Isaac Asimov. L'Orlo della fondazione



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bile dignitoso.--A casa mia, allora. E magari scoprirò

che intendete invece portarmi in prigione.


--Non abbiamo ricevuto l'ordine di mentirvi, signore

--disse il tenente con una nota d'orgoglio nella voce. Tre-

vize capì che Sopellor era un uomo serio che credeva nel

proprio mestiere, e che prima di mentiré avrebbe dovuto

ricevere ordini precisi in meri.to. Inoltre, ove fosse stato

costretto a farlo, I'espressione e il tono della voce l'avreb-

bero sicuramente tradito,
--Vi chiedo scusa, tenente--disse Trevize.--Non in-

tendevo mettere in dubbio la vostra parola.


Fuori li alLendeva una macchina di superficie. La stra-

da era deserta, non c'era anima viva, meno che mai una

folla. Ma il tenente era stato sincero: non aveva detto che

c'era una folla malintenzionata ad attendere Trevize.

Aveva detto semplicemente «nel caso si radunasse una

folla« .
Sopellor, prudentemente, fece camminare Trevize fra

lui stesso e la macchina, in modo che non potesse fare

scarti improvvisi e fuggire. Poi entrò in macchina dopo di

lui e gli si sedette accanto,`nel sedile posteriore.
La macchina partì.
Trevize disse:--Una volta a casa, immagino che potrò

r i liberamente dei miei affari, no? Che potrò

~cire, per esempio, se lo vorrò.
Non abbiamo l'ordine di interferire nelle vostre cose,

~Dnsigliere, salvo che nei casi in cui entri in gioco la vo-

l~tra sicurezza
--E questo che cosa significa?
--Che una volta arrivato a casa non potrete andarvene

;di lì. Le strade non sono sicure per voi, e io sono respon-

sabile della vostra incolumità.

b~ --Intendete dire che sono agli arresti domiciliari?


--Non sono un avvocato. Non so cosa significhi, consi-
: gllere.
Guardava fisso davanti a sé, ma teneva un gomito a

Ell contatto del fianco di Trevize. Se Trevize si fosse mosso

,F anche minimamente, Sopellor se ne sarebbe accortó.
La macchina si fermò davanti alla casetta di Trevize,

nel quartiere di Flexner. In quel periodo Trevize non vi-


1~ veva con nessuno: Flavella si era stancata della vita sre-

E golata che i membri del Consiglio erano costretti a fare, e

~ se n'era andata. Non ci sarebbe stato nessuno ad atten-

,F derlo, denlro.


F --Esco?--chiese.
--Esco prima io, consigliere--disse il tenente.--Vi
` scorteremo in casa.
--Per la mia sicurezza?
--Sissignore.
Sulla porta di casa c'erano due guardie in attesa. Den-
t tro brillava un fioco lume da notte, i cui raggi non filtra-

vano dalle finestre opache.


Per un attimo Trevize s'indignò per quell'intrusione,
~l poi in cuor suo scrollò le spalle. Se i consiglieri non erano

in grado di proteggerlo nella Sala stessa del Consiglio,

non c'era motivo di pensare che la sua casa fosse un ca-

stello inespugnabile.


--In quanti siete, qua dentro?--disse.--Un reggi-

mento?
--No, consigliere--disse una voce dura e ferma, dall'

interno della casa.--Oltre a quelle che già vedete c'è solo

un'altra persona, e io vi sto aspettando da un pezzo.


Harla Branno, sindaco di Terminus, era in piedi sulla

porta del soggiorno.--E ora che facciamo una chiacchie-

rata noi due, non credete?
Trevize la guardò fisso.--Tante storie solo per...
--Zitto, consigliere--lo interruppe la Branno, a voce

bassa ma con tono di comando.--E voi quattro, fuori.

Fuori! Andrà tutto bene, qui dentro.
Le quattro guardie fecero il saluto militare e girarono

sui tacchi. Trevize e Harla Branno rimasero soli.


