VERONA
TRENTO
16 FEB(brajo)
Alla Nobile Signora
La Signora Margherita Rosmini De Serbati
Nel Convento dell'Addolorata
T R E N T O
A DOMENICA FACCIOLI
2095(Verona#1830.02.16)
La Canossa sperava farle un'improvvisata con il suo arrivo a Bergamo, ma il ritorno di un freddo assai crudo le ha imposto un nuovo rinvio. Per l'acquisto delle legna le indica come e da chi farsi prestare il danaro, intanto che può arrivare lei a portarglielo.
V.G. e M. Carissima Figlia
Non vi scrissi coll'ordinario di domenica non solo perche non ebbi tempo ma anche perche aveva stabilito di partire oggi giorno 16 e domani giorno 17 farvi un improvvisata. Questa so che vi sarebbe stata gradita quantunque questa volta sarà poco più d'un passaggio dovendo prosseguire dopo due, o tre giorni per Milano.
Ma sappiate che il tempo il quale sabbato pareva di primavera si inasprì di nuovo al segno che se il freddo cresce ancora qualche grado abbiamo di nuovo il fiume Adige gelato, oltre le strade, che divengono un affar serio.
Avrete dunque pazienza ed aspettare a partire quando vorrà il Signore che ceda questo rigido perche così dubiterei di prendere qualche altra malattia di petto ed allora non farei che intrigare voi ed intrigare me pure.
Già state certe che subito che si può veramente parto subito. Veniamo a parlare dei vostri Esercizj perche il tempo passa. In primo luogo vi avverto che la Pollini sorella della nostra novizia1 con una, o due altre sue giovani compagne figlie queste di un Deputato d'Iseo chiamato Signor Grassi chiedeva di venire da voi altre... il tempo in cui gli Esercizj comincieranno. Già scrissi al Signor Grassi come feci scrivere a Polini... se abbiano il letto...
Rapporto al danaro che bramate per la legna volentieri mia cara figlia alla mia venuta ve lo darò. Se poi piacerà al Signore per castigo dei nostri peccati che continui la stagione che qui abbiamo vedete se potete farvelo imprestare da Milano che supplirò a questo quando vi andrò. Ma siccome sulla lusinga di partir sempre debbo dare a Milano le 300 lire che vi prestarono l'altra volta così Potreste ricercarle alla Nina Roncali di quel danaro della Catterina Gherardi che il Signor Tedoldi aveva intenzione di mandarmi a Verona ma che effettivamente non ho mai veduto potreste farvelo dare e servirvene liberamente.
Possibile che il tempo non si metta in un po' di calma e che possa venire. Vi assicuro che questi giorni mi vado informando direi da tutti delle strade e dei viaggi e tutti mi dicono che non è per ora da mettermi in viaggio. Alcuni arrivarono a dirmi che sarebbe lo stesso che darmi la morte. Io non credo tanto ma il fatto si è che ci torna più il conto di portar pazienza tutti e rivederci sane ed allegre che già noi stiamo allegre anche la Quaresima.
Addio mia Cara Figlia i miei rispetti al Signor Don Giovanni2. Mi lusingo di veder presto il Signor conte Don Luca3.
Rapporto al prendere quelle figliuole a servire le signore ad impegnarle positivamente se potete aspettare aspettate, che forse verrò io prima ed accomoderemo tutto. Se poi non potete aspettare rendete ragione alla Rosina ma avertite che se questa le fosse sfuggita una prendesse colla Angelina della Paola per la pace con sua madre, e per riguardo di Casa Camozzi4 dubbito che dovrete prenderla.
In somma fretta essendo l'antivigilia del venerdì gnoccolaro5 tutte vi abbraccio e lascio nel Cuor Santissimo di Maria
Di Lei Carissima Figlia
Vostra Aff.ma Madre
Maddalena Figlia della Carità6
Verona li 16 febbrajo 1830
VERONA
BERGAMO
20
Alla Signora
La Signora Domenica Faccioli
Figlia della Carità
In Rocchetta BERGAMO
A GIUSEPPA TERRAGNOLI
2096(Verona#1830.02.21)
La Canossa fa conoscere che Monsignor Sardigna, passando da Verona, le ha fatto visita e si é mostrato contento dell'accoglienza ricevuta a Venezia, nonostante qualche contrattempo. Ella poi fa sapere che, per mezzo della signora Trevisani, manderà alla Terragnoli il danaro già annunciato e le presenta tutte le difficoltà che si frappongono all'acquisto del fondo a Ceneda per mettere a frutto le doti, le quali arrivano con troppo ritardo.
