Eliminiamo IL denaro


disintegrazione controllata dell’economia mondiale



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disintegrazione controllata dell’economia mondiale
Estratto dal libro «ONU gioco al massacro» di Franco Adessa, ed. Civiltΰ

«L’umanitΰ ha la sensazione che sia venuto il momento di chiedere ai potenti del mondo un atto di leadership. Essa vuole che qualcuno (…) si levi al di sopra della mischia e la guidi verso situazioni in cui essa possa orientarsi, dicendole chiaramente qual θ il prezzo, il sudore, i sacrifici e, magari, le lacrime e il sangue che essa deve pagare per uscire dal malpasso attuale»


(Aurelio Peccei, ex presidente del «Club di Roma»)

La risposta a questo atto di leadership dei potenti della mondo fu il «Progetto per gli anni ‘80», ovvero «la disintegrazione controllata dell’economia mondiale», lanciato dal Consiglio delle Relazioni Estere (CFR), un’istituzione privata americana di stampo massonico che controllava l’intera amministrazione Carter.


Questo “progetto”, curato dall’ex Segretario di Stato Cyrus Vance, e che ci concluse nel 1979 con la presentazione di ben 30 volumi, venne definito come: «Il piω grande singolo sforzo, negli ultimi 55 anni di storia (…). Esso ha lo scopo di definire il modo col quale le tendenze mondiali possano essere convogliate verso un particolare e desiderabile obiettivo futuro». Questi volumi divennero, immeditamente, la “Bibbia” per l’Amministrazione Carter che, in gran parte, era formata da membri della Commissione Trilaterale.
Un anno dopo, con lauti finanziamenti, provenienti dalle Fondazioni Rockefeller, Ford, Mellon e Thyssen, vennero formalmente istituzionalizzate le sessioni per il «Progetto per gli anni ‘80» e creati gruppi di studio per esplorare aree specifiche.
La strategia proposta si articolava nei seguenti obiettivi immediati:

1-     Imporre un regime economico, su scala mondiale, di «disintegrazione controllata»;

2-     Imporre a tutto il settore in via di sviluppo il «modello cambogiano», o quello «iraniano» per la distruzione delle cittΰ;

3-     Ripristinare l’antico mondo, stile coloniale, con la dottrina della sovranitΰ limitata;

4-     Formare un’alleanza tra la Cina e l’Occidente, per attuare questo piano nei paesi in via di sviluppo

5-     Obbligare l’Unione Sovietica a scegliere tra un Trattato di limitazione dello sviluppo scientifico e tecnologico e la guerra termonucleare;

6-     Sviluppare «politiche alternative» per raggiungere gli obiettivi strategici;

7-     Condurre una politica estera americana con lo scopo di obbligare le altre nazioni a scegliere tra queste «politiche alternative».

Gli obiettivi strategici del «progetto per gli anni ‘80» non originavano dal conflitto tra «capitalismo» e «socialismo», o quello tra Est e Ovest, ma dalla guerra tra Nord e Sud, tra paesi ricchi e quelli poveri!
Cosμ, viene posta la questione da Richard Ullman, uno tra i principali leaders del progetto: «Le relazioni politiche ed economiche tra i paesi ricchi e quelli poveri sembrano rimanere il tema centrale sull’agenda internazionale per un futuro indefinito. Il “Progetto per gli anni ‘80” ha dedicato un’attenzione particolare alle soluzioni possibili e desiderabili per queste relazioni (…)».
Quando Aurelio Peccei ordinς il primo modello del «Club di Roma» fu solo per suscitare “nuove concezioni” e “nuove strategie politiche”. Dopo aver introdotto queste idee col rapporto “I limiti dello sviluppo”, il Club di Roma passς alla fase successiva. Con questa nuova fase, il Club di Roma ottenne il suo secondo obiettivo, quello di far adottare principi maltusiani nella politica dei singoli Stati. Il «Progetto per gli anni ‘80» si collocava in questa fase intermedia di studi scientifici, in attesa di un nuovo studio che chiarisse il vero scopo delle “soluzioni possibili e desiderabili”: il genocidio! e che fosse finalizzato alla creazione di nuove istituzioni, capaci di pianificare questo genocidio su scala mondiale!

