uno di quelli.
Il tono di Kodell rimase calmo, quasi suadente.--Sin-
daco, forse siamo fuori strada, con questi ragionamenti.
Trevize può benissimo non essere a caccia della Terra,
ma a caccia di oche selvatiche in qualche remoto pianeta.
Può averci mentito, può non esserci alcuna stella chiama-
ta Gaia e può in genere non esserci alcuna stella che cor-
risponde alle coordinate da lui forniteci. Secondo me sta
cercando di farci perdere le sue tracce, ora che ha incon-
trato Compor su Sayshell e ha capito probabilmente che
seguiamo I suoi spostamenti.
--Come potrebbe con la mossa delle coordinate false
farci perdere le sue tracce? Compor continuerà a seguirlo.
No, Liono, ho in mente un'altra eventualità, che può por-
tare a guai ben più seri.
La Branno s'interruppe un attimo, poi continuò:--La
stanza è schermata, non preoccupatevi. Non ci può senti-
re nessuno, quindi sia voi $ia io siamo liberi di dire quello
che vogliamo, cosa che vi prego di fàre.
~.Tornando a Gaia, se ammettiamo che le inFormazioni
siano attendibili, si troverebbe a dieci parsec da Sayshell
e farebbe quindi parte dell'Unione Sayshell. L'Unione
Sayshell è una zona della Galassia che è stata esplorata
capillarmente, tutti i suoi sistemi stellari, popolati o me-
no, sono stati registrati, e quelli popolati sono ben co`no-
sciuti. Gaia è l'unica eccezione. Abitata o no, nessuno ne
ha sentito parlare e non compare in nessuna mappa. A
questo si aggiunge il fatto che l'Unione si è sempre man-
tenuta indipendente dalla Federazione della Fondazione,
anche all'epoca in cui il potere era in mano al Mulo. E in-
~L dipendente fin dalla caduta dell'lmpero Galattico.«
E~ --E allora?--disse Kodell, cauto.
--Indubbiamente bisogna collegare i due punti che ho
messo in evidenza. L'Unior,le Sayshell ha al suo intorno
L~ un sistema planetario del tutto sconosciuto, ed è intocca-
bile. Non può non esserci un nesso rra la prima considera-
zione e la seconda. Gaia, qualunque cosa sia, si dit`ende
accanitamente dall'esterno. Si preoccupa che non giunga
11, a nessuno notizia della propria esistenza e protegge i suoi
dintorni immediati, in modo che gli estranei ríon possano
-~ attaccarla.
~; --Mi state dicendo, sindaco, che Gaia è la sede della
Seconda Fondazione?
E --Vi sto dicendo che Gaia merita un'ispezione accura-
ta.
--Posso avanzare un'obiezione a questa ipotesi?
--Certamente.
--Se Gaia fosse la sede della Seconda Fondazione e se
si fosse difesa per secoli contro gli intrusi trattando l'inte-
ra Unione Sayshell come un vasto scudo di protezione ed
L evitando addirittura di far trapelare notizia della propria
esistenza, perché tutto d'un tratto avrebbe troncato que-
sta strategia difensiva? Trevize e Pelorat, benché consi-
E gliati da voi di andare su Trantor, si sono diretti subito e
senza esitazione verso Sayshell e adesso su Gaia. Per di
più voi state parlando tranquillamente di questo pianeta;
1` come mai non vi viene impedito di farlo?
~r Il sindaco rimase per un pezzo in silenzio. La sua testa
di capelli grigi, lievemente inclinata, brillava a tratti nel-
la luce della stanza. Alla fine la Branno disse:--Perché
~; credo che il consigliere Trevize abbia in qualche modo
E messo tutto quanto sottosopra. Ha fatto qualcosa, o sta
facendo qualcosa, che minaccia di compromettere il Pia-
no Seldon.
--Questo è assolutamente impossibile, sindaco.
--Punti deboli ci sono dappertutto e in tutti. Certo
nemmeno Hari Seldon era perfetto. Anche il Piano deve
L avere una sua pecca e Trevize per caso l'ha trovata, ma-
gari senza neppure rendersi conto di averla trovata. Dob-
biamo scoprire che cosa sta succedendo e dare un'occhia-
ta alla situazione.
