Isaac Asimov. L'Orlo della fondazione



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quel momento che capimmo che un giorno avremmo at-

traversato una grave crisi. E infatti quella crisi è arrivata

non prima però che, grazie all'incidente del Mulo, pren-

dessimo le dovute misure di difesa.


--Che genere di crisi è?
--Una crisi che ci minaccia di distruzione.
--Non posso crederci. Siete riusciti a rintuzzare l'Im-

pero, il Mulo e Sayshell. Avete una coscienza collettiva

che può assumere il controllo di un'astronave distante

milioni di chilometri. Che cosa mai vi può far paura?

Guardate Bliss. Non sembra minimamente preoccupata.

Lei non pensa sicuro che ci sia una crisi.


Bliss aveva messo una delle sue gambe snelle a caval-

cioni del bracciolo e muoveva le dita dei piedi, stuzzican-

do Trevize.
--Certo che non sono preoccupata, Trev--disse.--

Voi la fronteggerete.


--Io?--fece Trevize, incredulo.
Dom disse:--Gaia vi ha portato fin qui attraverso tan-

te piccole manipolazioni. Siete voi che dovrete affrontare

e risolvere la crisi.
Trevize lo guardò fisso e a poco a poco il suo stupore si

trasformò in rabbia.--Io? Perché proprio io, di tutte le


' ~ersone della Galassia? Non c'entro niente con questa

accenda.
Eppure, Trev--disse Dom con calma quasi ipnotica

--siete voi quello di cui abbiamo bisogno. Di tutte le per-

sone della Galassia, solo voi.


~. DICIOTTESIMA PARTE

Collisione

7s
Stor Gendibal si stava dirigendo verso Gaia quasi con la

~ stessa prudenza che aveva usato Trevize. Ora che S-Gaia

E era un disco dai contorni netti che si poteva guardare sol-

tanto attraverso flltri potenti, I'Oratore si era immerso in

riflessioni. Sura Novi, che sedeva in disparte lo guardava
E ogni tanto timorosamente
E --Maestro--lo chiamò, infine, con voce sommessa.
g --Che cosa c'è, Novi?--disse lui, distratto.
E --Siete triste?
Gendibal alzò gli occhi.--No, preoccupato. Vi ricorda-

te questa parola? Sto cercando di decidere se raggiungere

il pianeta in fretta o temporeggiare un po'. Devo fare il

coraggioso, Novi?


--Secondo me voi siete sempre coraggioso, Maestro.
--Essere coraggiosi a volte è da sciocchi.
Novi sorrise.--Come può uno studioso, un maestro es-

sere sciocco?--Indicò lo schermo. ~ Quello è un sole, ve-


Gendibal annuì.
Dopo un attimo di incertezzaj Novi disse:--E lo stesso

sole che splen~ie su Trantor? E il sole hamiano?


E~ --No, Novi. E un sole diverso. Ci sono miliárdi di soli,

~ sapete.


F: ~ Ah, si, con la testa lo sapevo, ma non riuscivo a cre-

derci. Com'è che a volte non si riesce a credere a quello


@ che sappiamo con la testa, Maestro?
Gendibal abbozzò un sorriso.--Nella vostra testa, No-

vi...--cominciò, e così dicendo, automaticamente, si ri-

trovò nella mente di lei. La accarezzò piano, come faceva

sempre quando vi entrava: giusto un lieve tocco alle fibre

mentali per mantenere la ragazza calma, libera da preoc-

cupazioni. Sarebbe uscito come al solito dopo pochi atti-

mi. Questa volta però qualcosa lo trattenne. Ciò che`senti

non era descrivibile che in termini mentalici; in senso

metaforico si poteva dire che il cervello di Novi brillava,

anche se il brillio era appena percettibile.


Era chiaro che esisteva un campo mentalico imposto

dall'esterno: un campo di intensità cosi lieve, che nono-

stante l'assoluta linearità della struttura mentale della

hamiana le funzioni riceventi più sensibili del cervello

ben addestrato di Gendibal lo coglievano appena.
--Novi, come vi sentite?--disse Gendibal, brusco.
Lei apri gli occhi.--Mi sento bene, Maestro.
--Vi sentite stordita, con~usa? Chiudete gli occhi e sta-

te seduta immobile finché non vi dico ora.