Dhana: la moneta dei popoli della Terra


di Domenico de Simone

Lunedμ sera, dal grande palcoscenico di Striscia la notizia, la sig.ra Cheti Franceschi ha raccontato a milioni di spettatori stupiti che il dollaro non vale niente che siamo a rischio di un crollo delle monete e dell’economia mondiale, ma che la panacea di tutti i mali θ nelle sue mani ed in quelle preziosissime del suo mentore Rodolfo Marusi Guareschi, padre padrone del gruppo Avatar S.p.A., societΰ capitalizzata per la bellezza (udite, udite!) di ben 300.000 miliardi di vecchie lire.


La panacea sarebbe costituita dal Dhana, ovvero la moneta dei popoli della terra che il buon Marusi Guareschi mette generosamente a disposizione di tutti dall’alto dell’enorme ricchezza (?) delle sue societΰ.
Peccato che dietro queste mirabolanti cifre e progetti non ci sia nulla se non qualche trucchetto contabile che nemmeno alla Parmalat hanno mai osato mettere in pratica, e che ha attirato da tempo l’attenzione della Guardia di Finanza e di qualche solerte magistrato che hanno voluto andare a fondo nella vicenda. Anche perchι nel frattempo, le societΰ del Guareschi, e segnatamente 452 societΰ di recentissima costituzione, tutte facenti capo alla Maguro S.p.A., altro caposaldo dell’impero di Guareschi e tutte con lo stesso amministratore unico (in tutti i sensi!), avevano chiesto finanziamenti per oltre 6000 miliardi di lire alla Comunitΰ Europea, fondando le proprie ambiziose iniziative proprio sulla capitalizzazione record ottenuta attraverso la Avatar S.p.A..

Alla fine un mandato di cattura per tutti, dalla Procura di Lecce in primis per la tentata truffa in danno delle istituzioni, e dalla Procura di Palermo per una tentata truffa telematica da mille miliardi in danno del Banco di Sicilia e da quella di Parma per i trucchi contabili delle societΰ in questione.


E non poteva essere altrimenti visto che dietro le fantasmagoriche cifre agitate nelle societΰ fantasma del Guareschi non c’θ nulla e nessuno. Nessuna attivitΰ industriale, nessuna attivitΰ di servizi, nessuna creazione di ricchezza, solo pezzi di carta che girano vorticosamente tra societΰ e che creano denaro fasullo come e peggio di quello dei bilanci truccati della Parmalat.
Ora che il dollaro non valga nulla θ vero, ed allo stesso modo non vale niente l’euro. I soldi di tutti noi sono a rischio serio cosμ come θ a rischio l’economia in Europa e nel mondo. Ma l’alternativa non sta nei magheggi di un signore che si autoproclama presidente della Repubblica della Terra, bensμ nel lavoro e nella attivitΰ dei milioni di persone che in tutto il mondo stanno sperimentando ed adoperano monete alternative a quelle del potere finanziario. I Lets anglofrancesi, gli Ithaca americani, le monete dell’amore giapponesi, i Creditos argentini, sono monete alternative che hanno consentito a milioni di persone di uscire dalla crisi e generare nuova ricchezza. Guardando alle monete alternative dobbiamo partire da queste esperienze concrete e non dalle invenzioni in odore di truffa. Anche perchι si rischia di fare tutt’erba un fascio e di scambiare per truffa tutte le monete alternative, mentre invece la vera truffa θ nell’appropriazione da parte delle banche del meccanismo di creazione di moneta che sarebbe ora di spiegare alla gente nella sua realtΰ effettiva.

