Guerra giudaica



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  • LIBRO I

LIBRO I

CAPITOLO VENTOTTESIMO

Libro I:552 - 28, 1. Contro Antipatro, che ora aveva spianata la via alla successione, si destò nel popolo un incontenibile odio, poiché tutti sapevano che era stato lui a ordire tutte le calunnie contro i fratelli, mentre nel suo animo s'insinuava non poco timore vedendo crescere i figli degli uccisi; da Glafira Alessandro aveva avuto due figli, Tigrane e Alessandro; da Berenice, fi­glia di Salome, Aristobulo aveva avuto tre maschi: Erode, Agrippa e Aristobulo, e due femmine: Erodiade e Mariamme.


Libro I:553 Dopo l'uccisione di Alessandro, Erode rimandò in Cappadocia Glafira insieme con la dote, mentre Berenice, la vedova di Aristobulo, la fece sposare con uno zio materno di Antipatro, e fu Antipatro a combinare questo matrimonio per ingraziarsi Salome che era in lite con lui.
Libro I:554 Inoltre Antipatro con doni ed altri servigi s'ingraziò anche Ferora, e così pure gli amici di Cesare inviando grosse somme a Roma. Anche Saturnino e i suoi collaboratori in Siria furono da lui colmati tutti di doni. Ma più era generoso e più suscitava avversione perché si ve­deva che quelli non erano doni fatti per magnanimità, ma spese imposte dalla paura.
Libro I:555 Accadeva poi che, mentre chi rice­veva non diventava per niente più benigno, quelli a cui non dava diventavano nemici più accaniti. Tuttavia ogni giorno faceva doni più splendidi vedendo che il re, contrariamente alle sue speranze, si prendeva cura degli orfani e mostrava il suo pentimento per gli uccisi attraverso la compassione verso i loro figli.
Libro I:556 - 28, 2. Una volta, infatti, Erode raccolse i parenti e gli amici, presentò loro i bambini e con gli occhi pieni di lacrime disse: “Un avverso destino mi ha privato dei padri di questi piccoli, che a me sono raccomandati insieme dalla natura e dalla pietà per gli orfani. Se pure sono stato un padre infeli­cissimo, cercherò di essere un nonno più premuroso, e di la­sciarli dopo la mia morte sotto la protezione delle persone a me più care.
Libro I:557 Perciò fidanzo la tua figlia, Ferora, al maggiore dei figli di Alessandro, sì che tu ne diventi il naturale protet­tore, e a tuo figlio, Antipatro, fidanzo la figlia di Aristobulo, e così potrai far da padre all'orfana; sua sorella, poi, la pren­derà il mio Erode, che per parte di madre ha fra gli avi un sommo sacerdote.
Libro I:558 Le cose della mia famiglia siano dunque sistemate così e non le turbi nessuno che mi vuol bene; prego anche Dio di far prosperare questi matrimoni per il bene del mio regno e dei miei discendenti, e di guardare a questi piccoli con occhi più benigni che ai loro padri”.
Libro I:559 - 28, 3. Ciò detto, scoppiò in singhiozzi e congiunse le de­stre dei piccoli, poi li abbracciò affettuosamente a uno a uno e sciolse l'adunanza. Antipatro ebbe subito un brivido, e a tutti fu chiaro il suo sgomento; capiva, infatti, che la pietà del padre per gli orfani significava la sua rovina, e che di nuovo era in pericolo il suo potere, se i figli di Alessandro, oltre ad Archelao, avessero avuto un protettore anche in Ferora, che era tetrarca.
