A elena bernardi



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Di Te Carissima Figlia

Bergamo li 21 aprile 1830

La Tua Aff.ma Madre

Maddalena Figlia della Carità1


BERGAMO

VERONA


23 APR(ile)

Alla Signora

La Signora Angela Bragato

Figlia della Carità

Ricapito dal Signor Verdari

alla Porta dei Borsari

VERONA

AD ANGELA BRAGATO

2124(Bergamo#1830.04.24)


La Canossa torna a Verona, ma col vetturale di Bergamo. Il suo ritardo ha cause se­condarie, per cui non stia in pensiero. Anche per il numero dei letti stia tranquilla che, se non basteranno, insieme decideranno come organizzare.

V.G. e M. Carissima Figlia

Questa mattina ricevetti col mezzo del Signor Conte Don Luca Passi1 il libro delle maestre, unitamente alla Carissima sua, e dal­la posta ricevetti la lettera della Cara Isabella2. Ti ringrazio tanto di tutto e ringrazio anche la mia Cara Isabella d'avermi favorito de suoi caratteri che mi furono assai graditi.

Siccome vivo nella lusinga se la salute di Cristina3 me lo per­mete di partire lunedì per Verona così mi riservo a rispondere in voce ad ambidue trovandomi oggi sopracarica di lettere e d'imbro­gli.

Mi ristringo dunque a dire a te, che per i letti non ti prendi pe­na, bastando al più le due stanze al momento, ch'hai preparate. Alla mia venuta se mai occorrerà qualche altra stanza, che già non cre­do, combineremo insieme.

Dirai poi alla Cara Isabella, che si faccia coraggio, e che si pre­pari ad ajutarmi, e che, rapporto a Ravenna 4 sentirà alla mia venu­ta delle belle cosette. Dirai anche alla stesa che vada adagio perche se vorrà far troppo in un momento, non potrà poi bene rimettersi, e a me preme, che diventi forte come una torre.

Non vedo l'ora d'avere le nuove anche di Trento. Sento, che Mi­chele5, è andato a prendere le compagne, e che entro la giornata d'oggi 24 corrente le aspetti a Verona. Mi tengo certa che Maria Santissima avra benedetto anche senza di me ogni cosa.

Ti abbraccio di vero cuore e ti lascio nel Cuor Santissimo di Ma­ria col maggiore attaccamento.

Se mai non mi vedi non aver pena ne per me, ne per Cristina perche se mai mi trattengo non è per malattia che sta benino ma per i suoi incomodi soliti, che non le permettono di viaggiare quando ne è incomodata. La mia salute va bene.


Di Te Carissima Figlia
Bergamo li 24 aprile 1830
Ho tanta consolazione che tu te la passi sufficientemente bene. Valsechi 6 che mi accompagna

non sa se potrà avere il passaporto per lunedi anche se non mi vedi martedi può essere che non possa venire per Cristina ma può darsi che tardi un giorno per Valsechi


Tua Aff.ma Madre

Maddalena Figlia della Carità7



BERGAMO




VERONA


25 APR(ile)

Alla Signora

La Signora Angela Bragato

FIglia della Carità

Ricapito dal Signor Verdari

alla Porta de Borsari

VERONA

A GIUSEPPA TERRAGNOLI

2125(Bergamo#1830.04.24)


A Venezia sono sopraggiunte alcune complicazioni che rendono difficile il sostenere da sole la fatica degli Esercizi delle Dame, allora la Canossa rimanda il suo viaggio a Milano, tanto più che, oltre all'elezione della superiora, dovrebbe fermarvisi per un periodo piuttosto lungo. Assicura che sarà dunque a Venezia al più presto, ma intanto comunica alla Terragnoli che andrà da lo­ro, oltre alla contessina Passi, anche il cognato Don Marco «che é propriamente un santo». Maddalena raccomanda di lasciare pure che Rosa Della Croce le parli, anche per i suoi affari e, se rimanessero dei dubbi, ne parli anche con Mons. Traversi che ne é al corrente e competente. Raccomanda di fare la più cordiale accoglienza a Don Marco Passi.
V.G. e M. Carissima Figlia
Riscontro la cara vostra del giorno 14 corrente mia Carissima Figlia. In primo luogo vi dirò che la mia salute grazie al Signore va bene, e lunedì, o martedì conto partire per Verona.

Rapporto agli Esercizj sento, che il vostro cuore sarebbe dispo­sto d'ajutarmi col farli fare da voi sole ma che attese le circostanze della Casa, e massime per la poca salute delle Compagne vi trovate imbarazzate.

