Isaac Asimov. L'Orlo della fondazione



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degli altri. Non si preoccupò nemmeno di sedere nel po-

sto dell'ultima fila che gli spettava in quanto nuovo

membro.
La Branno non alzò gli occhi neanche questa volta. Dis-

se:
--Qúal è il vostro punto di vista, consigliere Trevize?
--11 mio punto di vista è che il governo non può impe-

dirci di parlare liberamente. Tutti gli individui, e quindi

anche i consiglieri, che sono stati eletti proprio per que-

sto, hanno il diritto di discutere gli argomenti politici del

momento, e non esiste argomento politico che non coin-

volga in qualche modo il Piano Seldon.


La Branno intrecciò le dita e alzò gli occhi. Il suo viso

era inespressivo.--Consigliere Trevize--disse--siete

intervenuto nel dibattito in modo irregolare e cosi facen-.

do avete agito male. To però vi ho invitato lo stesso a

esprimere le vostre opinioni, e ora vi rispondo. Non c'è li-

mite alla libertà di espressione nel contesto del Piano Sel-

don. E semplicemente il Piano in se stesso che, per la sua

stessa natura, ci impone alcuni limiti. Possiamo interpre-

tare gli avvenimenti in tanti modi, prima che l'immagine

prenda la decisione finale, ma una volta che Seldon ha

deciso, in Consiglio non si può più discutere la sua scelta.

Né si può in anticipo fare un ragionamento di questo ge~

nere: se Han Seldon dovesse deliberare la tal cosa, avrebbe

torto.
E se però uno onestamente la pensasse cosi, signor


daco?
Potrebbe dirlo, purché come cittadino privato inten-

~;a discutere un argomento in un contesto privato.


F ~ Intendete dire allora che i limiti che invocate alla li-

~ertà di espressione sono da applicarsi solo ed esclusiva-


~inente ai funzionari di governo?
F~ --Proprio così. Non è un principio nuovo, nelle leggi
,,F~lella Fondazione. E stato applicato in precedenza da sin-

daci di tutti i partiti. Un'opinione personale espressa in

privato non significa nulla. La stessa opinione espressa
~ ufficialmente ha tutt'altro valore, e può diventare perico-
,~' losa. Adesso che abbiamo percorso tanta strada, sarebbe

~' sciocco correre rischi inutili.


F --Signor sindaco, mi sia consentito osservare che que-

sto vostro principio è stato applicato rare volte e non si-


,~ stematicamente a provvedimenti specifici del Consiglio,

Il mai a qualcosa di così vasto e indefinibile come il Piano

1~ Seldon.
r _ Il Piano Seldon va assolutamente protetto, perché

sono proprio i dubbi su di esso che possono esserci fatali.


~' --Non avete mai pensato, sindaco Branno...--Trevize

si girò verso i consiglieri seduti che sembravano tratte-

nere tutti quanti il fiato, come in attesa dell'esito di un

duello.--Non avete mai pensato, signori consiglieri, che

ci sia più di una ragione per credere che non esista alcun

~r Piano Seldon?


--Oggi abbiamo avuto tutti modo di vedere che funzio-
a alla perfezione--disse Harla Branno, contrapponen-

do al tono oratorio di Trevize un tono più che mai neutro.


--Signori consiglieri, è proprio dal suo funzionamento

perfetto che si deduce che il Piano Seldon, così come ci è

stato sempre presentato, non può esistere.
--Consigliere Trevize, il vostro intervento è fuori rego-

la, e non potete continuare il discorso da queste premes-

se.
--Ho il privilegio concessomi dalla mia carica, sinda-
co.
--Quel privilegio vi è stato ritirato, consigliere.
--Non potete farlo. Le vostre affermazioni a proposito

della libertà di espressione non possono avere in se stesse

qualità di legge. Non c'è stata alcuna votazione formale

in Consiglio, sindaco Branno, e anche ce si fosse stata,

avrei il diritto di contestarne la legittimità.

--Consigliere Trevize, il fatto che vi sia stato ritirato il

privilegio non ha nulla a che vèdere con le mie afferma-

zioni sul Piano Seldon.


