LE NOVELLE DI GENTILE SERMINI DA SIENA
ora per la prima volta raccolte e pubblicate
nella loro integrità.
IN LIVORNO,
Coi tipi di Francesco Vigo 1874.
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SER MEOCCIO GHIOTTONE
Novella Ventesimanona.
Ser Meoccio ghiottone piovano di Perràna, con false
predighe dia a intendere a* suoi popolani, che a dare
limosine a poveri o a incarcerati fusse peccato, e a
sé le ridusse facendo V altare ben fruttare: e uno li-^
bricciuolo di ricette di cuochi per breviale studiando^
il quale pervenuto alle mani di Lodovico Salenti, di
quello e di molte altre gattività in presenzia del popolo
lo vituperò^ che fu cagione di cacciarlo, E fuggitosi
in parte ove da corsari fu preso, e posto in galea,
assu^^ò la gran peccia: e divenuto vecchio, cieco^ pò-
vero e infermo, stando a Vs>ma accattare, a caso
Lodovico ricognosciutolo^ per compassione lo rivesti e
alla sua casa lo rimenò.
[NA PIEVE è appresso a Siena quattro miglia
che si chiama Pernina, ove era uno piovano
che ser Meoccio d'Acquapendente avea nome,
a cui molto le bone vivande piacevano quando
erano assai, e al governo del corpo più che ad altro at-
tendea; e però molto li luccicava la pelle. Il quale, se-
condo il loco dove era, pareva che assai bene all'altare
e in coro comparisse, ed anco in predighe adattava as-
sai bene sue parole, che per lo paese avevano uno buono
corso : e di buona vita e conscienzia tenuto, secretamente
modi teneva che tutte le ghiottornie che 'n paese si pi-
gliavano, bisognava che alla sua valdigulia arrivassero;
usando poco d'uscire fuora di casa, chè'l più del tempo
a cucinare si sarebbe trovato. II. quale per bene potere
pappare e leccare, fé suo avviso di dare a intendere ai
suoi popolani di farli tutti arricchire, e salvare l'anime
loro: e però ogni mattiiit di festa cominciò a predigare,
ammonendo da prima uomini e donne assai acconcia-
mente : e vedutosi avere buono corso ; e col tempo che
una grossa gradine di pochi dì v'era piovuta, che '1 paese
molto aveva diserto; la mattina di pasqua rosada, avendo
gran popolo e predicando avacciato il vangelo, con bello
modo intrò in quello che voleva, dicendo: Figlioli in
Cristo Giesù) io son qui per dirvi la verità e non per
lisciarvi la coda. Non senza cagione Iddio tribula i pec-
catori, e massime quelli che non fanno conto né stima
di lui come e' dovrebbero. Se uno signore terreno vuole
essere ubbidito e onorato. Iddio, che è signore del tutto,
che credete voi che ne li paia, non vedendo esserli renduto
grazia di bene che vi conceda? Perchè credete voi che
spesso e' vi visiti con guerre, morie, carestie, tuoni, ba-
leni, tremuoti, tempeste, grandini, come aveste uno di
questi dì, che è disfatto questo paese? Solo per vostri pec«-
catif Non sapete voi ch'egli è so ciò che avete? e voi
ingrati e sconoscenti da lui non riconoscete niente! Se
uno vostro measzajolo vi dà una sua possessione a lavo-
rare, non gli date voi il mezzo d'ogni frutto? E Iddio che
al decimo rimane contento, perchè non gliel date, e anco
gii fate la parte in su la fetta come volete? E però non
vi maravigliate s'egli vi dà delle sue bastonate! Deh, per
Dio, correggetevi ! Io so che stetti quattordici anni in Sa-
voja in uno paesetto, e che in tutto quello tempo non
vi fu guerra, né morbo, né caristfa, né tuoni, né tre-
muoti, né grandini, né le molte maledizioni che avete sì
spesso voi. Così vi fossi io ora in quello paese, che è uno
paese benedetto; e questo v'avviene perchè tutti li uo-
mini e donne riconoscono da Dio ogni cosa ch'egli hanno:
prima e' sono molto cattolici, poi ogni impresa che fanno,
acciocché bene ne pigli, la prima parte assegnano a Dio;
e chi ha bestiame, pecore, capre, vacche, porci e qua-
lunque altra bestia si sia, tutte le botano e raccoman-
dano a Dio, offerendogli agnelli, castroni, capretti, por-
chette, vitelle di latte, sonpre delle più fiorite che siano
nell'armento, e però fruttano mirabilemente per ogni uno
cento più che di qua : e simile non cominciarieno lavorie,
o vigne, o posticcie di piante, che tutte non le bo-
tassero a Dio, ofTerendoli prima la sua debita parte con
gran divozione sull'altare, come vino, olio, frutta, e ogni
cose che spettano a' frutti. La bella cosa è delle loro sa-
vie donne, le quali non porriano una chioccia, che pri-
ma a Dio non ofierissero tante ova quante sotto la chioc-
cia pongono, e però tutte le vanno bene. Voi donne di
qui, di tutte l'ova che mettete a covare ne nascono quat-
tro o sei, che, facendo come loro, nessuna ne fallirebbe^
Non dico di lino, che tanto ne ricoglieno ogni anno, che
è una dignità a vedere, perchè ognuna, come il marito
ne semina, beata è quella che più a Dio offerisce, chi
davanzali, chi camicie per lo prete e chi càmici per lo
paramento, e chi tovaglie o sciugatoje; e però Iddio ne
li fa cogliere tanto! E oltre a questo usano ogni anno
fare uno bello e divoto ufficio per li morti loro in quello
dì che di questa vita sono passati infino agli otto anni,
cioè sette per li sette peccati mortali e uno per tutti i
veniali; sicché in capo d'otto anni sono certi che tutti i
loro morti sono fora delle pene del purgatorio. E fanno
anco ogni anno ciascuno la festa del so santo che ha no-
me come loro, così gli uomini come le donne, e ognora
che fanno tali ofiici o. feste, vanno a mangiare e fare fe-
sta con loro santi o loro morti alla chiesa, ove portano
ognuno quelle vivande che possono più onorate e più ab-
bondanti per onorare il padrino e gli altri preti servi di
Dio, e per pasqueggiare coi loro santi o morti, i quali
sono sempre a' pie di Dio a pregare per chi gli fa bene :
e però in quello paesetto vivono sempre in pace e ric-
chi d'ogni benedizione, ed ogni loro^ lavoria o bestiame
gli va a bene, che si può dire essere quello paesetto uno
novo paradiso terrestre; e questo è perchè i loro santi e
li loro passati sempre pregano Iddio per loro: sicché sem-
pre, figlioli miei, ogni limosina o bene che voi fate di-
rizzatela a Dìo, che vi può ristorare. Siete voi sì orbi,
che non intendiate che ogni limosina che voi offerite al-
l'altare di Dio non vi vaglia assai più che le altre, che
vedete che '1 prete vi dice da parte di Dio centum prò
uno accipietis et vitam aetemam possidebitis , che viene
a promettervi cento per uno in questo mondo e vita
eterna nell'altro? Che vi può mai fare a ristorarvi uno di
questi poveracci poltroni che vanno accattando, che ogni
limosina che se gli dà se la vanno ghiottornizzando su
per le taverne e su per le barattarle, giocando, biastem-
mando sempre Iddio e Santi? e voi, miseri, pare che
godiate fare piti ratto limosina a quelli che a Dio, con
che venite a favoreggiare quelli che il so santo nome
biastemmano. E cosi similemente fate a' pregioni. Oh scia-
gurati ! non sapete voi che in pregione non si metteno
se non ladri, traditori, omicidiali, assassini, rubatori
da strada e simile gente, i quali Iddio vuole castigarli
in pregione acciocché si correggano ? e voi pare che per
so dispetto li vogliate colle vostre limosine negli errori
loro mantenere: e però vi dico, che chi a quelli dà al-
cuna limosina o aiuto o favore pecca mortalissimamente.
