Guerra giudaica



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LIBRO VII

CAPITOLO SESTO

Libro VII:163 - 6, 1. Lucilio Basso, che era stato inviato in Giudea come legato, e aveva ricevuto le consegne da Vettuleno Ceriale, dopo aver preso la fortezza di Erodio con dentro la guarni­gione,


Libro VII:164 riunì insieme la legione decima e tutte le altre forze, che erano spezzettate in tanti distaccamenti, e decise di mar­ciare contro Macherunte. Era infatti assolutamente necessario eliminare questa fortezza, per evitare che con la sua solidità avesse ad indurre molti alla ribellione.
Libro VII:165 E sta di fatto che la natura del luogo era quanto mai idonea a ispirare negli occu­panti una salda speranza di salvezza, timore ed esitazione negli attaccanti.
Libro VII:166 Infatti la fortezza, protetta all'intorno da una cinta di mura, consiste in una prominenza rocciosa che s'innalza a grandissima altezza, sì da essere anche per questo inespugna­bile, e per di più la natura l'ha fatta in modo da essere anche inaccessibile.
Libro VII:167 Essa è infatti circondata da ogni parte da bur­roni di cui non si riesce a vedere il fondo, che né si possono facilmente attraversare né tanto meno colmare.
Libro VII:168 Il precipizio che la sbarra ad occidente si estende per sessanta stadi ter­minando al lago Asfaltite, ed è da questa parte che Mache­runte ha le sue punte più elevate.
Libro VII:169 I burroni sul versante set­tentrionale e sul meridionale sono meno profondi del prece­dente, ma restano ugualmente inattaccabili.
Libro VII:170 Il burrone della parte orientale ha una profondità non inferiore ai cento cubiti, e termina a un monte che sorge di fronte a Macherunte.
Libro VII:171 - 6, 2. Considerate le caratteristiche di tale località, il re dei giudei Alessandro fu il primo a impiantarvi una fortezza, che venne più tardi distrutta da Gabinio al tempo in cui fece guerra contro Aristobulo.
Libro VII:172 Quando poi diventò re Erode, questi considerò il luogo degno della massima attenzione per costruirvi la più possente fortezza, specie per la sua vicinanza agli arabi, trovandosi in eccellente posizione verso quel paese.
Libro VII:173 Egli pertanto, racchiusa una grande area entro una cinta di mura e di torri, vi costruì una città, da cui una via in salita conduceva sino alla vetta.
Libro VII:174 Anche quassù innalzò una cinta muraria collocando agli angoli delle torri che avevano cia­scuna l'altezza di sessanta cubiti.
Libro VII:175 Al centro delle mura fece costruire una reggia magnifica per la grandezza e la bellezza degli alloggi,
Libro VII:176 predisponendo nei luoghi più opportuni molte cisterne per raccogliere l'acqua e distribuirne in abbondanza, quasi gareggiasse con la natura per rendere con le sue opere di fortificazione ancora più imprendibile un luogo che già era di per sé inespugnabile.
Libro VII:177 Inoltre vi aveva riposto una gran quantità di proiettili e di macchine e l'aveva provveduta di tutto ciò che potesse permettere agli abitanti di sfidare il più lungo assedio.
Libro VII:178 - 6, 3. Nella reggia cresceva prima una pianta di ruta che s'era sviluppata in maniera straordinaria; infatti non c'era un albero di fico che la superasse in altezza e in grandezza.
Libro VII:179 Si diceva che stava li fin dai tempi di Erode, e forse sarebbe durata ancora molto a lungo, se non fosse stata tagliata dai giudei che s'erano impossessati del luogo.
Libro VII:180 Nel burrone che circonda verso nord la città v'è un luogo chiamato Baaras, ove cresce una radice che ha lo stesso nome.
Libro VII:181 Questa è di color rosso fiamma e a sera emette una luminosità, ma da chi si avvicina e vuol prenderla non si lascia afferrare: sfugge e non si ferma se non dopo che le si versa sopra urina di donna o sangue mestruale.
Libro VII:182 Ma anche allora chi la tocca muore senza scampo, a meno che non si riesca a trasportare quella stessa radice sospesa alla mano.
Libro VII:183 Si può anche prendere senza correre pericoli in quest'altro modo. Si scava la terra tutt'intorno la­sciando coperta soltanto una piccolissima parte della radice.
Libro VII:184 Poi vi si lega un cane e, quando questo si slancia per seguire chi lo ha legato, la radice ne viene facilmente strappata via ma il cane muore immediatamente, come una vittima offerta in luogo di chi raccoglierà la pianta; infatti, non v'è in seguito alcun pericolo per chiunque la prenderà.