Harla Branno aveva aspettato un'ora, immersa in pensie-

ri cupi. Tecnicamente parlando, era colpevole di avere

fatto irruzione in quella casa. Di più, era andata contro i

princìpi della costituzione violando i diritti di un consi-

gliere. Secondo le leggi severe che vincolavano i sindaci

~in dall'epoca di Indbur LII e del Mulo, quasi due secoli

prima, era incriminabile.
In quella particolare giornata, però, le era concesso tut-

to. Ma anche quel giorno sarebbe passato, e lei si senti a

disagio, al pensiero.
I primi due secoli erano stati l'Età d'Oro della Fonda-

zione, I'Era Éroica; per lo meno visti in retrospettiva da

coloro che non avevano avuto la sventura di vivere in un'

epoca tanto infida. Salvor Hardin e Hober Mallow ne era-

no stati i due grandi eroi, idolatrati al punto da poter ri-

valeggiare con lo stesso incomparabile Hari Seldon. I tre

formavano la triade su cui poggiava tutta la leggenda del-

la Fondazione (e anche la sua storia).


A quei tempi, però, la Fondazione era costituita da un

unico mondo insignificante che aveva un tenue legame

con i Quattro Regni e che si rendeva conto solo vagamen-

te di quanto il Piano Seldon lo proteggesse e lo difendesse

dal resto del potente Impero Galattico.
E più la Fondazione era diventata importante come

forza politica e commerciale, meno carismatici erano di-

ventiati i suoi governanti e i suoi condottieri. Lathan De-

vers era stato pressoché dimenticato. Se ancora qualcuno

lo ricordava era più per via della sua tragica morte nelle

miniere degli schiavi che per la sua lotta, inutile ma vit-

toriosa, contro Bel Riose.
Quanto a Bel Riose, il più nobile fra gli avversari della

Fondazione, anche lui era stato praticamente dimentica-

to, eclissato dal Mulo, I'unico che era riuscito a mandare
~ia il Piano Seldon e a sconfiggere e governare la
.iaazione. Il Mulo era il Grande Nemico, e in verità l'

IlI'mo dei Grandi.


~Pochi in fondo ricordavano che il Mulo era stato scon-

~o in pratica da una sola persona, una donna, Bayta


ell, e che lei l'aveva vinto senza l'aiuto di nessuno,

~nza nemme?~o l'aiuto del Piano Seldon. E sempre pochi

Icordavano che suo figlio Toran e sua nipote Arkady Da-

i~ll avevano sconfitto la Seconda Fondazione e conferito

la vittoria definitiva alla Prima Fondazione.
E~F Quei vincitori dell'epoca recente non erano più figure
~roiche. I parametri moderni erano cos~ vasti, che diven-

tava inevitabile che anche gli eroi fossero ridotti a comu-

ni mortali. Per di più, la biografia che Arkady aveva scrit-
~`to di sua nonna riduceva Bayta da eroina a personaggio

romanzesco.


Da allora non c'erano più stati eroi, e nemmeno perso-
,~ naggi romanzeschi. La guerra kálganiana, un conflitto

non grave, era stato l'ultimo episodio di violenza scoppia-

to nella Fondazione, seguito da quasi due secoli di pace.

Da centoventi anni non si registrava il benché minimo in-


E cidente.
~, La pace era un fatto positivo, fruttuoso, Harla Branno
~ non intendeva certo negarlo. La Fonda~ione non aveva
'` creato un Secondo Impero Galattico, dato che aveva per-

corso solo metà della strada prevista dal Piano Seldon,

ma con la sua Federazione avéva stabilito un forte con-
~` trollo economico su più di un terzo delle varie unità poli-

tiche della Galassia, ed era riuscita a influenzare ciò che


~ non poteva controllare. Erano pochi i posti dove chi affer-

E mava di appartenere alla Fondazione non fosse conside-

rato con rispetto. In tutti i milioni di mondi abitati non

c'era nessuno che avesse un grado più alto del sindaco di

~` Terminus.
Il titolo era rimasto quello. Quello del capo di una città
1: piccola e quasi disprezzata, situata su un pianeta solita-

rio ai margini estremi della civiltà. Dopo cinque secoli,

nessuno si sarebbe mai sognato di cambiarlo o di render-

lo un poco più altisonante. Nella situazione attuale, solo

il titolo per nulla dimenticato di «maestà imperiale« po-

teva rivaleggiare con esso.


