All’interno di un cerchio una piramide - o tronco di piramide - a base quadrata con un occhio al vertice. Un simbolo affascinante e soprattutto intrigante, che vedremo di estrema importanza: si tratta infatti del «Delta Luminoso», chiamato dagli amanti della cospirazione: «Piramide del Controllo» o anche «L’occhio che tutto vede».
Talmente importante θ il suo «significato» che perfino Gustav Jung se n’θ occupato: «il triangolo con dentro un occhio s’impone – sempre secondo il grande psichiatra svizzero - immediatamente ad ogni osservatore (a livello inconscio) indipendentemente dal livello di coscienza di chi lo sta guardando».5[5] Ciς significa che va a lavorare direttamente a livello inconscio bypassando la parte consapevole.
Ma cosa ci comunica?
Lo scopo dell’«Occhio della Trinitΰ e dello Spirito Santo», come lo chiama la Rettore, θ quello di ricordare che: «l’occhio di Dio ti vede sempre, ovunque tu sia!», mentre il triangolo va a colpire direttamente i tre corpi: materia, sensi e mente, di cui θ composto l’uomo.
Molto interessante, ma andiamo avanti perchι non finisce qui. La piramide ha «tredici» gradini, simbolo - per alcuni - del «percorso iniziatico rosicruciano»6[6], alla base della quale vi θ incisa la data: «MDCCLXXVI» cioθ 1776, anno della fondazione degli Stati Uniti, ma anche anno della nascita dell’«Ordine degli Illuminati»: la societΰ segreta fondata il 1° maggio da Adam Weisshaupt, allora professore ventottenne di giurisprudenza dell’Universitΰ dei Gesuiti in Baviera.
Sopra il vertice della piramide compare la scritta «Annuit Cptis», anch’essa di «tredici» caratteri il cui significato θ: «la provvidenza ha favorito il nostro impegno», «la divinitΰ ha acconsentito» o anche «approva le cose iniziate». Sotto la base della piramide la scritta «contenente un evidente errore ortografico affinchι la “divisa” «Novus Ordo Seclorum» risulti composta di 17 lettere invece di 18».7[7] Effettivamente la scritta corretta dovrebbe essere piω o meno cosμ: «Novus Ordo Secolorum». Perchι allora inserire volutamente ad arte un errore? Cosa significherΰ mai il numero «diciassette»? Esso equivale alla «privazione della perfezione celeste altrimenti rappresentata dal numero 18»8[8]. Il XVII Arcano θ rappresentato da: «Le Stelle»9[9], ma indica anche la «perpetuazione» e «realizzazione»10[10]. Come dire al mondo: «ecco a voi la realizzazione del Nuovo Ordine Mondiale».
Un altro simbolo curioso θ invece la «farfalla» ai piedi della piramide. Per i greci la parola «psiche» significa anche «farfalla», oltrechι naturalmente «anima». Quindi la piramide «sovrasta» e «sottomette» l’anima-psiche che sta alla base.
Ma quand’θ che il «Delta luminoso» θ stato utilizzato per la prima volta?
I primi ovviamente furono i membri dell’Ordine degli Illuminati, mentre nel dollaro la decisione di stamparlo fu presa solamente nel 1933 per volere del 31esimo presidente Franklin Delano Roosevelt. Un «presidente - tanto per cambiare - massone del 33esimo grado»11[11].
Questo simbolo, modificato graficamente da renderlo ancora piω «illuminante» (l’occhio che osserva e/o controlla il mondo intero), oggi viene usato anche dall’agenzia governativa per i programmi della difesa statunitense: la D.A.R.P.A. (Defense Advanced Research Projects Agency).
O meglio, veniva usato: dopo averlo scaricato dal sito ufficiale www.darpa.mil (vedi immagine) sembra misteriosamente sparito dalle pagine web.
Questo sμ che θ vero occultismo!
