Guerra giudaica



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LIBRO VII

CAPITOLO SECONDO

Libro VII:21 - 2, 1. Mentre Tito Cesare stringeva d'assedio Gerusalemme, Vespasiano si era imbarcato ad Alessandria su una nave da carico ed era arrivato a Rodi;


Libro VII:22 di qui continuò il viaggio su triremi ricevendo festose accoglienze in tutte le città lungo il percorso in cui si fermava; poi dalla Ionia passò in Grecia, quindi da Corcira al promontorio Iapigio, donde proseguì per via di terra.
Libro VII:23 Tito per suo conto, partito da Cesarea sul mare, si trasferì a Cesarea detta di Filippo e vi si trattenne a lungo offrendo ogni sorta di spettacoli.
Libro VII:24 Trovarono colà la morte molti dei prigionieri, alcuni gettati alle belve, altri co­stretti a battersi fra loro in fitte schiere.
Libro VII:25 Ivi poi Tito fu rag­giunto dalla notizia della cattura di Simone figlio di Ghiora, avvenuta nel modo seguente.
Libro VII:26 - 2, 2. Durante l'assedio di Gerusalemme questo Simone aveva occupato la città alta; quando poi l'esercito romano, penetrato entro le mura, prese a saccheggiare tutta la città, allora egli raccolse, assieme agli amici più fidati, un certo numero di scalpellini con i ferri necessari al loro lavoro e cibo sufficiente per molti giorni, e assieme a loro s'introdusse in una delle gallerie sotterranee segrete.
Libro VII:27 Dopo essersi spinti avanti nel tratto scavato anticamente, s'imbatterono nella pietra viva e allora cominciarono a scavarla nella speranza di poter procedere oltre, risalire in un luogo sicuro e mettersi in salvo.
Libro VII:28 Ma alla prova dei fatti la speranza si rivelò fallace: i minatori a gran pena avevano fatto un piccolo progresso mentre i viveri, pur distribuiti con parsimonia, stavano per finire.
Libro VII:29 Allora Simone, credendo di poter ingannare i romani spaventandoli, si avvolse in tunichette bianche e, fermatovi sopra con una spilla un mantello purpureo, venne fuori dalla terra nel luogo dove prima sorgeva il tempio.
Libro VII:30 Sulle prime chi lo vide fu preso dalla paura e rimase immobile, ma poi gli si avvicinarono e gli chiesero chi fosse.
Libro VII:31 Simone non glielo rivelò, ma si fece chiamare il comandante; quelli andarono di corsa e ben presto arrivò Terenzio Rufo, che era stato lasciato a capo del presidio. Questi, dopo aver sentito da Simone tutta la verità, lo fece mettere in catene e inviò a Cesare la notizia della sua cattura.
Libro VII:32 Così il Dio, per punirlo della sua crudeltà contro i concittadini, che aveva tiranneggiato senza compassione, lo diede in balia dei nemici che più l'odiavano: non era stato preso a forza,
Libro VII:33 ma si era volontariamente conse­gnato al castigo, compiendo un atto per cui molti erano stati da lui crudelmente uccisi sotto la falsa accusa di voler passare dalla parte dei romani.
Libro VII:34 Non sfugge, infatti, il malvagio alla collera del Dio, né debole è la giustizia, ma col tempo essa raggiunge chi l'ha offesa e infligge ai perversi un castigo che arriva più grave nel momento in cui essi credevano di averlo evitato non essendo stati puniti immediatamente. Ne fece esperienza anche Simone, caduto in potere degli inesorabili romani.
Libro VII:35 Inoltre col suo spuntare dal sottosuolo fece sì che in quei giorni un gran numero di altri ribelli fossero scoperti nelle gallerie sotterranee.
Libro VII:36 Quando Cesare fu di ritorno a Cesarea sul mare, gli venne portato in catene Simone, ed egli diede ordine di riservarlo per il trionfo che si apprestava a celebrare a Roma.


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