A elena bernardi


Figlia della Carità In Rocchetta Convento Santa Croce



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Figlia della Carità

In Rocchetta Convento Santa Croce

BERGAMO


A ELENA BERNARDI

1918(Verona#1828.06.04)


Ora che è a Verona, la Canossa sta un po' meglio, ma dopo pochi giorni deve partire per Trento dove l'aspettano la Rosmini, la Pilotti e le due giovani per l'apertura della nuova Casa.
V.G. e M. Carissima Figlia
Prima della mia partenza voglio di nuovo scriverle mia Carissi­ma Figlia per continuar a darle le mie notizie. Sappia dunque che at­tesa la mia stanchezza, ho dovuto tardare a partire per la fondazio­ne, avendo anche avuto bisogno di farmi dare un salasso, e dopo questo sono stata subito meglio, e adesso poi me la passo bene, anzi faccio conto nell'entrante prossima settimana, d'andare a Trento.

La formale erezione sarà il giorno di San Luigi 21 corrente, le darò poi in seguito minutamente ragualglio su di ciò. La cara e buo­na Marianna1 mi scrisse di salutarla, e di dirle, che desidererebbe di vederla, e di abboccarsi insieme per parlare intorno le fondazioni come facevano tempo fù. Già sempre più Dio benedisse quell'opera, e spero che sempre la benedirà.

Ho inteso con mio sommo dispiacere la malattia per non dire la perdita del Degnissimo Signor Don Massimiliano2, veramente cre­do che per i suoi meriti sarà pianto da molti. Pur troppo si van per­dendo i maggiori soggetti; bisogna però adorare i giudizj del Signo­re. La cara Cristina3 di salute se la passa sufficientemente bene, e da Roveredo4 è poi passata a Trento, e sta ivi aspettandomi in compagnia già della cara Rosmini5.

Rapporto alla casa, si può immaginare mia cara Figlia se non ho provato consolazione nel sentire che il Signore le abbia una poco consolate con allargarle, e per conseguenza poter avere un po più di respiro.

La salutano tutte queste buone Compagne. Termino raccoman­dandomi alle sue orazioni, e lasciandole ne' Cuori di Gesù, e di Ma­ria, e sono
Di Lei Carissima Figlia
E di Rosa6 perché non mi scrivi?

San Giuseppe Verona li 4 giugno 1828


Tua Aff.ma Madre

Maddalena Figlia della Carità7


A DOMENICA FACCIOLI

1919(Verona#1828.06.05)


Ancora l'assicurazione della Canossa che lei e suo fratello faranno il meglio per la questione della sua eredità. Lei, per il momento, non ne tratti con nessuno.
V.G. e M. Carissima Figlia

li 5 giugno 1828 Verona


Vi assicuro queste due righe da Verona mia Cara Figlia per pregarvi di far avere l'occlusa al Signor Conte Enrico Passi 1col mez­zo della Lalica.

Ho piacere che la Cara Deodata2 stia meglio, ed io spero che si abbia di nuovo da rimettere. Mi dispiace peraltro per voi, e per tut­te. Vi assicuro che adesso che partono la Trentine siamo intrigate anche qui.

Mi trovo ancora qui perché la stanchezza mi fece l'effetto che mi fece a Bergamo, ed ebbi bisogno di farmi levar sangue, questo mi giovò, e spero entro la ventura settimana essere a Trento. Per i vostri affari non parlate altro con nessuno finché non vi scrivo, che farò tutto io, e se avrò bisogno che facciate qualche passo ve lo scri­verò.

Jeri fu da me mio fratello3, ed abbiamo trattato esattamente di tutto, e un di questi giorni parlerò coll'avvocato e colla pace com­bineremo tutto.

Vi abbraccio tutte e vi scriverò poi da Trento. Vi lascio nel Cuor Santissimo di Maria
Di Voi Carissima

Vostra Aff.ma Madre

Maddalena Figlia della Carità4
(Timbro partenza) VERONA
(Timbro arrivo) BERGAMO

6

Alla Signora

La Signora Domenica Faccioli

Figlia della Carità

Santa Croce in Rocchetta

BERGAMO


A DOMENICA FACCIOLI

1920(Verona#1828.06.10)


La Canossa è oppressa da affari «molto imbrogliosi» per cui chiede tanta preghiera. Entro la settimana partirà per Trento sperando di dar principio ad un 'opera che dia gloria al Signore. Sistemi meglio che può l'impiego della Adeodata Mazzi in rapporto alle sue necessità fisiche e lei mangi tranquillamente di grasso se i medici e il confessore l'hanno sollecitata a farlo.
V .G. e M. Carissima Figlia
Prima della mia partenza da Verona nuovamente vi scrivo mia cara Figlia dandovi le mie notizie, le quali grazie al Signore son buone, poiche quantunque sia oppressa dalle continue, e molteplici occupazioni, che non mi lasciano un momento di respiro, con tutto ciò di salute me la passo discrettamente bene. Ho poi bisogno di molta orazione mia cara Figlia, per degl'affari molto imbrogliosi, e perciò vi prego che mi facciate fare da tutte le care Compagne, per nove giorni una piccola novena composta, di nove Gloria a Sant' Antonio5, ed un Magnificat alla Madre Santissima e mi basta che la faccia ognuna da se, sapendo che avete poco tempo di trovarvi tutte unite in coro, ed essendo estate avete anche poco tempo di fare orazioni; ma vi dirò con San Filippo Neri6, che fate orazioni unite all'opere, e così facendo, Dio forse, agradirà più queste, che quelle sole perchè qui si tratta di sua Gloria e d'impedir peccati.