Kodell assunse per la prima volta un'espressione grave.
--Non prendete decisioni per conto vostro, sindaco.
Non è il caso che ci muoviamo senza averci prima riQet-
tuto su adeguatamente.
--Non trattatemi da idiota, Liono. Non intendo fare la
guerra. Non intendo far atterrare un corpo di spedizione
su Gaia. Voglio solo osservare le cose stando direttamen-
te sul luogo, o nei dintorni, se preferite. Siccome detesto
avere contatti con un Ministero della Guerra che non ve-
de più in là del suo naso, il che è logico forse, dopo cento-
vent'anni di pace, e siccome mi pare che a voi invece non
secchi averci a che fare, vi chiederei di farmi sapére
quante navi da guerra si trovino nelle vicinanze di Say-
shell, Liono. Bisognerebbe però che i loro spostamenti
apparissero di routine, e non una mobilitazione...
--In questi tranquilli tempi di pace sono sicuro che
nelle vicinanze di Sayshell non ci saranno molte navi. Ma
lo scoprirò.
--Basteranno anche due o tre, specie se ce n'è una del
tipo Supernova.
--Che intenzioni avete?
--Voglio che le navi si spingano il più vicino possibile
a Sayshell senza creare un incidente diplomatico, e vo-
glio che stiano abbastanza vicine l'una all'altra da pre-
starsi mutuo soccorso.
--Per quale scopo?
--Disporre di una certa elasticità. Voglio essere in gra-
do di attaccare, se ci sarò costretta.
--Attaccare la Seconda Fondazione? Se Gaia è stata
capace di mantenere la propria indipendenza e di non
farsi conquistare nemmeno dal Mulo, penso che potrà
tranquillamente affrontare due o tre navi nostre.
Con gli occhi che brillavano per la voglia di combatte-
re, Harla Branno disse:--Amico mio, vi ho detto che
niente e nessuno sono perfetti, nemmeno Hari Seldon.
Quando Seldon ideò il suo Piano, poté astrarsi solo fino a
un certo punto dallo spirito dei suoi tempi. Era un mate-
matico dell'epoca della decadenza dell'lmpero e allora la
tecnologia era moribonda. Logico quindi che non potesse
tenere sufficientemente in conto l'ipotesi di un forte pro-
gresso tecnologico. I motori gravitazionali, a csempio,
che hanno segnato una svolta dal punto di vista tecnolo-
gico, non potevano essere nemmeno lontanamente conce-
piti a quell'epoca. E siamo andati molto avanti non solo
con quelh.
--Anche Gaia potrebbe essere andata avanti.
--Isolata com'è? Via, non scherziamo. Nella Federa-
zione della Fondazione ci sono dieci quadrilioni di esseri
umani, e fra questi se ne possono trovare tanti capaci di
,~ contribuire al progresso tecnologico. Un singolo mondo
J isolato non può fare niente di buono, in confronto. Le no-
stre navi avanzeranno verso i confini di Sayshell e io sarò
con esse.
--Scusatemi, sindaco, ma credo di non aver capito be-
ne.
--Andrò dove si raduneranno le navi, ai conflni di Say-
shell. ~loglio controllare di persona.
. Per un attimo Kodell rimase a bocca aperta. Deglutì a
vuoto, producendo un rumore distintamente udibile, poi
disse, con chiaro eufemismo:--Non è... prudente, sinda-
~: co.
--Prudente o no--disse la Branno, brusca--lo fara.
F~ Sono stufa di Terminus e delle sue interminabili lotte po-
litiche, sono stufa dei suoi conflitti, delle sue alleanze e
controalleanze, dei suoi tradimenti e dei suoi rimpasti.
Da diciassette anni sono in mezzo a questi intrighi e ho
voglia di qualcosa di diverso. Qualsiasi cosa.--Fece un
gesto vago con la mano.--Là nello spazio forse sta cam-
biando l'intera storia della Galassia e io voglio prender
·` parte a un tale processó.
--Voi non sapete niente di queste cose, sindaco.
