La ricostruzione medico legale


Sul significato dell’essere CARBONI e le due sorelle KLEINSIZIG giunte assieme all’hotel Hilton



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Sul significato dell’essere CARBONI e le due sorelle KLEINSIZIG giunte assieme all’hotel Hilton

La difesa ha richiamato le dichiarazioni di BERKELY – portiere all’Hilton – il quale ha riferito che CARBONI e le due sorelle austriache giunsero nell’hotel assieme – al fine di dimostrare che CARBONI si era recato a Amsterdam e, poi, a Londra con le KLEINSIZIG.

La circostanza del simultaneo arrivo dei tre all’Hilton è un fatto probatoriamente neutro che può essere spiegato in molti modi alternativi. E’ plausibile ritenere che CARBONI possa essersi recato all’aeroporto a prendere le due ragazze o si sia recato a prelevarle in qualunque altra parte della città, dopo il loro arrivo, o che si siano incontrati dinanzi o in prossimità dell’hotel.


  1. Sulle registrazioni alberghiere effettuate il giorno successivo al 16 Giugno senza l’indicazione del nominativo di Flavio CARBONI

La difesa ha ricondotto tale iniziativa al fatto di doversi tutelare a causa dell’intensificarsi delle ricerche, circostanza che CARBONI avrebbe appreso dall’Italia.

Al riguardo, va sottolineato che nemmeno l’imputato ha fornito una tale interpretazione. Egli ha riferito di credere di aver dato le sue generalità, di non essere in grado di spiegare come mai allo Sheraton il 17 Giugno non risulti il suo nominativo, ma la prenotazione a nome di Michaela KLEINSIZIG, dal momento che avevano provveduto i MORRIS e che ‘dopo il dramma” e le “preoccupazioni suscitate dalla scomparsa di CALVI” non aveva più dato le sue generalità perché “ero già entrato in crisi” e aveva paura “di possibili complicazioni soprattutto di carattere poliziesco” (vedi pagg 184-185, trascr. 18.10.2006 – v. all. n. 39).

In realtà, la stessa è funzionale a non consentire l’identificazione del CARBONI ed è del tutto coerente con il proposito di non essere individuato subito dopo l’omicidio. Si tenga conto che la prenotazione è stata fatta dai MORRIS e che ha consentito a CARBONI di non essere rintracciato nella città di Londra, dove ha continuato a rimanere sino al 19 Giugno.

E’ utile porre in rilievo che la procedura all’epoca negli alberghi inglesi prevedeva che venisse richiesto il nome e l’indirizzo di ciascun cliente e per gli stranieri, sulla base della legge sull’immigrazione del 1971 veniva “richiesto di dare il numero del passaporto” per trascriverlo sull’apposito modulo (v. all. n. 40, costituito da pag. 168 e 169 della trascrizione del 22.03.2006 relativa alla deposizione del detective Trevor Richard SMITH).

  1. Sulla conoscenza della città di Londra

La difesa assume che Roberto CALVI conoscesse bene Londra, desumendolo dal fatto che aveva mandato la moglie in quella città e che aveva addosso la mappa della rete metropolitana.

Invero, il fatto che sul cadavere vi fosse una mappa del metro significa che non conosceva la città perché altrimenti non aveva ragione di tenerla con sé. La circostanza che Clara CALVI si sia recata a Londra significa solo che in quella città conoscevano la struttura alberghiera. La stessa signora CALVI ha dichiarato che il marito non conosceva la città, con la sola eccezione della City.

  1. Sulla mancata denuncia dei figli del banchiere

Il fatto che Anna CALVI (il difensore richiama pag. 181 deposizione dib.) e Carlo CALVI non abbiano denunciato la situazione in cui si trovava il padre, induce a ritenere che non sia vero il fatto che quest’ultimo non fosse libero.

La presentazione di una denuncia non avrebbe consentito in ogni caso di aiutare il padre perché né Anna, né Carlo erano in possesso di notizie puntuali sul luogo ove il padre si trovasse; invero, non sapevano nemmeno in quale Stato si trovasse e avevano continuato a parlare telefonicamente con lo stesso quotidianamente. Anna CALVI l’aveva sentito per ben tre volte nel corso del 17 Giugno e quotidianamente nei giorni precedenti e solo poco prima di partire ha appreso dalla moglie KUNZ della sua presenza a Londra. Carlo CALVI ha ricordato, poi, di aver saputo dall’avvocato GREGORI il 12 Giugno di contatti del padre con i vertici del Banco Ambrosiano, circostanza che li aveva tranquillizzati, tant’è che erano partiti per Los Angeles (vedi pag. 1, verb. 18.10.1982, ore 9.15). Se i figli di CALVI non sapevano dove si trovava, a quale autorità giudiziaria avrebbero dovuto presentare una denuncia, dal momento che era stata presentata una denuncia di scomparsa? Inoltre, nessuno dei due fratelli era in Italia: Anna in Svizzera, Carlo negli U.S.A.. Va, poi, tenuto conto che non è esigibile da parte loro una condotta di questo tipo senza l’autorevole sollecitazione del padre. Non poteva pretendersi da parte loro l’adozione di un’iniziativa clamorosa di quel tipo sulla base di quanto percepito dai colloqui telefonici intercorsi con il padre (segnatamente, dalla figlia Anna). È evidente che, invece, una tale denuncia si poteva pretendere da CARBONI se fosse stato innocente e si fosse limitato ad assecondare una volontà di espatriare del banchiere. Per ciò, la condotta degli imputati è in linea con quella dell’assassino: non denunciare e cercare, anzi, di nascondere il delitto. CARBONI, come abbiamo visto, si è prodigato per far risultare che si è trattato di un suicidio.


