Isaac Asimov. L'Orlo della fondazione



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tenteremo...


Quintesetz aggrottò la fronte.--Che cosa intendete di-

re, signore?


--Non dovete fare altro che parlarci di Gaia, S.Q.--

disse Trevize.


Tutta la luce che c'era negli occhi di Quintesetz si spen-

se.
! 53


~ Quintesetz fissò la scrivania carezzandosi con aria di-

F stratta i capelli corti e crespi. Poi guardò Trevize e strinse

~ forte Le labbra come chi è ben deciso a non parlare.
v~ Trevize inarcò le sopracciglia e attése una risposta. Alla

fine Quintesetz disse, con voce quasi strozzata:--E pro-

prio tardi, ormai. Sta atreggiando.
F r Fino allora aveva parlato in buon galattico, ma adesso

F aveva assunto una curiosa inflessione, come se il sayshel-

liano si fosse fatto strada attraverso il solido spessore del-
~; la cultura.
--Atreggiando?
--Sì, voglio dire che è quasi sera.
Trevize annul.--Che sbadato sono a non essermene ac-
. corto. E ho anche fame, tra l'altro. Possiamo invitarvi a

cena, S.Q.? Si potrebbe continuare durante la cena la no-

stra discussione su... Gaia.
Quintesetz si alzò pesantemente dalla poltrona. Più al-
, to dei suoi ospiti, era però più vecchio e tarchiato, e la

sua statura non gli conferiva affatto un'aria imponente.

~ Appariva più stanco di quando TreYize e Pelorat erano

l` arrivati.


Guardò i due di sottecchi e disse:--Ho dei doveri di

ospitalità che stavo quasi per dimenticare. Voi arrivate

da un altro pianeta e quindi tocca a me invitarvi a cena.

Perché non venite a casa mia? Non è lontana da qui, è

nello stesso complesso universitario, e se vorremo conti-

nuare la conversazione lo potremo fare in un ambiente

più disteso. Solo che...--e qui apparve per un attimo a

disagio--non posso offrirvi un gran pasto. Mia moglie e

io siamo vegetariani e se voi siete abituati a mangiare

carne non so come vi troverete...


--J.P. e io saremo felicissimi di frenare per una volta la

nostra natura carnivora--disse Trevize.--Credo e spero

che la vostra conversazione ci compenserà della rinuncia.
--Non so come sarà la conversazione, ma posso assicu-

rarvi che la cena vi piacerà, se i vostri gusti non v'impedi-

ranno di apprezzare le spezie sayshelliane. Mia moglie e

io abbiamo condotto uno studio particolare su questo ge-

nere di cose.
--Sono ansioso di assaggiare qualsiasi pietanza esoti-

ca vorrete sottopormi, S.Q.--disse tranquillo Trevize.

Pelorat, invece, appariva piuttosto nervoso alla prospetti-

va di quegli assaggi.


Quintesetz fece loro strada. I tre uscirono dalla stanza e

s'incamminarono per un lunghissimo corridoio. Lo stori-

co sayshelliano ogni tanto salutava studenti e colleghi,

ma non accennò mai a presentare a essi i suoi ospiti. Tre-

vize constatò con un certo imbarazzo che la gente guar-

dava incuriosita la sua fusciacca, che quel giorno era gri-

gia. Evidentemente nell'ambiente universitario un colore

neutro come il grigio non era considerato molto bene.


Alla fine arrivarono alla porta che dava sull'esterno.

Era buio, come aveva detto Quintesetz, e faceva anche un

po' freddo. In lontananza si scorgeva il profilo degli albe-

ri; ai lati della passerella pedonale si stendeva rigoglioso

un tappeto d'erbai
Pelorat si fermò, voltando le spalle alle luci brillanti

che provenivano dall'edificio e dai lampioni che fian-

cheggiavano le passerelle.
--Che bello!--disse, guardando in su.--C'è un verso

famoso di uno dei nostri massimi poeti che parla del su-

blime cielo di Sayshell, picchiettato di gemme.
Trevize contemplò lo spettacolo e disse, a bassa voce:

--Noi siamo di Terminus, S.Q., dovete capire. Capire so-

prattutto il mio amico, che non aveva mai visto altri cieli.

