Guerra giudaica



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LIBRO III

CAPITOLO QUINTO

Libro III:70 - 5, 1. Anche in questo è da ammirare l'accortezza dei romani, che istruiscono gli schiavi non solo per i bisogni della vita domestica, ma anche per i servizi di guerra.


Libro III:71 Se poi si prende in considerazione anche il resto della loro organizzazione mili­tare, si vedrà che essi posseggono questo sì grande impero come premio del valore, non come dono della fortuna.
Libro III:72 In­fatti non è la guerra quella che li inizia alle armi, né soltanto nell'ora del bisogno essi muovono le mani tenute prima inoperose durante la pace, ma invece, come se fossero nati con le armi in pugno, essi non interrompono mai l'addestramento, né stanno ad aspettare le occasioni.
Libro III:73 Le loro manovre si svol­gono con un impegno per nulla inferiore a quello di un vero e proprio combattimento, che anzi ogni giorno tutti i soldati si esercitano con tutto l'ardore come se fossero in guerra.
Libro III:74 Perciò essi affrontano le battaglie con la massima calma; nes­sun scompiglio li fa uscire dall'abituale formazione, nessuna paura li vince, nessuna fatica li abbatte, e ne consegue sempre una sicura vittoria contro gli avversari, che non sono alla loro altezza.
Libro III:75 Non si sbaglierebbe chi chiamasse le loro mano­vre battaglie incruente e le loro battaglie esercitazioni cruente.
Libro III:76 Non è possibile ai nemici di coglierli di sorpresa; quando entrano in territorio nemico non vengono a battaglia prima di aver costruito un accampamento fortificato.
Libro III:77 E l'accampa­mento non lo costruiscono come capita, né su terreno disu­guale, né tutti vi lavorano, né senza un ordine prestabilito, ma se il terreno è disuguale viene livellato; l'accampamento viene poi impiantato in forma di quadrato.
Libro III:78 L'esercito ha al seguito una gran quantità di fabbri e di arnesi per la sua costruzione.
Libro III:79 - 5, 2. L'interno lo dividono in varie file di tende, mentre all'esterno il recinto presenta l'aspetto di un muro, munito di torri a regolari intervalli.
Libro III:80 In questi intervalli collocano i lanciamissili e catapulte e baliste e ogni ordigno da getto, tutti pronti a tirare.
Libro III:81 Nel recinto si aprono quattro porte, una su ciascun lato, comode per l'ingresso delle bestie da tiro e spa­ziose per le sortite degli uomini in caso di emergenza.
Libro III:82 L'accampamento, poi, è intersecato da strade che s'incrociano ad angolo retto, e nel mezzo pongono le tende degli ufficiali con al centro quella del comandante, che assomiglia a un tempio.
Libro III:83 All'improvviso appare come una città con la sua piazza, le botteghe degli artigiani e i seggi destinati agli ufficiali dei vari gradi qualora debbano giudicare in occasione di qualche lite.
Libro III:84 Il recinto e tutto ciò che esso racchiude viene costruito in men che non si dica, così numerosi ed esperti sono quelli che vi lavorano. Se è necessario, all'esterno si scava anche una fossa profonda quattro cubiti e larga altrettanto.
Libro III:85 - 5, 3. Costruito l'accampamento, i soldati si sistemano in bell'ordine ognuno nel suo reparto. E anche tutte le altre ope­razioni vengono da loro compiute con disciplina e in sicurezza, e così ai rifornimenti di legna e di vettovaglie e di acqua, quando ne hanno bisogno, provvedono con apposite squadre.
Libro III:86 Nessuno è libero di pranzare o cenare quando vuole, ma si rifocillano tutti insieme, e così dalle trombe viene impartito l'ordine di dormire, dei turni di guardia e di svegliarsi, e non v'è operazione che si compia senza comando.
Libro III:87 All'alba, tutti i soldati si presentano ai centurioni, e poi questi alla lor volta vanno a salutare i tribuni e insieme con costoro tutti gli uf­ficiali si recano dal comandante in capo;
Libro III:88 questi, come di con­sueto, dà loro la parola d'ordine e le altre disposizioni da impartire ai dipendenti. Comportandosi con uguale disciplina anche in battaglia, celermente eseguono le conversioni nella dovuta direzione, e in schiera compatta avanzano o indietreg­giano a comando.
Libro III:89 - 5, 4. Quando si deve togliere l'accampamento e la tromba ne dà il segnale, nessuno resta inoperoso, ma appena udito lo squillo tolgono le tende e preparano tutto per la partenza.
Libro III:90 Le trombe danno un secondo segnale di approntarsi: allora celer­mente caricano i bagagli sui muli e sulle altre bestie da soma e si schierano pronti a partire come cavalli da corsa alla corda; quindi danno fuoco all'accampamento sia perché sarebbe fa­cile per loro tornare a costruirne ivi uno nuovo, sia per impe­dire che i nemici abbiano ad utilizzarlo.