E’ quello che vogliamo fare al piω presto sugli schermi di Emilitv, per spiegare la crisi, la truffa della moneta, l’enorme debito pubblico e quello ancora piω grande delle imprese private e capire come se ne puς uscire fuori. Perchι le alternative ci sono e sono ben concrete e praticabili, da ora e subito.


Nel frattempo agli amici di Striscia la Notizia una tiratina di orecchie e l’invito ad informarsi meglio prima di presentare servizi come quello di lunedμ sera sul Dhana. Si rischia di fare disinformazione e confusione ed θ proprio quello che vuole il potere finanziario per restare in piedi. Eh no, eh no, eh no! Domenico de Simone

 

Il potere del dollaro nero


Tratto da: «Il crollo economico del 2006-2007»  
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Di seguito ho riportato un modo diverso di vedere quello che sta accadendo a proposito del dollaro e dell’euro. Il piω delle volte, il modo migliore per tentare di capire questioni di tipo monetario θ di analizzarle piω volte secondo diverse angolazioni.


Provate a seguire la spiegazione seguente, θ semplice come un libretto degli assegni. Θ stata elaborata da un valente scrittore ambientalista australiano per fare comprendere a tutti la posizione dell’euro.

«Fate finta di essere sommersi dai debiti ma ogni giorno fate assegni per milioni di dollari che non avete: l’ennesima auto di lusso, una casa di vacanze sulla spiaggia, il giro attorno al mondo che avete sempre sognato.
I vostri assegni non dovrebbero valere niente ma continuano a permettervi di comperare cose perchι i vostri assegni non arrivano mai in banca! Avete un accordo con i proprietari di una cosa che tutti vogliono, per esempio benzina o metano, e secondo quest’accordo loro sono tenuti ad accettare solo i vostri assegni come pagamento. Ciς significa che tutti devono fare incetta dei vostri assegni cosμ possono usarli anche per comperare altre cose. Staccate un assegno per comperare un televisore, il proprietario del negozio scambia il vostro assegno con benzina o metano; quell’esercente lo usa per acquistare della verdura dal fruttivendolo, il fruttivendolo lo passa per comperare pane, il fornaio lo usa per comperare la farina e cosμ di seguito, senza fermarsi, ma non ritorna mai alla banca.

Avete un debito nei libri contabili, ma finchι l’assegno non arriva alla banca, non dovete pagare. In realtΰ, avete avuto il televisore per niente. Questa θ la posizione di cui gli USA hanno goduto per oltre 30 anni: hanno sfruttato il commercio mondiale per tutto questo tempo. Hanno ricevuto un enorme sussidio da tutti quanti. Poichι il debito ha continuato a crescere, hanno dovuto emettere piω soldi (staccare piω assegni) per continuare a fare affari. Non c’θ da stupirsi se θ una potenza economica. 
Finchι un giorno, un benzinaio dice che accetterΰ anche gli assegni di qualcun altro; altri pensano che potrebbe essere una buona idea. Se la tendenza prende piede, non ci sarΰ piω la corsa ai vostri assegni che fileranno dritti diritti in banca. Visto che in banca non avete abbastanza soldi per onorare tutti gli assegni, vi ritroverete immersi nei guai fino al collo!
I dollari emessi dagli Stati Uniti, gli “assegni” staccati, inizieranno a essere presentati per il pagamento, grattando via l’illusione di valore che li sosteneva. La situazione economica reale degli Stati Uniti naviga in acque profonde; sono la nazione piω indebitata della terra, devono pagare circa 12.000 dollari per ogni singolo individuo dei suoi 280 milioni di uomini, donne e bambini. Si trovano in una posizione peggiore dell’Indonesia quando un paio di anni fa implose economicamente, o in quella piω recente dell’Argentina».