Da Terminus si vedono soltanto poche stelle appena di-

stinguibili e la nebbiolina fioca della Galassia. Se foste

vissuto per un certo tempo sul nostro pianeta, apprezze-

reste ancora di più il vostro cielo.
--Noi sayshelliani lo apprezziamo fino in fondo, v'assi-

curo--disse Quintesetz con solennità.--Abbiamo un

cielo così perché ci troviamo in una zona della Galassia

in cui le stelle sono distribuite con straordinaria omoge-

neità. Credo che da nessun'altra parte si trovino stelle di

prima grandezza distribuite in questo modo. E hanno an-

che il vantaggio di non essere troppe. Ho visto il cielo di

mondi che si trovavano nelle zone più esterne di ammassi

globulari e ho dovuto constatare che lì erano troppe.

Quando sono troppe, sciupano la grande bellezza del cie-

lo notturno.
--Sono pienamente d'accordo con voi--disse Trevize.
--Vedete--continuò Quintesetz--quel pentagono

quasi regolare formato da cinque stelle di luminosità

pressoché uguale? Noi le chiamiamo le Cinque Sorelle.

Sono là, proprio sopra il profilo degli alberi. Le vedete?


r

Sl--disse Trevize.--Sono molto belle


~ --Infatti--disse Quintesetz.--Secondo ia tradizione
.I simboleggiano il successo in amore. Su Sayshell don c'è

lettera d'amore che non termini con un pentagono forma-

to da puntini: significa desiderio di fare l'amore. A cia-

scuna stella corrisponde un preciso stadio del gioco amo-

roso e ci sono poesie famose che fanno a gara nel renderc

il più erotico possibile ogni stadio. Quando ero giovane

mi cimentai io stesso in questo genere di poesie; allora

non avrei mai pensato che sarebbe venuto il momento in

cui le Cinque Sorelle mi sarebbero state del tutto indiffe-

renti, anche se penso che sia il destino di tutti. Vedete

quella stella molto meno lucente, circa al centro del pen-
~ tagono'
,~ --Quella rappresenterebbe l'amore non corrisposto. La

leggenda dice che un tempo era brillante come le altre,

ma che la sua luce si affievoll a causa del dolore.
Trevize dovette ammettere in cuor suo che la cena era

E stata ottima. Erano state servite innumerevoli pietanze

arricchite da spezie e aromi delicati, gradcvoli al palato.
Disse:--Tutti questi vegetali, che c stato un vero pia-

cere mangiare, fanno parte della vostra dieta quotidiana,


--Sì, certo--disse Quintesetz.
--Allora immagino che tra essi ci siano forme di vita
E indigene~
~: --Naturalmente. Quando arrivarono i primi colonizza-

tori, su Sayshell, trovarono un'atmosfera ricca di ossigr-

no e adatta alla vita. Noi abbiamo preservato la natura

originaria; abbiamo grandissimi parchi dove vivono tut-

tora sia la flora, sia la fauna di un tempo.
,1 --In questo ci superate di parecchio--disse Pelorat

con tristezza.--Su Terminus le forme di vita di terra era-

no poche quando arrivarono i primi colonizzatori, e que-
L sti per un pezzo non fecero niente per cercare di preserva-

re gli organismi acquatici che avevano prodotto l'ossige-


í~ no grazie al quale Terminus era stato reso abitabile. Ter-

minus adesso ha un'ecologia che è puramente galattica.


--Sayshell--disse Quintesetz con un orgoglio ben lon-

tano dalla protervia--ha sempre avuto grande rispetto


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per tutte le forme di vita.


Trevize scelse quel momento per cambiare discorso.--

Quando abbiamo lasciato il vostro ufficio--disse--ho

creduto che fosse vostra intenzione parlarci di Gaia dopo

la cena S.Q.


La móglie di Quintesetz, una donna bruna, grassa, cor-

diale che durante il pasto aveva parlato pochissimo, sol-

levò gli occhi sbalordita, poi si alzò da tavola e se ne andò

senza proferir verbo.