--A che cosa è dovuto allora?
--Siete accusato di trádimento, consigliere. Desidero,

per rispetto al Consiglio, non farvi arrestare dentro que-

sta Sala, ma alla porta ci sono agenti della Sicurezza in-

caricati di prendervi in custodia. Vi chiedo ora di uscire

di qui sf nza opporre resistenza. Se farete una qualsiasi

mossa sospetta scatterà naturalmente l'allarme, e gli uo-

mini della Sicurezza entreranno in questa Sala. Confido

che non ci renderete le cose difficili.


Trevize aggrottò la fronte. rl silenzio intorno era asso-

luto. (Che tutti, a parte lui e Compor, avessero previsto

quell'epilogo?) Si voltò a guardare l'uscita. Non vide

niente, ma era sicuro che il sindaco non stava bluffando.


Balbettò per la rabbia.--Io rap-rappresento un colle-

gio elettorale importante, sindaco Branno...


--Certo, un collegio di cui avete deluso le speranze.
--Sulla base di quali prove mi rivolgete quest'accusa

insensata?


--Le prove verranno fuori a tempo debito, ma state si-

curo che disponiamo di tutti gli elementi necessari. Siete

un giovane ássai avventato. Avreste dovuto capire che an-

che un amico può non essere disposto a seguirvi lungo la

strada del tradimento.
Trevize si girò di scatto e incontrò lo sguardo di Com-

por. Si fissarono con espressione dura.


Il sindaco Branno disse, calma:--Siete tutti testimoni

del fatto che dopo il mio intervento il consigliere Trevize

si è voltato a guardare il consigliere Compor. Volete an-

darvene adesso, consigliere, o intendete farci assistere al-

la scena poco dignitosa di un vostro arresto nella Sala del

Consiglio?


Golan Trevize girò le spalle, sall i gradini e quando fu

alla porta fu preso in custodia da due uomini in unifor-

me, armati di tutto punto.
Harla Branno, seguendolo impassibile con gli occhi

mormorò schiudendo appena le labbra:--Stupido!


·Liono Kodell era capo della Sicurezza da,quando Harla

Branno occuPava la poltrona di sindaco. Gli piaceva dire


~;~on era un lavoro particolarmente faticoso, ma
~Yi naturalmente impossibile sapere se mentisse o meno.
~on sembrava un bugiardo, ma questo non provava nien-
Aveva un'aria tranquilla e benevola, il che probabil-

mente era utile, per il suo lavoro. Un po' più basso della


~,~media, un po' più grasso della media, aveva folti baffi
~Imolto insoliti per un cittadino di Terminus) ormai più
P`bianchi che grigi, occhi castani, e una striscia colorata

che gli attraversava il taschino della divisa marrone.


. --Sedetevi, Trevize--disse.--Cerchiamo se possibile

di avviare un colloquio amichevole.


--Amichevole? Con un traditore?--Trevize infllò en-

trambi i pollici nella fusciacca e rimase in piedi.


Con uno accusato di essere un traditore. L'accusa,

anche se formulata dal sindaco, non è ancora una con-


~' danna. E spero che non lo sarà mai. Io, nei limiti delle
E mie possibilità, cercherò di farvi prosciogliere. Preferirei

di gran lunga assolvere questo compito adesso, flnché

non sono ancora stati fatti danni se non forse al vostro or-

goglio, che essere costretto ad arrivare a un processo pub-

blico. Spero che siate d'accordo con me.
,~ Trevize non si ammorbidì.--Non facciamo salamelec-

chi--disse.--Voi avete il compito di tartassarmi come

se fossi veramente un traditore. Non lo sono, e mi sento

offeso dal fatto di doverlo dimostrare per far piacere a

voi. Perché non dimostrate voi di essere un cittadino leale
,j~ per far piacere a me?
--In linea di principio, non avrei obiezioni. Purtroppo,

però, io dispongo di un certo potere, voi di nessuno. E per

questo che tocca a me, non a voi fare domande. Quanto al
l` vostro discorso, se per caso su di me si addensassero so-

spetti di slealtà o di tradimento~ verrei interrogato da

una persona che mi tratterebbe, spero, non peggio di co-

me io intendo trattare voi.


