Isaac Asimov. L'Orlo della fondazione



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con grazia, come avrebbe potuto inchinarsi davanti a

una delle giovani donne dell'Università.


Novi arrossì, per un attimo parve incerta, poi cercò di
~. imitare il gesto di lui.--Il piacere... sta mio--disse, co-
í me cercando parole che esprimessero quello che sentiva e

nello stesso tempo apparissero colte.


S'incamminarono insieme, senza fretta. Gendibal si
~' rendeva conto che così avrebbe fatto irrimediabilmente

tardi alla riunione, ma ormai aveva avuto modo di riflet-

tere sul significato di ciò che era successo e intimamente

era contento che il ritardo aumentasse.


Quando gli edifici dell'Università si profilarono davan-

ti a loro, ~:;ura si fermò e disse, esitante:--Mastro Tedio-

so?
Adesso che erano più vicini a quello che lei chiamava

Posto dei Tediosi, si era fatta più gentile. Gendibal, per

un momento, ebbe la tentazione di dirle:--Non sono più

un povero marmocchio, adesso?--Ma una domanda del

genere l'avrebbe messa terribilmente in imbarazzo.
--Sì, Novi?

Sta ricco ed elegante il Posto dei Tediosi, vero?

E bello--disse Gendibal.
--Una volta ho sognato che ci stavo. E~ che... che stavo

tediosa.
--Un giorno--disse Gendibal cortesemente--ve lo

mostrerò.
Lei lo guardò come una che non aveva preso l'invito

per una pura formalità. Disse:--So scrivere. M'ha inse-

gnato il maestro. Se ti scrivo una lettera--aggiunse, cer-

cando di usare un tono di noncuranza--cosa ci metto su

perché ti arriva?
--Basta scrivere Casa dell'Oratore, Appartamento Ven~i-

sette, e mi arriverà. Ma ora devo andare, Novi.


S'inchinò di nuovo, e di nuovo lei provò a imitare il suo

inchino. Si allontanarono in direzioni opposte, e Gendi-

bal smise subito di pensare a lei. Pensò alla riunione della

Tavola e, con astio, a un particolare Oratore. Delora De-

larmi.
OTTAVA PARTE

La contadin~


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Seduti intorno alla Tavola, gli Oratori erano chiusi nei lo-

ro schermi mentali. Era come se, di comune accordo, tut-

ti avessero nascosto la loro mente per evitare di recare un

insulto sanguinoso al Primo Oratore, dopo che questi ave-

va fatto la sua osservazione su Trevize. Lanciarono un'oc-

chiata furtiva a Delora Delarmi, e anche questo fu abba-

stanza eloquente. La Delarmi era nota per essere la più

irriverente di tutti; perfino Gendibal rispettava le con-

venzioni più di lei.
Conscia degli sguardi altrui, la Delarmi capì che non

aveva altra scelta che far fronte a quella situazione im-

possibile. Del resto, non aveva alcuna intenzione di sot-

trarsi al compito. In tutta la storia della Seconda Fonda-

zione, nessun Primo Oratore era mai stato incriminato

per analisi errata (e dietro quel termine di copertura c'

era il termine, non ammesso, di incompetenza); una tale

incriminazione ora diventava possibile. Lei non si sareb-

be certo tirata indietro.
--Primo Oratore--disse, con le labbra sottili che più

pallide del solito, si confondevano col generale pailore

del viso--voi stesso affermate di non avere dati che suf-

fraghino le vostre opinioni. Voi stesso affermate che la


matematica psicostorica non vi ha fornito risultati. Ci

chiedete forse di prendere una decisione importantissima

in base a una sorta di esperienza mistica?
j~ Il Primo Oratore alzò gli occhi. Aveva la fronte corruga-

L'~'` ta ed era conscio dello schermo mentale eretto dalla Ta-

vola. Sapeva cosa significasse. Disse, gelido:--Non na-

scondo di non avere prove. Sono in assoluta buonafede.

Quello che vi ho reso noto è un'idea derivata da intuizio-

ne, I'intuizione di un Primo Oratore che ha passato quasi

tutta la vita ad analizzare attentamente il Piano Seldon.

--Si guardò intorno corl una solennità e un orgoglio che

g' raramente ostentava e gli schermi mentali, uno dopo l'

altro, si attenuaronó e caddero. Quello della Delarmi

(quando Shandess si voltò a guardarla) fu l'ultimo a cade-

re.
Con una franchezza disarmante che le riempì la mente

flno in fondo, Delora Delarmi disse:--Naturalmente ac-

Ei' cetto la vostra dichiarazione, Primo Oratore. Tuttavia

penso che potreste voler riflettere ulteriormente sulla co-

sa. E mentre vi riflettete sopra dopo avere già espresso

t rammarico per essere dovuto ricorrere all'intuizione, non

vorreste per caso cancellare dalla registrazione le vostre

osservazioni? Sempre che a vostro giudizio sia giusto far-

lo, s'intende...