Oh fate, figlioli miei, che più non v'intervenga, e
date le limosine a utile e non a danno delle anime vostre!
Che errare non si può a dare l' elemosine a Dio, volendo
che Iddio v'abbondi in questo mondo ricchezze, sanità
e persone, e nell'altro vi dia vita eterna: e dandole a'
pregioni o a quelli gaglioffoni che vanno accattando,
male arete in questo mondo e peggio nell' altro, E vuowi
dire come in Savoja, cioè in quello paesetto ov'io so'
stato , e' fanno le loro limosine, e simile de' boti, ac-
ciocché delle loro lavorìe e di bestiame e d'ogni loro
cosa bene li pigli , e tutti all' altare del loro padrino di-
votamente offeriscono a Dio: e come il padrino ha fi-
nita la messa e al popolo si volta , allora beato é quello
che a Dio può pid belle e buone cose e assai offerire:
e per onestà tutte le bestie, come é vitelli di latte, ca-
stroni^ capretti, agnelli, porchette, paperi, polli e simili
cose, tutte a pie dell' altare d' intorno le assettano, e sul-
l' altare dinari, pane, fiaschi di vino e d'olio, cascio,
ova (sempre le più fresche), fichi, mandorle, noci, le-
gumi, cavezzi di panni di lini e lane, e molte altre cose
secondo le loro devozioni. Il padrino a uno a uno dà
la benedizione di Dio, a ciascuno dicendo : centum prò
uno accipietis et vitam aeternam possidebitis ; e cosi Iddio
che ò giusto Signore, assai più gli attiene che non gU
proimette ; e però in quello paese sono tutti ricchi e pieni
d' ogni bene, e godonsi prima questo mondo e poi quel-
r altro: e però dico che quello si può dire uno. paese
santo. Q,ui fini la prediga sua, e la brigau si parti; e
quelli uomini in gran parte rimossi per quella prediga,
dando gran fede al piovano, devoti e pensosi se ne vanno.
Delle donne non dico, che non prima uscite di chiesa,
che tutte forte a berlingare cominciaro, e ognuna diceva
la sua. Chi diceva: Comare, udiste voi mai meglio dire?
E r altra : Per certo costui è uno santo. E f altra : Oh
riposo mio, oh che diletto egli è a udirlo o in pergolo
o air altare I E l' altra : Vedete voi che pericolo egli è a
non avere i preti valenti che c'insegnino a vivere? Miafie,
dice r ahra , voi dite bene il vero : guardate pur quante
cose ci ha insegnate stamane f Noi ci credavamo fare
bene a dare delle limosine come noi le davamo: alla fé
di Dio che non mi interverrà piti che dia limosina altro
che a Dio che mi può aiutare; ma a questi gaglioffoni
che vanno dibettolando , Dio me ne guardi e deliberi I
E r altra dice : Ora non vedete voi quante buone ragioni
e' ci ha assegnate ? E forse che non ce l' ha fatte tutt^
toccare con mano? Doh che benedetta sia quella linguaf
E r altra dice : Alla croce di Dio, ctie per l' avvenire io
terrò altri modi, or che dice eh' io non posso mai porre
una chioccia che la metà delle uova o più non si per-
denow L'altra: Fo boto a Dio che come il mio marito
seminarà il lino, eh' io lo botarò a Dio, dondogli prima
molto bene la sua parte, a sapere $' io ne posso ricogliere
bono anno a mio modo. E l'altra dice: Uh trista me,
e' ci converrà confessare delle male date limosine ! Ben
sapete che ^ (l'era risposto) che voi ne siete tenuu a
anixoa e a corpo. Si, diceva l'altra; in buona fé che
sarà vero, che se vedessi morirli di fame non li soccor-
rerei oggimai d'uno bicchiere d'acqua. E cosi vi dico
io, dicevano quelle altre. E così tutte accordatesi a una,
chi aveva bestiame, ciascheduna prometteva, chi vitelle
di latte, chi castroni, chi agnelli, chi capretti, chi por-
chette, chi polli e chi paperi; e cosi discorrendo d'ogni
cosa che avevano, botavano a Dio dare la sua parte: e
dove i mariti loro non facessero, farebbero lor di secreto.