Attenti alle manifestazioni di panico
A questo punto non ci vuole molta fantasia per capire che il petrolio quotato in euro θ molto piω pericoloso per gli Stati Uniti di tutte le armi di distruzione di massa magicamente svanite che, a quel che si dice, Saddam sarebbe stato sul punto di usare contro gli americani. Alla luce di questi fatti, molti europei sostengono animatamente che la “vera” ragione che ha spinto Bush a invadere l’Iraq θ il petrolio. Chi puς dire che si sbagliano? Bush, l’erede di una dinastia di petrolieri? Cheney, la cui ricchezza personale deriva dal petrolio?
Come non puς essere per il petrolio? L’occupazione di Baghdad farΰ sμ che l’Iraq ritorni a usare il dollaro. Un giunta irachena “democraticamente” formata e appoggiata dall’America permetterebbe
agli Stati Uniti di infischiarsene della produzione dell’OPEC e del cartello per i prezzi del petrolio. Poichι l’Iraq possiede la seconda riserva di petrolio del mondo ed θ in grado, con ulteriori investimenti, di pompare circa 7 milioni di barili di petrolio al giorno, l’Iraq θ secondo solo all’Arabia Saudita come bene immobiliare piω prezioso del mondo. Gli Stati Uniti possono incrementare la produzione di petrolio dell’Iraq a livelli che vanno ben oltre le quote dell’OPEC e far scendere i prezzi a livello mondiale. Oppure, possono quotare i prezzi del petrolio in dollari e sostenere il valore del “petrodollaro” per molti anni a prescindere dall’euro.
Prima dell’invasione, la situazione in Iraq era la seguente: l’Iraq aveva iniziato a vendere petrolio in euro in novembre 2000 quando l’euro valeva circa 82 centesimi. All’epoca, questa decisione fu considerata un insolito atto di provocazione politica, ma in realtΰ fu un’astuta decisione finanziaria. Nel 2001, l’euro guadagnς circa il 25% sul dollaro. Per l’Iraq fu un vero e proprio guadagno finanziario.

L’Iran ha dato segni di voler adottare l’euro come valuta per le contrattazioni del suo petrolio e nel 2003 il Venezuela, un importante produttore di petrolio, sta adottando misure per passare alle quotazioni in euro. Molto probabilmente gli altri paesi dell’OPEC seguiranno lo stesso esempio. Alla conferenza dell’OPEC tenutasi in Spagna il 14 aprile 2002, i paesi membri hanno discusso della possibilitΰ di quotare le varie qualitΰ di greggio.


Il controllo degli Stati Uniti sul petrolio iracheno renderebbe vana qualsiasi azione dell’Iran e forse il Venezuela da solo non avrebbe abbastanza influenza sul resto del mondo. Ma se l’intera produzione dell’OPEC fosse quotata in euro, sul dollaro ci sarebbero forti pressioni. A meno che… A meno che la dinastia saudita, che a quanto si dice possiede azioni statunitensi per un valore di circa mille miliardi di dollari e le riserve di petrolio piω grandi del mondo, mantenga i suoi prezzi in dollari insieme all’Iraq.
Θ questo che ha in mente la Fazione imperiale? Θ questo che in realtΰ aveva in mente Osama bin Laden? L’Arabia Saudita, allora, θ l’obiettivo finale di al-Qaeda, movimento in gran parte controllato dai radicali sauditi?
In maggio 2004, l’Unione Europea si allargherΰ ad altri 10 paesi. In quel momento, l’Unione consumerΰ circa il 33 percento in piω di petrolio degli Stati Uniti. Al fine di stabilire rapporti commerciali reciproci, gli europei potrebbero esercitare sempre maggiori pressioni sull’OPEC per commerciare in euro.
Visto che l’area euro sarΰ il maggiore cliente dell’OPEC con la valuta piω stabile e piω apprezzata del mondo, molte delle nazioni dell’OPEC troveranno la proposta allettante. Se l’OPEC, o anche solo alcuni dei paesi membri, dovessero passare all’euro per le transazioni petrolifere, ci sarebbe un cambiamento alquanto veloce dei valori relativi del dollaro e dell’euro, a prescindere dagli eventi che si sono verificati da allora ad adesso.
Se la Fazione imperiale dovesse lasciarsi sfuggire dalle mani il controllo sul petrolio saudita e iracheno, cosa altamente possibile, prima o poi il dollaro crollerebbe. In sostanza, le nazioni consumatrici di petrolio eliminerebbero pian piano i dollari dalle riserve della banca centrale per sostituirli con gli euro. Secondo alcuni analisti il dollaro potrebbe subire un ribasso anche del 40 percento in un anno se tutti i paesi dell’OPEC decidessero contemporaneamente di quotare i prezzi in euro.  