Obbediente, Novi chiuse gli occhi. Gendibal allontanò

con cura tutte le sensazioni estranee dalla mente di lei,

calmò i suoi pensieri, addolci le sue emozioni placò com-

pletamente il suo cervello. Non lasciò altro che il brillio.

Questo, notò, era così debole che gli riuscì difflcile con-

vincersi della sua esistenza.

--Ora--disse alla fine, e Novi riapri gli occhi. I

--Come vi sentite?--le chiese. I


--Calmissima, Maestro. Riposata.
Il campo mentalico era troppo debole per avere un ef-

fetto riconoscibile su di lei. Gendibal si mise ad armeg- I

giare col computer. Doveva ammettere che non se l'inten- I

deva troppo bene con quello, forse perché era troppo abi-

tuato a usare la mente in modo diretto: aveva difficoltà a

lavorare con un intermediario.~Ma stava cercando una

nave e la ricerca iniziale poteva essere condotta meglio

con l'aiuto dell'elaboratore.


Localizzò la nave che si aspettava di trovare. Era a

mezzo milione di chilometri di distanza; come modello

somigliava molto alla sua, ma era più grande e ancora

più complessa. Appena la ebbe individuata col computer,

la esaminò con la mente. Spedì le proprie onde a fasci

serrati e con esse sentì (in senso mentalico) la nave sia all'

interno, sia fuori.
Poi percorse con la mente altri milioni e milioni di chi-

lometri, avvicinandosi al pianeta Gaia, e quindi si ritras-

se. Né un esame né l'altro gli permisero di capire senza

possibilità di dubbio se fosse la nave o fosse Gaia la fonte

del campo.
Sempre che non esistesse un terzo candidato...
--Novi--disse--vorrei che vi sedeste vicino a me

adesso.
--C'è qualche pericolo in vista, Maestro?


--Non dovete preoccuparvi minimamente. Farò in mo-

i do che non vi succeda nulla.


--Maestro, non m'importa di quello che mi può succe-

~, dere. Se c'è pericolo in vista, desidero solo potervi aiuta-


Gendibal s'inteneri.--Mi avete già aiutato, Novi--

disse.--Grazie a voi, mi sono accorto di un piccolo parti-

colare che era importante saper riconoscere. Se non vi

j~, avessi avuto con me mi sarei potuto impantanare in un

l~ guaio dal quale mi sarei tratto fuori solo con grande im-
E paCCio
--E vi ho aiutato con la mia mente, Maestro, come mi
F avete spiegato un giorno?--chiese Novi, sbalordita.
--Si. Nessuno strumento sarebbe potuto essere più

sensibile. Nemmeno la mia mente lo è: è troppo comples-


Novi s'illuminò.--Sono così felice di essere utile.
Gendibal sorrise e annuì. Poi pensò con tristezza che

avrebbe avuto bisogno ancora di altro aiuto. Un istinto

infantile, dentro di lui, si oppose a quell'idea, doveva fare

tutto da solo, gli disse.


Mise a tacere quella voce interna. No, non poteva fare

tutto da solo. Era sempre più improbabile che potesse fa-

re tutto da solo.
Su Trantor, Quindor Shandess avvertiva sempre più co-

me un peso la,propria carica di Primo Oratore. Da quan-

do la nave di Gendibal era scomparsa nel buio dello spa-

zio, non aveva più riunito la Tavola. Era rimasto costan-

temente immerso nei propri pensieri.
E Aveva fatto bene a lasciare andare Gendibal per conto

E suo? Era, sì, un giovane intelligente, ma non così intelli-

` gente da essere completamente privo di presunzione. Il

grande difetto di Gendibal era I arroganza, così come il

grande difetto di Shandess (pensò con amarezza il Primo

Oratore) era la stanchezza derivante dall'età.