--Mia moglie è molto conservatrice, purtroppo--dis-

se Quintesetz, visibilmente a disagio--e non gradisce

che abbiate menzionato il... mondo. Vi prego di scusarla.

Ma perché mi avete fatto quella domanda?


--Perché quello che risponderete penso possa essere

importante per il lavoro di J.P.


--Ma perché insistete proprio con me? Abbiamo parla-

to della Terra, dei robot, della colonizzazione di Sayshell.

Che cosa c'entra questo con... con quanto mi avete chie-

sto or ora?


--Forse niente, ma ci sono ancora tanti punti oscuri.

Perché vostra moglie si è turbata sentendo nominare Ga-

ia? Perché voi, a vostra volta, siete turbato? C'è chi di

questo argomento parla a cuor leggero. Proprio oggi ci è

stato detto che Gaia è la stessa Terra, e che è scomparsa

nell'iperspazio a causa del male provocato dagli uomini.


Quintesetz assunse un'espressione afflitta.--Chi vi ha

detto queste sciocchezze?


--Una persona che ho conosciuto qui all'università.
--Sono solo superstizioni.
--Allora non è un'idea che fa parte integrante delle vo-

stre leggende sull'Era della Fuga?


--No, no. E solo una favola che ha trovato credito fra

la gente rozza e ignorante.


--Ne siete sicuro?--disse Trevize, brusco.
Quintesetz si appoggiò allo schienale della sedia e fissò

i propri avanzi nel piatto.--Venite in soggiorno--disse.

--Mia moglie non pub pulire e riordinare la stanza fln-

ché stiamo qui a discutere di... questo argomento.


--Siete certo che sia solo una favola?--ripeté Trevize,

dopo che si furono seduti in un'altra stanza, davanti a

una finestra da cui si vedeva buona parte del cielo straor-

dinario di Sayshell. Le luci del soggiorno vennero smor-

zate un poco perché fosse dato pieno risalto allo splendo-

re delle stelle, e il viso di Quintesetz si confuse con l'oscu-


rità dell'ambiente.
--E voi, non ne siete certo?--disse lo storico.--Cre-

dete che i pianeti si possano dissolvere nell'iperspazio~

~` Dovete capire che l'uomo medio ha solo una vaga idea di

~T ' che cosa sia l'iperspazio.


--A dire la verità anch'io ho solo una vaga idea di che

cosa sia, benché ci abbia viaggiato attraverso innumere-

voli volte--disse Trevize.
Sarò concreto, allora. Vi assicuro che la`Terra non si

trova dentro i confini dell'Unione Sayshell, e che il mon-

do da voi menzionato non è la Terra.
--Però, anche se non sapete dov'è la Terra, dovreste sa-

pere dov'è il mondo che ho menzionato, S.Q. Quello si

trova sicuramente entro i confini dell'Unione Sayshell.

Noi ne siamo certi, vero, Pelorat?


Pelorat, che fino allora aveva ascoltato senza parteci-

pare, trasalì sentendosi chiamato in causa e disse:--Se è

per quello, io so anche dove si trova esattamente il piane-

ta in questione, Golan.


Trevize si girò a guardare il suo compagno.--Da quan-

do, Janov?


--Da oggi, mio caro Golan. Mentre venivamo qui, voi

ci avete mostrato le Cinque Sorelle, S.Q. Poi avete indica-

to la stella p~oco luminosa al centro del pentagono. Sono

sicuro che quella è Gaia.


Quintesetz rimase zitto per qualche attimo. Nella pe-

nombra la sua faccia era indecifrabile. Alla fine disse:


Be', i nostri astronomi sono di questo parere, anche se si

guardano bene dal dirlo ufficialmente. Il pianeta Gaia gi-

rerebbe mtorno a quella stella.
E Trevize scrutò Pelorat, dal cui viso impassibile per~

non trapelava nulla. Poi si rivolse a Quintesetz.--Allora

parlateci di quella stella. Avete le sue coordinate
--Io? No--disse Quintesetz quasi con violenza.--

Non ho coordinate stellari di sorta, qui. Potete averle dal


~ nostro dipartimento di astronomia, anche se, come pen-

E so, non senza difficoltà. I viaggi verso quella stella non

E sono permessi.
E --Come mai? Non rientra nel vostro territorio?
--Spaziograficamente sì. Politicamente no però.
Trevize aspettò che l'altro dicesse di più, pói, vedendo

che se ne stava zitto, si alzò.--Professor Quintesetz--

disse in tono solenne--non sono né un poliziotto né un

soldato, e nemmeno un diplomatico o un delinquente.