--E come intendete trattarmi?
--Come un essere umano uguale a me, un amico. Sem-

pre che accettiate di serbare verso di me lo stesso atteg-

giamento.
--Posso offrirvi un drink?--disse Trevize, sarcastico.
--Più tardi, magari. Adesso vi prego di sedervi. Ve lo

chiedo da amico.


Trevize esitò, poi si sedette. D'un tratto gli sembrò inu-

- I tile continuare con le provocazioni.--Allora?--disse.


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l
--Allora, vi chiederei di rispondere alle mie domande

con sincerità e preCisione, senza sotterfugi.
--E se non lo facessi? Che minaccia c'è dietro questo

discorso? Una sonda psichica?


--Spero proprio di no.
--Lo spero anch'io. Sarebbe grave, la sonda psichica

usata per un consigliere. In ogni modo rivelerebbe che

non sono un traditore, e quando fossi prosciolto chiederei

la vostra testa e probabilmente anche quella del sindaco.

Forse varrebbe quasi la pena farsi sondare.
Kodell aggrottò la fron~e e scosse appena la testa.--Ah

no, no sicuro. C'è troppo pericolo di causare danni al cer-

vello. A volte la guarigione è lenta, e il gioco non varrebbe

proprio la candela. Sapete, a volte quando si ricorre alla

sonda perché esasperati...
--E una minaccia Kodell?
--I)na constatazióne di fatto, Trevize. Non fraintende-

temi, consigliere. Se dovrò usare la sonda la userò, e an-

che se foste innocente non avreste modo di sottrarvi all'

esame.
--Che cosa volete sapere?


Kodell premette un bottone sulla scrivania davanti a sé

e disse:--Quello che vi chiederò e quello che mi rispon-

derete sarà regislrato. La registrazione sarà sonora e visi-

va. Non dovete fare affermazioni non pertinenti, limitate-

vi a rispondere alle domande. Capirete perché, spero.
--Capisco che registrerete solo quello che garberà a voi

--disse Trevize con disprezzo.


--Esatto, ma vi prego di nuovo di non fraintendermi.

Non distorcerò in alcun modo quanto direte. Semplice-

mente, userò certo materiale e non altro. Ma sapendo

qual è il materiale che non userò, voi cerchereté natural-

mente di non far perdere tempo né a me, né a voi stesso.
--Vedremo.
--Abbiamo ragione di credere, consigliere Trevize--

disse Kodell con un tono formale da cui si deduceva che

la registrazione era cominciata--che in più di un'occa-

sione abbiate affermato aper~amente di ritenere inesi-

stente il Piano Seldon.
Trevize disse lentamente:--Se l'ho detto così aperta-

mente come dite, e in più di un'occasione, che altre con-

ferme vi occorrono?
--Non perdiamo tempo in cavilli, consigliere. Sapete

certo che cosa voglio da voi: una franca ammissione resa


~nte con la vostra voce e le vostre impronte voca-

i,~ dalla quàle risulti che aì momento in cui la facevate

~ravate nel pieno controllo delle vostre facoltà.
,~--Già, perché l'uso di sostanze chimiche, di ipnosi o al-

~i~o altererebbe le impronte vocali, vero?

~ --Sì, decisamente.
.~ --E siete ansioso di dimostrare che non vi siete servito

~di metodi illegali per interrogare un consigliere. Non pos-

l~o biasimarvi.
--Sono lieto che non mi biasimiate, consigliere. Allora

continuiamo. Avete affermato apertamente, e in più di

hun'occasione, di non credere nell'esistenza del Piano Sel-

~ don. Lo ammettete?