E così attendevano delle più belle e più fiorite cose che
avevano; per modo che in mane di pasqua, o altre fe-
ste solenni, l'altare della sua pieve sì come una pizzi-
garia di polla)uoli o di soffrittajuoli o di beccari di-
ventato pareva, e la pietra sagrata pareva delle loro mo-
nete il banco Baratoli; e Dio sa la malanconìa che
n'aveva il piovano, il quale a tutti dava la benedizione
pagando di centum prò uno accipietis, facendo mane e
sera buono piattello. E avendo il piovano già quasi tutti
i suoi popolani dirizzati a fare la festa ogni anno cia-
scuno del suo santo, accadde che uno che Vincenzio aveva
nome, facendo di santo Vincenzio la festa, la quale in
venerdì venia , Vincenzio per consiglio del piovano com-
parò molto pesce, fra quale fu una anguilla grossa di
bene dieci libbre, e quattro tenche grosse; e perchè alla
pieve gionse uno poco tardetto a ora che '1 piovano pre-
dicava , uno Guerino, che la mattina era suo coco, non
avendo pratica di sì grosse anguille apparecchiare, non
sapendo che farsi , con T anguilla e le tenche in atto di
buffone in su l'uscio della chiesa n'andò, e, colto il
tempo, al piovano l'anguilla e le tenche mostrò, di
spallucce con molti altri atti facendo; per modo che '1
piovano che subito intese che non sapeva conciarle, su-
bito prese riparo a insegnarglielo. E narrando i mira-
coli e martirj di santo Vincenzio, fece una incidenzia,
dicendo : Quanto santo Vincenzio era ordinato nel man-
giare e nel bere! E' non faceva come questi ghiottoni
del dì d'oggi, che ve ne vuò contare una ch'io ne
vidi. Una volta , essendo fanciulletto ad Acquapendente,
vennero a desinare col mio maestro quattro gioveni, e
recaro quattro tenche grosse e una grossa anguilla di
Marca; e in tutto furo loro quattro e '1 mio maestro
cinque ed io che servivo : e dirovvi la golosità eh' io gli
vidi fare : Prima pellaro quella anguilla con l' acqua
bollita e cavaro quello dentro, e mozzaro la coda e la
testa , poi lavaro bene a sei acque, poi ne fecero rocchj
agugliati d' uno palmo l' uno o meno, e miserli in uno
spedone con froildi d'alloro in mezzo tra' roccbj accioc-
ché non s'attaccassero insieme, e così temperatamente
rarrostiro: e avendo prima messo in una conchetta sale,
aceto e uno gocciolino d'olio, con quattro speziarie den-
tro, cioè pepe, specie, garofani e celamo fino, di ognuno
di questi una mezza oncia, e con una rametta di osma-
rino, sempre di questa zenzaverata l'andavano ognendo:
e quando fu bene cotta e spolpata la trassero in una conca
da gelatina, e ivi i roccbj assettaro; poi su vi premettero
sei meiegrane con bene vinti aranci, e con molte fine
specie sopra essa, poi con una teglia da migliacci cai-
detta la copersero, acciocché calda si mantenesse infine
cbe fossero a tavola. Ed ebbero in prima una Iellata con
l'ova, poi le quattro tenche lesse con tanto savore bianco,
che ne toccò una gran scodella per uno, poi quella an-
guilla arrostita col savore che era con essa in concia, poi
una torta con tanto zuccaro che era uno abbaglio, poi
per guasto anici confetti ; e tutte queste cose si mangiaro,
che non rimase niente, che a vinticinque sarebbero ba-
state. Di che veduta io tanta ingordigia e disonestà, tanto
mi dispiacque, che io vi prometto in pura conscienzia
che quella fu cagione che io il mondo abbandonai e presi
questa religione: e Dio mi tenga le soe mani in capo
acciocché a quella disonestà mai più non mi ritrovi. E
detto questo, dimenticato il resto de' miracoli del Santo,
temendo che alla cucina non mancasse nulla, la predica
lascia. Guerino che di ponto lo intese, ammaestrato di ciò
che avesse da fare, di tratto partitosi, pulitamente ap-
parecchiò come il piovano ammaestrato l'avea; sicché
sei preti empirò le disordinate bureggie a loro modo; e