Misi dunque da parte dopo avere ricevuto la vostra lettera il pensiero di andare a Milano in questo momento per l'elezione della Superiora desiderando il Superiore di colà, che al momento dell’ele­zione combini anche alcuni altri affari relativi a quella Casa, e per combinare tutto, avrei dovuto fermarmi almeno due mesi.

Io dunque ritornata a Verona farò il possibile per venire al più presto a Venezia ma terminati gli Esercizj pochissimo tempo potrò fermarmi dopo.

Ricevo in questo punto un altra Carissima vostra del giorno 21. Siccome se mai posso lunedì vorrei partire per Verona così oggi ho tanto daffare, che non so come muovermi onde riscontro la lettera della cara Rosa della Croce8, e la Cara vostra unitamente non po­tendo far di più. State certa, che mi governo quanto posso, e mi rimetto.

La lettera del Padre Vettore9 ritenetela. La Contessina Passi10 seppi di poi, che non vuol niente altro, che conoscervi per l'affetto ch'ha per noi, e venire qualche momento in un luogo sacro.

Con vostra e mia sorpresa vedrete e questo poi certamente for­se anche prima di ricevere questa mia il Signor Conte Marco Passi11, cognato della Contessina Betta. Questo è in compagnia del Signor Preposto Fenarolli12 il quale fu quest'anno (a) fare la carità di dare gli Esercizj alle Signore quì da noi.

Abbiamo come vi dissi a questa famiglia obbligazioni senza fi­ne, ed il Conte Marco è propriamente un santo. Credo, che verrà a dir Messa dalla nostra Cara Santa13.

Secretamente vi avverto che la buona Rosa Della Croce avrà mi figuro gran desiderio di parlargli in confessionario, o fuori perche credo che sia stato il suo Direttore anche per la sua vocazione. Domandategliene licenza al degnissimo nostro Superiore14, e s'egli ve la dà, ed il Conte Marco possa, state quieta perche è propriamente un angelo, e non farà altro che lasciervela tranquilla.

Vorrei dare al Signor Francesco15 l'incomodo, ed il piacere di fargli conoscere questo degno sacerdote, che pure è un anima san­ta, ed avrebbero essi tanta consolazione di poter conoscere, ed ossequiare il nostro Patriarca16.

Vorrebbe anche conoscere il degnissimo nostro Superiore, ed i Religiosi Cavanis17. Vedete se potete servirlo.

Pel nostro Prelato direi, che potreste pregare il Signor Paden­ghe18 ed anche per Mons. Traversi. Per i Cavanis anche il Signor Don Giacomo19. In somma chi credete. Forse anche quanto vi scri­vo non potrà accettarlo per non aver tempo, ma se potete il Patriar­ca fateglielo conoscere.

Rapporto alla Della Croce il Conte Marco non seppe, che dirmi. Io dissi con lui che potrebbe la Rosa fare la rinunzia se crede condi­zionata parlando già s'intende della robba del padre e del zio, che per l'eredità materna non è da farne parola. Condizionata m'inten­do, che nella quietanza dicesse, che si contenta delle 6000 lire sino che resta nell'Istituto ma in qualunque caso, che intende rientrare ne suoi diritti.

Questo è quanto dissi al Conte Marco, ma meglio riflettendo poi il fare la quietanza come dice la Rosa delle 6000 lire, del rimanente da essa ricevuto senza altre descrizioni d'aver ricevuto ne soprabondantemente, ne tutto pare ancora meglio se si contentassero per altro.

In ogni modo mi pare che una quietanza in questo modo ti20 stia ma in altra maniera sarebbe necessario aspettare la risposta di sua madre.

Se aveste dei dubbi consigliatevi col degnissimno nostro Supe­riore che se ne intende di tutto, ed egli anche meglio di me saprà ve­dere cosa sia da farsi per l'onore ed il vantaggio dell'Istituto.

Ho ricevuto oggi una lettera della Cara Dama Priùli21 alla quale risponderò da Verona. Intanto se la vedete presentatele tanti complimenti.

Vi abbraccio tutte di vero cuore, e tutte vi lascio nel Cuor San­tissimo di Maria


Di Voi Carissima Figlia
Bergamo li 24 aprile 1830

Aff.ma Madre


Maddalena Figlia della Carità22


BERGAMO

VENEZIA


26 APR(ile)
Alla Signora

La Signora Giuseppa Terragnoli

Figlia della Carità

Santa Lucia

V E N E Z I A

A GIUSEPPA TERRAGNOLI

2126(Verona#1830.04.28)


La Canossa andrà quanto prima a Venezia. Potrà aiutare poco, perché molto debole. Intanto però eseguisca una sua incombenza con la prudenza che le è solita. Deve consegnare in mano a Padre Vettore, cappuccino, o al confratello, P. Luca, una lettera che le preme moltissimo.
V.G. e M. Carissima figlia

Verona li 28 aprile 1830

Ecco, che vi scrivo da Verona ove giunsi jeri sera felicemente. La mia salute è sufficiente. Solo mi trovo un pò stanca attesa la debolezza, che ancora mi sento, per la lunga tosse, che mi molestò. Vi dirò per altro mia cara figlia, che faccio il possibile per isbrigare al più presto gli affari che ho quì, per venire a Venezia. Solo mi dispiace, perche poco potrò ajutarvi, appunto per le poche mie forze. In somma farò quello che potrò.