L~ Lentamente, scegliendo le parole, Trevize disse:--Cre-
~ do che quello che chiamiamo Piano Seldon non abbia il
!~ significato che solitamente gli si attribuisce.
k --Una dichiarazione vaga. Vi spiace spiegarvi meglio?
--A mio avviso, I'idea generalmente accettata che cin-

que secoli fa Hari Seldon, grazie alla scienza matematica


F della psicostoria, ab~ia calcolato fino all'ultimo dettaglio

lo sviluppo degli avvenimenti umani e ci abbia indotto a


r seguire un percorso che dovrebbe portarci dal Primo Im-
,' pero Galattico al Secondo Impero Galattico lungo la li-

nea della massima probabilità, è ingenua. Non ha senso.


E --Intendete dire che, secondo voi, Hari Seldon non è

mai esistito?


--No, assolutamente. l~ esistito, eccome.
--Allora che non ha mai elaborato la scienza della psi-

costoria?


--No, non mi sogno nemmeno di pensare una cosa del

genere. Vedete, direttore, avrei spiegato le mie idee al

Consiglio, se mi fosse stato permesso di farlo, e adesso le
' spiego a voi. Che quello che sto per dirvi sia vero è tal-

mente evidente...


Il capo della Sicurezza spense il registratore con gesto

pacato ma evidente.


Trevize s'interruppe e corrugò la fronte.--Perché l'

avete fatto?--disse.


_ Mi fate perdere tempo, consigliere. ~on vi ho chiesto

un'orazione.


--Mi avete chiesto di spiegare il mio punto di vista,

no?
--No, affatto. Vi ho chiesto di rispondere ad alcune do-

mande con semplicità, chiarezza e franchezza. Risponde-

te soltanto alle domande e non aggiungete niente che non

vi sia stato richiesto. Comportatevi così, e la nostra con-

versazione non andrà per le lunghe.


--Insomma, cercate di strapparmi dichiarazioni che

suffraghino quella che è la versione ufficiale dei fatti?


--Vi chiedo unicamente di fare dichiarazioni veritiere,

e vi assicuro che ci guarderemo bene dal distorcerle. Allo-

ra, proviamo di nuovo? Stavamo parlando di Hari Sel-

don.--Il registratore tornò in funzione e Kodell ripeté

calmo:--... che non ha mai elaborato là scienza della psi-
costoria?
I ~ --No, naturalmente Seldon elaborò la scienza che

I ~ chiamiamo psicostoria--disse Trevize, che senza na-

scondere il proprio fastidio fece un gesto di insofferenza.
--E voi come la definireste questa scienza?
--Per la Galassia, di solito è definita quella branca dei-

la matematica che studia le reazioni generali di vasti

gruppi di esseri umani a stimoli determinati in circostan-

ze determinate. In altre parole, dovrebbe prevedere i

cambiamenti storici e sociali.
--Avete detto dot~rebbe. Per contestare la validità della

psicostoria avete una cultura matematica alle spallè?


--No-- disse Trevize.--Non sono uno psicostorico

ma non sono psicostorici nemmeno i membri del governo

della Fondazione, né lo sono i cittadini di Terminus, né...
Kodell alzb una mano.--Vi prego, consigliere!--disse

con voce calma, e Trevize tacque.


Kodell continuò:--Avete qualche motivo per immagi-

nare che Hari Seldon non compì le analisi necessarie a

riunire il più efficacemente possibile i fattori di massima

probabilità e minima durata nel percorso che conduce,

tramite la Fondazione, dal Primo al Secondo Impero?
--Io non c'ero--disse Trevizei ironico.--Come posso

sapere se compì quelle analisi?


--E avete avuto modo di sapere che non le compì?
--No.
--Negate forse che l'immagine olograflca di Hari Sel-

don apparsa nel corso delle varie crisi storiche di questi

cinque secoli sia una riproduzione di Hari Seldon in per-

sonaj effettuata nell'ultimo anno della sua vita, poco pri-

ma della nascita della Fondazione?
--Immagino di non poterlo negare.
--Immaginate. Vorreste forse sostenere che si tratta di

una frode, di un. imbroglio ideato in passato da qualcuno


~qualche scopo?

~Trevize sospirò.--No, non sostengo questo.


Secondo voi i messaggi di Hari Seldon sono manipo-

~l~ti da qualcuno?