--E chi ne sa qualcosa, Liono?--Harla Branno si alzò
in piedi, rigidamente.--Appena mi darete le informazio-
ni che mi occorrono e appena avrò sistemato le cose in
modo che gli stupidi affari di Terminus procedano come
devono procedere, partirò. Ah, una cosa ancora, Liono:
non cercate con qualche manovra di farmi recedere da
questa decisione, o sarò costretta a troncare la nostra
unga amicizia e a rovinarvi la carriera. Posso ancora far-
Kodell annuì.--Lo so che potete, sindaco, ma prima
che la vostra decisione sia definitiva posso chiedervi di
riflettere sulla forza e l'efficacia del Piano Seldon? Quello
che intendete fare potrebbe equivalere a un suicidio.
--Di questo non ho affatto paura. Il Piano Seldon ha
già sbagliato una volta, perché non previde il Mulo. E se
ha mancato una previsione una volta, può mancarla an-
che una seconda.
Kodell sospirò.--Allora, se siete proprio decisa, vi so-
sterrò più che posso, con la massima lealtà.
--Bene. Ancora una volta vi avverto che è vostro inte-
resse che questa dichiarazione sia sincera. E adesso, Lio-
no, pensiamo a Gaia. Coraggio!
QUINDICE~SIMA PARTE
S-Gaia
58
Sura Novi entrò nella sala comandi della piccola e abba-
stanza antiquata astronave che stava trasportando Gen-
dibal e lei attraverso la Galassia secondo una successione
di Balzi prestabiliti.
Si capiva bene che era appena stata nel camerino di
toilette, dove oli, aria calda e un po' d'acqua le avevano
rinfrescato il corpo. Era avvolta in una vestaglia che si te~
neva stretta al corpo con estremo pudore. I capelli erano
asciutti, ma arruffati.
--Maestro?--sussurrò.
Gendibal alzò gli occhi dai diagrammi e dal computer.
--S~, Novi?
--Sono afflitta dal dolore...--cominciò lei, poi si cor-
resse e disse:--Mi dispiace molto disturbarvi, Maestro,
ma non reperisco i miei abiti.
--I vostri abiti?--Gendibal la fissò un attimo senza
capire, poi si alzò in piedi con aria mortificata.--Oh, mi
è passato di mente, Novi. Avevano bisogno di una lavata
e sono rimasti nella pulitrice. Sono già asciutti, stirati e
pronti. Avrei dovuto tirarli fuori e metterli bene in vista,
ma me ne sono dimenticato.
--Io non avevo intendimento di... di offendere--disse
Novi, con gli occhi bassi.
--Non mi avete offeso--disse allegramente Gendibal.
--Sentite, vi prometto che, quando sarà tutto finito, farò
in modo che abbiate un mucchio di vestiti nuovi e alla
moda. Siamo partiti in gran fretta e non mi è neanche ve-
nuto in mente di portarne un po' dietro. d'altra parte,
Novi, qui ci siamo solo voi e io, e per un lungo periodo do-
vremo stare a stretto contatto di gomito, per cui non ha
senso preoccuparsi tanto dei...--Gendibal fece un gesto
vago, notò l'espressione scandalizzata di Novi e pensò: In
fondo è solo una ragazza di campagna, ha assimilato deter-
minati modelli di comportamento; probabilmente non si op-
porrebbe a scorrettezze verbali e no, se sapesse di avere ad-
L''' dosso un vestito bene abbottonato.
Poi si vergognò di se stesso e fu felice che lei non fosse
una studiosa e non potcsse leggergli i pensieri. Disse:--
Vado a prendervi i vestiti?
--Oh, no, Maestro! Non è il caso che voi... So dove so-
no.
` Poco dopo Novi tornò con indosso i suoi vestiti e con i
capelli pettinati. Appariva chiaramente impacciata.--
Mi vergógno di essermi comportata in modo... sconve-
~ niente, Maestro. Avrei dovuto cercare i vestiti senza veni-
- re a disturbare voi.
--Ma no, non importa--disse Gendibal.--Avete fatto
ottimi progressi col vostro galattico, Novi. Avete assimi-
lato la lingua degli studiosi molto in fretta.