Possiamo quindi affermare, senza paura di essere smentiti, che il dollaro statunitense «veicola» cosμ tanti simboli esoterici e/o massonici che pensare a semplici coincidenze fortuite θ sinceramente un’offesa al buon senso e alla comune intelligenza.
Sicuramente per qualcuno queste affermazioni potranno sembrare semplici forzature, qualcun altro troverΰ il tempo di sorriderci sopra, ma θ bene sempre ricordare due cose: primo che «nulla in massoneria θ ritualmente superfluo…»12[12] e secondo di non sottovalutare il «simbolo», perchι come disse Jung: «puς trasformare la natura stessa dell’uomo»13[13].
Chi ha orecchie per intendere…intenda!
Marcello Pamio
Le nuove monete fai-da-te
Alessandra Retico - La Repubblica 09/10/2002
Dilagano le monete fai-da-te: alternative allo yen, servono per barattare beni e servizi.
E hanno i nomi piω disparati.
Giappone, per spesa e babysitter bastano pochi spiccioli d'"amore"
L'obiettivo θ far riprendere l'economia e rinsaldare le relazioni sociali
di ALESSANDRA RETICO
L'AMORE, dicono, non si compra coi soldi. Ma con l'amore si possono comprare: scarpe, lezioni di inglese, riso, una bella orata. Vale tanto l'amore. Ma solo in Giappone, a Yamato City (vicino Tokyo), dove "Rabu", appunto "amore" in giapponese, non θ fatto di colpi al cuore e rintocchi di campane, ma di metallo o carta come gli altri soldi. L'"amore" θ infatti la piω recente delle monete che negli ultimi anni circolano con sempre maggiori consensi in ben 130 comunitΰ giapponesi accanto allo yen e alle carte di credito.
Ed θ ben piω di una moneta in senso stretto: θ una sorta di cambiale, un "pagherς" che somma un valore oggettivo e un altro, diciamo cosμ, spirituale. L'"amore", come la "nocciolina" e il "grazie" in altre comunitΰ cittadine del Sol Levante, θ anzi soprattutto un messaggio: di scambio, di comunicazione, di reciproca benevolenza e assistenza. Come anticamente il baratto, con queste monete si scambiano servizi e beni. L'ambizione, ridare "corpo" al denaro che assegni, carte di credito et similia che hanno reso volatile e astratto. Vorrebbero, "amore" e spiccioli vari, soprattutto spingere la gente a riallacciare e "riscaldare" i legami sociali che le cittΰ, col loro carico di alienazione, hanno rinfiacchito.
Sarebbe ingenuo negare uno scopo piω prosaico nella diffusione di queste "valute" che le stesse amministrazioni comunali promuovono: in un Giappone "depresso" dalla recessione economica questa θ una via alternativa alla ripresa dei consumi. E l'obiettivo θ centrato specie in quelle cittΰ dove la popolazione θ piω anziana: la "moneta baratto" invoglia i pensionati a spendere molto di piω che non lo yen, una tesserina di plastica e, figuriamoci, una transazione via Internet.
A dire dell'"iper-significato" di monete simili, i loro nomi: mentre a Yamato City "amore" ha conquistato come una freccia di Cupido ben 90 mila tra commercianti e residenti, i cittadini delle isole di Okawa comunicano con tanti "grazie" (nel dialetto locale "dan dans") e a Tamagawa city mettono mano ai locali "bamboo". A Takurazuka con 1000 "zuka", moneta lanciata due anni fa da un'organizzazione di volontariato, si possono comprare 30 minuti di giardinaggio, di babysitteraggio o di consigli.
Lo scorso anno Kamagasaki, Osaka, dove c'θ la piω alta percentuale di homeless in Giappone, ha introdotto il kama: durante il festival estivo della cittΰ le autoritΰ hanno pagato con questa moneta - che puς essere usata per comprare birra - in cambio della raccolta di lattine vuote. A Chiba la gente lavora per guadagnarsi "noccioline", moneta che ha preso il nome dal prodotto locale piω famoso.