Rapporto alla lettera, ch'io vi aveva spedito pel Padre Vettore cappuccino della Zueca23, giacchè il suddetto Padre, non si trova a Venezia, vi prego mia cara figlia di andare alla Zueca, e domandate ivi giunta il padre Luca24, presentate al medesimo i miei rispetti, e consegnate a lui in vece la lettera a nome mio, dicendogli in pari tempo, che faccia la grazia di leggerla, trattandosi d'un affare, che fa lo stesso, che sia considerato da lui, o dal Padre Vettore.

Se dopo aver il suddetto Padre Luca letto la lettera vi dice qualche cosa scrivettemelo per mia norma. Se non li risponde non gli domandate nulla25

Vi raccomando di fare le cose con tutta l'attenzione come gia siete solita di fare.

Se poi per qualche motivo non poteste, o non credeste andare in persona alla Zueca scrivete un viglietto al Padre Luca, supplicandolo di volervi favorire un momento, e quando viene consegnarete a lui la lettera del Padre Vettore. In somma già rn'intendete, desidero che gliela consegnate in un modo, o nell'altro in proprie mani, trattando la lettera un affare troppo importante.

In soma fretta per non perdere la posta vi abbraccio, e lascio nel Cuor santissimo di Maria
Di voi carissima figlia

Vostra affezionatissima Madre Maddalena26


Figlia della Carità

VERONA
VENEZIA

30 APR(ile)
Alla Signora

La signora Giuseppa Terragnoli

Figlia della Carità

Santa Lucia

V E N E Z I A

A DOMENICA FACCIOLI

2127(Verona#1830.04.28)


La Canossa è arrivata a Verona, e sta discretamente, ma il suo cuore è a Bergamo, dove cercherà di tornare presto. Le spiega come debba mandarle con urgenza certe lettere.

Carissima Figlia

Il nostro viaggio non poteva essere più felice come anche in voce udirete dal buon Signor Angelo Valsechi27. Di salute me la passo proprio benino fuori di trovarmi un po stanca.

Spero che voi avrete ricevuto una lettera spedita costì da questa buona superiora28. Vi prego di metterla col primo ordinario in posta con due vostre righe.

Sapiate che questa lettera deve contenere carte d'impegno, e mi dispiace assai che si trovi in giro, onde ve la raccomando quanto posso. Già non l'avrete aperta ma se mai l'aveste fatto tornate a mettervi dentro tutte le carte che vi avrete trovato. Fate una sopra coperta29 vostra e con tutta dilligenza coll'ordinario di sabbato speditemela.

Avvertite di metterla in posta sabbato di buon ora. Potrebbe essere che anche avendola ricevuta jeri l'aveste messa in posta oggi, e subito che l'avrò ricevuta ve lo scriverò.

Se mai non ve ne avessero portate lettere per me, mandate in posta a vedere che questa vi deve essere e qualunque lettera vi venga a me diretta speditemela.

Gli esemplari della Cara Isabella30 non è possibile che ve li mandi col ritorno di Valsechi dovendoglieli far fare quando può.

Ho mandato a cercare il bordo. Se me lo portano in tempo ve lo spedisco ma se viene il legno da Valsechi allora ve lo manderò a primo incontro.

Riceverete anche la semenza di brocoli che desidera la Cara Innocenti alla quale, come alla sua mamma ed a tutte la degnissima famiglia Camozzi31 Alla cara Chiaretta Camozzi tanti tanti complimenti. Cristina vi abbraccia tutte e se la passa sufficentemente.

Non vedo l'ora d'avere le vostre nuove di tutte una per una potendovi assicurare, che una parte del mio cuore è restato a Bergamo, ove non vedo l'ora di tornarvi e farò quanto posso per tornarvi presto.