Non sono venuto qui per estorcervi informazioni. Poiché

voi non me le date spontaneamente dovrò andare, mio

malgrado, dal nostro ambasciatore. Capirete certo che

non è per mio interesse personale che.cerco queste infor-

mazioni. Si tratta di una faccenda che sta a cuore alla

Fondazione e non vorrei proprio che da ciò nascesse un

incidente interstellare. D'altra parte, credo che nemmeno
· I'lJnione Sayshell lo vorrebbe.
--Che cos'è questa faccenda che sta a cuore alla Fonda- ~1

zione?--disse Quintesetz in tono incerto.


--Non è argomento che possa discutere con voi. Se Ga- !

ia non è argomento di cui potete parlare con me, bisogne-

rà che rimettiamo la questione nelle mani dei ~ispettivi

governi e, date le circostanze, potrebbe nascerne un gros- !

so svantaggio per Sayshell. Il vostro pianeta si è mante-

nuto indipendente dalla Federazione, e a me sta benissi-

mo. Non ho motivi per augurargli alcun male e non ho al-

cuna voglia di mettermi in contatto col nostro ambascia-

tore. Anzi, facendolo mi danneggerò la carriera, in quan-

to ho avuto ordine di ottenere quelle informazioni senza

fare intervenire il governo nella questione. Insomma, vor-

rei che mi spiegaste se c'è una ragione precisa per cui non

potete parlarmi di Gaia. Se lo faceste verreste forse arre-

stato o comunque punito in qualche modo? Potete dirmi

chiaramente se non ho altra scelta che rivolgermi all'am-

basciatore della Federazione?


--No, le punizioni, le pressioni governative non c'en-

trano--disse Quintesetz, assai confuso.--Non so niente

di politica, io. Semplicemente, noi non parliamo mai di

quel mondo.


--Si tratta di superstizione, allora?
~ Ebbene, si, proprio di superstizione. Cieli di Say-

shell, in fondo non sono molto meglio di quello stupido

che vi ha detto che Gaia si trova nell'iperspazio, o di mia

moglie, che si rifiuta perfino di stare in una stanza dove si

nomina quel pianeta e che potrebbe essere addirittura

uscita di casa per paura di essere colpita da...


--~al fulmine?
~ a qualche cosa proveniente da lontano. E anch'io,

come vedete, stento a pronunciare quel nome, Gaia. Gaia!

Sembra impossibile che queste sillabe non debbano pro-

vocare un danno, eppure sono incolume, come potete no-

tare. Nonostante cib, continuo a esitare. Vi prego però di

credermi quando vi dico che non conosco le coordinate


~;~ stella dl Gaia. Faró del mio meglio per aiutar,li a ot-

L tenerle, se questo può esservi di aiuto, ma sappiate co-

munque che qui nell'Unione Sayshell non si parla mai di

F quel pianeta. Lo teniamo lontano dagli occhi e dal cuore.

F Posso solo dirvi quel poco che si sa su di esso, quello che

r si sa veramente, a parte le leggende. Dubito che, in ogni

L caso, possiate apprendere di più negli altri mondi dell'

E Unione.


