CAPITOLO QUARTO
Libro II:55 - 4, 1. Anche nel contado si verificarono vari disordini, e l'occasione spinse parecchi a tentare d'impadronirsi del potere. Nell'Idumea duemila veterani di Erode, raccoltisi in armi, erano in lotta con l'esercito regio e contro di loro guerreggiava Achiab, il cugino del defunto re, appoggiandosi alle piazzeforti ed evitando una battaglia in campo aperto.
Libro II:56 A Sepphoris, nella Galilea, Giuda, figlio del capobrigante Ezechia, che un tempo aveva infestato quel paese ed era stato catturato dal re Erode, avendo raccolto una banda non piccola fece irruzione negli arsenali regi e, riforniti di armi i suoi, attaccava gli altri che aspiravano al potere.
Libro II:57 - 4, 2. Nella Perea Simone, uno degli schiavi del re, facendo affidamento sulla bellezza delle sue forme e sulla prestanza fisica, si cinse del diadema e, andando in giro alla testa dei briganti che aveva raccolti, appiccò il fuoco alla reggia di Gerico e a molti altri ricchi palazzi, procurandosi con gli incendi facili occasioni di saccheggio.
Libro II:58 E in breve avrebbe dato alle fiamme ogni abitazione di un certo valore, se non fosse andato ad affrontarlo Grato, il capo della fanteria regia, con gli arcieri della Traconitide e i più valenti dei Sebasteni.
Libro II:59 Nella battaglia caddero molti della Perea; e Simone stesso, mentre cercava scampo attraverso un ripido burrone, fu intercettato da Grato che con un colpo di fianco gli staccò la testa. Anche la reggia di Betharamatha, presso il Giordano, fu distrutta col fuoco ad opera di un'altra banda raccoltasi nella Perea.
Libro II:60 - 4, 3. Finanche un pastore osò allora aspirare al trono. Si chiamava Atrongeo, e ad alimentare le sue speranze erano la vigoria fisica, un animo sprezzante della morte e quattro fratelli simili a lui.
Libro II:61 A ciascuno di questi egli aveva affidato una banda armata, e se ne avvaleva come di comandanti e di satrapi per le sue scorrerie, mentre egli, a guisa di re, si occupava degli affari più importanti.
Libro II:62 Allora si cinse del diadema, ma anche in seguito per non breve tempo continuò a battere il paese insieme con i fratelli; a preferenza trucidavano i romani e i regi, ma non si salvavano nemmeno i giudei che cadevano nelle loro mani, se poteva ricavarsene qualche utile.
Libro II:63 Una volta ebbero l'audacia di circondare presso Emmaus un'intera centuria di romani che trasportava armi e rifornimenti per la legione. Il loro centurione Areio e quaranta dei più valorosi restarono trafitti, gli altri stavano per fare la stessa fine quando arrivò in aiuto Grato con i Sebasteni, e allora quelli fuggirono.
Libro II:64 Dopo che ebbero compiuto durante tutta la guerra molte altre simili gesta a danno degli indigeni e degli stranieri, alla fine ne furono catturati tre: il maggiore da Archelao e i due successivi caduti nelle mani di Grato e di Tolemeo; il quarto venne a patti con Archelao.
Libro II:65 Ma questa fu la fine che fecero più tardi; allora essi mettevano a soqquadro tutta la Giudea con una guerra brigantesca.
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