Novi sorrise. Aveva denti piuttosto irregolari, che però
non si notavano quasi quando lei, sentendosi lodata, si
- addolciva e illuminava in viso. Gendibal si disse che do-
veva essere proprio per quel suo modo di illuminarsi che
gli piaceva, ogni tanto, lodarla.
--Gli hamiani non mi apprezzeranno sicuro quando
tornerò a casa--disse Novi.--Mi chiameranno trincia-
parole. E così che chiamano quelli che parlano... strano.
Non li amano per niente.
--Dubito che tornerete tra gli hamiani, Novi--disse
Gendibal.--Sono sicuro che ci sarà sempre un posto per
voi tra gli studiosi. Voglio dire, quando questa avventura
sarà finita.
--Sarebbe fantastico, Maestro.
--Penso che non abbiate niente in contrario a chiamar-
mi Oratore Gendibal o anche solo... No, vedo che avete
qualcosa in contrario--disse Gendibal accorgendosi
dell'espressione scandalizzata di lei.--Oh be', pazienza.
--Sarebbe sconveniente, Maestro. Ma posso chiedervi
quando questa avventura finirà?
Gendibal scosse la testa.--Non lo so con precisione.
Per il momento il mio obiettivo è andare in un certo posto
il più in fretta possibile. Questa nave, che nel suo genere è
ottima, ha il difetto di essere lenta e il più in fretta possibi-
le significa non tanto in fretta. Vedete--Gendibal indico
il computer e i diagrammi--non faccio che calcolare il
modo di attraversare ampie zone dello spazio, ma le pos-
sibilità di elaborazione del computer sono limitate. E poi
non sono molto abile.
--Dovete recarvi in fretta in questo posto perché c'è
qualche pericolo, Maestro?
--Che cosa vi ta pensare che ci sia un pericolo, Novi?
--Perché a volte, quando penso che non mi vediate, vi
guardo e il vostro viso è... Non so trovare la parola adat-
ta, non impaurito e nemmeno turbato, ma qualcosa di si-
mlle.
--Inquieto? mormorò lui. Ii
--Apparite, come dire, preoccupato. E questa la paro-
--Dipende. Che cosa intendete con preoccupato, Novi?
--E un po' come se diceste a voi stesso: Quate potrà es-
sere la mia prossima mossa in q~esto ~rosso pasticcio?
Sbalordito, Gendibal disse:--Sì, il significato è esatto,
ma leggete dunque questo sul mio viso, Novi? Nel Posto
degli Studiosi sto sempre attentissimo a non lasciar tra-
pelare niente dalla mia espressione, ma qui nello spazio
dove ci siamo solo voi e io, pensavo di potermi rilassare e
di poter lasciar girare la mia faccia in libertà, per così di-
re. Scusatemi, vi ho messo in imbarazzo. Voglio dire, se
siete così sensibile, bisognerà che stia più attento. Ogni
tanto la realtà mi ricorda che anche i non mentalisti pos-
sono avere intuizioni acute.
Novi lo guardò con espressione vacua.--Non capisco, 3
Maestro. .
--Sto parlando fra me e me, Novi. Non vi preoccupate.
Ecco, avete visto che è saltata fuori di nuovo quella paro-
la?
--Ma c'è pericolo o no?
--C'è un problema da risolvere, Novi. Non so che cosa
mi aspetta su Sayshell, che è il posto verso il quale siamo
diretti. Potrei trovarmi in una situazione di grande diffi-
coltà.
--Cioè di pericolo?
--No, non in pericolo, perché'in ogni caso sarò in gra-
do di cavarmela.
--Come potete saperlo?
--Perché sono uno... studioso, e anche il migliore di
tutti. Non c'è nessuna situazione nella Galassia che non
sia in grado di governare.
--Maestro--disse Novi con aria estremamente afflitta
--non vorrei proprio offendervi, né mandarvi in collera,
ma... io vi ho visto in pericolo quella volta con Rufirant, e
lui è solo. uno zotico hamiano. Ora non so che cosa vi
aspetti su quel pianeta, e nemmeno voi lo sapete, ma po-
trebbe essere qualcosa di peggio di Rufirant.
~` Gendibal si sentì umiliato.--Avete paura, Novi?