Il posto dove il titolo di sindaco di Terminus contava

meno era forse Terminus stesso. Lì restava ancora il ri-

cordo de~li Indbur, non era tanto la loro tirannia che la

gente non aveva dimenticato, quanto il fatto che si erano

arresi al Mulo.
E Così si era arrivati a lei, Harla Branno il sindaco più

tenace dall'epoca della scomparsa del Muló (la Branno ne

era perfettamente consapevole), e soltanto la quinta don-

na a occupare quella carica. Solo in quel particolare gior-

no era riuscita a usare apertamente i suoi poteri.
Aveva lottato per convincere gli altri delle proprie idee

aveva tenuto testa all'opposizione ostinata di quelli ché

anelavano all'Interno della Galassia e alla sua aura di po-

tere imperiale e di prestigio, e aveva vinto.


Non è ancora il momento aveva ammonito. Non è venu-

to ancora il momento di trásferirsi all'lnterno. Perdereste

per questo e quell'altro motivo. E Seldon alla fine aveva ap-

poggiato le sue idee usando un linguaggio praticamente

uguale al suo.
Così, agli occhi di tutta la Fondazione, Harla Branno

appariva saggia quanto Seldon stesso. Tuttavia il sindaco

sapeva benissimo che di quel fatto la gente si poteva di-

menticare da un momento all'altro.


E in quel giorno memorabile era arrivato Golan Trevi-

ze a sfidarla. Lei sapeva che Trevize aveva ragione! Quel-

lo era il guaio. ll giovane consigliere aveva ragione, e

avendo ragione poteva distruggere la Fondazione stessa.


Adesso erano loro due soli, nella stanza.
--Non potevate venire a parlarmi in privato?--disse

la Branno, con tristezza.--Nel vostro stupido desiderio

di prendermi in giro dovevate proprio gridare tutto quan-

to in piena Sala del Consiglio? Siete proprio uno sciocco

ragazzo avventato.
Trevize si sentì arrossire e lottò per controllare la collera

Il sindaco era una donna matura che avrebbe presto com

piuto sessantré anni, e lui aveva ritegno a rispondere ma-

e a una persona che aveva quasi il doppio della sua età.


Inoltre, lei aveva esperienza di lotte politiche e sapeva

che spiazzare un avversario subito all'inizio signiflcava

avere già metà vittoria assicurata. Ma perché una simile

tattica fosse efficace occorreva un pubblico, e lì non c'era

nessun pubblico davanti al quale uno potesse essere umi-

liato.


Cosi Trevize fece flnta di niente e osservb con calma
Harla Branno. Indossava la divisa unisex che era in voga

ia due generazioni e che non le donava affatto. Il capo

lella Galassia, se di capo si poteva parlare, era solo una

~ecchia scialba che avrebbe potuto benissimo essere

icambiata per un uomo, se non fosse stato per i capelli

3rigio-ferro che portava raccolti dietro la nuca e non, co-

[ne usava per gli uomini, lasciati liberi.
Trevize sfoderò il suo sorriso affascinante. Quando gli

~vversari di una certa età si divertivano a usare la parola

:

,tava sempre con un vantaggio: quello di essere giovane e

bello e consapevole di esserlo.
--~ vero--disse.--Ho trentadue anni e quindi, in un

~erto senso, sono ancora un ragazzo. Poi sono un consi-

gliere, e quindi ex officio, una persona sciocca e avventa-

ta. La mia etá è quella che è, non posso farci niente.

Quanto alla seconda faccenda, posso solo dire che mi di-

spiace.
--Vi rendete conto di che cos'avete combinato? Su,

non state 11 in piedi a cercar di fare lo spiritoso, sedetevi.

Cominciate a ragionare sensatamente, se vi riesce, e ri-

spondetemi di conseguenza.
--So benissimo cos'ho combinato. Ho detto quella che

ritenevo e ritengo sia la verità.