Si era ripetuto più e più volte che basarsi sul preceden-

te di Preem Palver, il quale per mettere le cose a posto

aveva viaggiato in lungo e in largo per la Galassia, era

stato uno sbaglio. Chi poteva eguagliare Palver? proba-

bilmente nemmeno Gendibal. E Palver aveva avuto sua

moglie con sé. Certo, Gendibal si era portato dietro quel-

la hamiana, ma era una donna che non valeva niente. La

moglie di Palver invece era un Oratore a tutti gli effetti.


Shandess si sentiva sempre più vecchio a mano a mano

che passavano i giorni e che l'atteso messaggio di C~endi-

bal non arrivava mai. La tensione gli aumentava, dentro.

Forse, si diceva, avrebbe dovuto mandare in avanscoper-

ta non una nave sola, ma una flotta, o una flottiglia... No.

La Tavola non glielo avrebbe permesso. E tuttavia...


Quando finalmente il messaggio arrivò, lui era sprofon-

dato in un sonno di stanchezza che non gli dava alcun sol-

lievo. Era una notte ventosa e aveva faticato ad addor-

mentarsi. Come un bambino, aveva immaginato di senti-

re voci nel vento. Poi aveva pensato alle proprie dimissio-

ni, al fatto che gli sarebbe più che mai piaciuto rasse-

gnarle e che però non poteva rassegnarle in quel momen-

to perché gli sarebbe succeduta la Delarmi.


Benché il sonno fosse profondo, appena il messaggio ar-

rivò Shandess si svegliò subito.


--State bene?--disse.
--Benissimo, Primo Oratore--disse Gendibal.--Non

è meglio che ci colleghiamo visivamente perché la comu-

nicazione sia più concentrata?
--Più tardi, magari--rispose Shandess.--Prima di

tutto ditemi com'è la situazione.


Gendibal parlò con una certa cautela perché percepì

che l'altro si era svegliato allora e sentì che aveva addos-

so una profonda stanchezza. Disse:--Mi trovo nelle vici-

nanze di un pianeta abitato di nome Gaia, della cui esi-

stenza a quanto mi risulta non si trova traccia in nessun

archivio della Galassia.


--E il mondo di coloro che si sono adoperati perché il

Piano procedesse lungo la sua strada? Il mondo degli An-

ti-Muli?
--Può darsi, Primo Oratore. C'è motivo di crederlo. In-

nanzitutto la nave di Trevize e Pelorat si è avvicinata

molto al pianeta e probabilmente è già atterrata. In se-

condo luogo, a circa mezzo milione di chilometri da me,

'nello spazio, c'è una nave da guerra della Prima Fonda-

zione.
--Non sarebbe lì, se non ci fosse una buona ragione.


--PrimQ Oratore, forse la ragione non è Gaia, ma Tre-

vize. Io sono qui solo perché sto seguendo lui e forse la

nave da guerra si trova da queste parti per lo stesso mio

motivo. Quello che bisogna chiedersi quindi è come mai


t Trevize sia qui.
--Pensate di atterrare anche voi sul pianeta, Oratore?
--Ho considerato quella possibilità, ma è intervenuto

un fatto nuovo. Mi trovo attualmente a cento milioni di

chilometri da Gaia e capto nello spazio intorno a me un

campo mentalico, un campo omogeneo eccezionalmente

debole. Non me ne sarei accorto se non fosse stato per l'

effetto di focalizzazione rivelato dalla mente della hamia-


l na che mi accompagna nel viaggio. E una mente non co-

L mune, la sua; ho accettato di prendere la donna con me

proprio perché avèvo intuito le sue capacità nascoste.
--La vostra intuizione era giusta, dunque. Credete che

I'Oratore Delarmi avesse previsto questo?


,~ --Quando mi esortò a prendere con me la hamiana~

No, non credo proprio, ma son'o contento che la sua mos


!~ sa mi abbia involontariamente favorito.
L --Anch'io ne sono contento. Pensate che il campo di

r forza sia generato dal pianeta?


--Per accertarmene dovrei fare opportuni calcoli in
E~ punti assai distanziati tra loro per vedere se il campo ha

una generale simmetria sferica. La mia sonda mentale

unidirezionale mi dice che è probabile, ma non mi assicu-

ra certo che il pianeta sia l'origine del campo. Tuttavia

E non credo sia troppo prudente svolgere ulteriori indagini

E in presenza della nave dà guerra della Prima Fondazione.


