Ancora la città-dormitorio



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Nota metodologica


Per la realizzazione di questa ricerca sono state utilizzate fonti informative di carattere diverso:

– nel febbraio 2004 è stato chiesto agli studenti dei corsi comunali di lingua italiana di compilare un breve questionario, predisposto appositamente. Le modalità della somministrazione e soprattutto la scarsa conoscenza dell'italiano da parte di molti degli 85 rispondenti obbligano a trattare con estrema cautela i dati emergenti dal questionario; fatta salva questa considerazione, e quindi non potendo parlare a rigore di un campione statisticamente significativo, abbiamo comunque a disposizione uno strumento interessante per la conoscenza delle modalità abitative di un folto gruppo di immigrati, la maggior parte dei quali è arrivata in Italia e a Cologno da pochi mesi.


– sono state realizzate 12 interviste, di cui sette a stranieri che abitano che hanno abitato a Cologno, e cinque ad agenti immobiliari.

Nelle pagine che seguono gli intervistati sono indicati con una sigla (rispettivamente Cs per i cittadini stranieri, e Ai per gli agenti immobiliari) seguita da un numero. I 7 cittadini stranieri corrispondono ai seguenti profili:



  1. uomo tunisino
Cs 1.donna boliviana

  1. uomo marocchino

  2. donna egiziana

  3. uomo bulgaro

  4. uomo argentino

  5. donna marocchina

Per quanto riguarda gli agenti, ne avevamo interpellato un numero maggiore, chiedendo loro la disponibilità per un’intervista: alcuni hanno semplicemente rifiutato, per mancanza di tempo o in qualche caso per dichiarata mancanza di interesse1; qualche altro ci ha fissato un appuntamento che però ha ripetutamente mancato. Anche a fronte di questo non possiamo che ribadire la nostra gratitudine a tutti quelli che invece ci hanno messo a disposizione il loro tempo e le loro conoscenze.

– avremmo desiderato dare alle nostre analisi qualitative una base statistica più solida; ma non è possibile ottenere i dati richiesti ad alcuni uffici pubblici in tempi utili per la stesura di questo rapporto.

– le caratteristiche generali dei problemi dell'alloggio a Cologno sono state approfondite mediante colloqui con i responsabili del Servizio politiche della casa del Comune, con un’operatrice di uno dei centri d’ascolto della Caritas e con il presidente dell'associazione Una casa per gli amici, la principale realtà non-profit che si occupa sul territorio di facilitare l'accesso degli immigrati alla casa.

– la bibliografia consultata è allegata in appendice.

– infine, per la stesura di questo rapporto abbiamo tenuto conto delle esperienze maturate in alcuni anni di lavoro nei corsi comunali di italiano per stranieri, dei contatti creatisi in quell'ambito e ancora delle informazioni acquisite grazie alle persone che hanno partecipato ai lavori del Tavolo sull'immigrazione.

La questione della casa, in Italia e a Cologno


Per chi compie l’esperienza della migrazione, la casa costituisce davvero “uno spazio privato per un progetto di vita” – come è intitolato uno studio realizzato dal CNEL – e “le fondamenta dell’identità familiare e sociale”2. La dimensione simbolica dell’abitazione, come uno degli ambiti privilegiati in cui si può realizzare il proprio progetto migratorio, è emersa anche in alcune delle interviste:
Ma sto ancora cercando, una casa migliore, sempre meglio, vero? Anche se è piccola, non mi frega, l’importante è la tranquillità e avere una piccola stanza solo per me, dormo quanto voglio, non do fastidio a nessuno, faccio una piccola biblioteca vicino al letto, prendo una piccola tv e anche se riesco un computer, se imparo…

(Cs 1)
Rispetto agli altri grandi paesi dell’Europa occidentale, in Italia la situazione è complicata, e non soltanto per gli immigrati: il mercato dell’affitto è decisamente più ridotto3, l’edilizia residenziale pubblica copre una quota molto piccola del totale, e negli ultimi anni anche lo stock abitativo di proprietà di enti pubblici o previdenziali è stato in parte privatizzato.

