Guerra giudaica



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LIBRO IV

CAPITOLO UNDICESIMO

Libro IV:630 - 11, 1. Vespasiano, dopo aver congedato le ambascerie e assegnato i comandi nelle province tenendo conto della giu­stizia e dei meriti, si trasferì in Antiochia.


Libro IV:631 Qui tenne consiglio sulla via da seguire, e riconobbe che più importante di intra­prendere un viaggio ad Alessandria era arrivare a Roma, perché la prima era ormai al sicuro mentre la seconda era soggetta alle angherie di Vitellio.
Libro IV:632 Perciò, affidandogli una cospi­cua forza di cavalieri e fanti, inviò in Italia Muciano, che non volle affrontare il mare nel cuore dell'inverno e condusse a piedi l'esercito attraverso la Cappadocia e la Frigia.
Libro IV:633 - 11, 2. Nel frattempo anche Antonio Primo alla testa della legione terza di stanza nella Mesia, di cui egli era allora il governatore, si era messo in moto per affrontare Vitellio.
Libro IV:634 Questi spedì contro di lui con grandi forze Cecina Alieno, in cui aveva grande fiducia dopo la vittoria riportata su Otone. Cecina, risalendo rapidamente da Roma, raggiunse Antonio presso Cremona nella Gallia, una città che è sui confini del­l'Italia.
Libro IV:635 Ivi, allo spettacolo della moltitudine e della disciplina dei nemici, non ebbe più il coraggio di attaccar battaglia e, giudicando pericolosa una ritirata, meditò il tradimento.
Libro IV:636 Rac­colti i centurioni e i tribuni che erano ai suoi ordini, li istigò a passare dalla parte di Antonio rimpicciolendo la forza di Vitellio ed esagerando quella di Vespasiano;
Libro IV:637 diceva che l'uno aveva solo il titolo d'imperatore mentre l'altro ne aveva la potenza, che per loro era meglio fare di necessità virtù e, prima di subire una disastrosa sconfitta, schivare il pericolo con una mossa accorta.
Libro IV:638 Vespasiano poteva raggiungere i suoi restanti obiettivi anche senza di loro, mentre Vitellio anche col loro aiuto non era più in grado di conservare la sua posizione.
Libro IV:639 - 11, 3. Con questi e altri ragionamenti riuscì a persuaderli e passò con l'esercito dalla parte di Antonio.
Libro IV:640 Ma la notte stessa i suoi soldati ebbero un pentimento, presi anche dal terrore al pensiero che Vitellio potesse alla fine risultare vincitore, e, sguainate le spade, si scagliarono su Cecina; lo avreb­bero ucciso, se i tribuni non si fossero gettati ai loro piedi implorandoli.
Libro IV:641 Decisero allora di non ucciderlo, ma incatena­rono il traditore preparandosi a rimandarlo a Vitellio. Primo però, informato della cosa, immediatamente radunò i suoi e li guidò in armi contro i ribelli,
Libro IV:642 che dopo una breve resistenza vennero travolti e presero la fuga verso Cremona. Primo con la cavalleria sbarrò le vie di accesso alla città e la più gran parte li accerchiò e uccise davanti alla città; inseguendo poi i superstiti penetrò anch'egli nella città abbandonandola al sac­cheggio dei suoi soldati.
Libro IV:643 Morirono allora molti mercanti fo­restieri e molti abitanti, nonché tutto l'esercito di Vitellio, trentamila e duecento uomini. Dei soldati della Mesia An­tonio ne perdette quattromila e cinquecento.
Libro IV:644 Liberato Ce­cina, egli lo mandò da Vespasiano a riferirgli i fatti e quello, con le accoglienze ricevute il suo arrivo, ricoprì l'onta del tradimento sotto gl'insperati onori.
Libro IV:645 - 11, 4. A Roma anche Sabino riprese ormai coraggio quando apprese che Antonio era vicino e, radunate le coorti dei vigili, di notte occupò il Campidoglio.
Libro IV:646 Il giorno dopo lo raggiunsero molti dei nobili e anche Domiziano, il figlio del fratello, su cui poggiavano le maggiori speranze di vittoria.