~ No. Non ho motivo di pensare che una simile mani-
,,,~polazione sia possibile, né che sia utile.
F --Capisco. Voi avete assistito alla recentissima appari-

Fzione dell immagine di Seldon. Vi è parso che la sua ana-

~lisi, compiuta cinquecento anni fa, non si adatta~se affat-

to alle condizioni reali del momento?


~ --Al contrario--disse Trevize, improvvisamente alle-

1~ ~ro.--Si adattava alla perfezione.


kr Kodell parve non notare l'allegria dell'altro.--Eppure,

consigliere, dopo avere visto l'immagine di Seldon conti-


~` nuate ad affermare che il Piano Seldon non esiste.
--Certamente. Affermo che non esiste proprio perché

I'analisi si adattava alla perfezione...


~` Kodell spense il registratore.--Consigliere--disse,

scuotendo la testa--mi costringete a cancellare. Vi chie-

do se il vostro strano convincimento è rimasto immutato,
,l e voi vi mettete a spiegarmi i motivi. Ripeto: dopo avere

visto l'immagine di Seldon, continuate ad affermare che


1~ il Piano Seldon non esiste, vero?
--Come potete sapere una cosa del genere? Nessuno ha

avuto modo di parlare col mio amico-spia, Compor, dopo

I'apparizione di Seldon.
--Diciamo che è stata un'intuizione. E diciamo che al-

la mia domanda avete già risposto. Sì, certo. Se vorrete ri-


~; petere queste due parole senza aggiungere altri dati su-
t' perflui, potremo proseguire.
--Sì, certo--disse Trevize, ironico.
--Bene--disse Kodell--sceglierò il Sì, ceno che suo-

nerà più naturale. Grazie, consigliere.--Il registratore

venne spento ancora una volta.
--Abbiamo finito?--disse Trevize.
--Per quello che mi serve, sì.
1, --E chiarissimo quello che vi serve: una flla di doman-

de e risposte da presentare a Terminus e alla Federazione

della Fondazione per dimostrare che accetto senza riser-

ve la leggenda del Piano Seldon. Così, se in un domani

smentissi quella serie di risposte passerei per un tipo biz-

zarro o addirittura pazzo.


--o anche colpevole di tradimento, agli occhi di una

moltitudine eccitata che considera il Piano essenziale per

la sicurezza della Fondazione. Forse non sarà necessario

dare pubblicità a questa faccenda, se riusciremo ad arri-

vare a un qualche accordo, ma se ci saremo costretti, fa-

remo in modo che la Federazione venga a sapere tutto.


Trevize aggrottò la fronte.--Siete davvero còsì stupi-

do, signore, da non essere minimamente interessato a

quanto avrei da dire?
--Come essere umano sono molto interessato e se si

presenterà l'occasione vi ascolterò con curiosità é scetti-

cismo. Come capo della Sicurezza, però, al momento ho

esattamente quello che mi serve.


--Spero che vi rendiate conto che questo comporta-

mento non gioverà né a voi, né àl sindaco.


--Sapete, è strano, ma non sono affatto della vostra

opinione. Ora vi prego di andarvene. Scortato, s'intende.


--Dove mi porteranno?
Kodell non rispose alla domanda. Si ìimitò a sorridere.
--Arrivederci, consigliere. Non vi siete rivelato troppo

disposto a collaborare, ma sarebbe stato poco realistico

aspettarsi il contrario.
Tese la mano.
Trevize, ora in piedi, non gliela strinse. Aggiustò le

grinze che aveva fatto la fusciacca e disse:--In questo

modo non fate che rinviare l'inevitabile. Altri la pense-

ranno come me già adesso, e se non adesso la penseranno

COSi prima O poi. Se mi metterete in prigione o mi uccide-

rete la gente comincerà a porsi delle domande, e alla fine

i dubbi che ho io verranno anche ad altri. Un giorno la ve-

rità e io vinceremo.


Kodell ritirò la mano e scosse lentamente la testa.--

Eh~si, Trevize--disse.--Siete proprio uno sciocco.


