicembre 1828
Tua Aff.ma Madre

Maddalena Figlia della Carità96


(Timbro partenza) ROMA
(Timbro arrivo) VERONA

27 DEC(embre)


All'Ornatissima Signora

La Signora Angela Bragato

Figlia della Carità Ricapito dal

Signor Verdari alla Porta dei Borsari


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