--Non penso che costituisca una minaccia.
--Potrebbe costituirla in futuro. Non sono ancora certo
E che non ~ a a generare il campo.
--Ma sono...
--Con tutto il dovuto rispetto, permettetemi di inter-

rompervi, Primo Oratore. Noi non sappiamo quali pro-

gressi tecnologici abbia fatto la Prima Fondazione. So pe-

ro che si comporta come se fosse molto- sicura di sé, e po-

trebbe riservarci delle brutte sorprese. Potrebbe addirit-

tura avere messo a punto dei congegni mentalici. In una

parola, Primo Oratore, ho davanti o una nave da guerra
I con congegni mentalici; o un pianeta di mentalisti. Se

fosse vera la prima ipotesi, allora mi troverei probabil-

mente a fronteggiare una forza troppo debole per immo-

bilizzarmi ma sufficiente a rallentarmi. E le armi fisiche

a bordo potrebbero distruggermi. Se invece il campo è

generato dal pianeta, il fatto che l'abbia captato a una si-

mile distanza può significare che in superficie l'intensità

è cnorme, maggiore di quella che posso reggere. Nell'un

caso o nell'altro sarà necessario predisporre una rete, una

rete totale, nella quale all'occorrenza si trovino a mia di-

sposizione tutte quante le risorse di Trantor.
Il Primo Oratore esitò.--Una rete totale? Non è mai

stata usata, non se n'è mai neppure parlato... se non all'

epoca del Mulo.
--Questa crisi potrebbe essere ancora più grave di

quella che si verificò all'epoca del Mulo, Primo Oratore.


--I~lon so se la Tavola acconsentirà.
--Penso che non dobbiate chiedere il parere della Ta-

vola, ma che dobbiate decretare lo stato di emergenza.


--Con che scusa?
--Dite loro ciò che ho detto a voi.
--L'Oratore Delarmi sosterrà che siete un codardo in-

competente e che la paura vi ha reso pazzo.


Gendibal rimase zitto un attimo, prima di rispondere.

Poi disse:--E probabile che sosterrà qualcosa del gene-

re, ma qualunque cosa dica penso che sopravviverò alle

accuse. L'in1portante ade~so è che non sono in gioco il ~,

mio orgoglio o il mio amor proprio: è in gioco l'esistenza

stessa della Seconda Fondazione.


Harla Branno fece un sorriso truce, e i solchi della sua

faccia rugosa diventarono più profondi. Disse:--Credo

che possiamo procedere. Sono pronta.
--Siete sempre sicura di sapere quel che state facen-

do?--disse Kodell.


--Se fossi così pazza come vi piace far credere di rite-

nermi avreste mai insistito per restare a bordo della mia

nave, Liono?
Kodell scrollò le spalle e disse:--Probabilmente s~. Sa-

rei rimasto nella speranza di potervi fermare, o nella spe-

ran%a di indurvi a cambiare idea e venire a più miti con-

sigli prima di compiere I'irreparabile. Se invece non foste

pazza...
--Sì?
--Ecco non vorrei che le cronache storiche del futuro

vi attribuissero tutta la gloria dell'impresa. ·lorrei che


r ~ssèw della mia presenza qui accanto a voi, e che

magari il merito fosse attribuito a me...


--Siete astuto, Liono, davvero astuto. Ma inutilmente

Sono stata il vero potere dietro le quinte per troppi anni

quando erano sindaci gli altri perché la gente possa pen-
1 sare che adesso che la carica è mia permetta a voi di

E prendere decisioni per me.


--Vedremo.
--No, non lo vedremo, perché questo genere di giudi-

~ Zi0 storico verrà dato dopo che saremo morti. In ogni mo-

F do non ho dubbi di sorta. Né sul mio postv nella storia, né
~ su quella.--Indicò lo schermo.
E --La nave di Compor--disse Kodell.
--La nave di Compor, sì, ma senza Compor a bordo.