Vi abbraccio tutte di vero cuore e tutte vi lascio nel Cuor Santissimo di Maria

Vostra Aff.ma Madre Maddalena32

Figlia della Carità

Verona li 28 aprile 1830




Alla Domenica Faccioli

A DOMENICA FACCIOLI

2128(Verona#1830.04.29)

[Verona, 29 aprile 1830]
Mentre la Canossa è in parlatorio, la segretaria inizia a scrivere, ripetendo in parte quanto già era stato scritto nella lettera del 28 aprile. Quando torna, la marchesa fa aggiungere di suo che è molto stanca perché ha dovuto intrattenersi con persone fin dal mattino e dà qualche direttiva su una richiesta per maestra di campagna.
V.G. e M. Carissima Figlia
Coll'incontro che ritorna il Signor Valsecchi33 non manco di darvi le mie notizie, che grazie al Signore sono ottime.

Abbiamo fatto un felicissimo viaggio, andai anche a Rovato in somma feci tanti mestieretti.

Arrivai qui jeri dopo pranzo circa alle sei in buona salute un po' stanchetta ma niente altro. Anche la Cristina si difende. Trovai tutte le Compagne di una discretta salute grazie al Signore fuori della buona Isabella34 che non ha miglioramenti ma è sullo stesso piede, raccomandatela al Signore.

La Maddalena35 che tutte vi abbraccia la trovai in buon essere di salute, e che sempre ride.

Frattanto che la Signora Marchesa ritorna dal parlatorio per terminar questa lettera la scrivente l'abbraccia con tutte le Care Compagne.

Dica alla Serafina, che jeri dal Valsecchi ho saputo, che finalmente il Signore le fece la grazia da essa tanto sospirata, che me ne consolo tanto, e poi tanto.

Mi saluti anche le mie care puttele dell'Unione36, e le dica di raccomandarmi al Signore, che anch'io lo faccio per loro.

Termino io questa lettera mia Cara Figlia per aggiungervi una qualche cosetta. Vi scrivo poco essendo adesso le ore sei passate, ed in questi momenti restai in liberta da questa mattina.

Riceverete dunque da Valsecchi mezza doppia di Genova37 notate undici taleri38 dati per la Cara Rosa39 da suo zio.

Non vi aggiungo l'undecimo perche non l'ho in natura. Vi aggiungo una mezza sovrana40 perche io pago al Signor Valsechi il conto, ma pel ritorno lo soddisfarete voi.

Troverete nel baule un libro del Mese di San Giuseppe e da Valsecchi un plichetto contenente nove immagini doppie, e due plichetti pure d'immagini nostre, che farete avere a Milano dalla Cara Rosa alle due nostre Case.

Termino subito perche sono tanto incantata da sentire a parlar tanto, che non so più come andare avanti. Vi raccomando di governarvi.

Vi abbraccio tutte. Dite alla Cara Lazzaroni41, che il Signor Curato Tavechi42 le scrivera per quell'affare di cui mi diede la memoria, e nello stesso tempo le scriverà se quella figliuola dell'oste nel caso teniate l'Educazione43 possa, o non possa venire.

Vi abbraccio tutte di nuovo. State allegre raccomandatemi al Signore e a Maria Santissima.


Tanti doveri al Signor Don Giovanni44 ed al Signor Don Cattaneo45 ed a chi vi domanda di me i miei complimenti in particolare alla Famiglia Camozzi46.

Di nuovo sono:

Di voi Carissima Figlia

Vostra Aff.ma Madre

Maddalena Figlia della Carità47
Alla Domenica Superiora



A DOMENICA FACCIOLI

2129(Verona#1830.05.01)


La Canossa è in pena perché non ha ricevuto notizie da Bergamo, dove spera tornare presto, anche perché ha lasciato tutte in condizioni fisiche poco buone. Le ripete che rimandi d'urgenza la lettera della Bragato .
Carissima Figlia

[Verona] Oggi 1 maggio 1830


Mi pare mille anni d'essere priva delle vostre notizie non avendo ricevuto dacche sono partita da Bergamo nessuna vostra lettera mia cara figlia. Oggi stò in attenzione d'averne qualcuna, e spero di sentire le nuove di ciascheduna di voi. Se mai non lo avete fatto, vi prego di scrivermi al primo ordinario le notizie di tutte in particolare cominciando da voi.

Sappiate mia cara Figlia, che questa volta soffersi più delle altre nel dovervi lasciare, vedendovi cosi mal disposte di salute. Spero che adesso vi troverete in miglior stato, e che Maria Santissima vi ajuterà a disimpegnare i vostri impegni, ma ripetto non vedo l'ora di avere le vostre nuove.

Spero, che avrete ricevuto una lettera spedita costì dalla Cara Angelina48 superiora di questa Casa, e che voi me l'avrete a quest'ora rimandata qui. Sappiate, che in questa lettera vi deve essere delle carte d'impegno occluse, ed io mi trovo in pena sino, che, non l'ho ricevuta.