Libro I:560 Considerò poi l'odio che il popolo nutriva per lui e la compassione che provava per gli orfani, quanto grande fosse stato in vita l'affetto dei giudei verso i fratelli uccisi per colpa sua, e quanto grande fosse il ricordo che ne serbavano. Decise perciò di rompere in ogni modo i fidanza­menti.
Libro I:561 - 28, 4. Ebbe però timore d'agire con manovre troppo complicate sul padre, che era suscettibile e si metteva facilmente in sospetto, e allora si fece coraggio per recarsi da lui a pre­garlo apertamente di non privarlo di quell'onore di cui lo aveva stimato degno, e di non concedere a lui il titolo di re e ad altri l'effettivo potere; non sarebbe infatti mai salito al trono, se il figlio di Alessandro, oltre al nonno Archelao, avesse avuto come protettore anche Ferora.
Libro I:562 E allora lo scon­giurò di modificare i fidanzamenti stabiliti, dato che nella reggia v'era un gran numero di discendenti. Il re aveva infatti nove mogli, e figli da sette di loro: Antipatro da Doris, Erode da Mariamme, la figlia del sommo sacerdote, Antipa e Archelao da Maltace la Samaritana, e da questa anche la figlia Olimpiade che fu moglie di suo nipote Giuseppe, da Cleopatra di Gerusalemme Erode e Filippo, da Pallade Fa­sael.
Libro I:563 Di figlie ne ebbe anche altre: Rossane e Salome, la prima da Fedra, la seconda da Elpis. Due delle mogli non avevano avuto figli, una sua cugina e una sua nipote. Oltre a queste poi le due sorelle di Alessandro e Aristobulo, nate da Mariamme. Essendo la famiglia tanto numerosa, Anti­patro chiese di modificare i fidanzamenti.
Libro I:564 - 28, 5. Il re provò un grandissimo sdegno nello scoprire i suoi sentimenti verso gli orfani, e gli venne in mente un pen­siero sugli uccisi, che anch'essi fossero stati vittime delle ca­lunnie di Antipatro.
Libro I:565 Per allora, dunque, diede ad Antipatro una lunga e dura risposta e lo scacciò via, ma più tardi si lasciò trascinare dalle sue maniere adulatrici a cambiare le disposizioni, e fidanzò con lui la figlia di Aristobulo, e il figlio di lui con la figlia di Ferora.
Libro I:566 - 28, 6. Quale fosse in questa circostanza la potenza di Antipatro con le sue adulazioni, si può comprendere pensando all'insuccesso che nella medesima occasione ebbe invece Sa­lome. A costei, infatti, benché fosse sua sorella e insistesse molto per mezzo di Livia, la moglie di Cesare, per potersi sposare con l'arabo Silleo, Erode giurò che l'avrebbe consi­derata la sua peggiore nemica, se non avesse abbandonato quell'idea, e alla fine, contro il suo volere, la fece sposare con un certo Alexa, uno dei suoi amici, e delle sue figlie una la diede in moglie al figlio di Alexa, l'altra allo zio materno di Antipatro. Delle due figlie di Mariamme, una fu data ad Antipatro, figlio della sorella di Erode, l'altra a Fasael, figlio del fratello di Erode.

