)
E’ del tutto evidente che da parte dei fanatici anti-sette, non si può pretendere una particolare “sensibilità” democratica.
In sostanza costoro sostengono più o meno velatamente che gli adepti delle sette e delle nuove religioni covano ab origine problemi personali, che la setta poi acutizzerebbe, fino a portare alla rovina della persona. A tal proposito il GRIS, in collaborazione con l’Istituto di Psicologia della Pontificia Università Salesiana, ha elaborato un progetto di ricerca sui fuoriusciti dalle sette, i cui risultati saranno resi pubblici prossimamente. Gli psichiatri e gli psicologi che si sono prestati a questa operazione rivelano da subito la loro predisposizione politica:
Sono comunque previste domande miranti ad analizzare le caratteristiche psicologiche del soggetto e la sua storia personale prima dell’entrata nella setta o movimento religioso alternativo. Se la persona rivela problemi di origine psicologica già in precedenza, l’ipotesi potrebbe essere che le pratiche o i metodi della setta abbiano “solamente” fatto emergere la fragilità preesistente. Nel caso in cui questo non venga rilevato, allora si può pensare che le alterazioni psicologiche siano da attribuire ai metodi usati nel movimento religioso alternativo. (Dichiarazione della psicologa A.M. Vegetti, in L. Pelagatti, Prigionieri dell’inconscio, “Jesus”, anno XX, n° 9, settembre 1998, p. 13).
Non servono commenti.
Un ultima considerazione nel merito delle vicende giudiziarie. E’ evidente che non siamo i primi né i soli ad aver individuato il carattere politico dei processi alle sette. Uno degli avvocati del collegio di difesa di Scientology è infatti Giuliano Spazzali, persona sulla cui antipatia per gli ideali hubbardiani saremmo disposti a scommettere, eppure ancora una volta acuto osservatore della contingenza storica, qualità che lo ha portato a schierarsi senza troppe remore (pur dimostrando certo di avere una buona dose di pelo sullo stomaco...). Come nel processo Cusani e in altri precedenti, Spazzali non ha accettato a caso la scomoda difesa dei “loschi” scientologisti e siamo portati a credere che la sentenza della Suprema Corte sopra citata sia stata in buona parte influenzata dalla sua linea difensiva. Se le pressioni clericali cattoliche esercitate intorno al caso specifico sono state simili a quelle riscontrate nei processi ai satanisti, è facile immaginare cosa abbia motivato la sua scelta e quali contenuti possano aver avuto le sue arringhe difensive.
Difendere gli indifendibili dalla vandea cattolica montante e dal silenzio complice dei “garantisti”, è oggi più che mai un atto politico dovuto, che dovrebbe coinvolgere chiunque riesca a guardare alla storia attuale con lucidità.
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1. Per una trattazione sistematica del ruolo chiave ricoperto dai minori (più piccoli sono meglio è) in casi analoghi, rimandiamo al nostro precedente libro Lasciate che i bimbi – pedofilia: un pretesto per la caccia alle streghe, (Catelvecchi, Roma, 1997). Per affrontare un caso come quello di Modena (e si potrebbe citare quello di Lorenzo Artico), è necessario riferirsi alla letteratura americana sull’argomento (cfr. in particolare D. Nathan, M. Snedeker, Satan’s Silence Ritual Abuse and the Making of a Modern American Witch Hunt, Basic Books, 1995). L’ignoranza di psichiatri, assistenti sociali, poliziotti e pubblici ministeri è dimostrata dal fatto che ritengano una prova schiacciante delle loro teorie accusatorie il fatto che i bambini coinvolti in questi casi confermino l’uno le parole dell’altro, anche quando non si conoscono. Nei paesi dove l’abuso rituale satanico è stato smascherato da un pezzo come leggenda popolare (Usa, Uk e Olanda), sono ormai parecchi gli studi specialistici che spiegano questo fenomeno. Non si tratta affatto di una coincidenza. I bambini non si conoscono, ma i poliziotti, i pubblici ministeri e (nella “migliore” delle ipotesi) gli assistenti sociali che li interrogano sono gli stessi. Le controinchieste che hanno smascherato i più eclatanti casi americani, hanno dimostrato che spesso gli adulti cercavano una conferma alle proprie fantasie/teorie incredibili, e impostavano le domande in maniera capziosa, o comunque esercitavano un’involontaria pressione psicologica sui minori. Questi erano spinti a cercare l’accondiscendenza dei “grandi” e delle figure autorevoli, dando le risposte che loro si aspettavano., assecondando le loro paranoie, per ottenere in cambio attenzione e protezione. Non per niente si tratta quasi sempre di ragazzini con problemi psicologici e disturbi dell’adattamento: è così nel caso di Modena, era così nel caso Bambini di Satana ed è così nel caso Artico.
