A elena bernardi



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Tua Aff.ma Madre


Maddalena Figlia della Carità16
A GIUSEPPA TERRAGNOLI

2088(Verona#1830.02.06)


Lettera lunghissima in cui la Canossa si attarda a delineare il carattere della cognata del defunto Don Luigi Traversi, che, rimasta vedova e con un forte patrimonio, per si­stemare i suoi affari, andrà a Venezia. Vorrebbe incontrare persone esperte e capaci, che l'aiutassero a risolvere gli inevitabili problemi della nuova ambientazione, ma é ipersensibile a certe pressioni per ottenere aiuti finanziari. Bisogna non sottoporle mai nessun caso di indigenza o di profitto, invece, trattata bene e dandole fiducia, da sola avverte certe necessità e diviene, come é, generosa. Maddalena chiede alla Terragnoli di presentarla a Padenghe, a Gaspari, ma non all'Alessandri. Se casualmente potrà anch’egli servirle, la presenta­zione venga dagli altri, non da lei. In questi giorni sarà a Venezia anche Mons. Sarda­gna, verso il quale le Figlie della Carità hanno fortissimi doveri di riconoscenza. Raccomanda che anche per lui l'accoglienza sia molto cordiale e fiduciosa.
V.G. e M. Carissima Figlia
Vi ringrazio mia cara Figlia delle notizie che mi avete dato rela­tive all'affare Donà17. Sappiate che l'agente mi scrisse in succinto lo stato delle cose, perciò la Cecilia18 adesso è in corrispondenza con la famiglia. Non vi prendete dunque pena se non sapeste cose maggiori che la Cecilia mi pare intenzionata di domandare a dirit­tura le cose da se. Questa volta risposi io all'agente perche aveva scritto a me e perche Cecilia non è ancora in istato da scrivere es­sendo con questo smisurato freddo ritornato qui, abbattuta da suoi mali di nervi, ma scrissi quanto ella volle giacche avendo l'Istituto ricevuta la dote può essa fare come crede.

Non ostante già se sentite qualche cosa o dalla buona Dama Priùli19, o dal Padre Stefani20, o da altri che possa darmi lume scrivetemelo liberamente che già sapete che neppur l'aria lo sa.

Sappiate mia Cara Figlia che sono imbrogliatissima per la carta della Salterini21 essendo Don Francesco22 ammalato da molto tempo. Adesso sta meglio ma con questa stagione i vecchietti stanno bene, o manco male a letto.

Basta qualche cosa penserò, e vedrò di poterla avere, e mandar­vela. Rapporto a quel danaro poi di cui avete bisogno per pagare i debiti che vi restano per i quindici ho una occasione di cui adesso vi parlerò, e vi manderò o tutto allora, o più che potrò, e pregherò il Si­gnor Battista23 poi a farvi avere il rimanente vedendo che egli ha delle difficoltà ad incomodare Ponzetta24. Onde meno difficoltà per cosa piccola che per una somma rilevante.

Sentite adesso cosa è questa occasione per cui ho bisogno che voi mi assistiate, e che facciamo le cose bene perche potrebbe esse­re che un giorno avessimo della assistenza ma adesso conviene che non solo voi, ma anche la Cara Betta25, il Signor Padenghe26, Ma­rianna27, tutti vi regoliate come vi scrivo.

Sappiate dunque che la Signora Angela Trevisana28 moglie del fu Signor Giovanni, e cognata del povero Don Luigi29 essendo re­stata erede di suo marito, il quale però lasciò non mi ricordo quanti mille talleri d'entrata all'anno di fondi in terre, all'Ospitale, ed al Ricovero, viene a Venezia.

Il motivo di questo viaggio è il seguente. Voi già sapete i gran si­gnori che erano i Trevisani, quantunque abbia il Signor Giovanni beneficato l'Ospitale, ed il Ricovero, potè però lasciare a sua moglie oltre il negozio, uno stato grandioso.

Questa Signora si trova aggravata da molti parenti suoi propri poveri, non ha ancora finito i suoi affari anzi credo che avrà da fare assai per terminarli trattandosi di cosa grande. Sappete la gran bottega, e negozio che avevano. A questo negozio erano dirizzati varj colli di mercanzia forestiera, la quale qui è proibita.

Adesso che a Venezia vi è il porto franco30, essa col mezzo di un nostro veronese che si chiama Signor Carlo Zambelli ha preso in affitto un magazzino a San Moise31 ove questo Signore le trovò an­che casa.