~L «Si sa che Gaia è un mondo antico, alcuni ritengono

F che sia il più antico di questo settore della Galassia, ma

~ non se ne è certi. L'orgoglio patriottico ci induce a dire

E che il più antico è Sayshell, la paura invece ci induce ad

attribuire questo merito a Gaia. L'unico modo per conci-

F liare gli opposti è affermare che Gaia è la Terra, dato che

si sa che Sayshell fu colónizzata dai terrestri.
~

nata in modo indipendente, che cioè non fosse la colonia

di nessun mondo dell'Unione, e che a sua volta l'Unione

non sia stata colonizzata da essa. Non si sa bene se Gaia

sia stata colonizzata prima di Sayshell o dopo.>~
--Finora quello che avete detto non ha nessun valore

_ disse Trevize--perché avete parlato solo di congettu-

re.
Quintesetz annuì con aria afflitta.--Questo perché nel-

la nostra storia ci siamo accorti relativamente tardi dell'

esistenza di Gaia. All'inizio eravamo troppo occupati a

fondare l'Unione, poi dovemmo difenderci dall'Impero

Galattico, e infine cercammo di darci una fisionomia in

qualità di provincia imperiale e di limitare il potere dei


1 Viceré.
t' «Fu solo all'epoca della decadenza dell'Impero che uno

degli ultimi Viceré, i quali ormai risentivano pochissimo

del controllo centrale, si accorse che Gaia esisteva e sem-

brava mantenersi indipendente sia da Sayshell, sia dallo


~: stesso Impero. Il pianeta conservava intorno a sé~un alo-

ne di segretezza, sicché di esso non si sapeva praticamen~

te niente, proprio come ora. Il Viceré decise di conqui-

starlo Non si sa nei particolari quello che successe; si sa

soltanto che la spedizione falli e che tornarono ben Poche

navi. A quei tempi le navi erano tutt'altro che perfette e

spesso non erano nemmeno pilotate bene.
aSayshell si rallegrò per la sconfitta del Viceré, che era

considerato un oppressore, e la sua débacle ci indusse

quasi automaticamente a riconquistare la nostra indi-

pendenza. Ci liberammo dal giogo dell'Impero e ancora

oggi celebriamo il Giorno dell'Unione, che ricorda quell'

evento del passato. Quasi per un senso di gratitudine la-

sciammo in pace Gaia per circa un secolo, ma venne il

momento in cui ci sentimmo abbastanza forti da coltiva-

re anche noi un nostro piccolo imperialismo. Perché non

conquistare Gaia?, ci dicemmo. 0, almeno, perché non

fondare un Mercato Comune? Dapprima spedimmo là la

flotta, che fu sconfitta. Poi provammo a stabilire rapporti

commerciali, ma tutti i tentativi furono infruttuosi.
«Gaia rimase sempre un pianeta isolato e, che si sap-

pia, non cercò mai, neanche minimamente, di commer-

ciare o comunicare con altri mondi. Non cercb però nem-

meno di far loro la guerra o conquistarli. Poi...«


Quintesetz intensiflcò la luce nella stanza.--Poiché

siete cittadini della Fondazione--contihuò--vi ricorde-

rete probabilmente del Mulo.
Trevize arrossì. Nei suoi cinque secoli di vita, la Fonda-

zione era stata sconfitta solo una volta. La sconfitta era

stata solo temporanea e non aveva intralciato gravemen-

te il cammino verso il Secondo I,mpero, ma certo chiun-

que serbasse rancore per la Fondazione e desiderasse feri-

re la vanità dei suoi membri non mancava mai di men-

zionare il Mulo, l'unico che era riuscito a sottomettere il

colosso.
--Sì--disse il consigliere--ci ricordiamo del Mulo.


--Il Mulo--disse Quintesetz--per un certo tempo go-

vernò un Impero grande quanto la Federazione che è at-

tualmente sotto il controllo della` Fondazione. Tuttavia

non riuscì mai a governare noi. Ci lasciò in pace. Una vol-

ta però venne su Sayshell e noi firmammo una dichiara-

zione di neutralità e di amicizia. Non ci chiese altro.

Fummo gli unici a cui non chiese altro, in quell'epoca in

cui era ancora in salute. Dopo, quando si ammalò, dovet-

te per forza rinunciare alle sue mire espansionistiche e

rassegnarsi all'idea di morire. Non era un uomo irragio-

nevole, sapete. Non usava la forza se non ce n'era biso-

gno; non fu mai un sanguinario e governò con saggezza.


--Aveva solo il difetto di essere un imperialista--dis-

se Trevize, ironico.


--Come la Fondazione--disse Quintesetz.
Non sapendo cosa ribattere, Trevize disse, irritato:--

Avete nient'altro da dire su Gaia?