  1. Sulle menzogne di Carlo CALVI sul cambio di destinazione e sul ruolo di CARBONI.

Secondo la difesa, Carlo CALVI avrebbe creato i presupposti per incastrare CARBONI il 27 Settembre 2002, mutando le sue dichiarazioni. A tal fine, ha sostenuto la falsità delle riferite circostanze per cui il padre si sarebbe recato a Londra su suggerimento dell’assistito e che aveva detto loro di essersi recato a Londra, richiamando pagina 3 del verb. del 27.9.2002. Per suffragare la propria tesi, si è soffermato su alcuni verbali resi negli anni precedenti, ponendo in rilievo quanto segue. Nell’Ottobre 1982, Carlo CALVI aveva sostenuto di aver messo a disposizione tutti i suoi elementi; a fogli 93 e 95 II inch. dinanzi al Coroner, ha affermato che non sapeva dov’era il padre, di aver avuto l’impressione che non fosse in Italia e di averlo appreso dalla sorella e, a pag. 96, che aveva scoperto alla fine che non era in Italia; al foglio 835 del verb. 7.12.1990, ha dichiarato di essere sicuro che suo padre nel Giugno 1982 avesse deciso di trascorrere un po’ di tempo a Zurigo, di non saper indicare alcun motivo per cui suo padre si fosse recato a Londra e che si era indotto a recarsi in quella città a causa delle telefonate di PAZIENZA e della denuncia di scomparsa degli avvocati; nel Novembre 1993, all’AG romana ha riferito che non aveva parlato di costrizione di CARBONI.

Preliminarmente, si deve evidenziare che la difesa ha dato vita a un paradosso, accusando con determinazione chi ha avuto il solo torto di chiedere giustizia per un grave e irreparabile danno patito, per essere stato privato di uno degli affetti più cari dall’azione omicidiaria degli imputati. La parte lesa Carlo CALVI è stata accusata con veemenza di essere una calunniatrice per il solo fatto di riferire i propri ricordi. Il fatto è che chiunque osa accusare o fornire elementi idonei ad aggravare la posizione di Flavio CARBONI è un mentitore, in quanto si vorrebbe tale imputato “legibus soluti”. La Corte si deve impadronire del dolore di Carlo CALVI perché il valore fondamentale della garanzia nel processo deve esistere oltre che per l’imputato, anche per i danneggiati dal reato. Carlo CALVI è stato doppiamente danneggiato, dapprima dall’uccisione di una persona cara e, poi, da un’indagine pilotata verso una inverosimile ipotesi suicidiaria, che gli ha negato giustizia. A ben vedere, CARBONI ha ucciso CALVI tre volte: il 18 Giugno 1982, sotto il ponte di Black Friars Bridge per il tramite di mani assassine da lui ben conosciute; accusando i familiari di aver mentito; negando e tentando di dimostrare che il banchiere si è suicidato, sfruttando, al contempo, l’evento delittuoso per trarne profitto con la vendita della documentazione conservata dal banchiere e per ottenere l’impunità dal crimine per sé e per MARCINCUS.

Occorre chiedersi, seguendo la logica difensiva, per quale motivo Carlo CALVI avrebbe dovuto mentire e calunniare solo nel 2002? Se quello era il suo intendimento, avrebbe dovuto farlo da subito o, comunque, appena appresa la notizia dell’arresto di Flavio CARBONI nell’Aprile del 1997, a seguito di ordinanza di custodia cautelare in carcere confermata dai giudici del gravame. Quanto al merito delle sue dichiarazioni si fa rimando a quanto riportato alle pagine da 99 a 105 dell’atto d’appello. Sin dal 17.12.1990, Carlo CALVI ha affermato di aver sempre pensato … che in qualche modo mio padre si sia indotto a non andare più a Zurigo”. È, quindi, del tutto evidente come egli non abbia mai attribuito a suo padre l’autonoma iniziativa di recarsi a Londra. Si noti che il 18.10.1982, Carlo CALVI ha dichiarato “il successivo venerdì 11 Giugno scorso, verso le ore 16,00 / 17,00 ero nel mio ufficio di Washington, ricevetti una telefonata da mia madre che era a casa la stessa era molto agitata e mi informò di aver appreso dal nostro conoscente Francesco Pazienza che mio padre era scomparso da Roma e che si affacciava l’ipotesi che fosse stato sequestrato. Mia madre mi disse di chiamare il Pazienza a un numero telefonico di Londra che le era stato dato dallo stesso Pazienza. Chiamai immediatamente il Pazienza al numero londinese ed ebbi conferma di quanto dettomi da mia madre” (vedi pag. 1, verb. 18.10.1982). “La cosa ci tranquillizzò notevolmente, talché di lì a poco decidemmo di partire, come da programma, per Los Angeles dove giungemmo nel primo pomeriggio di quello stesso giorno, sabato 12 Giugno decorso. Alloggiammo presso l’hotel Beverly Wilshire e mia madre si mise subito a letto, mentre io uscii e rincasai verso le ore 18.00. Al mio rientro mi madre mi disse di aver ricevuto 1 o 2 telefonate da parte del PAZIENZA, al quale avevamo dato, nel corso dei precedenti contatti telefonici il recapito di Los Angeles. Il PAZIENZA ci aveva detto di essere giunto a New York ed aveva nuovamente espresso la convinzione che mio padre fosse in pericolo e che l’avessero rapito, cosa che aveva messo mia madre in uno stato di profonda agitazione” (vedi pag. 1 e 2, verb. 18.10.1982).

È, quindi, evidente che tra l’aver riferito di aver appreso da PAZIENZA del sequestro del padre da parte delle persone che stavano con lui e, dunque, CARBONI e l’avere quest’ultimo indotto il padre a recarsi a Londra non si colgono sostanziali differenze e certamente non vi è alcuna incompatibilità.


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