Vincenzio e la sua famiglia in altro abituro da parte fave
e lasche mangiaro. Come le insaziabili gole e ingordi
tresepi de' preti ebbero diluviato ogni cosa , intesisi in-
sieme, senza levarsi da mensa, tutti ad uno tratto ad alta
voce piti e piti volte gridaro misericordia , e senza nulla
,in testa, inginocchioni cominciaro a cantare Te Deum
laudamus, te Dominum confitemur. Alle quali grida e
canto, trasse Vincenzio e tutta la sua famiglia, e trovati
tutti i sei preti inginocchioni in atto di tanta divozione,
maravigliatisi del caso, tutti stupefatti si stanno. Il piova-
no, accennatogli che tutti inginocchioni s'arrecassero, ed
essi così facendo, con voce affannata gli disse: Figlioli
miei senza peccato, acciochè voi siate di tutto informati ,
il glorioso santo Vincenzio ci è testò apparito, e santa-
mente ci ha tutti del divino officio detto ringraziati, e
dettoci che noi te, Vincenzio, e tua famiglia somma-
mente ringraziamo per sua parte della memoria che
ognuno fate di lui , e massime questa mattina che sì do-
viziosamente di sì onorate vivande avete noi servi di Dio
provveduti, le quali tutte per ordine ha scritto per pre-
sentarle dinanzi a Dio. E più ci ha detto, che ninno
altro di questo paese ha meritato che '1 Santo suo gli
apparisca e ringrazi , altro che voi solamente per lo
grande onore voi piti che altri ci avete fatto questa mat-
tina, e che noi diciamo a monna Cia, che di pros-
simo fece la festa di santa Lucia, che ella per non aver
noi bene trattato con buone vivande non meritò tanto
bene né tanta grazia che santa Lucia le apparisse, né
di niente la ringraziasse, allegando che i servi di Dio
meritano essere trattati in altra forma che ella non fece
per riverenzia della Santa in quello dì, a volere che
bene pigli a chi fa quella festa. E bene lo sa Dio, che
questo non avere' io detto, se non ch'ei cel comandò;
e piti anco ci disse, che a voi e a noi, detto il Te Deum
e fatta la confessione generale per lavamento de' vostri
peccati, di sua mano della santa acqua di vita eterna
ci darebbe, e che chi pure una gocciola n' avesse, li ba-
sterebbe a sconto de' suoi peccati. E dicovi che per in-
fine che lui non ebbe finito di dire ciò che volse, mai
noi non potemmo parlare di niente. V'aremmo chia-
mato a vederlo visibilemente come noi , ma come ebbe
detto, subito da noi sparì , e allora misericordia comin-
ciammo a gridare e cantare te Deum laudamus. Vin-
cenzio e i suoi credono puramente ogni cosa, e con
gran divozione stanno ginocchioni: poi il piovano fece
la confessione generale; la quale finita, nel dare la'H^-
nedizione, siccome il piovano aveva ordinato, venne ih
quello ponto da una finestrella che drieto loro restava
molta acqua rosada con una granatella spruzzata; e a
questo di nuovo misericordia ad alta voce gridaro, rice-
vendo quella acqua devotissimamente. Allora disse il
piovano che ognuno con gran divozione su per lo capo
e per lo viso se ne lavasse più che potesse, che quella
era acqua di paradiso a loro gittata per le mani di santo
Vincenzio. E sentendo Vincenzio e i suoi il booo odore
di essa acqua, con sollicitudine sopra lo capo e per lo
viso piti che potevano se la strofinavano, credendo certo
che di paradiso venisse. Il piovano ringraziando Iddio
con grande atto li benedisse e die loro licenzia, con dire
di volere Iddio in chiesa ringraziare divotissìmamente
di tanto miracolo. Vincenzio e i suoi stupefatti e devoti
ringraziando Iddio, si partirono. Del quale miracolo su-
bito tutto il paese fu ripieno : per la quale cosa ogniuno che
aveva a fare festa del suo santo s' ingegnava piti che po-
teva di buone vivande e in copia avantaggiare; le quali
devozioni al piovano non dispiacevano niente per bene
delle anime loro.
