Guerra giudaica



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LIBRO IV

CAPITOLO OTTAVO

Libro IV:440 - 8, 1. Nel frattempo arrivarono voci sui moti in Gallia, con la notizia che Vindice assieme ai notabili dei paese era insorto contro Nerone: eventi ben noti per gli ampi racconti che già ne sono stati fatti.


Libro IV:441 Tali notizie spinsero Vespasiano a intensificare le operazioni di guerra, perché egli già preve­deva il divampare della guerra civile e la minaccia che incombeva sull'impero: riteneva che affrettandosi a ristabilire la pace in oriente avrebbe alleggerito la tensione in Italia.
Libro IV:442 Finché durò l'inverno si assicurò con guarnigioni il mantenimento dell'ordine nei villaggi e nelle cittadine, mettendovi a capo un decurione nei villaggi e un centurione nelle città; proce­dette inoltre all'opera di ricostruzione in molti luoghi deva­stati.
Libro IV:443 All'inizio della primavera raccolse la maggior parte dell'esercito e la condusse da Cesarea ad Antipatride; quivi passò due giorni a sistemare le cose a suo modo e nel terzo giorno proseguì la marcia mettendo a ferro e fuoco tutto il territorio circostante.
Libro IV:444 Assoggettati i dintorni della toparchia di Thamna, avanzò su Lidda e Iamnia, entrambe già sottomesse in prece­denza, e avendovi insediati come abitanti un numero ade­guato di giudei passati dalla sua parte, si trasferì nel territorio di Emmaus.
Libro IV:445 Assicuratosi il controllo delle vie d'accesso alla città, costruì un accampamento e, sistematavi la quinta le­gione, col resto delle forze avanzò nella toparchia di Bethlep­tenfa.
Libro IV:446 Dopo averla devastata con gli incendi assieme a quella confinante e ai lembi estremi dell'Idumea, collocò presidi nei luoghi opportuni;
Libro IV:447 poi s'impadronì dei due villaggi più centrali dell'Idumea, Betabris e Cafartoba, dove uccise più di diecimila uomini
Libro IV:448 e fece più di mille prigionieri costringendo gli altri a fuggire e sistemando al loro posto una non piccola parte delle sue forze, che intrapresero scorrerie devastando tut­ta la regione montana.
Libro IV:449 Poi col resto dell'esercito egli ritornò ad Emmaus, donde attraverso la Samaria e la città di Neapolis, chiamata Mabartha dagli indigeni, scese a Corea ponendovi il campo il secondo giorno del mese di Desio.
Libro IV:450 L'indomani raggiunse Gerico, dove si riunì con Traiano, uno dei suoi generali, che gli conduceva le forze lasciate nella Perea perché ormai il territorio al di là del Giordano era sottomesso.
Libro IV:451 - 8, 2. Prima del loro arrivo la maggior parte della popolazione era fuggita da Gerico sui monti prospicienti Gerusa­lemme; quanti rimasero indietro - e non erano pochi - vennero sterminati,
Libro IV:452 sicché i romani trovarono la città deserta. Essa giace in pianura, sovrastata da un'immensa catena mon­tagnosa, nuda e infeconda,
Libro IV:453 che si protende a nord fino al ter­ritorio di Scitopoli, a sud fino alle terre dei Sodomiti e all'estremità del lago Asfaltite. E’, una regione tutta acciden­tata e disabitata per la sua sterilità.
Libro IV:454 Dirimpetto a questa catena, s'innalza quella che fiancheggia il Giordano; essa comincia a nord da Giuliade e si protende a sud fino a Somora, che sta ai confini di Petra in Arabia. Di questa catena fa parte anche la cosiddetta Montagna di Ferro, che si estende fino alla Moabitide.
Libro IV:455 La regione compresa fra le due catene ha il nome di Grande Pianura; essa si apre dal villaggio di Gin­nabris,
Libro IV:456 al lago Asfaltite per una lunghezza di milleduecento stadi e una larghezza di centoventi; è attraversata dal Giordano e contiene due laghi, l'Asfaltite e quello di Tiberiade, che sono di natura contraria: il primo salato e infecondo, l'altro dolce e fecondo.
Libro IV:457 D'estate la pianura s'infuoca, e l'ec­cessiva calura ammorba l'aria;
Libro IV:458 infatti è tutta arida eccetto il Giordano, ed è per la stessa ragione che i palmizi che crescono lungo le rive sono più rigogliosi e fruttiferi, mentre quelli più discosti lo sono meno.
Libro IV:459 - 8, 3. Presso Gerico, comunque, v'è una fonte ricca di acque e molto utile per l'irrigazione, che sgorga vicino al­l'antica città che fu la prima ad essere assoggettata nella terra dei Cananei da Gesù, figlio di Nave, capo degli ebrei.
Libro IV:460 Si racconta che dapprincipio questa fonte non soltanto faceva morire i frutti della terra e degli alberi, ma anche i feti delle donne, e faceva guastare e perire ogni cosa; poi invece fu risanata e resa quanto mai salubre e fecondatrice ad opera di un certo profeta Eliseo, discepolo e successore di Elia.
Libro IV:461 Costui era stato una volta ospitato da quelli di Gerico, e aven­done ricevuto accoglienze straordinarie volle far dono, in cambio, di un beneficio inesauribile per loro e per il paese.