Una delle nostre navi vedetta ha assistito al trasferimen-

to. La nave di Compor è stata fermata da un'altra. Le due

persone che erano a bordo di quest'ultima si sono trasfe-


~ rite in quella di Compor e in seguito Compor si è allonta-

r nato sull'altra.


La Branno si fregò ie mani.--Trevize ha svolto il suo
E ruolo di parafulmine alla` perfezione. Il fulmine infatti è

arrivato. La nave che ha fermato Compor era della Secon-


L da Fondazlone.
--Come fate a esserne sicura?--disse Kodell, tirando

fuori la pipa e riempiendola con calma di tabacco.


--Perché ho sempre pensato che Compor potesse esse-
E re sotto il controllo della Seconda Fondazione. La sua vi-

ta è tilata troppo liscia. Gli andava sempre tutto bene... e

poi, quella sua grande abilità nell'inseguimento iperspa-

ziale era almeno sospetta. La mossa di tradire Trevize po-


E teva essere semplicemente la mossa di un uomo politico

ambizioso, ma lui l'ha fatta con tanta matematica sicu-

rezza, che mi è parso ci fosse dietro qualcosa di più dell'

ambizione personale.


--Sono solo supposizioni sindaco.
E --Sono diventate però cértezza quando ho visto che

Compor riusciva a seguire Trevize attraverso Balzi multi-


! pli con la stessa facilità con cui l'avrebbe seguito se il

Balzo fosse stato unico.


--Era aiutato dal computer.
La Branno si appoggiò allo schienale della sedia e scop-

plO a ridere.


--Caro Liono, siete sempre così impegnato a ideare

piani complicati che dimenticate l'efficacia di quelli sem-

plici--disse.--Ho mandato Compor dietro a Trevize

non perché avessi bisogno di far seguire il nostro paraful-

mine. Che senso aveva farlo seguire? Anche se avesse vo-

luto mantenere segrete le sue mosse, Trevize non avrebbe

potuto evitare di richiamare su di sé l'attenzione dei

mondi non appartenenti alla Fondazione su cui avesse

deciso di atterrare. La sua bella nave ultimo modello, il

suo forte accento di Terminus, i suoi crediti della Fonda-

zione l'avrebbero messo subito bene in evidenza rispetto

al contesto. E in caso di emergenza sapevo che si sarebbe

immediatamente rivolto ai rappresentanti della Fonda-

zione, cosa che ha fatto su Sayshell, permettendoci di ap-

prendere tutto ciò che gli è successo finora senza nessun

bisogno di consultare Compor.


«No--continuò--mandando Compor nello spazio ho

voluto mettere alla prova Compor stesso. E ci sono riusci-

ta, perché sulla sua nave ho fatto mettere apposta un

computer difettoso; non tapto difettoso da renderla ingO-

vernabile ma abbastanza da non servire come aiuto tec-

nico nell'inseguimento di Trevize attraverso i Balzi. Ep-

pure Compor e riuscito ugualmente, senza alcuna diffi-

coltà, a raggiungere il suo ex amico.«


--Vedo che spesso prendete decisioni di cui mi parlate

solo a cose fatte, sindaco.


--~lon sapere nulla di certi particolari non può offen-

dervi e n~n sono solo quelli i particolari che vi tengo na-

scosti, Liono. Vi ammiro e ricorro ai vostri servigi, ma la

mia fiducia in voi ha limiti netti, come del resto la vostra

in me. E non datevi la pena di negarlo.
--No--dissc Kodell, secco--e un giorno, sindaco, mi

prenderò la libertà di ricordarveli, questi limiti. Nel frat-

tempo, posso chiedervi se c'è qualcos'altro che debba sa-

pere? Che nave è quella che ha avuto il rendez-vous cor

Compor? Avete detto che era dclla Seconda Fondazione

ma come mai non era mimetizzata?