--E con la vostra verità venite a provocarmi proprio in

questo giorno? Il giorno in cui il mio prestigio era così al-

to che ho potuto scacciarvi dalla Sala del Consiglio e far-

vi arrestare senza che nessuno osasse intervenire?


--Il Consiglio prima o poi si riavrà dalla sorpresa e

protesterà. Forse sta protestando già ora. E considerata

la persecuzione di cui mi avete fatto oggetto, mi darà più

ascolto.
--Ma se io, convinta che intendiate continuare ad agi-

re come avete fatto flnora, vi trattassi veramente come

traditore, seguendo alla lettera la legge, nessuno vi.ascol-

terebbe.
--Allora dovrei essere processato. Potrei dire la mia in

tribunale.


--Non contateci. Il sindaco ha poteri straordinari che

nemmeno immaginate, anche se li usa raramente.


--Con quale pretesto li usereste?
--Inventerei una scusa plausibile. Un po' di fantasia ce

l'ho ancora, e non ho paura di correre rischi dal punto di

vista Politico. Non Provocatemi, giovanotto. O arriviamo

F quello cui abbiamo assistito nella Volta del Tempo dodici

ore fa dimostra che i miei sospetti sono fondati.
Perché Seldon è stato troppo esatto nella sua descri-

zione?
--Infatti. Non c'è niente da ridere. E stata la prova de-

finitiva.
--Non sto ridendo, come potete constatare. Proseguite.

!' --Come ha potuto essere così esatto? Due secoli fa, I'

analisi che compì di quel periodo storico era completa-

mente sbagliata. Ad appena tre secoli dalla nascita della

Fondazione, fece una descrizione assolutamente ~uori

centro.
--Voi stesso ne avete spiegato il perché pochi attimi fa,

consigliere. La colpa fu del Mulo. Il Mulo era un mutante
~; con intensi poteri mentali, e il suo intervento non poteva

essere previsto in alcun modo dal Piano.


--Previsto o non previsto, il Mulo ha influenzato la sto-

ria, scalzando il Piano dal suo tracciato. Il Mulo non go-

vernò a lungo, e non ebbe successori. La Fondazione ri-

conquistò la sua indipendenza e il suo predominio, d'ac-

cordo, ma come poté il Piano tornare alla primitiva effi-

cienza dopo essere stato scosso violentemente nelle sue

stesse fondamenta?
Lo sguardo di Branno divenne torvo, e lei serrò le mani

grinzose.--Conoscete la risposta. Noi eravamo una delle


i due Fondazioni. Avrete letto i libri di storia, immagino.
--Ho letto la biografia di Bayta Darell scritta da una

nipote, Arkady, del resto lettura obbligatoria nelle scuole,

e ho letto anche i suoi romanzi. Ho letto i documenti uffi-

ciali sulla storia del Mulo e sul periodo susseguente, ma

mi sia concesso dire che metto in dubbio la veridicità di

tutte queste fonti.


--In che senso?
--Le versioni ufficiali dicono che noi, la Prima Fonda-

zione, dovevamo conservare le nostre conoscenze sulla

scienza fisica e migliorarle. Che dovevamo operare alla

luce del sole, seguendo nello sviluppo storico, consape-

volmente o inconsapevolmente, il Piano Seldon. Che però

c'era anche la Seconda Fondazione, che doveva conserva-

re e rnigliorare le conoscenze nel campo della scienza psi-

cologica, ivi compresa la psicostoria, e operare in segreto.

La Seconda Fondazione aveva il compito di regolare le

correnti della storia galattica che deviavano dal tracciato

previsto dal Piano, e di ricomporle nell'armonia calcolata

a un accordo, qui, o non sarete mai più libero. Starete in

prigione per il resto della vostra vita, ve lo garantisco.
Si fissarono: la Branno una figura in grigio, Trevize ve-

stito di un marrone dalle molteplici sfumature.--Che ti-

po di accordo?--disse lui.
--Ah, siete curioso. Così va meglio. Potremo finalmen-

te conversare, anziché litigare. Quali sono le vostre idee?