--Non per me, Maestro. Temo... ho paura per voi.
,~ --Potete dire benissimo temo--mormorò lui.--E
sempre buon galattico.
Per un attimo rimase assorto nei suoi pensieri, poi alzò
~s gli occhi, prese nelle sue le ruvide mani di Novi e disse:--
.r Novi, non vuglio che abbiate paura. Lasciate che vi spie-
ghi. Quando avete capito che ero preoccupato mi avete in
certo modo letto nel pensiero, vero?
--Ecco, io so leggere nel pensiero meglio di voi. E que-
~` sto che imparano a fare gli studiosi e io sono uno studioso
assal bravo.
4 Novi sgranò gli occhi e liberò le mani dalla stretta
~i quindi, quasi trattenendo il respiro, disse:--Voi mi leg-
F~ gete nel pensiero?
Gendibal si affrettò a correre ai ripari.--No non vi
leggo nel pensiero salvo che quando ci sono costrétto. So-
litamente non lo faccio.
(Sapeva che, in pratica, era una menzogna. Era impos-
sibile, stando in compagnia di Sura Novi, non afferrare la
linea generale dei suoi pensieri. Anzi, I'avrebbe afl`errata
probabilmente anche una persona comune. Gendibal si
sentì quasi arrossire riflettendo sui sentimenti che aveva
~ colto più volte in lei. Anche se venivano da una donna ha-
F miana, non potevano non lusingarlo. E tuttavia rassicu-
rarla su quel punto era un dovere, dal punto di vista uma-
no. )
--Posso anche correggere il modo di pensare della gen-
te--disse.--Posso far sì che si senta ferita. E posso...
--Perché dite questo, Maestro?--fece Novi, scuotendo
la testa.--Ruflrant...
--Lasciate perdere Rufirant--disse lui stizzito.--
E Avrei potuto fermarlo quando avessi voluto. Avrei potuto
farlo cadere in terra. Avrei potuto indurre tutti gli'hamia-
ni a...--S'interruppe di colpo, accorgendosi che si stava
dando delle arie, che stava cercan~o di impressionare
quella provinciale che insisteva a scuotere la testa.
--Maestro--disse Novi--voi state cercando di libe-
rarmi dalla paura, ma non ha senso, perché io ho paura
solo per voi. So che siete un grande studioso e che sapete
far volare questa nave nello spazio, una cosa che per per-
E sone come me sarebbe del tutto impossibile. So che usate
macchine che non capisco e che nessun hamiano potreb-
be capìre. Ma non dovete raccontarmi di questi vostri po-
teri mentali che non esistono; se esistessero, tutte le cose
che avreste potuto fare a Rufirant le avreste fatte, visto
che eravate in pericolo.
Gendibal strinse le labbra. Non dire niente, pensò. Se
lei insiste ad affermare di non avere paura per sé, lascia
perdere. Però non sopportava l'idea che Novi lo credesse
un pusillanime e un millantatore. No, proprio non la sop-
portava.
--Se non ho fatto niente a Ruflrant è stato perché non
ho voluto farlo--disse.--Noi studiosi abbiamo il divieto
di intervenire sulla mente degli hamiani. Siamo ospiti sul
vostro mondo. Lo capite, questo?
--Siete i nostri maestri, così almeno si è sempre detto
nella nostra comunità.
Per un attimo Gendibal smise di pensare a difendersi
dallo scetticismo di Novi e disse:--Come mai allora Ru-
flrant mi ha attaccato?
--Non lo so--disse lei.--Credo che non si rendesse
conto di che cosa faceva. Doveva stare stravagando con la
mente. Voglio dire, avrà avuto un momento di pazzia.
Gendibal commentò con un grugnito.--In ogni modo
--disse--noi non facciamo mai del male agli hamiani.
Se avessi fermato Rufirant facendogli del male, gli altri
studiosi mi avrebbero disapprovato e forse avrei perso la
mia carica. Ma~se me la fossi vista brutta, sarei stato co-
stretto probabilmente a correggere la sua mente un po-
chino, giusto un grammo.
Novi apparve frustrata.--Allora non è servito a niente
che sia accorsa in vostro aiuto.