Libro VII:185 Pur con tutti questi pericoli essa è assai ricercata per un'unica sua proprietà: in­fatti basta solo avvicinarla a chi ne è afflitto per liberarlo im­mediatamente dai cosiddetti demoni, i quali sono spiriti di uomini malvagi che penetrano nei corpi dei viventi e li ucci­dono se non li si soccorre.
Libro VII:186 In quel luogo sgorgano anche sor­genti di acque calde, che sono di gusto assai differente l'una dall'altra, alcune amare, altre quanto mai dolci.
Libro VII:187 Vi sono anche molte sorgenti di acqua fredda, che non soltanto sgorgano allineate in fila ad un livello più basso ma,
Libro VII:188 cosa ancora più strana, c'è nelle vicinanze una grotta non tanto profonda, ma riparata da una roccia a strapiombo;
Libro VII:189 sopra a questa roccia si rigonfiano come due mammelle, a poca distanza l'una dal­l'altra, e dalla prima scorre acqua freddissima, dalla seconda caldissima, che mescolate insieme offrono un bagno delizioso e salutare per varie malattie, ma efficacissimo soprattutto per la cura dei nervi. Da quelle parti vi sono anche miniere di zolfo e di allume.
Libro VII:190 - 6, 4. Basso, dopo aver fatto una ricognizione del luogo tutt'intorno, decise di appressarvisi mediante la colmata del burrone sul lato orientale, e si mise all'opera cercando di innalzare al più presto il terrapieno che avrebbe reso agevole l'espugnazione.
Libro VII:191 Nel frattempo, i giudei rimasti chiusi dentro si separarono dagli stranieri e, giudicando costoro una massa di nessun conto, li obbligarono a restare nella città bassa e ad affrontate per primi i pericoli,
Libro VII:192 mentre essi occuparono la for­tezza superiore sia per le sue difese solidissime, sia preoccu­pandosi di assicurarsi una via di scampo, nel senso che face­vano conto di procurarsi eventualmente il perdono dei romani in cambio della consegna della fortezza.
Libro VII:193 Prima però vole­vano mettere alla prova le loro speranze di resistere a un assedio; perciò ogni giorno facevano coraggiose sortite e, assaliti i soldati che lavoravano al terrapieno, molti cadevano così come molti erano i romani che restavano uccisi.
Libro VII:194 Erano invariabilmente le circostanze a consentire di avere la meglio ora agli uni ora agli altri: ai giudei se trovavano i nemici meno pronti a respingerli, ai romani addetti ai lavori di col­mata quando, prevedendo l'attacco, lo attendevano disposti a difesa.
Libro VII:195 Ma non furono tali scontri a decidere l'esito dell'as­sedio, bensì uno strano caso accidentale, che costrinse i giudei a consegnare la fortezza.
Libro VII:196 Tra gli assediati v'era un giovane di grande coraggio e assai valoroso, di nome Eleazar;
Libro VII:197 questi si era distinto nelle sortite, incitando i più dei compagni a uscire dalle mura e a ostacolare il lavoro dei terrapieni, infliggendo ai romani negli scontri molte e pesanti perdite, ren­dendo più agevole l'assalto a coloro che ardivano venir fuori assieme a lui e più sicura la ritirata essendo l'ultimo a tornare indietro.
Libro VII:198 Una volta, dopo che lo scontro s'era concluso e le due parti s'erano separate, nella sprezzante sicurezza che nessun nemico avrebbe allora ripreso la lotta, egli rimase fuori delle porte e si mise a chiacchierare con i compagni che stavano sulle mura senza badare a nient'altro.
Libro VII:199 Approfittando del­l'occasione, un soldato dell'esercito romano, un tal Rufo oriun­do dall'Egitto, mentre nessuno se l'aspettava, gli piombò ad­dosso all'improvviso, lo afferrò con tutte le armi, e mentre lo sbigottimento paralizzava quelli che stavano a guardare dalle mura, si affrettò a trasportarlo nel campo dei romani.
Libro VII:200 Avendo il comandante dato ordine di denudarlo e, portatolo nel luogo meglio visibile da quelli che stavano nella città, di infliggergli la flagellazione, i giudei furono profondamente turbati dalla triste sorte del giovane e tutta la città proruppe in lamenti e in gemiti sproporzionati alla disgrazia di una persona sola.
Libro VII:201 Al veder ciò, Basso ideò uno stratagemma contro i nemici, pen­sando di esasperare il loro dolore sì da costringerli a conse­gnare la fortezza in cambio della grazia al giovane; e le sue speranze non andarono deluse.