--Lo sapete benissimo. Avete bevuto tutto il fango che

ha gettato su di me il consigliere Compor, no?


--Voglio sentire la vostra versione, alla luce della Crisi

di Seldon appena passata.


--Benissimo, se è questo che volete, signor sindaco...

--(Per un attimo gli era venuta voglia di chiamarla vec-

chiarda.)--Ho trovato l'immagine di Seldon troppo cor-

retta, impossibilmente corretta, dopo cinquecento anni.

E l'ottava volta che ~ apparsa, se non sbaglio. In alcune

occasioni non c'era nessuno a sentirla. In almeno un'oc-

casione, all'epoca di Indbur III, Seldon disse qualcosa che

non si adattava per niente alla realtà, ma quella era l'

epoca del Mulo, no? Però, quando mai è stato così corret-

to nelle sue analisi come ora?


Trevize si concesse un piccolo sorriso.--I:)alle registra-

zioni del passato risulta che Seldon non era mai riuscito

prima d'ora a descrivere così bene e così dettagliatamen-

te la situazione, signor sindaco.


--Secondo voi, allora, I'immagine olografica di Seldon

è contraffatta? Le registrazioni a lui relative sono opera

in realtà di una persona attualmente vivente, come me

per esempio? E nel ruolo di Seldon recita un attore?


--Non è una cosa impossibile, signor sindaco, ma non

intendevo questo. La verità è ben peggiore. Credo che

quella che vediamo sia l'immagine di Seldon, e che la de-

scrizione del momento storico presente sia la dcscrizione

preparata da lui cinque secoli &. L'ho detto anche al capo

della Sicurezza, Kodell, che con i suoi trucchetti ha regi-

strato le mie risposte in modo che a un ascoltatore ester-

no potessi sembrare un cittadino stupido, convinto di tut-

te le superstizioni che gli vengono ammannite.
--Sl. La registrazione verrà usata, se necessario, per

dimostrare alla Fondazione che la vostra ribellione in

realtà non è mai esistita.
Trevize allargò le braccia.--Invece esiste. Il Piano Sel-

don come noi lo intendiamo non c'è assolutamente, forse

è già da due secoli che non c'è. Lo sospettavo_ da anni, e

da Seldon.


--Voi stesso dunque state spiegando come andarono le

cose--disse il sindaco.--Bayta Darell sconfisse il Mulo,

forse guidata dalla Seconda Fondazione, anche se sua ni-

pote insiste a dire di no. Fu però senza dubbio la Seconda

Fondazione ad adoperarsi perché la storia galattica tor-

nasse alle disposizioni del Piano dopo la morte del Mulo,

ed è chiaro che riuscì nel suo intento. Di quali dubbi par-

late mai, allora, consigliere?


--Signor sindaco, se seguiamo il resoconto di Arkady

Darell, ci accorgiamo subito che la Seconda Fondazione

mentre cercava di correggere la storia galattica, sconvol-

se l'intero disegno concepito da Seldon, perché rese nota

la propria esistenza. Noi, la Prima Fondazione, capimmo

che la nostra immagine speculare, la Seconda Fondazio-

ne, non solo esisteva, ma ci manipolava. Perciò cercam-

mo di individuarne l'ubicazione e di distruggerla.


La Branno annui.--E, secondo quanto afferma Arkady

Darell, ci riuscimmo, naturalmente solo dopo che la Se-

conda Fondazione aveva riportato la storia galattica sui

sentieri previsti, quei sentieri che sta seguendo tuttora.


--E voi ci credete? Arkady Darell dice che la Seconda

~ondazione fu localizzata e che i suoi membri furono

sconfitti nel trecentosettantotto E. F., cioè centovent'anni

fa. Per cinque generazioni avremmo dunque agito senza

la nostra immagine speculare, e tuttavia saremmo rima-

sti così fedeli al Piano Seldon da scoprire che voi e quel

simulacro parlate in modo praticamente identico...
--Chissà, forse ho un'intuizione non comune rig~lardo

allo svolgersi della storia e al suo significato.


