Guerra giudaica



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LIBRO I

CAPITOLO VENTINOVESIMO

Libro I:567 - 29, 1. Vanificate le speranze degli orfani, e sistemati i matrimoni per il suo meglio, Antipatro ritenne saldamente assi­curate le sue prospettive, ma avendo aggiunto alla malvagità la sicurezza era diventato insopportabile; non riuscendo in­fatti a cancellare l'avversione che suscitava in ognuno, con­solidava la sua posizione col farsi temere. Aveva anche il sostegno di Ferora, che lo considerava ormai come il sicuro successore.


Libro I:568 Ma a corte si costituì un circolo di donne che causò nuovi disordini. La moglie di Ferora, d'intesa con sua madre e sua sorella, e d'accordo anche con la madre di Antipatro, faceva nella reggia mille prepotenze, e aveva anche osato offendere due figlie del re, il quale perciò non la po­teva assolutamente soffrire; ma sebbene malviste dal re, quelle donne continuavano ad angariare le altre.
Libro I:569 L'unica ad opporsi alla loro intesa fu Salome, che denunziò al re quell'accordo come non giovevole ai suoi interessi. Quando quelle vennero a sapere della denunzia, e che Erode era andato sulle furie, smisero d'incontrarsi apertamente e di scambiarsi segni di amicizia e, al contrario, quando Erode stava a udirle, fingevano anche di essere in lite; la stessa cosa fingeva con loro anche Antipatro, che in pubblico dava a vedere di essere in contrasto con Ferora.
Libro I:570 Ma tenevano convegni clandestini e adunanze notturne, e l'essere sotto sorveglianza accresceva la loro inte­sa. Ma Salome sapeva tutto ciò che avveniva e rivelò ogni cosa a Erode.
Libro I:571 - 29, 2. Egli riarse d'ira, specialmente contro la moglie di Ferora; su di lei, infatti, Salome aveva calcato la mano. Adu­nata pertanto l'assemblea dei suoi amici e parenti, pronunciò contro di lei un lungo atto d'accusa, ricordando anche l'of­fesa fatta alle sue figlie, e aggiungendo che aveva dato sus­sidi ai Farisei, suoi oppositori, e che gli aveva reso nemico il fratello stregandolo con farmaci.
Libro I:572 Alla fine, si rivolse a Fe­rora dicendogli di scegliere l'una delle due: o lui, il fratello, o la moglie. Ma avendo quello risposto che avrebbe rinunciato piuttosto alla vita che alla moglie, non sapendo che fare si rivolse ad Antipatro, ordinandogli di non aver relazioni né con la moglie di Ferora, né col marito, né con alcun altro dei suoi. Antipatro non disobbedì palesemente all'ordine rice­vuto, ma di notte s'incontrava nascostamente con loro.
Libro I:573 Te­mendo però la sorveglianza di Salome, organizzò per mezzo degli amici che aveva in Italia un suo viaggio a Roma; e così, avendo quelli scritto che bisognava inviare al più presto An­tipatro a Cesare, Erode senza indugi lo mandò dandogli uno splendido accompagnamento e grandissime somme e affidandogli il testamento, nel quale era scritto che re sarebbe stato Antipatro, e di Antipatro sarebbe stato successore Erode, il figlio di Mariamme figlia del sommo sacerdote.
Libro I:574 - 29, 3. S'imbarcò alla volta di Roma anche l'arabo Silleo che, trascurando le disposizioni di Augusto, si proponeva di riprendere contro Antipatro quelle questioni per cui prece­dentemente si era scontrato con Nicola. Aveva inoltre un contrasto di non poco conto con Areta, il suo re, di cui aveva eliminato alcuni amici fra cui Soemo, uno dei personaggi più potenti di Petra.
Libro I:575 Attirato dalla sua parte con molti denari Fabato, l'amministratore di Cesare, lo ebbe suo sostenitore anche contro Erode. Ma Erode, con un'offerta maggiore, stac­cò Fabato da Silleo, e per mezzo di lui cercò di farsi versare la penale stabilita da Cesare. Silleo però non dette un soldo, e per di più accusò presso Cesare Fabato sostenendo che egli non amministrava nel suo interesse, ma in quello di Erode.
Libro I:576 Allora Fabato arse di sdegno e, poiché era ancora in grandissimo onore presso Erode, gli rivelò i segreti di Silleo, e disse al re che Silleo aveva corrotto con denaro Corinto, una delle sue guardie del corpo, dal quale perciò doveva guardarsi. Il re seguì il suo consiglio; infatti Corinto era cresciuto nel regno, ma di nascita era un arabo.
Libro I:577 Fece subito arrestare non soltanto lui, ma anche altri due arabi che erano stati trovati presso di lui, l'uno amico di Silleo, l'altro un capotribù. Co­storo, sottoposti a tortura, confessarono che Corinto li aveva comprati con una grossa somma per assassinare Erode. Dopo essere stati processati anche dinanzi a Saturnino, il gover­natore della Siria, vennero tradotti a Roma.
Libro I:578 - 24. Erode, intanto, non cessava di insistere presso Fe­rora perché si dividesse dalla moglie, ma sebbene avesse tanti motivi d'avversione non riusciva a trovare il modo di colpire quella donna, fino a che, giunto all'estremo della collera, esiliò con lei anche suo fratello.
Libro I:579 Ferora subì l'offesa senza fiatare e si ritirò nella sua tetrarchia, giurando che il suo esilio sarebbe finito soltanto alla morte di Erode e che mai più sa­rebbe ritornato da lui finché viveva. E infatti, sebbene urgen­temente mandato a chiamare, non tornò nemmeno quando si ammalò il fratello, che sentendosi in punto di morte gli voleva lasciare alcuni incarichi.
Libro I:580 Accadde però che questi inspe­ratamente guarì mentre dopo poco si ammalò Ferora, e allora Erode si comportò con maggior affetto perché si recò presso di lui e lo curò amorevolmente. Ma Ferora non riuscì a su­perare la malattia e pochi giorni dopo morì.
Libro I:581 Sebbene Erode gli avesse mostrato il suo affetto fino all'ultimo giorno, si diffuse tuttavia la voce che aveva spacciato anche lui con un veleno. Ad ogni modo fece trasportare la salma a Gerusa­lemme, ordinò il lutto più stretto a tutta la nazione e rese al fratello onori funebri di estrema magnificenza. Tale fu la fine di uno degli uccisori di Alessandro e Aristobulo.


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