Elephant talk



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<------ELEPHANT-----TALK------fine del numero 49------->



ELEPHANT TALK

rivista musicale elettronica



diretta da Riccardo Ridi


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Anno VIII Numero 50 (7 Gennaio 2002)




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INDICE
- MOODY BLUES, ovvero QUEI GIORNI DEL FUTURO CHE E' PASSATO

/ di Gianni Galeota



- LA DISCIPLINA DEL RE CREMISI / di Marco Misuri

- DEBITI DEI CANTAUTORI ITALIANI A GEORGES BRASSENS

/ di Claudio Gnoli

- LA GRANDE TRUFFA DEL ROCK AND ROLL: I SEX PISTOLS DI JULIAN TEMPLE / di Rossana Morriello

- ATTESE DELUSE / di Marco Misuri

- RECENSIONI IN BRANDELLI 27 / di Marco Misuri

- ELEPHANT TALK: INDICE PER AUTORI DEI NUMERI 1-49 / a cura di Giulia Visintin

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- MOODY BLUES, ovvero QUEI GIORNI DEL FUTURO CHE E' PASSATO

/ di Gianni Galeota


... e cosi' lettori cari, in questa fine d'anno siamo arrivati alle emozioni del numero 50, che chissa' se li dimostra, e che comunque sono un gran bel po', cosi' che l'anno dell'Odissea nello Spazio puo' diventare l'anno dell'Odissea nell'Ospizio, proprio quando il momento di fare i bilanci della nostra mitica e-zine ci rischia di bilanciare il bene con il male, ed il male con il peggio.
Ma su con la vita!, in fondo siamo ancora giovani ma belli, ricchi ma sfondati, entusiasti ed ottimisti del futuro, del quando non e' mai troppo tardi per esserlo, e non dimentichiamo che questo che viene e' l'anno del 2000 che si guarda nello specchio, e si ritrova un bel 20-02, l'anno del pensiero all'indietro per il bilancio dei 50, che il suo bilancio se lo deve fare tutto in Euro.
Per questo, in questo momento di bilanci e di futuro, e di spiccioli in frantumi che ci vuole un borsellino apposta, e mentre che lo cerco nel cassetto, ecco che mi salta in grembo un vinile lucido ma antico, una roba che hai dimenticato nel cassetto, e che lo tiri fuori all'improvviso quando meno te lo aspetti, e meno ancora lo sospetti.
Una roba sempre sentita di straforo, quando leggevi che lo dovevi fare se volevi capire il mondo, o almeno il mondo che abitavi qualche anno fa, quando ancora il 2001 era lontano, ed era solo quello del "Ciao" musicale, oppure del film che ti inventava l'Odissea.
Qualcuno ti diceva che i Moody Blues del tuo vinile ritrovato erano i babbi dei figli che ci andavi a scuola insieme, tipo il Genesis del banco accanto al tuo, sempre pieno di fiabe e di tormenti, oppure il Gentle Giant quasi primo della classe, bravino e rileccato, ed anche il King Crimson un po' svagato, che come cacchio faceva a ricordarsi teoremi e postulati, e che forse si frippava anche un po' troppo.
E allora tu leggevi un po' di Moody Blues, stralciavi, antologizzavi, solo perche' era giusto farlo, perche' vediamo un po' come suonavano 'sti Moody. Si', l'avevi anche fatti suonare sul tuo stereo, pero' ora basta, levatevi dai quattro passi, c'ho da camminare avanti con i miei amici del liceo, che poi con gli anni sono andati all'Universita', ed hanno cambiato faccia, braccia, gambe, cuore, ipofisi, falangi e falangette, ed anche tutto il nome e l'indirizzo.
Poi all'improvviso, oggi come oggi, ti imbatti in "Days Of Future Passed" e t'illumini di passato e di futuro, e ti capita di guardarti allo specchio tipo come fa il 2000, e lo fai proprio quando si rischia l'Odissea nell'Ospizio del numero 50.
Tipo come quando ti sei dovuto leggere il Manzoni per rimediare il cinque e mezzo in Italiano, passandolo da una palla all'altra, toccandolo come si tocca un appestato cadavere di topo, e poi un giorno che il cinque e mezzo e' bell'e rimediato, e non ci pensi proprio piu', ecco che ti casca sulle ginocchia il malloppone e ti si apre sui capitoli della peste quella vera, e dentro ci rileggi tutto il racconto etico e civile fino allo Sciascia fatto a forma di Sicilia, e fino ai telegiornali degli scandali bizzarri ed italiani.
Uno scotto da scottare, e da pagarlo in Euro.
Ecco che nel CD portato a nuovo t'illumina l'epifania di un secolo passato, dove dentro ci rileggi in un attimo una corsa lunga d'avventura, proprio mentre sull'altro binario del '67 ci correva il Sergente Pepper e la sua banda di cuori in buona compagnia.
T'appare lo spartito di Bach tutto riempito di patacche di un unto che si chiama rock'n'roll, le voci sospese e levigate, evocate a mezz'aria dallo strumento mellotron, le sinfonie lunghe e dolenti, le sezioni d'archi ricurve a forma di chitarra con le corde tese, e con il pick-up ripulito e strofinato.
Li rivedi i capelloni con lo spartito sottobraccio, ancora inamidati di conservatorio, ma con il beat che gia' gli e' entrato in circolo, che gira e gira in vortice, come nelle etichette della Vertigo, con il vinile che girava e ipnotizzava sul piatto dello stereo.
Ecco che li rivedi tutti i tuoi compagni di cui sopra, con tutto il progressivo che ne ha fatto eredita', e li rivedi persi nel loro sogno che era il tuo, di un passato gettato nel futuro, come di un ponte che scavalca le secche del presente, come un 2000 che si guarda nello specchio, ed e' gia' 2002.
Li risenti tutti, i tuoi amici piu' vicini, quelli che abitavano di fronte a te, in via del beat romantico, che si chiamavano ed erano Profeti, Nomadi, Camaleonti, oppure Verde Stagione, Ragazzi di Pietra, Gatti Rossi, e ancora Uh, Equipe 84, Barritas, Bit-Nik,, che tutti quanti hanno cantato i Moody Blues in traduzione, danzando Notti in Seta Bianca ed altre storie, cantandole tradotte come chi Ha Difeso il Mio Amore.
E dietro a loro, e davanti a tutti gli altri, quei New Trolls con il Concerto Grosso, e quei Pooh con parrucchino, che con Tanta Voglia di Lei succhiavano cio' che di Moody Blues c'era Nel Mondo e Nell'Anima.
Un'erba che fa tutta un bel fascio, ma non fasciamoci la testa: il mondo ruota ancora, la ruota gira e non s'arresta un'ora, siamo ancora qui, belli e pieni di 50, con i Moody Blues in una tasca e tutto il resto nell'altra, compresi gli spiccioli dell'Euro che non sapremo come fare.
E in fondo in fondo alla tasca c'e' la Musica che vuoi, piu' o meno Blues, ma forse, anzi senz'altro, ancora Moody.


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