E' chiaro, ce ne vuole per sgranocchiare "noccioline". Come gli altri, il sistema monetario delle "noccioline" θ ridotto in scala ma sta crescendo molto negli utlimi tempi. "Lo scorso mese 540 residenti e 50 negozi hanno adottato le "noccioline" e nell'ultimo anno gli utenti sono raddoppiati" racconta al Guardian Mitsuya Katsushi, membro del Community-Building Support Centre. I negozianti si dicono soddisfatti facendo i conti in cassa con una crescita del 5% delle vendite in tre anni, cioθ dall'introduzione della nuova moneta. Ma il guadagno maggiore, assicurano in cittΰ, θ nella conviviualitΰ perchι tra le regole del buon uso della moneta c'θ quella di scuotere le "noccioline" tra le mani e dire "amigo" (in spagnolo) ogniqualvolta si fa una transazione.
Per il Sawayaka Welfare Centre, un gruppo di volontari che sta promuovendo la diffusione delle monete regionali, il successo di questo tipo di denaro riflette un cambiamento sociale molto forte. Alla perdita di intimitΰ nelle comunitΰ urbane e dunque alla vergogna di chiedere favori, "questo genere di monete rispondono stimolando le persone a condividere servizi e stringere piω profonde relazioni", secondo Yasushi Inose, portavoce del gruppo.
Ma non θ tutto oro quello che luccica. Se "amore" vorrebbe "sostituirsi completamente e definitivamente allo yen", come confessa Tomoyuki Akiyama, sostenitore del "rabu", per gli economisti l'avanzata di questi sistemi monetari misti θ segno di una sfiducia delle autoritΰ municipali nella struttura finanziaria del Paese. "Si tratta di una sorta di fuga dei capitali" per Noriko Hama del Mitsubishi Research Institute. Senza parlare del fatto che "amore", "noccioline" e "grazie" mentre dicono di volerla combattere, conducono a una nuova e ulteriore estraneitΰ della gente rispetto ai soldi. E a imprevedibili inconvenienti e imbarazzi: come dire ad esempio a qualcuno "dammi amore" se quello sta solo comprando sushi?
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Dall'ultimo eccezionale libro di Domenico de Simone: "Un Altra Moneta. I Titan, la rivoluzione della finanza"
scaricabile gratuitamente nel sito dell'autore: www.domenicods.tk
Il fallimento del monetarismo
Nonostante la produzione del mondo sia stata in sostanziale crescita, il tenore di vita medio delle popolazioni θ rimasto stabile se non si θ
ridotto negli ultimi dieci anni. Il risparmio, un tempo motore dell’economia poichι determinante per gli investimenti, si θ ridotto se non azzerato per effetto delle difficoltΰ crescenti delle famiglie a fare fronte con i propri redditi alle spese correnti.
Anche in altri periodi della storia del capitalismo moderno ci sono stati momenti in cui il risparmio non si riusciva a creare, periodi in cui la crescita ristagnava o era negativa. Nei periodi in cui la produzione nazionale cresceva, invece, corrispondeva anche una crescita del risparmio e questo confortava le teorie di allora.
Invece, da circa un decennio, in tutto il mondo occidentale assistiamo ad una caduta del risparmio unita ad una caduta dei redditi, nonostante il prodotto nazionale continui a salire.
Per la veritΰ, in alcuni paesi fortemente industrializzati, come il Giappone ad esempio, la crescita del sistema da molti anni sembra essersi arenata poichι oscilla tra momenti di stagnazione ed altri di lieve recessione.
In Europa e negli Stati Uniti, invece, i dati statistici danno una complessiva crescita del PIL, decisamente piω marcata nel continente americano, e allo stesso tempo una grave crisi della formazione del risparmio.
Negli USA, il risparmio θ da anni diventato negativo, nonostante tassi di crescita che per effetto della new economy hanno superato il tasso del 6% all’anno, mentre in Europa il risparmio si θ di molto ridimensionato fino a raggiungere la crescita zero in alcuni paesi.