Qui ha venduto, e va asciugando il negozio e vuol venire a Venezia con intenzione di fermarsi forse due mesi sinche ha esitato tutta la sua robba.

Sentite dunque cosa questa Signora desidera da noi. Essa non conosce ne la città né la casa ove andrà ad abitare. Vorrebbe cono­scere ed essere raccomandata a persone cordiali fidate, ed intelligenti, e questo fu quello che mi domanda. Voi sapete quante obbligazioni abbiamo alli Trevisani e questa Signora diede per due anni l'intero mantenimento ad una nostra novizia, ma non conviene mai domandarle nulla, ne contarle casi compassionevoli perche già tut­ta Verona va da lei non solo, ma anche per fare un maggior bene. Il non mostrarle mai ne direttamente, ne indirettamente che si vuol niente da essa, è il mezzo di avere qualche cosa, e domandando come fece qualche persona ch'io conosco rovinarono anche le buone intenzioni che aveva prima.

Io dunque prima vi averto voi altre tutte, e prevenite anche il buon Signor Francesco Padenghe di non parlare mai dei bisogni nostri, né delle Convalescenti32, o di altri.

Io darò ad essa una lettera di raccomandazione per voi, perche possa avere in voi una persona di cuore se mai, o non istasse bene o volesse consigliarsi in qualche cosa in somma avesse qualche biso­gno. Voi intanto a mio nome raccontate tutto al Signor Francesco Padenghe ed alla Cara Signora Teresina33, come al Signor Giaco­metto Gasperi34, presentando loro tanti miei complimenti. Dite ad ambidue che io mi prenderò la libertà di dare a questa Signora An­gela Trevisani nata Busti una lettera di raccomandazioni per cia­scheduno. Ch'io non conoscendo la cosa penso che chi sà non abbia da riuscir loro profittevole in via mercantile; che potrebbe darsi che anche il povero Signor Giuseppe35 avesse incontro come sen­sale di fare qualche onesto guadagno, ma non le dò lettere per lui, ne glielo nominai e se i suddetti signori vedranno di adoperarlo lo faranno come loro.

Già sapete quanto questa Signora sia buona, ed anche relativa­mente alla raccomandazione che desidera io sono persuasa che non si tratterà che di qualche consiglio. Già le feci conoscere l'aureo ca­rattere del Signor Francesco, e come se la consiglierà è persona che non ha mira d'interesse, e per negoziare poi non lo nominai neppure non intendendomene, e non sapendo se, o al Signor Francesco, o al Signor Giacometto potesse convenire. Fu solo un mio pensiere che chi sa non abbia da esser loro utile questa relazione.

Mi raccomando dunque a voi di farlo subito perche per i quin­dici vuol partire, e col suo mezzo vi manderò come vi dissi tutto quel danaro che potrò.

Va benissimo che faciate economia, ma non vi angustiate. Ades­so veniamo ad un altro processo. Monsignor Sardagna36 già Vica­rio di Trento, Padre spirituale di quella nostra Casa, è quello che ha dopo il Signore tutto il merito di quella fondazione. Doveva dire an­che dopo Maria Santissima ma già s'intende, e venuto a Venezia. Egli ha una sua sorella maritata col Signor Serafini Presidente io credo non so di qual Tribunale, o Consigliere di Governo. Già Cava­liere s'intende. Detto Monsignore dunque il quale ci prestò sempre, e ci presta una assistenza da Padre, credo verrà a trovarvi.

Venendo non solo vi raccomando a tutte di fargli le attenzioni che potete, e di esebirgle se vuol vedere la cara nostra Santa37, ma fategli vedere anche il convento e fategli rimarcare il luogo degli Esercizj delle Dame, e la nostra bella infermeria.

Datemi nuova delle nostre ammalate. Ricordatevi che alla Ma­rietta38 giovò tanto per quello che mi ricordo il lichen islan­dico39 col latte. Sentirò della Cara Floriana40. Noi pure qui sia­mo sopracariche di ammalate. Isabella41 mi dà più pena di tutte essendo più di un mese che sempre stà a letto, e vi assicuro non po­tendo ritenere il cibo che va sempre più distrugendosi. Vi prego di fare per nove giorni un'altra piccola divozione a Sant'Antonio di Pa­dova42, ed a Maria Santissima per la stessa.

Vi abbraccio tutte di vero cuore, io me la passo sufficientemen­te bene. Tutte vi abbraccio nel Cuor Santissimo di Maria
Verona li 6 febbrajo 1830
Di Voi Carissima Figlia


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