V.G. e M. Carissima
Riscontro la cara vostra, e nello stesso tempo vi dò le notizie di Monsignore7 che jeri è venuto a favorirmi. Per vostra consolazione vi dico che si mostrò molto contento delle vostre attenzioni, e per averle fatto vedere tutto il locale. Riguardo poi all'essere stato poco ben servito in chiesa non vi prendete pena, quando voi avete fatto tutto quello che avete potuto, ma sappiate che io destramente gli feci capire che la chiesa non è nostra per conseguenza anche voi vedete che non si può fare quello che si vorrebbe.
Rapporto alla Signora Trevisani8 sono certissima della vostra attenzione e che vi regolerete in quel modo che vi dissi. Dalla stessa dunque riceverete le lire novecento, io ho computato il tallero a L. 10,10 venete, facendo qui il corso la moneta veronese cioè un tallero9 vien computato per L. 14 veronesi.
Quando mi scrivete sappiatemi dire cosa è la valuta del tallero in moneta veneta. Riguardo alle grandi acque che avete avuto per tutta la casa sappiate che anche noi siamo state allo stesso caso, e tutti, ed anche ringraziare il Signore, che non sia nato di peggio, come succedette a Vicenza, che cadette una qualche casa dal peso delle neve, e restarono morte le persone sotto le rovine. Certo che ci vorrà della spesa, per rimediare, ed anche per questa casa mi andrà dei bei soldi.
Vi raccomando di spedirmi colla maggior sollecitudine il conto della Rosa della Croce10, ristretto sì, ma esatto, perche dovendo fare i conti con sua madre mi è necessario di averlo. Così pure mandatemi più presto che potete la carta per la Salterini11 perche qui come vi dissi nell'altra mia non se ne può trovare.
Veniamo adeso all'affare di Ceneda. Sentite mia Cara Figlia io non ho certamente ventimilla lire italiane, da poter spendere. Ho delle doti da rascuotere ma non me le danno, onde l'affare è imbarazzato. Nondimeno avrei la dote della Rosa della Croce che come sapete vogliono dare, avremo in seguito quella della nostra Luigia12, duecento talleri della Floriana13 e potrebbe essere di altre sei doti che ho d’avere, ne rascuotessi qualcheduna. Sentite adesso vedete d'informarvi della forma dei pagamenti.
Quando io ho comperato la piccola campagna di Marano14 diedi al momento una somma ed il rimanente del prezzo erano debiti che io assunsi ed a poco, a poco andai pagando di modo che al presente eccettuato un piccolo capitale che per essere dè pupilli non potei pagare con mio dispiacere, ho il luogo libero.
Se vogliono poi il danaro subito, o se vogliono la somma intiera conviene abbandonare il pensiero per non fare cattive figure giacche se non mi danno le doti quando sono impegnata non so come pagare. Sappiate anzi che io adesso mi sono determinata di non lasciar professare nessuna se prima non è fatto l'istromento della dote perche dopo alcuni fanno impazzire.
Voi però mi dite che l'acquisto non succederebbe che il venturo novembre. Guardate che non sia il possesso in novembre e non l'acquisto. Se fosse questo chi sa che per allora non si potesse fare col mezzo di qualche cosa della nostra Cecilia15 ma come potete imaginarvi adesso tutto è incerto non potendosi sapere in qual modo i fratelli si regoleranno, cioè se vorranno dar le terre, case, danaro, livelli, o altro perche potete imaginarvi con quale delicatezza sia costretta di andare da tutte le parti.
Spero che il Signore ci doni con questo mezzo il modo da poterci stabilire ma per prendermi impegni positivi senza sapere una cosa precisa io non posso, e credetemi che queste benedette doti così una ogni cento anni io non so cosa farne. Avete veduto quando rascossi quella della Cecilia che non fu modo d'impiegarla secondo le leggi della Chiesa a Venezia, e così è un vero imbarazzo. Informatevi dunque della forma dei pagamenti e sappiatemelo dire.
La cara Isabella16 sta un po meglio ma lentamente assai noi speriamo in Maria Santissima. La Teresina della Metilde17 sta meglio e l'Orsolina18 lo stesso, la povera Metilde è da molto tempo obbligata a letto pel male della sua gamba.
Desidero le notizie della cara Cinquetti19. Qui pure tornarono i ghiacci ed il freddo adesso è cessato di nuovo. Se il tempo dura così mite ho intenzione di partir presto per Bergamo e Milano.
Vi abbraccio tutte di vero cuore, e tutte vi lascio nel Cuor Santissimo di Maria.