--Voi siete stata bravissima--disse l'Oratore.--Ho
solo detto che per salvarmi sarei stato costretto a fare
una cosa che gli studiosi sono tenuti a non fare; mi avete
risparmiato un simile intervento. Avete fermato Rufirant
voi e ve ne sono grato.
Novi sorrise felice.--Adesso capisco perché siete stato
così gentile con me.
--Vi sono riconoscente, sì--disse lui, lievemente tur-
bato--ma l'importante è che comprendiate che non c'è
pericolo. Sono in grado di tener testa a un esercito forma
to da persone comuni. Qualsiasi studioso è in grado di
farlo, e quelli importanti lo sono più degli altri. Vi ho già
detto che io sono il migliore. Non c'è nessuno nella Galas-
sia che può resistermi.
--Se lo dite voi, Maestro, non ne dubito.
E --Lo dico sì. Allora, avete ancora paura per me?
--No, Maestro, ma... volevo chiedervi una cosa. Sono
solo i nostri studiosi a saper leggere il pensiero o ci sono
altri studiosi, altri luoghi dove si trova gente che può te-
~ nervi testa?
IL Gendibal rimase un attimo interdetto. La donna aveva
un intuito eccezionale. Si rendeva necessario mentire.
--No, ci sono solo i nostri--disse.
--Ma sono così tante le stelle in cielo. Una volta ho
P provato a contarle e non ci sono riuscita. Se esistono tanti
'' mondi abitati quante sono le stelle, è mai possibile che
L~ non si trovino degli studiosi su qualcuno di essi?
--No, non è possibile.
--E se Ci fossero?
--Non sarebbero forti come me.
--E se vi attaccassero all'improvviso, prima che ve ne
rendeste conto?
--Non potrebbero. Se uno studioso sconosciuto mi si
avvicinasse lo riconoscerei subito, molto prima che po-
~3 tesse farmi del male.
--Volete dire che sareste in grado di fuggire?
--Non avrò bisogno di fuggire. Ma se dovrò farlo--
(Gendibal mise le mani avanti, prevedendo la probabile
obiezione di Novi)--potrò usare molto presto una nave
E migliore di questa, migliore di qualsiasi altra nave della
1 Galassia. Non mi prenderanno.
--Non potrebbero intervenire sulla vostra mente e in-
durvi a restare, anziché fuggire?
L --No.
--Potrebbero essere in molti. Voi siete solo.
E --Mi accorgerei per tempo delle loro intenzioni e po-
trei partire per il nostro pianeta con un grosso margine di
vantaggio: tutti i nostri studiosi allora si rivolgerebbero
contro questi sconosciuti, che verrebbero sicuramente
sconfitti. E poiché, essendo studiosi, gli sconosciuti
~ avranno, immagino, la &coltà di prevedere tutte queste
L cose, non si azzarderanno a fare niente contro di me. An-
zi, è probabile che non vogliano che venga a sapere della
loro esistenza. Io invece non ho paura di venire a sapere
della loro.
F --Perché siete molto meglio di loro?--disse Novi, con
un orgoglio non del tutto libero da dubbi.
Gendibal non poté resistere. La sua intelligenza, la sua
intuizione erano tali, che era una vera gioia stare in sua
compagnia. Quel mostro dalla voce dolce, I'Oratore Delo-
ra Delarmi, gli aveva fatto un favore incredibile costrin-
gendolo a portarsi dietro la hamiana.
--No, Novi--disse--non perché sono meglio di loro
anche se questa è una verità inconfutabile, ma perché ho
VOI con me.
--Me?
--Sì. L'avevate indovinato?
--No, Maestro--disse lei, sorpresa.--Che cosa posso
mai fare, lo?
--E la vostra mente che è preziosa.--Gendibal alzò
pronto una mano.--No, non vi sto leggendo nel pensiero.
Vedo solo il contorno della vostra mente, un contorno in-
solitamente liscio e lineare.
Lei si portò una mano alla fronte.--Perché non sono
istruita, Maestro? Perché sono stupida?
--No, cara--disse Gendibal, senza rendersi conto
dell'aggettivo che aveva usato.--Perché siete onesta e
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