Ripetto mi lusingo, che voi l'avrete ricevuta, e di nuovo me l'avrete rimandata quì, ma se mai non lo avete fatto vi prego come, l'avrete ricevuta, di mandarmela col primo ordinario perche mi preme assai.

La mia salute va benino, solo mi trovo assai indebolita di forze, non avendo un momento di quiete. Cerco di fare il possibile per sbrigare gli affari, onde poter al più presto, che mi sarà possibile passare a Venezia, e ritornare a Bergamo.

Raccomandatemi al Signore in modo particolare, assicurandovi, ch'ho bisogno di molta orazione per che Dio si degni donarmi lume, e fortezza in tanti importanti affari lieti però.

La Cristina49 continua al suo solito, ma sempre in piedi. Addio mie care Figlie. Fatevi coraggio. Non dubitate, che il Signore vi assisterà, e vivo nella speranza al mio ritorno di trovarvi tutte incamminate sulla strada della santità e potete figurarvi quanta sarà la mia consolazione.

In somma fretta vi abbraccio, e lascio nel Cuor Santissimo di Maria


Di voi Carissima Figlia
Vostra Aff.ma Madre Maddalena Canossa50

Figlia della Carità

PS. Questa sera, ho ricevuto una vostra lettera contenente altre tre, ma non quella di Verona, mandatemela colla vostra sopracoperta51, e mettetela mercoledì in posta a buon ora.

A GIUSEPPA TERRAGNOLI

2130(Verona#1830.05.02)


Don Marco Passi non ha potuto rinnovarle la visita perché dovette partire all'improvviso. Andrà la Canossa a Venezia, ma non sa quando, per la troppa debolezza che ancora la opprime. Quando andrà, cercherà di sistemare la sorella come penserà meglio davanti al Signore. Intanto preghi.
V.G. e M. Carissima figlia
Intesi dal signor conte Don Marco52 le vostre notizie. Lo stesso non potè venire altra volta da voi perche le convenne improvvisamente partire.

Rapporto alla carta di quietanza della Rosa della Croce53, non serve che mi mandate la formula, ma regolatevi secondo quello vi disse il nostro degnissimo Superiore54.

La carta per la pensione della Salterini55 ve la spedirò coll'ordinario di giovedì.

Spero a Dio piacendo, che la ventura settimana avrò il piacere di abbracciarvi. Per altro non posso con certezza assicurarvi atteso la gran debolezza in cui mi trovo.

Sento con dispiacere che siete in molte incomodate. Mi pare che forse qualcheduna avrà bisogno di cambiar aria non sò però quel che farò fate orazione acciò il Signore si degni di darmi lume. Non sò anche quali compagne dovrò prendermi per venire a Venezia, perche quest'anno non posso condurre la cara Isabella56, non essendo in istato di viaggiare, perche non può ancora reggersi in piedi.

Vi prego di applicare tutte l'orazione, e quello che farete in questo mese secondo la mia intenzione e per tutti gli affari dell'istituto che ne ho tanti.

Vi abbraccio tutte di vero cuore, e vi lascio nel Cuore santissimo di Maria.
Di voi carissima figlia
PS. Aspetto a dire alla cara Rosa Dabalà57 la morte di sua sorella finchè possiate dirmi il modo della. morte, e s'abbia ricevuto i santi Sacramenti.

Tanti rispetti al nostro degnissimo Superiore, ed al Padre Stefani58, come ai nostri conoscenti. Di nuovo vi abbraccio. Non vi prendete pena di quanto di sopra in fretta vi scrissi che qualche compagna ha bisogno di cambiar aria. Io lo giudico dalla qualità degli incomodi che mi dite ma prima bisogna che trovi da darvene in sostituzione. State dunque quieta ma pregate.


Verona li 2 maggio 1830

Vostra affezionatissima Madre

Maddalena Figlia della Carità59

VERONA
Alla Signora

La Signora Giuseppa Terragnoli

Figlia della Carità

Santa Lucia

V E N E Z I A



A MARGHERITA ROSMINI

2131(Verona#1830.05.03)


Un disguido postale aveva fatto ritardare le sue notizie e la Canossa ne era preoccupa­ta. Ora che le ha ricevute, manda le attese risposte, tra cui quale valore ha la regola del silenzio, quando alcune consorelle lavorano sempre insieme tutta la giornata. Una madre deve pensare anche al sollievo delle figlie, quindi uno scambio di idee non può essere una sottrazione alla Regola. Spiega poi come comportarsi con la Carminati per condurla a lei, senza pericolosa contestazione. Per la morte del Card. Bertazzoli, uno dei tre che approvarono le Regole, si facciano suffragi.
V.G. e M. Carissima Figlia
Ella mia Cara Figlia dice di avermi scritto tre lettere, ed io non ne ricevetti altro che due jer sera solamente, una proveniente da Bergamo l'altra dalla posta. Dopo di averle io scritto quella lunghis­sima lettera, che le dava un'idea degli Esercizj, ero sorpresa nel ve­dermi priva dè suoi caratteri. Le dico questo mia cara Figlia solo perche sappia, che una sua lettera andò perduta, e che le rispondo alle altre subito ricevute.

