A elena bernardi

V.G. e M. Carissima Figlia

Riscontro la cara vostra, e prima di tutto mi consola moltissi­mo il sentire che voi tutte fuori che una garelletta¹ ve la passate benino voi però governatevi più che potete. Sento con sommo piace­re essere messo in attività il porto franco², anch'io spero che Ve­nezia risorgerà un poco. Riceverete come vi dissi nell'altra mia dalla Signora Angela Trevisani lire venete novecento. Vi ringrazio delle notizie che mi date cioè che Mons. Traversi³ abbia già ricevuto la lettera della nostra Annetta⁴, la quale si porta benissimo, e tutte vi saluta, come pure tutta la sua famiglia.

La nostra Cecilia⁵ mandò già la procura a suo fratello, e di salute stà un pò meglio, anche le altre ammalate vanno rimettendosi. La Cara Isabella, và adagio adagio, pure io confido molto in Maria santissima ed in Sant'Antonio⁶ che anche questa si abbia da ricuperare, continuate a fare orazione, per questa buona figlia.

Se mai mi è possibile conto a Dio piacendo martedì partire per Bergamo e poi per Milano. Procuro di sollecitare quanto mai posso per poter essere in tutte le Case al tempo dei santi Esercizj, perché quest'anno ho anche la Casa di Trento che li vorrebbero incominciare dopo Pasqua, e da Trento poi passerei a Venezia.

Raccomandate al Signore, acciò mi assista a poter lavorare assai per la di Lui gloria, e perche possa supplire a tutto, come desidero. La Rosa⁷ ha inteso tutto per la Chiaretta, ha piacere che abbia presa in bene l'altra lettera che le scrisse, quanto prima ne scriverà, un'altra, intanto se avete occasione fatela riverire a suo nome, e se vedete sua sorella, o sue nipoti salutatele tutte.

Presentate i miei rispetti al nostro degnissimo Superiore al veneratissimo Padre Stefani⁸, e contracambiate ai complimenti del­la Signora Luigia Salvioli.

Vi abbraccio tutte di vero cuore, e vi lascio nel Cuor Santissimo di Maria. Con sommo mio dispiacere non posso mandarvi la carta della pensione della Salterini⁹ avendoci trovate noi senza stampiglia¹⁰. Avevo procurato in mancanza di Don Francesco¹¹ di farla fare al Signor Don Battistino¹² credendo già di averne almeno una ma non ne abbiamo mandai a cercare per tutta Verona ma non ne trovò. Mandatecene subito a posta corrente una, e poi se avete qualche occasione speditecene tre, o quattro. Delle 900 lire che vi mando potrete pagare i due debiti.

Rapporto al Signor Menegazzi quando vedrò mio fratello gli parlerò.

Di nuovo vi abbraccio.
Di Voi mia Carissima Figlia
Verona li 14 febbrajo 1830

PS. Quando spedirete la carta per la pensione dirigetela alla An­gelina¹³ con due righe perche facilmente lo sarò partita.

Vostra Aff.ma Madre

Maddalena Figlia della Carità¹⁴

VERONA

VENEZIA

FEB.

Alla Signora

La Signora Giuseppa Terragnoli

Figlia della Carita

Santa Lucia

VENEZIA

A MARGHERITA ROSMINI

2094(Verona#1830.02.14)

La Canossa, dopo averle esposto il suo itinerario per cui partirà in settimana per Bergamo, poi andrà a Milano, le preannuncia il suo arrivo a Trento. Le dà poi le risposte attese: per la sorella del Prefetto si aspetti la decisione della Campostrini, tanto piú che, a suo parere, non sembra un elemento per cui ella si debba sottoporre a nuovi sacrifici pecuniari; nella lettera di segnalazione al Pricipe Vescovo degli Esercizi per le Dame, ometta qualsiasi scadenza, per avere la libertà di tenerli a richiesta. Per la Gioppi nuove preoccupazioni: ne decideranno insieme.
V.G. e M. Carissima Figlia
Eccomi a risponderle a tutto quello che potrò mia Carissima Figlia ed in primo luogo le dirò, che essendosi un poco accomodato il tempo per tentar pure di mettermi in libertà da Milano per Trento se posso mai quantunque sia la settimana del venerdì gnoccolaro¹ pure penso se mai posso partire martedì per Bergamo poi Milano, e per servire prima il Signore, e poi Monsignore² mi privo anche del contento di qui rivederlo cosa che a dirle il vero mi pesa un poco. Basta pazienza. Eccomi a rispondere alle sue domande. Primo quì chi fece in pubblico due soli Voti in pubblico rinnovò i tre.

Per riguardo alla sorella col Signor Prefetto³ come appena la viddi. Per altro anch'io mi faccio la stessa delicatezza fino, che non è consumato l'affare colla Campostrini⁴ di entrare in verun tratta­to. A dire il vero quando la viddi io non sembrava soggetto che meri­tasse sacrifjzj ed Ella ne ha già fatti tanti che conviene pensare an­che per lo stabilimento pieno della casa senza tanta sua pena.

Secondo: per la lettera da scrivere al Principe Vescovo⁵ per gli Esercizj io ommetterei la clausola, che nelle piccole città si fan­no ogni tre, o quattro anni non essendo ciò conforme la nostra Regola e colla licenza di Monsignore trovo anch'io meglio il tenersi in libertà per qualunque disposizione del Signore. Molto mi dispiace di sentire nuovamente incomodata la cara Gioppi⁶. Jeri suo fratello Signor Giacomo mi scrisse dando tutta la colpa del suo male all'aria di Trento, e pregandomi istantemente di richiamarla a Verona dubitando di quanto mi disse il padre Bigo­ni Guardiano dei Padri Minori di Padova che me la portò ch'abbia da lasciare la vita a Trento, cosa che mi da molta pena, e voleva par­larne con Monsignore.

Coraggio mia Cara Figlia. Il Signore la tiene sulla croce buon se­gno per Lei, e per la Casa.

Ringrazio vivamente la buona sua mamma della sua bontà. L'altr'jeri mi scrisse il Signor Don Antonio⁷, che all'apertura della stagione parte da Roma. Gia è tutto Paradiso. Le nostre ammalate stanno meglio. L'abbraccio di vero cuore, e tutte in somma fretta le lascio nel Cuor Santissimo di Maria. Desidero che la Cara Cattina⁸ si quieti con Rigler⁹.
Di Lei Carissima Figlia
Verona li 14 febbraro 1830

Sua Aff.ma Madre

Maddalena Figlia della Carità¹⁰