Accadde che uno d'assai cittadino che aveva a fare
nel paese, usando andare alla messa alla pieve, il cui
nome era Lodovico Salerni, avendo prima la prediga per
pasqua rosata udita, e forte dispiacendogli, e poi questa
di santo Vincenzio, e conosciuto in tutto che'i piovano
era uno ribaldo, deliberò non andare piti a sua prediga
o messa; e perchè era uomo onestissimo, non gli pativa
l'animo di vituperarlo, e queto de'soi scellerati e cattivi
modi si stava. Il piovano avvedutosi che Lodovico non
usava pitL alia pieve, temendo che esso de' suoi cattivi
modi non si fòsse avveduto e che non scoprisse la torta ;
e acciocché a Lodovico non fusse creduto, se a ninno
male dicesse di lui, volse dare ad intendere a molti, che
fra. loro qualche ruggine fosse e che a passione Lodovico
parlasse; e con questo vizio cominciò con molti di Lo-
dovico a ^mrlare, in fra l'altre dicendo: Io non so che
fatto io m'abbia a Lodovico; ben vorrei sapere qudlo
ch'egli ha con meco, e perchè ei non viene più a mia
prediga o messa (allegando) : e* me n' incresce per l'anima
sua, che per altro a me non fa niente. E avendo detto
questo con molti suoi popolani, parecchi di loro, pur a
buon fine, a Lodovico dimesticamente ne parlaro, con-
chiudendo che '1 piovano si maravigliava come lui piti
non vedeva a sua prediga o messa, come egli soleva, e
che volentiera vorrebbe sapere la cagione. Lodovico uditi
e intesi costoro, dove lui se ne stava, mosse proposito,
e con bello modo die' ordine che la domenica seguente
tutti gli uomini da niente di quello popolo fossero dopo
desinare alla pieve, e cosi all'ora composta vi furo: e
cosi raunati, gionse Lodovico e allato al piovano, che
era in mezzo di quelli, si pose a sedere, e cólto il tempo
adattato, verso il piavano voltossi e disse: Misser lo pio-
vano, per piti di costoro m' è stato detto che voi vorreste
sapere perchè io non vengo più a vostre predighe o messe:
alla quale domanda ha caro in presenzia di costoro farvi
risposta. La cagione m'ha mosso è solo per non essere
a prediga o messa d'uno gaglioffo ribaldo come siete voi,
che per pappare e leccare alle spese di questo comune,
con vostre false e inique predighe avete lusingati tutti
questi uomini e donne che facciaDo festa de' loro santi,
e offici delli morti, perchè a cafsa vostra rechino roba da
godere, dando loro a intendere mille pazzie: e perchè a
voi venga ogni cosa, gli avete dato ad intendere che sia
peccato mortale a dare limosina ai poveri o agli incar-
cerati, e dove gli altri hanno di limosina all'altare can-
delucce o cotali quattrinelli, voi avete saputo si fere, che
vi recano vitelli di latte, castroni, agnelli, capretti, por-
chette, polli, paperi, pipioni, pane, vino, olio, cera, de-