Fu solo dopo la mezzanotte che due guardie prelevarono

Trevize dalla stanza dove era stato portato, al quartier

generale della Sicurezza. Si trattava di una stanza con

tutti I comfort, ma era pur sempre chi~sa a chiave. Co-

munque la si volesse chiamare, restava una cella.
Per piu di quattro ore Trevize, camminando su e giù

per la camera quasi senza posa, ebbe modo di riflettere

amaramente sul proprio comportamento sbagliato.
Perche Si era fidato di Compor?
Perché non avrebbe dovuto? Gli era parso così pronto a
r\-
l~ convincere. No, non era vero neanche questo. Gli era

~nbrato così stupido, così facilmente influenzabile, così

~ivo di idee e opinioni proprie, che non aveva visto l'ora

sarlo come comoda cassa di risonanza per i suoi di-

k~rsi. Compor l'aveva aiutato a migliorare e affinare le

lùe teorie. Gli era stato utile, e Trevize si era fidato di lui

~mplicemente perché gli era riuscito comodo fldarsi di
,~l Ma ormai era inutile rimproverarsi di non aver capito

l~he Compor poteva essere un traditore. Trevize avrebbe

~ovuto dar retta al detto che consigliava di non fidarsi di

l~nessuno.


Ma si può passare tutta la vita a non fidarsi mai di nes-

suno?
E chiaro chø s~ deve, pensb Trevize.


E chi avrebbe pensato che la Branno avrebbe avuto l'
~ audacia di scacciare un consigliere dalla Sala del Consi-

li glio, senza che nessuno intervenisse in suo favore? Anche

se indubbiamente lo disapprovavano dal più profondo

del cuore, anche se sarebbero stati pronti a scommettere

tutto il loro sangue sul fatto che la Branno aveva ragione,

ugualmente avrebbero dovuto, per principio, opporsi alla


r violazione del privilegio di consigliere che era stata com-

E piuta nei suoi confronti. Branno la Bronzea era chiamata,

e certo agiva con rigidità metallica,..
,~ A meno che lei stessa non si trovasse sotto il controllo

di altri. No, di quel passo si arrivava alla paranoia!


Eppure... Trevize sentiva che ormai i suoi ragionamen-

ti seguivano un circolo vizioso, dal quale non erano anco-

ra usciti quando arrivarono le guardie.
--Dovete venire con noi, consigliere--disse l'ufficiale
, di grado più alto, con aria grave e impassibile. Dalle mo-

strine si vedeva che era un tenente. Aveva una piccola ci-

catrice sulla guancia destra e appariva stanco, come se

facesse quel lavoro da troppo tempo e con poca soddisfa-

zione, il che poteva anche essere per dei militari, visto

che la pace durava da più di un secolo.


Trevize non si mosse.--Il vostro nome, tenente.

--Tenente Evander Sopellor, consigliere.


--Vi renderete conto di stare violando la legge, imma-

gino, tenente Sopellor. Non potete arrestare un consiglie-

re.
--Abbiamo ricevuto ordini diretti dall'alto, signore--

disse il tenente.

--Non importa. Nessuno vi pub ordinare di arrestare

un consigliere. Spero capiate che questo può portarvi da-

vanti alla corte marziale.
--Non vi stiamo affatto arrestando, consigliere--disse

il tenente.


--Allora non ho l'obbligo di venire con voi, vi pare?
--Abbiamo ricevuto l'ordine di scortarvi a casa vostra.
--Conosco la strada.
--E di proteggervi durante il tragitto.
--Proteggermi da che? O da chi?
--Nel caso in cui si radunasse una folla.
--A mezzanotte?
--E proprio per questo che abbiamo aspettato la mez-

zanotte, signore. E adesso, signore, siamo costretti a chie-

dervi di venire con noi, se volete essere protetto. Mi sia

permesso dire, non come minaccia ma unicamente per

informarvi, che siamo autorizzati, se necessario, a usare

la forza.


Trevize notò le fruste neuroniche delle due guardie. Si

alzò cercando di assumere un atteggiamento il più possi-


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