Il prestito senza interessi - e le valute a interesse negativo

 

In Svezia la Banca JAK ha piu' di 20.000 clienti che non sono soggetti a tasso d'interesse e pagano soltanto le spese amministrative.



 

Il trucco sta nei "punti di risparmio": non sono dati solo dalla somma di denaro presente sul conto, ma anche dal tempo di permanenza, e sono misurati in euro/mese (corone/mese in Svezia). Normalmente si puo' chiedere un prestito solo fino alla cifra di euro/mese che si e' riusciti a risparmiare. Ma si puo' ottenere fino a otto volte di piu' se si continua a risparmiare mentre si restituisce il prestito. Gli euro/mese risparmiati devono corrispondere a quelli restituiti: in questo modo si costruisce un fondo che dev'essere alimentato fino alla restituzione totale del prestito. Questo equilibrio tra prestiti e risparmi isola sia la Banca JAK sia i suoi clienti dalle crisi del mercato monetario. Non si e' toccati in alcun modo dal tasso di interesse praticato a livello nazionale.

 

Il movimento JAK nacque in Danimarca negli anni Venti e le banche JAK hanno aumentato la prosperita' in tutti i luoghi in cui sono state introdotte. Le banche tradizionali fanno di tutto per eliminarle, perche' il movimento minaccia la sorprendente concessione che la societa' fa alle banche: quella di creare denaro e tenere per se' gli interessi. Ma la banca svedese JAK ha escogitato una formula che si sta diffondendo e che il sistema difficilmente riuscira' a fermare.



 

Ma cosa succede se ampliamo gli orizzonti? Dopotutto questo libro ha criticato duramente l'interesse. Bernard Lietaer, considerato il maggior commerciante di valute del mondo, suggerisce che servirebbe non una valuta a interesse zero, ma addirittura a interesse negativo: quest'ultima potrebbe aumentare di molto il giro d'affari.

 

La nostra valuta, su cui grava l'interesse, obbliga le imprese a fare investimenti di breve periodo; se non si ha bisogno di un prodotto fino all'anno successivo non lo si mette in produzione: il valore del denaro cresce piu' in fretta del tasso di inflazione.



 

Grazie all'attualizzazione dei flussi di cassa, una tecnica usata da tutti i promotori finanziari, un onere ripartito su dieci anni costa un terzo della cifra che costerebbe oggi. Se un'impresa decide di essere coscienziosa, investendo per il futuro, qualche sciacallo avido di beni la fagocitera'. L'aumento di valore della valuta porta alla speculazione, non all'investimento in beni reali. Ma se una valuta perde costantemente valore (valuta a interesse negativo) e' vero il contrario. Per esempio, se siete convinti che i dispositivi fotovoltaici o le celle a combustione avranno molto mercato tra dieci anni, prima avviate un'industria e meglio e'. Farlo vi costera' molto di piu' tra qualche anno, perche' la vostra valuta si sara' svalutata. Quindi la valuta a interesse negativo favorisce gli affari e la programmazione a lungo periodo, incoraggiando le persone a mantenere la loro proprieta', e non puo' essere usata per la speculazione.