nari, frutta, legumi, lino e mille altre cosette, per modo
che l'altare vostro spesso spesso mi pare uno mercato scia-
lengo; delle quali cose nissuna utilità di chiesa o di casa
o di possessione se ne vede, se non solo la vostra insa-
ziabile e ingorda gola riempire. Vero è che voi li pagate
di centum prò uno accipietis, e avete indotti gli altri
preti del paese a ghiottornire insieme con voi, e con
ipocrisia detto che i secolari non istanno bene mescolati
co' servi di Dio a mangiare e a bere, acciocché le in*
gordigie vostre con molte altre dissoluzioni che voi fate
non sieno vedute, alle quali i porci affamati intorno al
traogo assai più costumatamente si portano che voi,
preti ghiottoni, dintorno al buono piattello non fate al-
l' altrui spese. E a credere loro date che in otto anni
cavano V animis de* loro morti di purgatorio per brc
otto offici per empirvi la gola. E non vi vergognaste voi
l'altro di br spendere a quello povero uomo di Vin-
cenzio vinti libre dì denari per £are la ficsu di santo
Vincenzio in cera e in spese e in altre ghioctornie, solo
per empire cotesta vostra disordinata bureggia. E poi
predigando i miracoli del Santo, non avendoli detti mezzi,
acciocché alla cucina non mancasse niente, insegnaste a
Guerino ciò che di ghiottomie avesse da fare; che si
convenia che allora costoro vi cacciassero del pergolo
coi sassi, che a pena io me ne tenni. Poi al mangiare,
quando foste bene pieno, voi deste a intendere a Vin-
cenzio che '1 Santo fosse apparito solo per avervi lui si
bene di vivande trattato, acciocché gli altri siccome lui
bene vi trattassero , che ad altro che ad empire cotesto
disordinato tresepio non attendete. E che fede credete
voi che io vi dia quando voi queste gioveni a secreto
confessate, dove voi in pubblico e in pergolo da chi in-
tende per cattivo siete scorto? E in questo cavò fora il
suo breviale (il quale studiando il suo chiergo, addormen-
dosi, gli cadde di mano e Lodovico lo prese), e tutto
il fe leggere a uno suo fante, il quale cominciava : Deus
in adiutorium meum intende^ poi tutto di ricette di cuo-
chi era pieno, conundo di tutte le vivande e ghiottomie
che fare si potessero, in che modo cuocere si dovessero
e con che savori , e a che stagione; e tutto di ciò e non
d'altro ragionava. Il quale letto in presenzia del popolo,
Lodovico disse: questo è lo studio del vostro piovano,
il quale al suo chiergo ùl in cambio di breviale impa-
rare; che si vorrebbe impiccare per la gola. E detto
questo si voltò al popolo , dicendo : Andiamci con Dio,
e domattina vuò cavalcare a Siena e mostrare al vescovo e
all'inquisitore questo suo breviale, e avvisarli de'modi suoi
e delle sue eretiche predighe per succiare i suoi popolani.