Di Voi Carissima Figlia
Verona li 21 febbrajo 1830
Vostra Aff.ma Madre
Maddalena Figlia della Carità20
Alla Signora
La Signora Giuseppa Terragnoli
Figlia della Carità
Santa Lucia
VENEZIA
A GIUSEPPA TERRAGNOLI
2097(Verona#1830.02.27)
La Canossa scrive alla Terragnoli una lettera in cui domina il fattore economico: la riscossione della pensione della Salterini; l'acquisto del fondo di Ceneda come già aveva trattato nella lettera del 21 c.m.. Infine la rinnovata speranza di poter partire per Bergamo.
V.G. e M. Carissima Figlia
Anche questa volta vi scrivo da Verona mia Cara Figlia, e prima di tutto vi dirò che vi occludo la carta della Salterini21. Se mai vi fosse qualche parola da mettervi sopra pregate il nostro degnissimo Padre Stefani22 somigliando il di lui carattere da quello del Signor Francesco23 a cui la fece scrivere il Signor Don Battistino24.
Lessi la letterina della cara Rosa della Croce25. Io guarderò le carte che essa dice aver io meco ma vorrei che in una sola parola mi diceste se per la mobilia della buona Rosa siete state saldate perche io in quell'affare non mi sono intricata niente.
Veniamo adesso alla possessione di Ceneda26. Sentite mia cara Figlia cosa trovo necessario che facciate. Prima di tutto raccontate ogni cosa al degnissimo nostro Superiore27 il quale per quello ch'io so conosce pienamente la situazione del luogo e potrà decidervi se la lontananza per farvi l'acquisto per donne chiuse sia troppo lontana o sia una lontananza giusta non potendosi far un'appoggio totale sulla felicissima circostanza dei due ottimi fratelli Gaspari28 essendo cosa momentanea, e dovendosi da noi pensare in un'acquisto ad una cosa stabile, e perenne.
Se il degnissimo nostro Superiore è persuaso allora pregate i Signori Fratelli Gasperi ad informarsi della forma dei pagamenti e verificandosi che questi siano in rate ancorche si volesse otto, o dieci milla lire venete alla mano fatte allora esaminare i documenti dal Signor avvocato Gasperi, indi mi informerete di tutto, ed io vi risponderò. Già non so dubitare che la madre della nostra Rosa della Croce non sia per darmi la dote che spontaneamente mi esibi nondimeno sapete cosa sono le cose di questo mondo potrebbe accadere un'incaglio al pagamento, e vedete che allora malgrado l'esame non potrei andare avanti nel contratto.
Secondo le rate de’ pagamenti diverrà necessario assicurarsi del tempo positivo in cui ci daranno la dote della Luigia29 i Fratelli Bonetti, e già vi scriverò in un modo da potervi regolare politamente e dietro a tutte queste cose combineremo. Intanto continuate voi a trattare coi suddetti Fratelli Gaspari dei quali accetto molto volentieri il favore della loro assistenza. Conclusa la massima se occorrerà che a loro scriva allora lo farò.
Se piacerà al Signore lunedì conto di partire ma sin che non sono fuori della porta di San Zeno30 non lo credo nascendomi sempre degli ostacoli. Intesi tutto della Signora Trevisani31, ho piacere che sia restata contenta.
Scrivetemi tutto della Rosa della Croce.
In somma fretta vi abbraccio tutte e vi lascio nel Cuor Santissimo di Maria.
Di Voi Carissima Figlia
Verona li 27 febbrajo 1830
Vostra Aff.ma Madre
Maddalena Figlia della Carità32
VERONA
VENEZIA
1 MARZO
Alla Signora
La Signora Giuseppa Teragnoli33
Figlia della Carità
Santa Lucia
V E N E Z I A
AD ANGELA BRAGATO
2098(Bergamo#1830.03.06)
La Canossa è arrivata a Bergamo dove stanno iniziando gli Esercizi “con un concorso strepitoso”. Per questa ragione e anche per un ennesimo ritorno del freddo, non si vorrebbe lasciarla partire per Milano. Intanto pensi lei a organizzare l'adesione dei predicatori per Trento. Chieda al Conte Luca Passi, che è a Verona, se accetta di partire con lei per quella città, dove dovrebbe predicare con l'Abate Venturi. Se non accettasse, ne faccia domanda a Don Leonardo.
V .G. e M. Carissima Figlia
[Bergamo] 6 marzo [1830]
Già la degnissima Superiora della Casa di Verona, avrà ricevuto le mie notizie da Michele34, e dalla mia lettera, ma voglio darmi l'onore di continuargliele anch'io. Adesso, che ti ho trattato nobilmente, vengo a parlarti ad uso di San Zeno35.