 

Un tempo il sistema monetario soddisfava i bisogni commerciali delle grandi industrie. Ma oggi meno del 5% del commercio riguarda il mondo reale di beni e servizi: il resto e' speculazione valutaria, che cresce a un ritmo del 15% annuo e non e' neppure tassata! (e' stata proposta la Tobin Tax, ma una valuta a interesse negativo la renderebbe inutile).



 

Nazioni, industrie e banche sono impotenti di fronte a questa speculazione. Si basa sull'instabilita', altrimenti il meccanismo non produrrebbe profitto. La speculazione valutaria, una sorta di cancro al cuore del nostro sistema. Prevedibilmente, le grandi imprese non amano commerciare in queste valute instabili, quindi un quarto del commercio mondiale ha gia' riscoperto il baratto.

 

La Pepsi, per esempio, si fa pagare i profitti del mercato russo con la vodka; la Francia costruisce centrali nucleari in cambio di petrolio. Questo ritorno al baratto e' certamente un'ammissione della sconfitta degli economisti fanatici ed e' tempo che essi comincino a pensare a meccanismi che siano utili al mondo reale.


Le valute a interesse negativo in passato sono state utili a civilta' fiorenti, come la Dinastia Ming, l'Antico Egitto, l'Europa dei secoli X-XIII (l'epoca delle cattedrali) e oggi e' piuttosto probabile che le imprese ricerchino la stabilita' di una valuta a interesse negativo per sfuggire al carosello degli speculatori.

 

Quando lo Stato esercitava la sovranitΰ monetaria: biglietti di Stato a corso legale



Tratto da: “La banca, la moneta e l'usura", di Bruno Tarquini, ed. Controcorrente

La rinuncia dello Stato alla sovranitΰ monetaria

Visto su http://saba.fateback.com/articoli/bigliettidistato.html

Contrariamente a quanto accade nel rapporto tra Stato e cittadini con l'emissione dei titoli fruttiferi, in quello che viene a stabilirsi tra Stato e la Banca Centrale, con l'emissione della moneta bancaria (banconota), si coglie in tutta la sua drammaticitΰ la rinuncia da parte dello Stato alla sovranitΰ monetaria ed al conseguente esercizio del potere di "battere moneta"; si avverte sopratutto la stranezza di una situazione che poteva trovare una valida giustificazione in altri tempi, quando la moneta aveva un proprio valore intrinseco perchι costituita da pezzi coniati in metalli pregiati, o quando essa, pur rappresentata da simboli cartacei, aveva tuttavia una copertura nelle riserve auree o argentee delle banche: allora era frequente che il re o il principe (cioθ lo Stato), non avendo a propria disposizione risorse finanziarie (metallo pregiato) per sostenere, ad esempio, le spese di una guerra, ricorresse ai banchieri per ottenere i necessari prestiti. Ma nell'attuale momento storico, in cui la moneta θ costituita soltanto da supporto cartaceo, privo di qualunque copertura aurea o valutaria, non si comprende la ragione per la quale lo Stato debba richiedere ad un apposito istituto bancario privato il mutuo, sempre oneroso, di banconote create dal nulla e prive quindi di ogni valore intrinseco, trasferendogli in tal modo, con la sovranitΰ monetaria, non solo il potere di emettere moneta, ma anche il governo di tutta la politica monetaria, attraverso il quale, come si θ giΰ esposto, non puς non influirsi in maniera assolutamente determinante su tutta la politica economico-sociale del governo nato dalla volontΰ popolare. Per ricorrere ad una esemplificazione estrema, ma, comunque sia, idonea a far comprendere l'entitΰ del problema, non si capisce perchι non possa essere posta in circolazione moneta statale (biglietto di Stato) anzichι moneta bancaria (banconota), dal momento che, tanto, sia l'una che l'altra non sono garantite da alcuna riserva aurea o valutaria.