Può credere quanta consolazione io provi del felice esito dei santi Esercizj. Ebbi pure molto piacere che le care compagne di qui le siano state d'ajuto, giacchè non piacque al Signore che potessi ajutarla io.

Sapendo la loro bontà per me, prima di rispondere alle due ca­re sue lettere che ricevetti, voglio darle le mie notizie, che grazie al Signore sono buone sufficientemente. La tosse mi ha lasciato si può dire intieramente, mi resta solo della debolezza non piccola, e sin­golarmente sono imbarazzata per mangiare, ma già mi passerà es­sendo cosa da niente e di più dormo benissimo.

Veniamo adesso alle di Lei lettere.

Comincio a rispondere alla prima. Rapporto a quanto le Signo­re diedero alla sottosuperiora60 da portare a Verona per la Turri, io non trovo che questo abbia niente a che fare colla nostra regola, trattandosi che delle sorelle, un fratello, una cognata, consegnaro­no ad una che veniva a Verona della robba, e del danaro da portare ad una sua sorella. Per combinazione la Turri, è povera, ma voi al­tre niente avete domandato in conseguenza, è come qualunque al­tro Plico.

Per le mezze ore di riposo in cui si parlavano insieme le signore neppur questo vi è difficoltà, perche non si tratta di Figlie della Ca­rità, ma di Signore.

Pel confessore non rispondo a quanto Ella mi disse nella prima, sentendo dalla seconda, che il Signore le ha provvedute.

Per i di Lei ringraziamenti mia cara Figlia non vi é ragione che me ne faccia, perche si tratta di una cosa sola, vale a dire che si trat­ta del servizio di Dio, e che tutte sono egualmente le amatissime mie figlie, e mi creda che vorrei se potessi sollevarle tutte, ed essere in tutte le Case, non già perche sia capace di far niente, ma solo per la loro bontà.

Rispondo adesso alla seconda del giorno 30 p.p.

Ella mi domanda se sia permesso in due compagne trovandosi insieme a lavorare di parlare senza necessità, e se ciò sia contro la Regola. Veramente mia cara Figlia nella Regola della Carità verso Dio, che parla del silenzio, prescritti i luog(h)i dove deve essere sem­pre esatto si dice:   nelle officine dei rispettivi impieghi, quelle che non sono addette ai medesimi non vi si tratteranno a parlare. Tutte siano parche nel parlare ec.ec. Da questo come vede non si può dire assoluta mancanza di Regola.

Non v'ha dubbio che il silenzio, è più secondo lo spirito della re­gola, ma se si tratta di quelle che stanno di sopra ore, e ore, anche prima della regola approvata in qualche caso io diceva loro che

par­lassero per sollievo, giacche come madre conviene avere la mira an­che al sollievo, che a noi superiore non manca, dovendo sempre trattare, già è un sollievo che stanca, ma però alla umanità è una specie di sollievo.

Mi consolo che la cara Gioppi61 stia discrettamente bene. Ma sommamente mi dispiace e mi da pena la cara Cattina62. Oh! Dio mia cara Figlia, è una gran pena per me il sentirla nuovamente a du­bitare di una disgrazia, accaduta la quale né Lei, né io, sapressimo più come rimediare. E' meglio fare una risoluzione, e provare se un'aria grossa potesse sollevare, e mitigare il convulsivo prima che perdiamo la testa. Ella potrebbe venire sino a Roveredo63, e condurla colà, colla scusa che andando io a Venezia vorrei vedere se coll'aria del mare potesse mitigare i mali di testa, ed io o verrei, o manderei a Roveredo a riceverla, ma la risoluzione conviene farla subito per avere la scusa di condurla a Venezia, dove effettivamen­te la condurrei.

Verrei io a prenderla a Trento a dirittura, ma non vorrei imbarazzarmi per la Gioppi, e non vorrei risvegliare i pensieri dell'anno scorso a Teresina64, oltre la mia salute che dovrei intraprendere un viaggio sopra l'altro.

Per coonestare la cosa, ho una fondazione per le mani in aria dolce, per disporre Cattina farei tutto io, anzi si ricordi non dia cen­no minimo a Cattina, né alle Compagne che Cattina potesse inso­spettirsi. Io, o verrei, o manderei due compagne a Roveredo per esempio come oggi, e dormirebbero ivi, la mattina susseguente di buon'ora potrebbe trovarsi Ella con Cattina, ed un'altra Compagna a Roveredo, subito dopo Cattina potrebbe continuare il suo viaggio colle compagne sino a Verona, ed Ella il dopo pranzo ritornare e Trento.