E senza sua risposta aspettare s' avviò, a cui drieto segui
tutto il popolo. Il piovano, annodatasegli la lingua, non
potè né seppe rispondare, e con gran vergogna e malin-
conìa si rimase. E impaurito del vescovo e dello inqui-
sitore, prese partito, e come fu notte lui e il cbiergo
levaro carriera, e in parte arrivaro ove da corsari fu-
rono presi e messi a vogare in galèa; ove ser Meoccio
stette sette anni a vogare. Nel quale tempo con molte
bastonate e mala vita la sua disordinata peccia assuzzò:
e divenuto giallo, infermo, vecchio e quasi della vista
mancato, gli fu ventura che quella galèa ruppe a scoglio
in foce romana. E a Roma ser Meoccio arrivato e ac-
cattando, accadde che, essendo il perdono del giubileo,
Lodovico Salerni e Nardo da Cersa, essendo a Roma
per lo perdono, trovaro ser Meoccio sulle scale di santo
Pietro accattare : il quale ricognosciuto, e perchè molto
trasfigurato fusse pur per una margine che aveva nella
gola ne furo certissimi , prèsone pietade, a desinare con
loro lo menaro senza scoprirsi chi essi fossero: e par-
lando con lui di piti cose, esso venne a dire come era
prete e avea nome ser Meoccio da Acquapendente. Di
che Lodovico infine lo rivestì tutto di nuovo per limo-
sina, e poi nella sua partita lo messe a cavallo e ad Acqua-
pendente a casa sua lo rimenò, che mai da lui non fu co-
gnosciuto. Ove gionto, Lodovico gli disse: Ser Meoccio,
io vorrei una cosa udire da voi ; tenete voi che di questa
limosina che io v' ho fatta io abbia peccato o meritato?
Disse ser Meoccio: Ohimè che dite voi? anco appena
si può fare migliore bene che fare limosina al povero e
cibarlo e rivestirlo come avete voi fatto a me, che è suf-
ficiente cagione a farvi vita eterna acquistare. E Lodo-
vico a lui: A fare bene ai poveri pregioni è bene o
male? Ora cotesta è l'elemosina più accetta a Dio che
nissun' altra (disse ser Meoccio), però che chi è fora può
andare domandando limosina e trovarsene assai , ma chi
è rinserrato in pregione non ne può cercare, e conviene
stare alla misericordia degli uomini, o veramente mo-
rirsi di fame ; e però è maggiore limosina assai che quelle
degli altri. E così mi credeva io, disse Lodovico: ma
uno di questi anni io udii predicare a uno piovano, che
era tenuto valente, eh' egli era peccato mortale a far loro
bene nissuno. Disse allora ser Meoccio : Oh chi fu co-
stai che si voleva allora allora ardere per eretico ? Rispose
Lodovico : Era pur de' vostri d'Acquapendente e aveva
nome — Ser Meoccio, per non essere da loro co-
gnosciuto, prese riparo, e disse : Io v* intendo di cui voi
volete dire. La verità è che egli non era di qui , ma di
quassù da Perceno : egli stette qui ad imparare, e fum-
mo chierchi insieme più anni; ma egli era uno cattiva
e per sue cattivitadi fu cacciato di qui e andonne in
Savoja che mai non ci tornò, e credomi che ora ei sia
morto : ed era uno bello compagnone ; ma , perdonimelo
Dio, egli era uno uomo da non tenerlo a vita. Disse
Lodovico: Io so che con voi posso dire ogni cosa: a
dirvi il vero, io solo fui cagione di cacciarlo di quello
paese. E faceste molto bene, disse ser Meoccio, che fu
sempre uno ribaldo. A cui Lodovico disse: Se questo
fu bene, quale tenete voi che sia a Dio più accetto, o
di cacciare quello piovano di Pernina, come feci, o ve-
ramente quello che io ho fatto ora a voi, di rivestirvi
e rimenarvi a casa vostra, avendovi trovato cieco, po-
vero e infermo? Ser Meoccio allora per non scoprirsi
niente, disse: Fratello mio, tu m'hai posta una com-
parazione si dispari ch'io addomando copia e termine
a farci risposta. Di che Lodovico e Nardo, non potendo
ristare, da lui presero licenzia, e a Siena si recarono.
Onde ser Meoccio addomanda per fare la risposta
consiglio : quale ùi migliore bene che Lodovico in que-
sto facesse, o cacciarlo per le dette gattivitadi sue di
Pernina, o veramente poi per compassione, trovatolo
povero, cieco, vecchio e infermo accattare, pascerlo, ri-
vestirlo e a casa sua rimenarlo : con riverenzia ricordando,
che, a volere bene giudicare, è dannosa la fretta.
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