LIBRO I

CAPITOLO VENTINOVESIMO

Libro I:567 - 29, 1. Vanificate le speranze degli orfani, e sistemati i matrimoni per il suo meglio, Antipatro ritenne saldamente assi­curate le sue prospettive, ma avendo aggiunto alla malvagità la sicurezza era diventato insopportabile; non riuscendo in­fatti a cancellare l'avversione che suscitava in ognuno, con­solidava la sua posizione col farsi temere. Aveva anche il sostegno di Ferora, che lo considerava ormai come il sicuro successore.


Libro I:568 Ma a corte si costituì un circolo di donne che causò nuovi disordini. La moglie di Ferora, d'intesa con sua madre e sua sorella, e d'accordo anche con la madre di Antipatro, faceva nella reggia mille prepotenze, e aveva anche osato offendere due figlie del re, il quale perciò non la po­teva assolutamente soffrire; ma sebbene malviste dal re, quelle donne continuavano ad angariare le altre.
Libro I:569 L'unica ad opporsi alla loro intesa fu Salome, che denunziò al re quell'accordo come non giovevole ai suoi interessi. Quando quelle vennero a sapere della denunzia, e che Erode era andato sulle furie, smisero d'incontrarsi apertamente e di scambiarsi segni di amicizia e, al contrario, quando Erode stava a udirle, fingevano anche di essere in lite; la stessa cosa fingeva con loro anche Antipatro, che in pubblico dava a vedere di essere in contrasto con Ferora.
Libro I:570 Ma tenevano convegni clandestini e adunanze notturne, e l'essere sotto sorveglianza accresceva la loro inte­sa. Ma Salome sapeva tutto ciò che avveniva e rivelò ogni cosa a Erode.
Libro I:571 - 29, 2. Egli riarse d'ira, specialmente contro la moglie di Ferora; su di lei, infatti, Salome aveva calcato la mano. Adu­nata pertanto l'assemblea dei suoi amici e parenti, pronunciò contro di lei un lungo atto d'accusa, ricordando anche l'of­fesa fatta alle sue figlie, e aggiungendo che aveva dato sus­sidi ai Farisei, suoi oppositori, e che gli aveva reso nemico il fratello stregandolo con farmaci.
Libro I:572 Alla fine, si rivolse a Fe­rora dicendogli di scegliere l'una delle due: o lui, il fratello, o la moglie. Ma avendo quello risposto che avrebbe rinunciato piuttosto alla vita che alla moglie, non sapendo che fare si rivolse ad Antipatro, ordinandogli di non aver relazioni né con la moglie di Ferora, né col marito, né con alcun altro dei suoi. Antipatro non disobbedì palesemente all'ordine rice­vuto, ma di notte s'incontrava nascostamente con loro.
Libro I:573 Te­mendo però la sorveglianza di Salome, organizzò per mezzo degli amici che aveva in Italia un suo viaggio a Roma; e così, avendo quelli scritto che bisognava inviare al più presto An­tipatro a Cesare, Erode senza indugi lo mandò dandogli uno splendido accompagnamento e grandissime somme e affidandogli il testamento, nel quale era scritto che re sarebbe stato Antipatro, e di Antipatro sarebbe stato successore Erode, il figlio di Mariamme figlia del sommo sacerdote.
Libro I:574 - 29, 3. S'imbarcò alla volta di Roma anche l'arabo Silleo che, trascurando le disposizioni di Augusto, si proponeva di riprendere contro Antipatro quelle questioni per cui prece­dentemente si era scontrato con Nicola. Aveva inoltre un contrasto di non poco conto con Areta, il suo re, di cui aveva eliminato alcuni amici fra cui Soemo, uno dei personaggi più potenti di Petra.
Libro I:575 Attirato dalla sua parte con molti denari Fabato, l'amministratore di Cesare, lo ebbe suo sostenitore anche contro Erode. Ma Erode, con un'offerta maggiore, stac­cò Fabato da Silleo, e per mezzo di lui cercò di farsi versare la penale stabilita da Cesare. Silleo però non dette un soldo, e per di più accusò presso Cesare Fabato sostenendo che egli non amministrava nel suo interesse, ma in quello di Erode.
Libro I:576 Allora Fabato arse di sdegno e, poiché era ancora in grandissimo onore presso Erode, gli rivelò i segreti di Silleo, e disse al re che Silleo aveva corrotto con denaro Corinto, una delle sue guardie del corpo, dal quale perciò doveva guardarsi. Il re seguì il suo consiglio; infatti Corinto era cresciuto nel regno, ma di nascita era un arabo.
Libro I:577 Fece subito arrestare non soltanto lui, ma anche altri due arabi che erano stati trovati presso di lui, l'uno amico di Silleo, l'altro un capotribù. Co­storo, sottoposti a tortura, confessarono che Corinto li aveva comprati con una grossa somma per assassinare Erode. Dopo essere stati processati anche dinanzi a Saturnino, il gover­natore della Siria, vennero tradotti a Roma.
Libro I:578 - 24. Erode, intanto, non cessava di insistere presso Fe­rora perché si dividesse dalla moglie, ma sebbene avesse tanti motivi d'avversione non riusciva a trovare il modo di colpire quella donna, fino a che, giunto all'estremo della collera, esiliò con lei anche suo fratello.
Libro I:579 Ferora subì l'offesa senza fiatare e si ritirò nella sua tetrarchia, giurando che il suo esilio sarebbe finito soltanto alla morte di Erode e che mai più sa­rebbe ritornato da lui finché viveva. E infatti, sebbene urgen­temente mandato a chiamare, non tornò nemmeno quando si ammalò il fratello, che sentendosi in punto di morte gli voleva lasciare alcuni incarichi.
Libro I:580 Accadde però che questi inspe­ratamente guarì mentre dopo poco si ammalò Ferora, e allora Erode si comportò con maggior affetto perché si recò presso di lui e lo curò amorevolmente. Ma Ferora non riuscì a su­perare la malattia e pochi giorni dopo morì.
Libro I:581 Sebbene Erode gli avesse mostrato il suo affetto fino all'ultimo giorno, si diffuse tuttavia la voce che aveva spacciato anche lui con un veleno. Ad ogni modo fece trasportare la salma a Gerusa­lemme, ordinò il lutto più stretto a tutta la nazione e rese al fratello onori funebri di estrema magnificenza. Tale fu la fine di uno degli uccisori di Alessandro e Aristobulo.


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