Libro IV:647 Vitellio si dava meno pensiero di Primo, mentre era infuriato con i ribelli che avevano raggiunto Sabino, e per la sua natu­rale ferocia assetato di sangue nobile scatenò contro il Cam­pidoglio la soldataglia che era calata con lui dalla Germania.
Libro IV:648 Questa, come pure gli avversari che si difendevano dall'alto del tempio, compirono molti atti di valore; alla fine le milizie di Germania ebbero il sopravvento per il loro numero e s'im­padronirono del colle.
Libro IV:649 Domiziano assieme a molti illustri per­sonaggi romani riuscì miracolosamente a porsi in salvo, ma tutti gli altri furono sterminati, tra cui Sabino che venne tra­scinato dinanzi a Vitellio e passato per le armi; poi i soldati saccheggiarono i doni votivi e appiccarono il fuoco al tem­pio.
Libro IV:650 Un sol giorno dopo arrivava Antonio col suo esercito; i vitelliani lo affrontarono in tre parti della città, ma perirono fino all'ultimo uomo.
Libro IV:651 Allora venne fuori dal palazzo Vitellio, ubriaco e rimpinzato di cibo più del solito perché sapeva che la fine era prossima.
Libro IV:652 Trascinato dalla folla e fatto segno a ogni sorta di sfregi, alla fine venne scannato per le vie di Roma, dopo otto mesi e cinque giorni di regno: se avesse continuato a vivere ancora un poco, credo che l'impero non sarebbe bastato a saziare le sue voglie.
Libro IV:653 Si contarono com­plessivamente più di cinquantamila morti.
Libro IV:654 Questi fatti avven­nero il terzo giorno del mese di Apelleo. L'indomani Muciano entrò in città alla testa delle sue truppe e mise fine alle stragi consumate dagli uomini di Antonio, che ancora rovistavano nelle case uccidendo molti soldati di Vitellio e, insieme, molti cittadini come suoi partigiani, ma la furia non dava tempo per un'attenta discriminazione. Poi accompagnò nel foro Do­miziano e lo raccomandò al popolo come suo capo fino al­l'arrivo del padre.
Libro IV:655 Il popolo, ormai liberato dal terrore, ac­clamò Vespasiano imperatore e celebrò con la medesima festa sia la sua elezione sia la fine di Vitellio.
Libro IV:656 - 11, 5. Arrivato ad Alessandria, Vespasiano fu raggiunto dalle buone notizie di Roma e da ambascerie che venivano a congratularsi con lui da ogni parte del mondo, che ora era diventato suo; la città, sebbene sia la più grande del mondo dopo Roma, risultò troppo piccola per tanta moltitudine.
Libro IV:657 Una volta restituita la sicurezza a tutto l'impero, e salvato lo stato romano contro ogni speranza, Vespasiano portò la sua attenzione su ciò che rimaneva della Giudea.
Libro IV:658 Egli era ansioso di salpare per Roma appena fosse finito l'inverno, e perciò sistemò rapidamente le cose in Alessandria, mentre spediva il figlio Tito con forze scelte a conquistare Gerusa­lemme.
Libro IV:659 Tito si trasferì per via di terra a Nicopoli, che dista venti stadi da Alessandria, e di lì, imbarcato l'esercito su navi da guerra, risalì il corso del Nilo attraverso il distretto di Mendes fino alla città di Thmuis.
Libro IV:660 Sbarcato l'esercito pro­seguì a piedi fino ad accamparsi nei pressi della cittadina di Tanis. La seconda tappa fu Eracleopoli, la terza Pelusio.
Libro IV:661 Fatto qui riposare per due giorni l'esercito, l'indomani oltrepassò le foci del Nilo a Pelusio e, dopo un giorno di marcia at­traverso il deserto, pose l'accampamento presso il santuario di Giove Casio, donde il giorno appresso raggiunse Ostra­cina. Questa era una località sprovvista d'acqua, e gli indi­geni debbono far uso di acqua appositamente importata.
Libro IV:662 La tappa successiva per riposarsi fu Rinocorura, donde poi pro­seguì per la quarta tappa, Rafia, situata dove comincia la Siria; la quinta tappa per accamparsi fu Gaza,
Libro IV:663 e dopo si tra­sferì successivamente ad Ascalona, a Iamnia, poi a Ioppe, e da Ioppe arrivò a Cesarea, il luogo da lui stabilito per la radu­nata delle altre forze.


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