Guerra giudaica



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LIBRO VII

CAPITOLO UNDICESIMO

Libro VII:437 - 11, 1. La demenza dei sicari contagiò come una malattia le città attorno a Cirene.


Libro VII:438 Era quivi arrivato Gionata, un gran­dissimo farabutto che faceva il mestiere del tessitore, il quale dopo aver sottoposti alla sua influenza non pochi degli ele­menti più miserabili del popolino se li trascinò dietro nel deserto, promettendo loro prodigi e apparizioni.
Libro VII:439 Quasi nes­suno badò alle sue furfantesche macchinazioni, ma i più ragguardevoli fra i giudei di Cirene denunziarono la sua partenza e i suoi piani a Catullo, il governatore della pentapoli libica.
Libro VII:440 Questi inviò un corpo di cavalieri e di fanti che facil­mente ebbero ragione di quella turba inerme; i più restarono sul campo, ma alcuni furono presi e tradotti dinanzi a Catullo.
Libro VII:441 L'ispiratore della sedizione, Gionata, sul momento riuscì a fuggire, ma poi, a seguito di lunghe e assai diligenti ricerche effettuate in tutto il paese, venne catturato e, trascinato al cospetto del governatore, escogitò una maniera di sottrarsi alla punizione offrendo nel tempo stesso a Catullo lo spunto per una serie d'ingiustizie.
Libro VII:442 Dichiarò infatti falsamente che erano stati i più ricchi dei giudei a insinuargli l'idea della ribellione.
Libro VII:443 - 11, 2. Il governatore accolse con piacere tali calunnie, gonfiando la cosa a dismisura e dipingendo la situazione come altamente drammatica per potersi dar le arie di aver vinto anche lui una guerra giudaica.
Libro VII:444 Ma il peggio fu che Catullo, oltre a mostrarsi così pronto a credere, diventò anche maestro di menzogna ai sicari.
Libro VII:445 Indusse infatti Gionata a denunziare un giudeo di nome Alessandro, col quale un tempo era venuto in urto ed ora stava in aperta inimicizia, e poi a coinvolgere nell'accusa anche sua moglie Berenice. Questi due furono i primi a esser colpiti con la pena di morte, e dopo di loro Ca­tullo fece subire la stessa sorte a tutti i giudei più ricchi in numero di tremila;
Libro VII:446 delitti che egli riteneva di compiere al sicuro perché incamerava le sostanze di quei disgraziati nel fisco imperiale.
Libro VII:447 - 11, 3. Ad evitare, poi, che giudei di altri paesi potessero comprovare la sua iniquità, allargò il raggio delle sue false accuse e convinse Gionata e alcuni altri che erano stati arre­stati con lui a denunziare come cospiratori le più importanti personalità giudaiche di Alessandria e di Roma.
Libro VII:448 Uno di quelli che vennero accusati ingiustamente fu Giuseppe, l'autore di questa storia.
Libro VII:449 Ma la macchinazione non ebbe per Catullo l'esito sperato. Egli venne a Roma portandosi dietro in catene la banda di Gionata e credeva che l'inchiesta si sarebbe fer­mata alle risultanze delle false deposizioni rese dinanzi a lui e per sua istigazione.
Libro VII:450 Vespasiano però ebbe dei sospetti sul­l'affare e promosse delle indagini che misero in luce l'infonda­tezza delle imputazioni a carico degli accusati; allora, anche per l'interessamento di Tito, egli li mandò assolti mentre Gionata ebbe il dovuto castigo: fu prima torturato e poi bruciato vivo.
Libro VII:451 - 14, 4. Grazie alla mitezza degli imperatori, Catullo per allora non subì più di un rimprovero, ma non molto tempo dopo, colpito da una malattia complicata e incurabile, fece un'orribile morte, punito non soltanto nel corpo, ma anche - e in maniera più grave - nella mente.
Libro VII:452 Infatti era sconvolto da paurose allucinazioni gridando senza posa di vedersi vicino gli spettri delle sue vittime e, non potendo dominarsi, saltava giù dal letto come se stessero per sottoporlo alle torture o al fuoco.
Libro VII:453 Poi il male si aggravò sempre più, ed egli morì per l'ulcerazione e la fuoriuscita delle viscere, dando la dimostra­zione più evidente che la provvidenza del Dio non manca di punire i malvagi.
Libro VII:454 - 11, 5. Qui ha termine la mia storia, che avevo promesso di scrivere con la più scrupolosa precisione per chiunque volesse conoscere quali furono le vicende di questa guerra fra i romani e i giudei.
Libro VII:455 Dei suoi pregi letterari lascio giudi­care ai lettori, ma per quanto riguarda la sua veridicità non avrei alcuna esitazione a dichiarare con sicura coscienza che in tutta la mia opera non ho avuto di mira che quella.
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