Ne parli a Monsignore65, ed a posta corrente mi risponda, per­che poi succedendo qualche disgrazia oltre il sommo dolore di ve­dere una Compagna in quello stato, io posso trovarmi lontana, o am­malata, e non poterle dar ajuto neppure a Lei. In seguito se vedrà di occorrerle un'altra vedremo, e studierò se sia meglio che le dia una di quelle che abbiamo, o una novizia che abbia più che si può.

Mi raccomandi al Signore che ne ho tanto bisogno, che anch'io l'o fatto per Lei e per tutte, lo faccio e lo farò.

Le raccomando di fare per tre giorni la santa Via Crucis, e di applicare tre Comunioni per suffragare l'anima del Cardinale Ber­tazzoli66 uno dei tre, che esaminarono, ed approvarono le nostre Regole, ed attaccatissimo a noi, e molto amico del Signor Don Anto­nio67.

Le abbraccio tutte di vero cuore, lasciandole nel Cuor Santissi­mo di Maria
Di Lei Carissima Figlia
Verona li 3 maggio 1830

Tua Aff.ma Madre

Maddalena Figlia della Carità68

A DOMENICA FACCIOLI

2132(Verona#1830.05.05)


La Canossa la ringrazia delle lettere che le fece avere con sollecitudine e le dà chiarimenti sulla confessione straordinaria. Tratta poi di altre combinazioni, il cui rilievo è secondario. Anche a lei l'invito a suffragare l'anima del Card. Bertazzoli.
V.G. e M. Carissima Figlia
Molto mi dispiace mia Cara Figlia di sentirvi incomodata e che abbiate avuto bisogno di tanti salassi. Se potessi ritornare io subito a Bergamo vorrei far paura al vostro male come feci sino, che vi steti, ma che poi quando sono partita si rifaccia per tutto il tempo perduto è proprio una bella baronata69.

Vi ringrazio delle lettere, e segnatamente di quella di Verona, che conteneva come vi scrissi una carta molto importante. Ricevetti tutto jeri dopo pranzo, e mi sono accorta che avete messo le lettere in posta a buon ora essendo venuto contro al solito jeri lunedì. Rapporto al confessore straordinario ho piacere di sentire che tutte sieno restate contente, ma riguardo a voi la benedizione come ammalata non basta.

Se siete quieta e non volete confessarvi potete, ma conviene, che, o in confessonario o al letto vi presentiate come vi confessaste, e se siete quieta domandate semplicemente la benedizio(ne).

Quello che mi avete scritto intorno a quella giovane che desidera di farsi Francescana, ma che avrebbe l'apertura d'entrare a San Benedetto conviene mi fatte un gran piacere. Non mostrate d'avermi

scritto colla Teresa ma come voi scrivette alla medesima, ch'io vi raccomandai una giovane milanese che vuole farsi Francescana, e che feci parlare per un altra anche a San Benedetto70 di Bergamo, ma che queste Religiose prenderebbero la milanese se loro accomoda con facilitazione grandissima ma vorrebbero subito vederla. Per ciò che vi risponda subito, o si, o no, ch'io già per quella ch'aveva parlato non fa più bisogno perche è accettata in un altro luogo.

Sentite mia Cara Figlia accidentalmente seppi che il Signor Conte Luca71 vi ha parlato perche troviate un luogo per una giovane a lui raccomandata da mia nipote Ravagnani72, e per accidente pur seppi, che questo vi vuole scrivere a questo proposito. Conoscendo io il carattere ingenuo, e la somma delicatezza di coscienza della Cara Isotta Ravagnani io penso che dalla sua lettera potrete facilmente capire quello ch'io non so vale a dire che carattere sia questa giovane. Ricordatevi avvertite quando le risponderete di non darle da capire ch'io vi abbia scritto niente molto più che proprio non so la cosa come sia, ma quando avrete avuto la sua lettera prima d'impegnarvi, e di rispondere fatela vedere al Signor Don Giovanni Zanetti73 il quale ad ora ch'abbiate ricevuto la suddetta lettera, e siate in caso di riscontrarla sarà finito lo straordinariato, e potrete parlargli.

Niente mi dite del bordo se vi abbia piaciuto. Per vostra regola nel notarlo vale 32 lire austriache.

