Guerra giudaica



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LIBRO II

CAPITOLO SETTIMO

Libro II:101 - 7, 1. In quel tempo un giovane, giudeo di nascita, ma allevato a Sidone presso un liberto romano, spacciandosi in base a una certa rassomiglianza fisica per Alessandro, il morto figlio di Erode, arrivò a Roma con la speranza di farla franca.


Libro II:102 Lo guidava un connazionale ben addentro in tutti i particolari del regno, il quale lo istruì nel dare a intendere che gli incaricati di uccidere lui e Aristobulo, presi da compassione, li avevano fatti scomparire sostituendoli con i cadaveri di due persone rassomiglianti.
Libro II:103 Con queste frottole aveva tratto in inganno i giudei di Creta e, avendone ottenuto larghezza di mezzi, si era trasferito a Melo; quivi, avendo raccolto somme molto più grosse per l'enorme credito che aveva riscosso, persuase i suoi connazionali ad accompagnarlo nel suo viag­gio a Roma.
Libro II:104 Sbarcato a Dicearchia, ricevette un'infinità di doni dai giudei del luogo, e fu scortato come un re dagli amici del padre. La rassomiglianza aveva ingenerato tanta si­curezza, che quelli che avevano visto Alessandro e lo cono­scevano bene giuravano che era proprio lui.
Libro II:105 Tutta la colonia giudaica di Roma si riversò fuori per vederlo, e una folla innumerevole si accalcava per i vicoli in cui egli passava; poiché i Meli erano arrivati a tal punto di stoltezza da portarlo in lettiga e fornirlo a proprie spese di un apparato degno di un re.
Libro II:106 - 7, 2. Cesare, che ben conosceva le fattezze di Alessandro, perché dinanzi a lui Erode lo aveva trascinato in giudizio, anche prima di vedere l'uomo intuì l'imbroglio fondato sulla rassomiglianza, ma dando un credito anche minimo alle speranze più liete inviò un tal Celado, uno di quelli che cono­scevano bene Alessandro, con l'incarico di condurgli davanti il giovane.
Libro II:107 Come lo vide, rilevò immediatamente la diversità dei lineamenti e, notata la corporatura nell'insieme troppo massiccia e di aspetto servile, scoprì tutta la macchinazione.
Libro II:108 Rimase profondamente indignato dalla sfrontatezza delle sue dichiarazioni; infatti a chi gli domandava notizie di Aristo­bulo rispose che anch'egli era vivo, ma di proposito era ri­masto a Cipro per evitare qualche tranello; infatti, se loro due stavano separati, era più difficile toglierli di mezzo.
Libro II:109 Al­lora Celado lo prese in disparte e gli disse: “Avrai salva la vita da Cesare come ricompensa, se rivelerai chi ti ha istruito nel raccontare tutte queste bugie”. Quello promise che l'avreb­be rivelato e lo seguì dinanzi a Cesare, a cui denunziò il giudeo che ne aveva sfruttato la rassomiglianza per far soldi. Infatti in ogni città aveva raccolto tanti doni quanti Alessandro non ne aveva raccolti in tutta la sua vita.
Libro II:110 A sentir ciò Cesare scop­piò a ridere; il falso Alessandro, che era così aitante, lo mandò a fare il rematore nella flotta mentre punì con la morte il suo istigatore. Quanto ai Meli, considerò sufficiente castigo della loro stoltezza le enormi spese che avevano sopportate.
Libro II:111 - 7, 3. Quando ebbe preso possesso dell'etnarchia Archelao, anche per ricordo degli antichi atti di ostilità, trattò con mano pesante non solo i giudei, ma anche i Samaritani, e a seguito di ambascerie inviate da costoro ad accusarlo presso Cesare finì relegato a Vienna, città della Gallia. Il suo patrimonio venne incamerato nel fisco di Cesare.
Libro II:112 Dicono che prima di essere convocato da Cesare egli fece questo sogno: gli parve di vedere nove spighe, piene e grosse, che erano divorate da buoi. Mandati a chiamare gli indovini e alcuni Caldei, chiese loro che cosa ritenessero che il sogno significasse.
Libro II:113 Le interpretazioni furono diverse, ma un certo Simone, un Es­seno di stirpe, disse che le spighe rappresentavano gli anni e i buoi un capovolgimento della situazione, perché quando arano rivoltano la terra; sicché egli avrebbe regnato un nu­mero d'anni pari a quello delle spighe e sarebbe morto dopo aver assistito a un grande cambiamento della sua condizione. Cinque giorni dopo aver udito queste cose, Archelao fu convocato per esser giudicato.
Libro II:114 - 7, 4. Credo che valga la pena di ricordare anche il sogno di sua moglie Glafira, figlia di Archelao re della Cappadocia, che prima era stata moglie di Alessandro, fratello dell'Arche­lao di cui stiamo parlando e figlio del re Erode da cui fu anche condannato a morte, come abbiamo raccontato.
Libro II:115 Dopo la morte di quello, andò sposa a Giuba re d'Africa, poi, es­sendo scomparso Giuba, ritornò come vedova presso il padre, dove la vide Archelao l'etnarca e se ne innamorò a tal punto, che senza indugi ripudiò la moglie Mariamme e la sposò.
Libro II:116 Tornata perciò in Giudea, poco tempo dopo il suo arrivo sognò che Alessandro le si presentasse dinanzi dicendole: “Ti sarebbe dovuto bastare il matrimonio in Africa, ma tu, non ancora contenta, ritorni nella mia casa dopo aver preso un terzo marito che per di più, sciagurata, è mio fratello. Io però non sopporterò l'offesa e ti prenderò con me anche se non vorrai”. Glafira visse appena un paio di giorni dopo aver raccontato questo sogno.


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