Che cosa θ successo? Gli occidentali sono diventati improvvisamente scialacquatori, e dopo aver ottenuto la sicurezza alimentare spendono tutto quello che guadagnano in consumi?
Questa non sembra essere la risposta corretta, poichι in effetti anche la domanda di beni di consumo ristagna o cresce in misura ridotta da molti anni. Oltretutto, θ notorio che le famiglie dal principio degli anni novanta hanno visto ridurre il proprio reddito ed hanno difficoltΰ crescenti a sostenere il peso delle spese correnti. Nello stesso periodo le famiglie povere sono aumentate e quella che sembrava una societΰ opulenta per tutti (e oggettivamente lo θ ancora rispetto al tenore di vita medio del XIX secolo), θ diventata estremamente opulenta solo per pochi.
Altro dato noto, θ che larghe fasce di classe media stanno scivolando verso il basso in condizioni di crescente difficoltΰ.
Le difficoltΰ della domanda di beni di consumo, ovviamente si riflettono sulla domanda di beni strumentali e le politiche fiscali adottate in occidente non sembrano avere alcuna efficacia.
Politiche diversissime tra di loro se, mentre in Europa si aumentavano in maniera sostanziosa le imposte e si spingeva la gente a fare sacrifici, negli USA θ stata adottata la politica opposta di ridurre le imposte e liberalizzare il piω possibile il sistema economico.
Ebbene, sia in Europa che negli USA, con una certa sfasatura temporale dovuta alle differenti condizioni economiche e politiche dei due continenti, l’economia ha dapprima rallentato e poi, con l’inizio del nuovo millennio, θ entrata in una crisi di grave portata e dall’esito assolutamente incerto, sia per il profilo economico che per quello politico.
Questa situazione non si riesce ad affrontare efficacemente con i tradizionali strumenti di intervento elaborati dal pensiero e dalla pratica economica e finanziaria dopo Keynes. La sensazione sempre piω diffusa θ che gli strumenti di intervento abbiano del tutto perduto la loro capacitΰ di incidere sull’economia.
Da un lato, la spesa pubblica θ fortemente ridotta in Europa dai limiti imposti dall’accordo di Maastricht che impone ai paesi aderenti di raggiungere il pareggio di bilancio entro una data prefissata e comunque di tenere in costante ribasso il deficit annuale.
Negli Stati Uniti, dopo due anni straordinari di gestione in avanzo di bilancio, a seguito di una congiuntura favorevole, che ha visto la riduzione delle spese pubbliche sommarsi ad una stagione eccezionale di guadagni borsistici e di crescita dell’economia, il deficit ha ripreso a salire e con esso il debito pubblico, nι questo θ valso a far riprendere l’economia statunitense.
D’altra parte, sull’economia americana grava un pesante disavanzo della bilancia dei pagamenti alimentata anche dalla scarsa competitivitΰ delle merci statunitensi per effetto della debolezza dell’euro.
Gli interventi sui tassi delle banche centrali europea ed americana, non hanno parimenti prodotto alcuni risultato tangibile. Negli USA, il Presidente della FED, Alan Greenspan, ha tagliato i tassi in rapida successione portandoli dal 6,5% del gennaio 2000 all’1,50% dell’ottobre 2002. Nonostante ciς, l’economia non solo non si θ ripresa, ma continua a dare segni sconfortanti agli operatori finanziari ed economici e ad aggravare il clima di sfiducia che si θ creato circa la ripresa dell’economia e intorno alle sue istituzioni.
Le peggiori previsioni sull’andamento dei corsi borsistici si sono realizzate nello sconforto generale, e non sembra affatto che si sia raggiunto il fondo della discesa.
Insomma, nι gli interventi monetari, nι le iniezioni di liquiditΰ possibili per effetto della spesa pubblica in deficit, hanno portato ad alcun risultato tangibile.