--E sempre un piacere parlare con voi, Liono. Afferra

te le cose subito. Vedete, la Seconda Fondazione non s

cura di nascondere le proprie tracce perché ha il mezz

per renderle invisibili anche quando materialmente nol

lo sono. A un membro della Seconda Fondazione non ver

rebbe mai in mente di servirsi di una nave straniera, an

ch~ se sapesse che siamo in grado di riconoscere perfetta

mente l'origine di una nave dal diagramma del suo us~

dell'~nergia. Perché dovrebbe prendersi la briga di mim~

tizzarsi quando può rimuovere dalla mente degli altri

quanto essi hanno appreso? Bene, siamo riusciti a stabili-

re l'origine della nave che si è avvicinata a Compor pochi

minuti dopo averla avvistata.
--E adesso, immagino, la Seconda Fondazione provve-

derà a rimuovere dalla nostra mente quel che abbiamo

saputo.
--Se ci riuscirà--disse la Branno.--Ma potrebbe an-

che scoprire che le cose sono cambiate.


--Avete aí`fermato di sapere dove si trovava la Seconda

Fondazione--disse Kodell.--Avete detto che vi sareste

occupata prima di Gaia e poi di Trantor. Deduco quindi

che la nave che si è avvicinata a Compor proveniva da

Trantor.
--Deduzione esatta. Siete sorpreso?
Kodell scosse la testa lentamente.--No, dato che la

storia insegna. Ebling Mis, Toran Darell e Bayta Darell si

trovavano tutti su Trantor quando il Mulo fu sconfitto

Arkady Darell, la nipote di Bayta, nacque su Trantor, e si

trovava su Trantor quando si pensò che la Seconda Fon-

dazione fosse stata sconfitta a sua volta. Arkady stessa

racconta poi come giocasse un ruolo chiave Preem Palver,

con le sue apparizioni nei momenti più opportuni. E Pal-

ver era un mercante di Trantor. E dunque ovvio pensare

che la Seconda Fondazione abbia la sua sede su Trantor,

dove, tra l'altro, lo stesso Hari Seldon visse, all'epoca in

cui creò entrambe le Fondazioni.


--E ovvio, sì, però nessuno ha mai pensato a questa

possibilità. ~i ha pensato la Seconda Fondazione a fare in

modo che nessuno ci pensasse. Vale sempre il discorso

che ho fatto per la nave di Compor; a che serve nasconde-

re le proprie tracce quando si è capaci di indurre la gente

a non guardarle?


--In tal caso--disse Kodell--sarà meglio non guar-

dare troppo nella direzione in cui la Seconda Fondazione

desidera che guardiamo. A proposito, secondo voi qual è

la ragione per cui Trevize ha potuto pensare che la Secon-

da Fondazione esistesse? Perché non è stato fermato?
La Branno alzò una mano e cominciò a contare sulla

punta delle dita nodose.--Primo, perché Trevize è una

persona diversa dalle altre e, nonostante la sua totale in-

capacità di usare una certa prudenza, ha qualcosa di spe-

ciale che non sono ancora riuscita a definire. Secondo,

non è vero che la Seconda Fondazione non sia intervenu-


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ta per niente. Compor ha tallonato Trevize e lo ha subito

deferito alle autorità, cioè a me. La Seconda Fondazione

contava insomma che lo fermassi io, così avrebbe siste-

mato la faccenda senza scendere in campo aperto. Terzo,

dato che non ho reagito come previsto, dato che non ho

fatto incarcerare o giustiziare Trevize, né ho provveduto

a fargli cancellare la memoria o a sottoporlo alla Sonda

Psichica ma mi sono limitata a mandarlo <~in esilio)~ nello

spazio, la Seconda Fondazione si è spinta più in là. Ha


compiuto una mossa diretta: gli ha spedito dietro una

delle sue navi.--Harla Branno strinse le labbra in un

sorriso soddisfatto.--Ah, che eccellente parafulmine--

concluse.


--E la nostra prossima mossa?--disse Kodell.
--Intendo sfidare il membro della Seconda Fondazio-

ne cui ci troviamo davanti. Di fatto, ci stiamo già dirigen-

do verso di lui a velocità piuttosto moderata.
78
Gendibal e Novi sedevano fianco a flanco, davanti allo

schermo.
Novi era spaventata. Gendibal ne era perfettamente

consapevole, così come era consapevole che la hamiana

cercava con tutte le sue forze di combattere la paura. D'

altra parte lui non poteva aiutarla in quella lotta, perché

se avesse toccato la sua mente in quel momento avrebbe


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