Non sò, se la Teresa Spasiani7 v'abbia mandate le vestine delle pisside, col debito da soddisfare che le resta. Dal Conte Luca8 avrette ricevuti 5 talleri9, oppure li riceverette, e di questi supplirete al debito delle dette vestine, ed il rimanente lo spenderete per i bisogni della casa.

Se poi il Conte Luca non ve li avesse dati, allora guardate se nella borsa aperta della Meneghina10 ve ne sono, toglietene e supplite al conto con questi. Anzi se la detta compagna ha soldi, adoperate pure di quelli, e i 5 talleri spendeteli liberamente per la casa.

Vi avverto che ho ricevuto a Venezia dai Cappuccini un plico grande di carte, o libri che siano, da consegnare al padre Curato dell’Ospedale11, onde voi lo farete avvertito di ciò, affinchè esso la prima occasione che avrà lo mandi a prendere, ma prima v’averto voi acciocchè la detta persona abbia due righe scritte da voi, dicendo che gli consegniamo al dator della presente il detto plico, perché non trovandomi io, e le compagne non conoscendo il carattere del Padre Curato non succeda sbaglio. Qui sotto vi dirò quanto ho speso per il suddetto Padre, onde i soldi che riceverete dal medesimo teneteli anche questi per la casa.

Dopo aver scritto fin qui, ho ricevuto una cara vostra, in data li 7 del mese corrente. Ho inteso con piacere che di salute stiate meglio, come pure la Deodata12. Rapporto poi a quello che mi domandate intorno all’impiego della medesima, veramente la mia opinione saria quella che l’andasse le ore più buone, e quando la se sente, pure alla porta, ma avendomi voi scritto che tanto il medico, quanto il confessore vi hanno proibito di mandarla, ed anzi quet’ultimo vi ha detto, che non potete farlo in coscienza, perciò vi consiglio che tanto all’uno, come all’altro diciate loro quello che avete scritto a me, cioè tutti i mali ch’ella soffre stando ferma, perché ho sempre visto che il moto le ha sempre giovato, onde dopo avere consultato con loro, per parte mia sono contentissima, ma che si riguarda però dalle ore più frigide, come sarebbe, la mattina a buon’ora, e la sera, restando poi, torno a ripetere faccia secondo se la sente.

Voi mi domandate mia cara Figlia il mio parere intorno il mangiare di magro, ed io vi rispondo, che quando il medico il chirurgo, e il confessore vi hanno detto di mangiare di grasso che state quieta, ma la conclusione di questo ultimo non l’ho potuta intenderla.

Notate poi che l’aria nella quale vi trovate è molto più fina di quella di Milano, e per chi patisce di petto, anche per questa circostanza potrebbe essere di necessità il dover mangiar di grasso. E’ vero che ho trovato tante volte il medici di Milano um po’ troppo stretto, e vi sovviene appunto per questo, quante volte il Superiore scioglieva lui in vece di questo.

Per i vostri affari state quete, perché di tutto già io ho pensato. Mi consolai nel sentire che il conte Luca vi ha consegnato le 30 svanzicher13 che così le spenderete per i bisogni di casa. Veramente sentii con sommo dispiacere, che il degnissimo Signor Vicario Milesi14 così giovane, abbia fatto un colpo, e similmente che il Signor Don Gaetano Zanetti15 sia sì gravemente ammalato.

Fate i miei rispettosi doveri al Signor Don Giovanni Zanetti16, e ditegli che non mancherò da miserabile di pregare il Signore per tutti due, acciocchè s'è in piacer suo li dona loro la perfetta sanità.

Giovedì della presente settimana, a Dio piacendo partirò per Trento, ed ivi darà principio alla fondazione, ajutatemi colle vostre orazioni acciocchè anche questa Casa s'impianti col vero spirito dell'Istituto.

Tanto la Rosa Dabalà17, cheio, abbiamo sentito con sorpresa i due prossimi matrimoni. Di quello della Rosina, posto ch'ella si sentiva chiamata a questo, possiamo consolarsene, ma di quello poi della Giovanna di Nembro, veramente è da confettarla18.

Quando vedrete qualcuno dell'ottima famiglia Camozzi fate i miei complimenti.

Termino lasciandovi ne’ Cuori Santissimi di Gesù e di Maria, ed abbracciandovi unitamente a tutte le Care Compagne, mi dichiaro
Di Voi Carissima Figlia
San Giuseppe Verona li 10 giugno 1828


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