Ma anche gli adulti in questione non sono adulti qualsiasi. Trattasi quasi sempre di poliziotti o magistrati (gli assistenti sociali e gli psicologi arrivano dopo, quando le prime “rivelazioni” sono già state messe a verbale e i minori ascoltati... “a dovere”). Inutile far presente che sulle procedure di interrogatorio delle forze dell’ordine ci sarebbe già molto da dire anche senza bambini o ragazzini di mezzo, ma non è difficile immaginare quale tipo di pressione psicologica possa rappresentare per questi ultimi trovarsi in presenza di un ispettore o di un Pm.
2. Ringraziamo l’avvocato Giampaolo Verna, difensore degli imputati, per le informazioni forniteci in data 9/12/1998.
3. A tal proposito si noti cosa scrive Wojtyla nell’enciclica Fides et ratio:
“L’uomo, per natura, ricerca la verità. Questa ricerca non è destinata solo alla conquista di verità parziali, fattuali o scientifiche; egli non cerca soltanto il vero bene per ognuna delle sue decisioni. La sua ricerca tende verso una verità ulteriore che sia in grado di spiegare il senso della vita; è perciò una ricerca che non può trovare esito se non nell’assoluto. Grazie alle capacità insite nel pensiero, l’uomo è in grado di incontrare e riconoscere una simile verità. In quanto vitale ed essenziale per la sua esistenza, tale verità viene raggiunta non solo per via razionale, ma anche mediante l’abbandono fiducioso ad altre persone, che possono garantire la certezza e l’autenticità della verità stessa. La capacità e la scelta di affidare se stessi e la propria vita a un’altra persona costituiscono certamente uno degli atti antropologicamente più significativi ed espressivi”. (Fides et ratio, cap. 33).
Agli occhi di un laico, e tanto più di un’autorità giudiziaria, predicare “l’abbandono fiducioso” alla figura del prete, o di chi per lui, non può apparire diverso dal predicare l’abbandono a Saibaba. Non c’è motivo alcuno di vedere la prima forma di abbandono come un atto “significativo” ed “espressivo”, e invece la seconda come l’anticamera della truffa. Anche perché, da un punto di vista meramente pecuniario, le donazioni fatte alla Chiesa cattolica sono ancora di gran lunga superiori all’ammontare dei beni devoluti alle sette new age.
4. L’Opus Dei è un’organizzazione clerico-imprenditoriale che conta 70.000 affiliati - di cui in effetti solo il 2% appartenenti al clero. Una sorta di confraternita super-estesa la cui spregiudicatezza politica e finanziaria ha rischiato di spingersi troppo “in là” e di sfuggire al controllo di Roma, al punto da costringere Wojtyla a trasformare l’organizzazione in prelatura personale del pontefice.
12. Last man standing
Nella Storia, le streghe le hanno impiccate,
ma io e la storia,
troviamo gli incantesimi
di cui abbiamo bisogno, ogni giorno.
Emily Dickinson
Non abbiate paura.
Karol Wojtyla
E’ la sera del 25 gennaio 1999 quando ci accingiamo a scrivere l’ultimo capitolo di questo libro. Su Rai Tre sta andando in onda una nuova trasmissione di attualità, “Porte chiuse”, che nella prima puntata parla del fenomeno delle sette. Le riprese in diretta vanno in onda da Castel Sant’Angelo. Il conduttore, Andrea Purgatori, raro esponente del giornalismo investigativo negli anni Ottanta, intervista Monsignor Corrado Balducci, “illustre” demonologo.
Nonostante da alcuni anni Blissett stia sguazzando nella merda della cronaca più squallida e invereconda per raccogliere materiale e fare luce su quanto sta accadendo intorno al fantomatico “problema” sette, lo spettacolo a cui si deve assistere stringe lo stomaco.
Il bombardamento di immagini a cui veniamo sottoposti è quanto di più scorretto si possa pensare: tra il rogo di Waco, gli intossicati della metropolitana di Tokyo, le foto di Charles Manson, Luc Jouret e altri pazzoidi spiritati, compare quella dell’arresto di Marco Dimitri (scarcerato e assolto ormai da molti mesi). Come se non fosse abbastanza, il volto del fondatore dei Bambini di Satana compare in dissolvenza in vari punti del filmato. E tanto per aggiungere la beffa al danno, Purgatori si premura di dirci che la redazione ha provato a contattare alcuni esponenti del satanismo italiano, ma che “nessuno” ha voluto farsi avanti. Sappiamo per certo che non si è cercato di contattare Dimitri – pur chiamato in causa dalle immagini –, il quale anzi avrebbe avuto parecchie cose da dire sulla sua storia e probabilmente anche sul modo in cui la trasmissione era stata messa in piedi.
Ma il peggio deve ancora venire.