La BCE, per sostenere il deprimente corso dell’euro, ha tenuto i tassi ad un livello decisamente piω elevato del dollaro, e anche questo, oltre ai vincoli portati dall’accordo di Maastricht non ha favorito la ripresa dell’economia europea che ogni anno viene rinviata a quello successivo, tra l’imbarazzo (si fa per dire) delle autoritΰ responsabili, lo sconforto degli operatori economici, e l’irritazione crescente della gente comune, che comincia seriamente a dubitare dell’attendibilitΰ di governi, economisti e persino di istituzioni tradizionalmente attendibili come l’ISTAT.
L’effetto piω evidente della crisi θ proprio quello della debolezza cronica della domanda. Cosμ come nel ’29, le aziende hanno i magazzini pieni, ma mancano i soldi per acquistarle, nonostante le favorevoli condizioni cui molte merci sono offerte.
In molti settori dell’economia di produzione si sta verificando una situazione di grave deflazione, insieme ad una accelerazione dei prezzi di altri beni, in genere di beni durevoli o di investimento come gli immobili.
Gli investimenti in borsa, dopo la sbornia speculativa dell’inizio del secolo, hanno subito un drastico ridimensionamento in tutto il mondo che in alcuni settori ha assunto la dimensione del crollo.
Insomma chi ha i soldi se li tiene o al piω li investe in immobili, con questo contribuendo al rallentamento della velocitΰ di circolazione della moneta.
Ogni tanto si assiste a fiammate speculative in un settore o in un altro, ovvero da un paese all’altro, subito seguite da rapidissime fughe degli investitori speculatori. Alla fuga, segue il disastro economico del settore o del paese.
E’ una nuova specie di quella trappola della liquiditΰ che fu lucidamente analizzata da Keynes. I soldi ci sono, ma non vengono spesi e il clima di sfiducia che genera la mancanza di investimenti produce altra sfiducia ed altra tesaurizzazione con conseguente aggravamento della crisi.
Ovviamente la liquiditΰ esistente θ concentrata in poche mani ed θ essenzialmente generata nel debito, poichι lo strumento principale per la creazione di moneta nel nostro sistema θ appunto il debito.
La situazione θ apparentemente senza via d’uscita. Da un lato le autoritΰ monetarie non possono creare troppa moneta perchι questa genererebbe un’ondata di inflazione, e dall’altra senza denaro in circolazione le imprese non possono fare investimenti e creare nuova ricchezza. Il denaro esistente o viene “bruciato” in attivitΰ speculative che si risolvono in una brusca caduta dei prezzi degli strumenti finanziari (come in borsa) oppure alimenta ondate inflattive gonfiando i prezzi in determinati settori dell’economia14 [24] . Senza gli investimenti le imprese sono costrette a ridimensionarsi e a ridurre il personale e questo produce una ulteriore contrazione della domanda ed aggrava la crisi economica.
15[24] Come nel settore immobiliare o in quello dell’energia, dove si assiste a violenti rialzi di prezzi non giustificati dal mercato.
Tratto dall'ultimo libro di Domenico de Simone: "Un Altra Moneta. I Titan, la rivoluzione della finanza", scaricabile gratuitamente.
I tuoi soldi? Non esistono!
Ecco perchι il "nostro" denaro (che nostro non θ) non vale piω (quasi) nulla
di Sebbone - sebbone@tiscalinet.it
Qualche giorno fa, mentre frugavo tra le tasche della giacca mi sono ritrovato in mano una vecchia, cara, banconota da 10.000 lire. Guardandola attentamente perς mi stupisce una cosa, quella scritta piccola piccola che dice "pagabile a vista al portatore": allora prendo subito un pezzo da 10 euro e... cosa scopro ? Sugli euro quella misteriosa dicitura manca completamente.