Libro III:91 Le trombe danno per la terza volta il segnale della partenza per spronare quelli che per qualche ragione siano in ritardo, sì che nessuno resti fuori del suo posto.
Libro III:92 Allora il banditore, stando alla destra del co­mandante, per tre volte rivolge loro nella lingua nazionale la domanda se sono pronti a combattere, e quelli per tre volte rispondono con un grido tuonante e impaziente, dicendo di esser pronti prima che il banditore abbia completato la do­manda, e invasi da una esaltazione guerresca accompagnano il grido con l'alzar delle destre.
Libro III:93 - 5, 5. Dipoi si mettono in moto marciando tutti in silenzio e ordinatamente, restando ognuno al suo posto come in bar­taglia, i fanti coperti di corazze e di elmi e con una spada appesa su ciascun fianco,
Libro III:94 quella di sinistra assai più lunga mentre quella di destra non è più di un palmo.
Libro III:95 I fanti scelti che attorniano il comandante portano una lancia e uno scudo rotondo; il resto dei legionari un giavellotto e uno scudo oblungo e inoltre una sega, un cesto, una picozza e una scure, e poi una cinghia, un trincetto e una catena, e cibo per tre giorni; sicché poco manca che i fanti siano carichi come le bestie da soma.
Libro III:96 I cavalieri portano una grossa spada sul fianco destro e impugnano una lunga lancia, uno scudo è posto obliquamente sul fianco del cavallo, e in una faretra sono riposti tre o più dardi dalla punta larga e grandi non meno delle lance; l'elmo e la corazza sono uguali a quelli di tutti i fanti.
Libro III:97 L'armamento dei cavalieri scelti che stanno attorno al comandante non differisce in nulla da quello dei cavalieri che formano le ali. E’ sempre la sorte a stabilire quale delle legioni deve aprire la marciata.
Libro III:98 - 5, 6. Tali, dunque, sono i regolamenti che i romani applicano nel far marciare o accampare i loro eserciti, e tale l'arma­mento delle diverse specialità; e nelle battaglie nulla che non sia stato prima ponderato, nulla d'improvvisato, ma come un piano precede ogni azione così l'azione si svolge secondo il piano;
Libro III:99 pertanto assai di rado essi sbagliano, e quando sbagliano facilmente pongono riparo agli errori.
Libro III:100 Essi, inoltre, ritengono preferibili ai colpi di fortuna gli insuccessi toccati pur dopo un attento esame della situazione, considerando che un successo fortuito spinge all'imprevidenza mentre la ponderazione, anche se talvolta non ha dalla sua la fortuna, costituisce un utile esercizio per evitare il ripetersi di un insuccesso.
Libro III:101 E poi chi si avvantaggia di successi fortuiti non ne ha alcun merito, mentre degli insuccessi subiti contro ogni previsione ci si può consolare al pensiero di non aver trascurato alcuna precauzione.
Libro III:102 - 5, 7. Con l'esercizio delle armi essi fortificano non soltanto il corpo, ma anche l'animo, e per l'addestramento si giovano anche del timore.
Libro III:103 Presso di loro, infatti, le leggi puniscono con la morte non soltanto la diserzione, ma anche piccole mancanze, e poi ancor più delle leggi incutono timore i comandanti; questi, tuttavia, con le ricompense concesse ai valorosi evitano di apparire spietati verso i puniti.
Libro III:104 Così as­soluta è la loro ubbidienza ai capi, da costituire un ornamento in tempo di pace e, in battaglia, da cementare l'intero esercito in un blocco unico.
Libro III:105 Tanto sono compatte le loro schiere, agili le manovre, pronti gli orecchi ai comandi, gli occhi ai segnali, le mani all'azione.
Libro III:106 Pertanto sono sempre rapidi nell'agire, quanto mai tardi nel risentire di qualche colpo, e non vi fu situazione in cui essi dovettero soccombere alla superiorità numerica o a stratagemmi o a difficoltà di terreno, e nemmeno alla fortuna; infatti per loro essere i più forti è cosa più sicura della fortuna.
Libro III:107 Un popolo che valuta le situazioni prima di passare all'azione, e che dopo prese le decisioni dispone di un esercito tanto efficiente: che meraviglia se i confini del suo impero sono segnati verso oriente dall'Eufrate, dall'oceano ad occidente, a nord dal Danubio e dal Reno? Senza esagerare si potrebbe dire che le conquiste sono da meno dei conquista­tori.
Libro III:108 - 5, 8. Su tutto ciò mi sono dilungato non tanto con l'intenzione di magnificare i romani quanto di consolare quelli che ne furono assoggettati e di distogliere coloro che pensassero di ribellarsi;
Libro III:109 inoltre questo cenno sull'organizzazione del­l'esercito romano potrà forse servire a qualche persona colta che non ne sia informata. Ritornerò ora al punto donde ho preso le mosse per questa digressione.


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