Andrea Purgatori, famoso per aver ripercorso le piste nere del caso Ustica e aver ispirato anche un film sullo stesso tema, dà il colpo di grazia alla nostra intelligenza, prostrandosi anima e corpo a un vecchio prete che straparla. Monsignor Balducci, come se stesse leggendo l’indice di un libro di Blissett, conferma punto per punto quanto abbiamo sostenuto finora. Grida all’allarme sociale, parla della pericolosissima diffusione di satanisti e affini, ovviamente senza fornire nemmeno una cifra. Anzi, una la fornisce, ma è una panzana talmente grossa che perfino il giornalista ha un sussulto e si rende conto della figura che Balducci gli sta facendo fare. L’affermazione infatti è talmente grottesca e pronunciata con tale innocente candore che retroagisce su tutto quanto il prete ha detto fino a quel momento. Balducci afferma che nel 1985, la presidentessa di un’associazione inglese per la tutela dell’infanzia gli avrebbe detto che nel Regno Unito venivano sacrificati a Satana 5000 bambini all’anno!
Purgatori cerca di frenarlo, di togliergli la parola, ma riesce soltanto a peggiorare le cose. Il Monsignore insiste: ribadisce la teoria del complotto satanista, sostenuta da tutti i propagandisti di panico messi in campo dalla Chiesa: i satanisti metallari e cialtroni non sono il vero pericolo, ce ne sono altri, che operano senza farsi pubblicità, uomini d’affari in giacca e cravatta, che nella vita normale ricoprono anche ruoli importanti nella società. L’Internazionale Satanista lavora nell’ombra. Ovviamente non ci sono prove per affermarlo, ma proprio il fatto che non ce ne siano dimostra che i veri satanisti sono ben nascosti (non che non esistono...).
Tutto sommato ogni teoria del complotto si fonda su una tautologia analoga. Si pensi per esempio a un paranoico complottista per antonomasia come Hitler, che preparò il terreno alle persecuzioni antisemite, creando dal nulla “il caso” ebraico. Cominciò rispolverando un documento fasullo, i famosi Protocolli dei savi di Sion, sulla base del quale impostare la teoria del “complotto giudaico per rovinare la Germania e l’Europa”. Anche in quel caso i veri nemici non erano i tranquilli vicini di casa con lo zuccotto in testa, bensì i loro “occulti” referenti ben piazzati nell’alta società tedesca: nel mondo della finanza, dell’industria, della politica. Tutti gli altri, apparentemente innocui e ben visibili, erano tutt’al più agenti collaborazionisti.
Sappiamo come è andata a finire.
Un’ora prima del disgustoso spettacolo messo in piedi da Purgatori, il telegiornale ha dato la notizia che la Santa Sede ha riformato l’istituto dell’Esorcismo. Non in termini dottrinali, si badi, bensì aggiungendo la raccomandazione di affiancare all’operato del sacerdote esorcista il parere di psicologi e psichiatri, nonché di praticare la liberazione degli “indemoniati” con assoluta discrezione, senza farsi pubblicità.
Al di là delle apparenze, non è un passo verso il ridimensionamento della guerra a Belzebù, ma semplicemente un adattamento ai tempi. Dato che da ormai alcuni anni la Chiesa si è lanciata nella crociata contro le sette, nella quale cerca di coinvolgere anche le autorità statali, è necessario modernizzare almeno nella veste gli esorcismi, privarli dell’aspetto folkloristico e cooptare anche gli scienziati nell’attività degli stregoni vaticani, riconoscendo la loro competenza. Tutto sommato psichiatrizzare gli “indemoniati” – uno dei più fulgidi prodotti del cattolicesimo – vale tanto quanto esorcizzarli. In fondo è proprio questo che chiedono a gran voce i paranoici anti-sette pilotati da Roma: porre i “soggetti deboli” sotto la tutela dello stato e delle leggi speciali.
Anche in questo caso la Chiesa tende la mano allo Stato per trascinarlo nella sua guerra privata.
Intanto, a diecimila chilometri di distanza, Giovanni Paolo II fa il bagno di folla, accolto dalle ovazioni, dai canti e dagli slogan ripetuti da un milione di messicani. Wojtyla tuona contro il gendarme unico americano; condanna i bombardamenti USA sull’Iraq, che nelle stesse ore stanno uccidendo la popolazione civile di Bassora; dichiara che la società statunitense è ingiusta e inumana; sostiene i diritti delle popolazioni indigene dell’America Latina, e via rispolverando i buoni vecchi motti di chi per trent’anni è stato abbandonato ai massacri delle dittature più sanguinarie... Avanza claudicante nel mare di gente, attorniato da preti solerti, pronti ad afferrarlo al volo al primo segno di cedimento, un passo dopo l’altro, la faccia stravolta in una maschera semiparalizzata, quasi un morto che cammina. Eppure quelle immagini richiamano alla mente altre parole.
Last man standing. Ancora in piedi a sfidare il mondo con la scaltrezza di duemila anni. Preti guerriglieri, teologi dissidenti, maghi, santoni, satanisti. Quanti dovranno essere sepolti ancora perché si possa arrivare a noi?
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