--Perdonatemi. Non intendo sollevare dubbi sulla vo-

stra intuizione non comune, ma la spiegazione più sem-

plice, a mio avviso, è che la Seconda Fondazione non è

mai st~ata distrutta, e ci governa ancora, ci manipola an-

cora. E solo per questo che siamo tornati sul tracciato

originario del Piano Seldon.


Se Harla Branno fu colpita da quell'affermazione, certo

non lo diede a vedere.


Era l'una di notte passata, e il sindaco aveva una voglia

matta di farla finita con quella storia, ma non poteva ac-

celerare i tempi. Il giovane doveva abboccare, e lei non
; voleva che la lenza si spezzasse prima che ciò fosse avve-

~` nuto. Non voleva essere costretta a liberarsi di lui senza

usarlo, senza indurlo prima ad assolvere una certa fun-
DE1J`' zione.
--D~.vvero?--disse.--Allora secondo voi la descrizio-
F ne che fa Arkady della guerra kalganiana e della distru-
r zione della Seconda Fondazione ~ falsa? E inventata?

Una montatura? Una bugia dalla prima parola all'ulti-


E ma?
Trevize alzò le spalle.--Non necessariamente. In ogni

caso stabilirlo è di importanza marginale. Mettiamo che

il resoconto che fece Arkady sia tutto vero, e che lei fosse

in perfetta buonafede. Mettiamo che sia accaduto tutto

nel modo descritto da'lei, e cioè che la Seconda Fondazio-

ne sia stata scoperta e soppressa a suo tempo. Come pos-

siamo essere sicuri che tutti i suoi membri siano stati eli-

minati? La Seconda Fondazione estendeva il suo potere

sull'intera Galassia, non si limitava a manipolare la sto-

ria del solo Terminus o anche della sola Prima Fondazio-

ne. Le sue` responsabiiità andavano oltre il nostro pianeta

e l'intera nostra Federazione. Certi suoi membri doveva-

no trovarsi come minimo a mille parsec di distanza da

noi: è proprio verosimile che li abbiamo eliminati tutti?


«Supponiamo che alcuni siano sopravvissuti; in tal ca-

so, sarebbe giusto continuare a dire che fummo noi i vin-

citori assoluti? Nemmeno il Mulo poté dichiararsi vinci-

tore assoluto: prese Terminus e tutti i pianeti che erano

sotto il suo controllo ma restavano fuori i Mondi Com-

merciali Indipendenti. Conquistò anche quelli, eppure tre

persone riuscirono a fuggire: Ebling Mis, Bayta Darell e

suo marito. Il Mulo riuscì a riprendere sotto il suo con-

trollo i due uomini, ma lasciò libera Bayta, perché le vo-

leva bene, se dobbiamo credere al racconto romanzato di

Arkady. Bastò quello. Un'unica persona era rimasta libe-

ra, e fu proprio a causa di quella persona che il Mulo non

riuscì a trovare la Secondà Fondazione e fu sconfitto.
«Una sola donna rimasta fuori del controllo gli fece

perdere tutto. Per dire quanta importanza ha l'individuo,

nonostante le leg~ende di cui si parla nel Piano Seldon,

secondo le quali I mdividuo non sarebbe niente e la mas-

sa, invece, tutto.
« Se poi ci fossimo lasciati dietro non un unico membro

della Seconda Fondazione, ma parecchie dozzine di per-

sone, come appare più che probabile, non sarebbe perfet-

tamente legittimo aspettarsi di vedere quelle persone &-

re fronte comune, ricostruire il distrutto, riprendere il la~

voro, reclutare e addestrare altri individui per cercare di

ridurci ancora una volta a semplici pedine?«
--Credete che le cose stiano così?--disse la Branno,

con aria grave.


--Ne sono sicuro.
--Ma, consigliere, perché questi poveri sopravvissuti

dovrebbero restare disperatamente attaccati a un dovere

che non può interessare a nessuno? Perché dovrebbero es-

sere ansiosi di mantenere la Galassia sulla strada che

conduce al Secondo Impero? E anche ammesso che fosse-

ro così desiderosi di compiere la loro missione, perché


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