--Volevo solo riportare il commento che fece il Mulo
quando firmò il trattato di amicizia col Presidente Kallo,

dell'Unione Sayshell. A quanto risulta dalla documenta-


E zione storica, dopo avere firmato con la sua sigla il Mulo

avrebbe detto: Con quesfo documento dichiarate di essere

neutrati anche nei confronti di Gaia, il che è una fortuna
E per voi. Nemmeno io tenterò mai di molestare quel pianeta.
Trevize scosse la testa.--Perché avrebbe dovuto mole-

starlo? Sayshell era ansioso di affermare la propria neu-

tralità e Gaia non aveva mai dato noia a nessuno. A quell'
~; epoca il Mulo stava progettando di conquistare l'intera
~: Galassia; non aveva senso per lui perdere tempo in que-
,, stioni insignificanti. In seguito avrebbe potuto con tutto

comodo attaccare sia Sayshell sia Gaia.


E` --Può essere--disse Quintesetz--ma secondo un te-

stimone dell'epoca a cui si può credere, dopo che il Mulo

ebbe proferito la frase che vi ho detto sussurrò fra sé, in

modo da non essere udito dagli altri, mai più.


,~ --In modo da non essere udito dagli altri? Come mai

allora ci fu chi udì?


--Perché la penna che lui aveva posato un attimo pri-

ma sul tavolo rotolò giù e un sayshelliano si avvicinb

macchinalmente e si chinò a raccoglierla. Si trovò così

con l'orecchio vicino alla bocca del Mulo proprio mentre

~ questi sussurrava mai più. Il testimone ne parlò soltanto

t dopo la morte del Mulo.


--Come potete essere certo che non si tratti di una sto-
ria inventata?
--Il testimone non era tipo da inventare bugie del ge-

nere. La sua versione dei fatti è stata accettata.


_ E se anche ammettessimo che il Mulo abbia detto

quelle parole?


Il Mulo visitò l'Unione Sayshell solo in quell'occasio-

ne, almeno dopo che ebbe fatto la sua comparsa sulla sce-

na galattica. Se era dunque stato su Gaia doveva esserci

stato prima di comparire sulla scena.


E allora?
--Dov'era nato il Mulo?
--Credo che non lo sappia nessuno--disse Trevize.
--Nell'Unione Sayshell si ha la netta convinzione che

fosse nato su Gaia.


--A causa dell'episodio narrato da quel testimone?
--Solo in-parte per quello. Il Mulo non poteva essere

sconfitto perché aveva forti poteri mentali. Nemmeno

Gaia può venire sconfitta...

--Diciamo allora che Gaia non è stata ancora sconfitta.

Non significa che non lo possa essere in futuro.
--Nemmcno il Mulo ebbe il coraggio di avvicinarsi a

quel pianeta. Esaminate i documenti che parlano del suo

dominio. Vedrete che a nessun'altra regione dello spazio

usò i riguardi che usò a noi. E sapete che di quelli recatisi

su Gaia con l'intento pacifico di instaurare rapporti com-

merciali nessuno è mai tornato? Perché, secondo voi, sap-

piamo così poco di quel mondo?
--Mi pare che il vostro sia un atteggiamento supersti-

zioso--disse Trevize.


--Definitelo pure come volete. In ogni caso, dall'epoca

del Mulo in poi abbiamo cancellato Gaia dai nostri pen-

sieri. Non vogliamo che quel pianeta cominci a un certo

punto a interessarsi a noi e ci sentiamo sicuri solo se fac-

ciamo finta che non si trovi là dov'è. Può darsi che sotto

sotto sia stato il governo stesso a mettere in giro la favola

che Gaia è scomparsa nell'iperspazio; forse sperava che

la gente dimenticasse che esiste davvero una stélla con

quel nome.
--Allora secondo voi si tratta di un mondo popolato da

persone come il Mulo?


--Potrebbe essere. Vi consiglio, per il vostro bene, di

non andarci. Se ci andrete non tornerete mai più. Se la

Fondazione s'immischiasse negli affari di quel pianeta,

dimostrerebbe meno criterio del Mulo. Ditelo al vostro


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