In un contesto di crisi complessiva del sistema di welfare, nuovi investimenti a favore dell’ERP (Edilizia residenziale pubblica) sono purtroppo assai improbabili. La ristrettezza della finanza pubblica e i conseguenti tagli ai finanziamenti per le politiche sociali hanno poi portato alla netta riduzione del Fondo per il sostegno agli affitti (FSA), uno degli strumenti che la riforma dell’affitto del 1998 ha introdotto per la tutela delle fasce deboli della popolazione. Questa legge, la 431/1998, secondo diverse analisi ha avuto effetti controproducenti – che qualcuno peraltro aveva previsto – con l’aumento dei canoni e un’espansione delle locazioni in nero4.

Tutto ciò pesa sugli stranieri in modo particolarmente forte, dal momento che per essi “l’affitto è una soluzione ovvia, e da molti punti di vista razionale.”5 Ed è afflitta da questi problemi in maniera molto dura la Lombardia: in un’inchiesta realizzata da SUNIA e ANCAB-Legacoop, mentre in generale gli immigrati in Italia indicano come loro primo problema quello del lavoro, quelli che risiedono nella nostra regione sono maggiormente preoccupati per la casa6. “Tutto ciò riflette una situazione tipica delle regioni in cui lo squilibrio tra opportunità lavorative e opportunità alloggiative è forte”7. Allo stesso tempo, secondo molte ricerche in Lombardia sono più numerose che altrove le famiglie che sono riuscite a raggiungere soluzioni abitative stabili.

Lo stesso tipo di contraddizione – determinata dall’affiancarsi dei fenomeni della stabilizzazione e della precarietà – caratterizza anche l’area milanese dove, “mentre persiste lo squilibrio tra domanda e offerta per quanto riguarda l’edilizia pubblica, le opportunità offerte dal mercato dell’affitto privato (regolare) sono diminuite: si è ridotta l’offerta accessibile a popolazioni a reddito basso, si è ridotta anche l’offerta marginale. Questa strozzatura significa che è diventato più difficile percorrere carriere abitative, del tipo che molti immigrati realizzavano in passato”8.

A proposito del FSA, citato sopra, ci è stato riferito che alcuni proprietari stabiliscono l'ammontare del canone di locazione sapendo che i loro inquilini riceveranno un sostegno finanziario pubblico. Varrebbe davvero la pena di verificare quanto questo malcostume è diffuso: infatti, questo fondo è di per sé uno strumento con cui si interviene soltanto sul versante della domanda, lasciando immutata la situazione sul lato dell’offerta9. Ma nel caso accennato poc’anzi – quello di affitti ritoccati al rialzo – esso avrebbe addirittura effetti ulteriormente distorsivi su un mercato già fuori controllo.


Come quasi tutta la cintura milanese, anche Cologno è ufficialmente un comune ‘ad alta tensione abitativa’: sono così definiti quei centri urbani che presentano uno squilibrio particolarmente accentuato tra domanda e offerta di alloggi. Visto da qui, da un contesto circoscritto, risulta ancora più chiaro quel meccanismo – assai diffuso purtroppo in molte parti d’Italia – per cui i bisogni abitativi urgenti degli immigrati, prime vittime della speculazione, contribuiscono a ulteriori rialzi di prezzi: in mancanza di alternative credibili, queste persone sono costrette ad accettare sistemazioni di bassa qualità e a costi esagerati; in altri termini, proprietari poco scrupolosi possono facilmente sfruttare la ricattabilità e la debolezza sul mercato di molti stranieri per elevare ulteriormente il livello della rendita immobiliare.
Il mercato è drogato, la situazione è nettamente peggiorata negli ultimi anni, e i prezzi si sono impennati raggiungendo cifre spropositate. In questo modo il problema abitativo si lega sempre più a quello della povertà.

(Funzionario comunale del Servizio politiche della casa)


In una situazione simile, da un lato sono sempre più numerose le famiglie di ceto medio, mono-reddito, che pur essendo al di sopra dei parametri economici fissati per un sostegno pubblico, sono in stato di forte sofferenza; dall’altro, la ridotta disponibilità di edilizia popolare è del tutto sproporzionata rispetto al fabbisogno. Negli ultimi anni a Cologno sono state assegnate solo poche decine di alloggi ERP, di fatto soltanto quelli che per ragioni diverse si rendevano via via disponibili, mentre nella graduatoria triennale in vigore fino all’approvazione dell’ultimo regolamento regionale si contavano circa 500 richieste, una quota consistente delle quali è stata presentata da stranieri10.

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