Libro VII:202 Comandò infatti di piantare una croce come se volesse immediatamente appendervi Eleazar, e a tale spettacolo quelli della fortezza furono presi da un'an­goscia ancora più grande, gridando fra alti gemiti che quella era una disgrazia intollerabile.
Libro VII:203 Nello stesso tempo Eleazar prese a supplicarli di non lasciare che egli subisse la morte più dolorosa e, insieme, di pensare alla loro salvezza cedendo alla forza e alla fortuna dei romani, dal momento che tutti quanti erano stati sottomessili.
Libro VII:204 Quelli allora, impietositi dalle sue parole e cedendo alle preghiere che nella città molti fa­cevano in suo favore, poiché apparteneva a una famiglia co­spicua e assai numerosa, si lasciarono vincere dalla pietà - cosa contraria alla loro natura –
Libro VII:205 e inviarono senza indugi alcuni a trattare la resa della fortezza mettendo come condizione di potersi liberamente allontanare portando seco Eleazar.
Libro VII:206 Quan­do i romani e il loro comandante ebbero accettate tali condi­zioni, la massa di quelli che stavano nella città bassa vennero a sapere dell'accordo separato pattuito dai giudei, e da parte loro decisero di darsi segretamente alla fuga nella notte.
Libro VII:207 Ma essi avevano appena aperto le porte che Basso ne venne in­formato da coloro che avevano stipulato l'accordo con lui, sia che non avessero piacere di vederli salvarsi, sia anche per il timore di sentirsi addossata la colpa della loro fuga.
Libro VII:208 In con­clusione, solo i più coraggiosi dei fuggiaschi riuscirono ad aprirsi la strada e a trovar scampo, mentre di quelli che ven­nero catturati entro la città gli uomini furono uccisi in numero di millesettecento, le donne e i bambini furono fatti schiavi.
Libro VII:209 Quanto a quelli che avevano pattuito la resa della fortezza, Basso ritenne di dover rispettare l'impegno e li lasciò andare consegnando loro Eleazar.
Libro VII:210 - 6, 5. Sistemate queste cose, Basso condusse l'esercito alla volta della foresta detta di Iardes, dove gli era stato riferito che si erano raccolti molti degli scampati all'assedio di Geru­salemme e a quello di Macherunte.
Libro VII:211 Arrivato sul posto e constatato che l'informazione era esatta, fece per prima cosa cir­condare tutto il luogo dalla cavalleria per impedire la fuga ai giudei che tentassero di eclissarsi, mentre ai fanti diede or­dine di abbattere la foresta dentro cui si riparavano.
Libro VII:212 I giudei furono pertanto messi nella necessità di compiere un'azione valorosa, nella speranza di riuscire dopo una lotta accanita ad aprirsi una via di scampo, e ad un certo momento balza­rono fuori tra grandi clamori e si scagliarono contro gli uo­mini che li accerchiavano.
Libro VII:213 Questi opposero una strenua resi­stenza, e poiché gli uni erano spinti da una grande dispera­zione e gli altri da non minore emulazione, il combattimento si protrasse a lungo, ma con una conclusione assai diversa per le due parti.
Libro VII:214 Dei romani infatti caddero in tutto soltanto dodici uomini, e pochi furono i feriti, mentre dei giudei nes­suno scampò da questa battaglia, ma ne morirono non meno di tremila, quanti erano tutti,
Libro VII:215 compreso il loro capo Giuda figlio di Ari, di cui già abbiamo detto che nell'assedio di Gerusalemme comandava un reparto e che era riuscito a met­tersi in salvo calandosi nelle gallerie sotterranee.
Libro VII:216 - 6, 6. All'incirca in quel tempo l'imperatore ordinò a Basso e a Laberio Massimo, che era il procuratore, di assoggettare tutto il territorio della Giudea al regime della locazione in affitto.
Libro VII:217 Egli infatti non vi costituì alcuna città, riservandosi quella regione come sua proprietà privata, e soltanto a ot­tocento soldati inviati in congedo fece la concessione di costituire una colonia nella località che si chiama Emmaus e dista trenta stadi da Gerusalemme.
Libro VII:218 Egli poi impose a tutti i giudei, dovunque risiedessero, una tassa di due dracme a testa da versare annualmente al Campidoglio come prima l'avevano versata al tempio di Gerusalemme. Tale, dunque, fu la sistemazione data allora alla Giudea.


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