Il fatto merita di essere approfondito, e dopo un po' di ricerche vengo a sapere che tutti i contanti che abbiamo, che stiano in tasca, a casa o in banca... non sono nostri ma della Banca Centrale Europea ! Infatti un tempo il denaro rappresentava il diritto di riscuotere presso la banca una determinata quantitΰ di oro, e perciς questi pezzi di carta presero il nome di "note di banco" (poi divenuto "banconote"). Tutto andς avanti cosμ per molto tempo: le banconote non erano mai tue, erano della banca che le aveva emesse, perς potevi comunque pretendere una quantitΰ di oro determinata in cambio della moneta. Poi, nel 1944, con gli accordi di Bretton-Woods, si decise che solo le banche centrali, passando tramite il cambio in dollari, potevano fare quest'operazione: gli USA diventavano cosμ gli unici a potere effettuare il cambio diretto cartamoneta-oro (e il dollaro acquisiva quindi un potere enorme). Il 15 agosto 1971 perς c’θ stato un incredibile cambiamento.
I paesi dell'OPEC avevano deciso che il loro petrolio non doveva piω esser pagato in dollari; no, i verdoni non li volevano piω, ora volevano esser pagati direttamente in oro. Poco male, direte voi, tanto sono equivalenti e reciprocamente convertibili, no ? E invece no !
Infatti a Fort Knox (il forziere statunitense dove sono custodite le riserve auree ufficiali) gli USA avevano solo una briciola dell'oro necessario per convertire tutti i bigliettoni nel prezioso metallo: cosa diavolo era successo ? In soldoni gli americani avevano stampato dollari dal nulla, come fossero figurine ! Ora perς il giocattolo si era rotto, gli arabi si erano impuntati, ed erano pure abbastanza incazzati, il caldo di ferragosto era appiccicoso e il presidente Nixon doveva trovare al piω presto una soluzione: decise che gli USA avrebbero sospeso definitivamente la convertibilitΰ del dollaro in oro. Morale della favola, "pagabile a vista al portatore" dal 1971 non ha piω alcun significato, e ora quello che ci rimane sono solo dei miseri pezzi di carta che non valgono nulla se non il valore che noi stessi gli attribuiamo, e restano tutti di proprietΰ della BCE. E allora ? Una risposta chiara l’ha data un esperto della incredibile "truffa monetaria", il prof. Giacinto Auriti: "Allora θ giusto che se il denaro viene stampato senza riserva, i proprietari siano coloro che accettano la valuta per convenzione. Chi crea il valore siamo noi", e conclude lanciando una proposta rivoluzionaria: "Insomma, noi diciamo che la moneta all'atto della sua emissione deve essere accreditata e non addebitata agli Stati e ai suoi cittadini". Come dimostrato anche dal controeconomista Domenico de Simone, θ oggi possibile, giusto e necessario “regalare” ad ogni cittadino del denaro (senza gravare sulle casse dello Stato!) a titolo di Reddito di Cittadinanza Universale, una somma mensile (se iniziassimo domani potrebbe essere inizialmente di circa 200 euro) che venga attribuita a tutti per il sol fatto di accettare la moneta, un reddito che garantisca davvero il diritto alla vita anche a chi non riesce, non puς o non vuole elemosinare un’occupazione imposta, liberando finalmente le forze creative dell'umanitΰ dalla schiavitω del lavoro forzato. Un denaro diverso θ possibile. Subito.
Bibliografia:
- Domenico de Simone – Un’altra moneta (Malatempora, 2003) ( il libro θ copyleft, quindi si puς scaricare gratuitamente) http://www.open-economy.org/tiki-list_file_gallery.php?galleryId=2
- Ezra Pound, "L'abc dell'economia" (ed. Bollati Boringhieri, 1994, ISBN 8833908526) http://ita-bol.com/bol/main.jsp?action=bolscheda&ean=978883390852
- Bernard Lietaer, "The future of money" http://www.amazon.co.uk/exec/obidos/ASIN/0712699910/ref=sr_aps_books_1_1/202-1004430-5261413
Linkografia:
- Il rivoluzionario progetto “Banca del Movimento” http://it.geocities.com/domenicods/utopia.htm
- Il gruppo “Open Economy” (laboratorio per dar vita alla Banca del Movimento ed alla FAZ) http://www.open-economy.org
- Il sito personale di Domenico de Simone http://www.domenicods.tk
- Tutto su Giacinto Auriti http://www.riflettori.net
- Come abolire la fiscalitΰ tradizionale http://www.afimo.it
Terrore a Wall Street
Marcello Pamio
Avete denaro da investire? Volete approfittare di internet per giocare in borsa, e magari guadagnare qualche soldino extra?