Sappi dunque perche voglio farmi onore, che aveva già cominciato a scriverti prima di ricever oggi la tua lettera, avendola ricevuta, ti scriverò un pò più in lungo.
Comincierò per dirti, che quì pure si è rinnovato il freddo, per cui la mia tosse che aveva quando sono partita, non è finita ancora. A mio credere è proprio il freddo, perche quando stò quieta nella camera da scrivere fuori dall'aria, stò subito meglio, e quando vado nel freddo la sento di più. Anche la notte col caldo del letto non ho tosse, onde si vede, ch'è la stagione. Di poco ci burlerà.
Sono ancora quì, e mi fanno una guerra terribile, non volendomi lasciar partire martedì per Milano, quantunque comincino quì gli Esercizj domani sera, e vi è un concorso strepitoso.
Intesi tutto delle nostre ammalate. Restai sorpresa della Fiorio36, che un salasso solo non abbia bastato, e che il cherurgo37 senza il medico gliene abbia dato un altro. Conviene dire che abbia trovato la gran neccessità Ti prego di continuarmene le notizie quì, ed anche a Milano, perche senza tosse potrei tra tante esercitanti, che vengono a dormire, avere delle giovani con vocazione, ma d’impegno per l'Istituto, ed allora dovrò forse aspettare.
Ti raccomando dunque la Fiorio, perche a dirti il vero questi salassi mi fan temere di mal di petto accuto.
Dirai alla Cara Isabella38, che con tutte l'abbraccio che si ricordi che la grazia è fatta, ed il freddo accresciuto se anche le dà disturbo, che non vi badi chè a momenti siamo d'aprile.
Ho tanto piacere che la Cara Cecilia39 sia stata riscontrata dal fratello cordialmente. Il Signore ci farà la grazia che tutto andrà bene. Almeno così spero nel Signore.
Adesso te ne dico una, che ti farà riddere. Mi fu dato un consiglio a modo d'ordine, ma a dirti il vero sul riflesso della Felicita40, e della Fiorio penso che sia il Signore che lo abbia disposto, perche forse per queste due sarà necessario, ma se non fosse cosa generale potrebbero mettersi in aprenzione. Mi fu dunque detto, ed io lo dico a te perche lo faccia, che nell'infermieria si deve adoprare cucchiaj d'argento, e tazze di cristallo.
Racconta alla Cara Isabella, a Isabella dirai chiaro per Felicita, e Cecilia la cosa, ed anche alle altre, come massima presa, e poi fa consegnare all'infermiera tanti cucchiaj quante inferme ha d'argento ed altrettanti bicchieri, con ordine, che ad'ogni una lasci in camera il suo cucchiajo e bicchiere, sino al mio ritorno, che combineremo allora meglio.
Adesso ho bisogno, che tu mi faccia un altro piacere con giudizio ed anche con prestezza. Manda a pregare il Signor Conte Luca41 di venire da te, ed a mio nome gli domanderai se potesse, e volesse il mercoledì dell'ottava venir meco a Trento per dare insieme coll'Abate Venturi42 i santi Esercizj alle Dame, e questi si compirebbero allora il sabato anzi il venerdì dopo l'ottava.
Gli dirai che a me venne il pensiero, che siccome è appena apperto l'oratorio dei ragazzi così potrebbe animare il piissimo sacerdote che vi presiede. Gli dirai per altro che siccome al di lui arrivo mi sembrava molto stanco, che so che per la terza domenica deve essere a Genova se vede di aver da soffrire senza complimenti mi dica di no, e la di lui risposta a posta corrente cioe appena avuta me la manderai a Milano, ed anche quì, per la cagione che di sopra ti ho detto.
Io intanto con un'altro ordinario da dove mi troverò ti manderò una lettera pel Signor Don Leonardo di Casa Canossa43, la quale tratterai se il Signor Conte Luca accetta di venire, e spedirai nel caso il Conte Luca non possa accettare. Oltre di cio conviene, che tu mandi a pregare il Signor Don Bresciani e gli dirai che non essendosi potuto combinare ciò ch'egli mi disse col Signor Don Venturi io vivamente lo ringrazio, e mi riservo ad approfitare delle di lui grazie un altra volta.
Avverti che conviene che tu dica al Signor Conte Luca, che nel caso egli potesse accettare, Don Venturi, come già deve essergli noto non può predicare il dopo pranzo di modo che tutta la fatica di questo sarebbe sua.
Vi abbraccio tutte e lascio nel Cuor Santissimo di Maria
Tua Aff.ma Madre Maddalena44
Figlia della Carità
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