Peraltro θ bene sapere che lo Stato, oggi, per mezzo dei propri stabilimenti della Zecca, provvede alla creazione ed alla messa in circolazione di tutta la monetazione metallica, del cui ammontare (anche se di modestissimo valore rispetto a tutto il circolante cartaceo di banconote) esso non θ debitore di nessuno, tanto meno della [ndt: privata] Banca d'Italia. Cosμ come, fino a pochi anni fa, provvedeva, nello stesso modo, alla creazione ed alla messa in circolazione di carta moneta di cinquecento lire e, prima ancora, anche di mille lire [1], neanche in relazione delle quali ovviamente sorgeva in capo allo Stato alcuna obbligazione di restituzione nι di pagamento di interessi, poichι di esse lo stesso Stato non si indebitava, provvedendo direttamente alla loro creazione ed alla loro immissione in circolazione.

Questo dimostra, dunque, che lo Stato avrebbe i mezzi tecnici per esercitare in concreto il potere di emettere moneta e per riappropriarsi quella sovranitΰ monetaria che gli permetterebbe di svolgere una politica socio-economica non limitata da influenze esterne, ma soprattutto liberandosi di ogni indebitamento [2]. E' questo, senza alcun dubbio, il piω grave problema che il mondo, al di lΰ e al di sopra di ogni divisione politica, deve affrontare e risolvere; ma intanto si sarebbe giΰ fatto un grande passo avanti, se esso prendesse coscienza di questo problema e ne comprendesse la decisivitΰ; dalla scelta, consapevole e meditata, tra una soluzione e l'altra del problema della sovranitΰ monetaria, dipenderΰ la sorte della nostra civiltΰ [3].

Note:

[1] Di questa carta-moneta riproduciamo nella pagina seguente querlla da cinquecento lire: come si vede, essa, diversamente dalle banconote, porta l'intestazione della "Repubblica Italiana", θ denominata "Biglietto di Stato a corso legale", non risulta "pagabile a vista", θ firmata da funzionari statali (il Direttore Generale del tesoro ed il Cassiere speciale) e reca il visto della Corte dei Conti.



[2] Che esistano in circolazione due tipi di moneta θ dimostrato dal fatto che nelle stesse tabelle della Banca d'Italia relative al denaro in circolazione, viene contabilizzata solo la "moneta del settore non statale", vale a dire la moneta del settore bancario, cioθ il volume di banconote emesse in prestito allo Stato.

[3] Ci sarΰ pure un motivo perchι in Italia circolino due tipi ("settori") di moneta: da una parte quella metallica (e fino a qualche anno fa i biglietti da mille e cinquecento lire), che lo Stato crea e mette in circolazione senza indebitarsene, e dall'altra, quella costituita dalle banconote, creata e messa in circolazione dalla Banca d'Italia e di cui lo Stato (il popolo) si indebita. Il lettore θ forse giΰ in grado di comprendere tale motivo, ma giΰ θ molto che egli sia portato a conoscenza della singolare bipartizione. [ndt: con la truffa della riserva frazionaria, si ha un ulteriore signoraggio sottratto allo Stato, quello scritturale: quello dei depositi "a vista" e delle aperture di credito]




1[1] www.whitehousehistory.org
[2] “Il Corriere della Sera” on-line
[3] www.mondadori.com/libri/yesterday/hiram/usa.html
[4] «La Massoneria e la Rivoluzione francese» di Gian Pio Mattogno, ed. all’insegna del Veltro, Parma
[5] «La psicologia di C.G. Jung» edizione Boringhieri
[6] «Massoneria e sette segrete: la faccia occulta della storia», di Epiphanus ed. Ichthys
[7] Idem
[8] Idem
[9] «I Tarocchi» di Oswald Wirth, ed. Mediterranee
[10] Idem
[11] «Warning» di Barry R. Smith, e «Massoneria e sette segrete: la faccia occulta della storia», di Epiphanus ed. Ichthys
[12] Gorel Porciatti Umberto. Grande esperto di simbolismo e ritualistica massonica autore di numerosi saggi
[13] «La psicologia di C.G. Jung» edizione Boringhieri

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