Bene, l'ultima trovata Made in USA θ il "gioco" - che purtroppo gioco non θ - denominato "Borsa del terrore".
L'idea geniale, uscita dalla mente abbastanza contorta dell'ammiraglio John M. Poindexter (ex consigliere di Reagan imputato per lo scandalo Iran-Gate, e oggi capo del D.A.R.P.A., l'agenzia che si occupa di ricerche avanzate nel campo della difesa, sic!) θ stata quella di creare - con la modica cifra di 8 milioni di dollari (1) - una sorta di luogo virtuale dove chi ha denaro lo puς investire su un evento terroristico, o meglio ancora, sull'assassinio di un leader politico, la caduta di un regime, su di un missile che precipita in un centro abitato, o su qualsiasi altra nefandezza legata a catastrofi e/o omicidi.
La vicenda θ talmente seria che fino a due giorni fa sulle pagine del sito www.policyanalysismarket.org (www.policyanalysis.org) erano visibili i vari tipi di eventi (2) su cui si poteva puntare: come per esempio "Arafat assassinated 1st 04", nel primo trimestre del 2004, o "Nord Korea missile attack 4th 03", nel secondo trimestre del 2003 (3). Sμ, perchι per "vincere" bisogna pure azzeccare il momento giusto; non basta indovinare il bersaglio.
Talmente preoccupante θ la notizia che ieri, i vertici di Washington hanno vissuto momenti poco felici (4), l'amministrazione statunitense, travolta da una valanga di polemiche, ha dovuto compiere una immediata retromarcia.
Il merito di questo dietrofront θ del senatore democratico Ron Wyden, che assieme al deputato Byron Dorgan hanno pubblicamente denunciato questa malsana idea, definendola appunto "ripugnante e grottesca" (5)
L'ammiraglio Poindexter, che va ricordato anche per l'eccezionale proposta - fortunatamente bocciata - per la schedatura di tutti i cittadini statunitensi, non ha pensato (o forse ne era perfettamente consapevole), che in un simile gioco "i terroristi sono di fatto incoraggiati a entrare in quel mercato per ottenere un vantaggio finanziario scommettendo sui loro stessi progetti o per fuorviare l'attenzione delle autoritΰ americane scommettendo su progetti che non hanno nessuna intenzione di mettere in pratica" (6)
"Si sono spinti un po' troppo lontani con la fantasia" sono le laconiche parole del sottosegretario alla Difesa (il piω estremo dei "falchi") Paul Wolfowitz, il quale all'indomani dell'attentato dell'11 settembre andava proclamando: "Liquidare tutti gli stati che appoggiano il terrorismo, dovunque e in ogni momento".(7)
Bene...visto la proposta inequivocabilmente di "appoggio" al terrore, del suo ammiraglio Poindexter, perchι non iniziare con il liquidare se stessi immediatamente?
Fonti:
(1) Franco Pantarelli "La bomba speculativa" - "Il Manifesto" 30 luglio 2003
(2) "Pentagono rinuncia alle scommesse sugli attentati" - "La Padania" del 30 luglio 2003
(3) Roberto Zanini: "Mercato Fatale" - "Il Manifesto" del 30 luglio 2003
(4) "Scommesse" sul terrorismo, il Pentagono fa marcia indietro - Leggo del 30 luglio 2003
(5) Franco Pantarelli "La bomba speculativa" - "Il Manifesto" 30 luglio 2003
(6) Ron Wyden (senatore democratico) e Byron Dorgan (deputato democratico) in una lettera inviata all'ammiraglio Poindexter
(7) "Chi comanda in America" di Maurizio Blondet, ed. Effedieffe
«Progetto anni ‘80»
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