Intesi quanto mi dite di Cattina74. Veramente mostra una grande stabilità. Facciamo orazione perche il Signore tutto benedica, e pregate per me per carità vi prego, trovandomi circondata da mille affari. La Muterlini75 si porta benissimo. Non ha più quel male nella testa, ma non è ancora guarita. Vi raccomando assai la cara Lazzaroni76 per la quale sto in una continua pena. Qui è guarita dopo un salasso al piede. Già per un altra volta vi voglio mandare una ricetta curiosa, ma semplicissima.

Vi lascio tutte nel Cuor Santissimo di Maria. Tanti rispetti, e ringraziamenti al Signor Don Giovanni Cattaneo77, regolatevi di prendervi, o non prendervi l'impegno.

Se non siete sicura non v'impegnate che da quanto ho potuto capire il Signor Conte Don Luca pensa poi lui a trovarle luogo.

PS. Per tre giorni fate applicare la santa Comunione e per tre giorni pure la santa Via Crucis pel Signor Cardinale Bertazzoli78 uno dei tre che esaminarono le Regole nostre.
5 maggio Verona [1830]

La Vostra Aff.ma Madre Maddalena79

Figlia della Carità
VERONA
Alla Signora

La signora Domenica Faccioli

Figlia della Carità

Santa Croce in Rocchetta

BERGAMO

A MARGHERITA ROSMINI

2133(Verona#1830.05.09)


L'episodio quasi vandalico di alcuni ragazzi di Trento ha disturbato molto anche la Canossa, la quale sollecita ad alzare più che si può il muro di cinta. Dà quindi le ultime indicazioni per accompagnare tranquilla a Rovereto la Carminati, che sarà poi con­dotta da lei e come comportarsi per accettare o meno la consorella che manderebbe temporaneamente in sostituzione.
V.G. e M. Carissima Figlia
Per quanta fretta io abbia di andare a Venezia non posso con quiete allontanarmi da qui se prima non lascio in quiete Lei. Ti assi­curo mia Cara Giuseppina, che jeri giorno in cui ricevetti unitamen­te due tue lettere con quella pur di Cattina80, sentendo anche l'af­fare delle galine sul riflesso dello sbigottim(en)to81, che potevate prendere mi sono tanto sconvolta che questa notte non poteva nep­pure dormire, non già per la cosa che a me sembra una specie di scherzo, che altra cosa, ma solo sentendo quanto mi descrivi di aver dovuto giurare avere esami, e cose simili, ch'io ripetto mi pare che sia cosa in se da ragazzi, per le piante cavate, ed il campanello suo­nato, ma il giurare è uno spavento più grande delle galline. In som­ma allegria. Chiuder bene ed alzare le mura più che si può, e già Ma­ria Santissima state certe che ci custodisce tutte. Sento che anche Monsignore é d'oppinione di cambiare Catti­na.

Senti mia Cara Figlia ci vuole un gran giudizio per non rovinarla di più. Già ti unisco due righe per Essa, e le dirai amorosamente che ti scrivo che dovendo io andare a Venezia ho genio di provare se un po di scossa e l'aria del mare può liberarla da quei gran mali di te­sta. Poi giovedì mattina più a buon ora che puoi cerca di essere con Cattina ed un altra Compagna a Roveredo82.

Sul punto il trovare una Novizia, che abbia tutte le qualità, che tu mi dici, e che abbia anche tutta, o la più parte della dote, è cosa che sta nell'onnipotenza di Dio. Ne ho in vista, ed in parole più di una, ma è un gran riflesso anche i vostri cibi tirolesi per le comple­zioni di queste parti. Per ciò io farò orazione parlerò al Superiore83 sentirò se egli crede che venga io a Roveredo, o se non vuole.

Se verrò prenderò meco, e se spedirò un altra le darò in compa­gnia una Compagna di quì da poterci lasciare al momento finche meglio riconosco queste novizie, che ho in trattato. Quando a Roveredo vedrai la Compagna se vedrai di avere con questa confidenza la prenderai altrimenti avendo già con te un al­tra puoi fare a meno di prenderla dicendo, che puoi farne a meno.

Colla Cattina non dire, e non mostrare che non abbia più da tor­nare a Trento. Anzi mostra che rimessa la deside(re)resti. Ti prego d'assistermi coll'orazione che ne ho bisogno.

Pel baule già lo hai dall'ultima volta, che io fui da voi altre. Ter­mino subito per non perdere la posta d'oggi. Tanti rispetti a Monsi­gnore. Per venire e Roveredo penso che puoi teco prendere anche il Signor Don Natale84.

Tutte vi abbraccio, e lascio nel Cuor Santissimo di Maria
Di Te Carissima Figlia
Risponderò alle altre cose che mi scrivi quando potrò assicurandoti che sono sopracarica d'affari.
Verona San Giuseppe li 9 maggio 1830

Tua Aff.ma Madre Maddalena85


Figlia della Carità


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