Libro IV:462 Si avvicinò alla fonte, vi gettò dentro un vaso pieno di sale, poi, levata al cielo la sua giusta mano destra e versate sulla terra libagioni propiziatorie, rivolse alla terra la preghiera di addolcire la fonte e di aprire vene più dolci,
Libro IV:463 e al cielo la pre­ghiera di mescolare all'acqua soffi più vitali e, insieme, di concedere agli abitanti abbondanza di frutti e numerosa prole, e di non far mai mancare a loro l'acqua necessaria a produrli fino a che si fossero conservati giusti.
Libro IV:464 Con tali preghiere accom­pagnate dai gesti dettati dal rituale egli cambiò la natura della fonte, e l'acqua che fino allora aveva causato sterilità e fame diventò dispensatrice di prolificità e di abbondanza.
Libro IV:465 Essa ha tanta efficacia nell'irrigazione, che se soltanto tocca il ter­reno lo rende produttivo più delle altre acque che vi stagnano sopra.
Libro IV:466 Per la stessa ragione mentre il beneficio apportato dalle altre acque, anche se usate in grande abbondanza, è limitato, il beneficio della poca acqua di quella fonte è immenso.
Libro IV:467 Di­fatti irriga un'estensione maggiore di tutte le altre, e bagna una piana lunga settanta stadi e larga venti, e vi fa prospe­rare giardini lussureggianti e fortissimi.
Libro IV:468 Le palme che essa bagna sono di molte specie, differenti sia per il gusto dei frutti, sia per le proprietà curative; i datteri più grossi, pigiati, mandano fuori anche un abbondante miele non molto infe­riore all'altro prodotto dalle api del paese.
Libro IV:469 Vi si raccoglie l'opobalsamo, il più pregiato fra i prodotti della regione, il cipro e il mirobalano, sì che non si sbaglierebbe a chiamare un paese divino questo in cui crescono abbondanti le piante più rare e più belle.
Libro IV:470 Per gli altri suoi frutti non sarebbe facile tro­vare un'altra regione al mondo che potrebbe esser messa a confronto, così grande è la resa della semente.
Libro IV:471 La ragione credo vada cercata nel calore dell'aria e nell'azione vivificatrice dell'acqua: l'una fa spuntare e aprire i germogli mentre l'umi­dità fa crescere ad ognuno salde radici e le tiene in vita d'estate, quando il paese è così infuocato che difficilmente qualcuno esce di casa.
Libro IV:472 L'acqua attinta prima del levar del sole e poi esposta all'aria diventa gelida tutto al contrario dell'ambiente circostante; d'inverno, invece, si stiepidisce ed è assai piace­vole bagnarvici.
Libro IV:473 Anche il clima è così temperato, che i paesani si vestono di lino mentre nevica nel resto della Giudea.
Libro IV:474 Da Gerusalemme dista centocinquanta stadi, e dal Giordano ses­santa; il paese da Gerico a Gerusalemme è desertico e pietroso, quello verso il Giordano e l'Asfaltite più pianeggiante, però ugualmente desertico e spoglio.
Libro IV:475 Ma di Gerico e delle sue opulente contrade si è detto abbastanza.
Libro IV:476 - 8, 4. Conviene però parlare anche delle caratteristiche del lago Asfaltite, che, come ho già detto, è amaro e infecondo, ma per la sua leggerezza mantiene a galla anche gli oggetti più pesanti che vi siano gettati dentro, sì che è difficile im­mergersi verso il fondo anche per chi lo voglia.
Libro IV:477 Così, quando Vespasiano si recò a visitarlo, comandò di gettare in acqua alcuni che non sapevano nuotare, con le mani legate dietro la schiena, e tutti tornarono a galla come fossero spinti verso l'alto da un potente soffio.
Libro IV:478 Uno spettacolo meraviglioso è anche il mutamento del suo colore, che cambia tre volte al giorno col diverso riflettersi dei raggi del sole.
Libro IV:479 Inoltre fa affiorare in molti luoghi nere masse di bitume, che galleggiano simili per figura e per grandezza a tori senza testa.
Libro IV:480 La gente che lavora sul lago vi si accosta e, afferrata una massa, la tira nelle barche; però quando hanno fatto il carico, non è facile poi distaccarlo e per la sua vischiosità resta aderente allo scafo fino a che non lo sciolgono con sangue mestruale di donna e urina, le uniche cose a cui cede.
Libro IV:481 Serve non soltanto per calafatare le navi, ma ha anche proprietà curative e viene impiegato per preparare molte medicine.
Libro IV:482 La lunghezza di questo lago è di cinquecentottanta stadi, estendendosi fino a Zoara in Arabia, e la larghezza di centocinquanta.
Libro IV:483 Adiacente ad esso è il paese di Sodoma, un tempo ridente per l'abbon­danza dei frutti e l'opulenza delle città, mentre ora è ridotto tutto a terra bruciata.
Libro IV:484 Si dice che per l'empietà dei suoi abi­tanti fu incenerita dai fulmini, e infatti sono ancora visibili le tracce del fuoco divino e i resti di cinque città; inoltre la cenere si riforma dentro i frutti, che esteriormente assomiglia­no a quelli che si mangiano, ma quando una mano li coglie si disfano in fumo e cenere.
Libro IV:485 Ciò che si racconta della ter­ra di Sodoma riceve conferma da tali cose che ognuno può vedere.


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