--Quali sono queste osservazioni che dovrebbero esse-

re cancellate dalla registrazione?--disse la voce di Gen-

dibal, inserendosi nella conversazione.
Tutti gli Oratori si girarono. Se non fosse stato per lo

sch`ermo mentale che li aveva isolati fin allora avrebbero

captato la presenza di Gendibal da molto prima del suo

arrivo nella sala.


--Tutti chiusi nei loro schermi fino a un momento fa!

Nessuno si è accorto che arrivavo, eh?--disse Gendibal,

ironico.--Com'è banale, questa riunione della Tavola!

Non stavate in guardia pensando al mio arrivo imminen-

te? O credevate che non sarei più arrivato?
Quello sfogo violava clamorosamente tutte le regole.

Che Gendibal fosse in ritardo era già abbastanza grave.

Che fosse entrato senza preavviso era ancora più grave.

Che avesse cominciato a parlare prima che Shandess

avesse ammesso la sua presenza lì era l'infrazione più

grave di tutte.


Il Primo Oratore si girò verso di lui. Tutto il resto pas-

sava in secondo piano; la questione della disciplina era la

più importante.
--Oratore Gendibal--disse--siete in ritardo. Arriva-

te senza preavviso e vi mettete a parlare. C'è qualche ra-

gione per cui non dobbiate essere sospeso dalla carica per

trenta giorni?


--Certo. Non si può procedere alla mia sospensione

finché non si è stabilito prima chi è stato a fare in modo

che arrivassi in ritardo, e perché l'ha fatto.--I.e parole di

Gendibal erano fredde e misurate, ma la sua mente aveva

avvolto i pensieri nella collera; all'Oratore non importa-

va affatto che gli altri la percepissero.


Delora Delarmi indubbiamente la percepì. Disse, con

veemenza:--Quest'uomo è pazzo.


--Pazzo? Pazza è la donna che lo dice. O consapevole

della propria colpa. Primo Oratorc, mi rivolgo formal-

mente a voi per chiedervi il diritto di usufruire del privi-

legio personale.


--Che tipo di priVilegio personale, Oratore?
--Primo Oratore, io accuso una delle persone qui pre-

senti di tentato omicidio.


Il caos esplose nella sala. Gli Oratori scattarono in pie-

di esprimendo con parole, sfumature mentali, espressioni

il loro sgomento davanti a quell'affermazione.
Il Primo Oratore levò in alto le braccia e gridò:--L'

Oratore Gendibal deve avere modo di spiegare il senso

della sua richiesta.--Fu costretto a intensificare mental-

mente la sua autorità in un modo che era ben poco adatto

al luogo, ma non c'era altra scelta.
Il clamore si placò.
Gendibal aspettò immobile che il silenzio fosse totale

sia nella sala sia nelle menti. Poi disse:--Mentre venivo

qui, correndo lungo una strada hamiana a una velocità

che mi avrebbe permesso di arrivare comodamente in

tempo per la riunione, sono stato fermato da numerosi

agricoltori, e solo per un pelo sono scampato a una rissa e

forse alla morte. Dato come sono andate le cose, è chiaro

che ho fatto tardi e che sono potuto arrivare soltanto

adesso. Innanzitutto mi sia concesso sottolineare come

episodi del genere non si verificassero da tempo imme-

morabile, ovvero dall'epoca del Grande Saccheggio. Non

ho mai saputo di membri della Seconda Fondazione che

siano stati apostrofati in modo irrispettoso da contadini

hamiani, e tanto meno maltrattati.


--Nemmeno io--disse il Primo Oratore.
~F
--I membri della Seconda Fondazione di solito non
~,, passeggiano da soli in territorio hamiano!--gridò la De-

larmi.--Voi provocate episodi del genere, comportando-

vi così!
~' --E vero che ho l'abitudine di passeggiare da solo in

territorio hamiano--disse Gendibal.--Ho fatto centina-


~ ia di passeggiate, e in tutte le direzione possibili. Ma non
F~ ero mai stato abbordato prima d'ora. Gli altri non pas-

seggiano a lungo e in ogni direzione come me, però nessu-

no si esilia dal mondo o si rinchiude nell'Universltà. Ep-

pure episodi del tipo di quello capitatomi non erano mai


i~- successi. Ricordo che in certe occasioni la Delarmi...--

Gendibal s'interruppe un attimo, come se si fosse ricorda-

to troppo tardi del titolo onorifico; poi, di proposito, lo

trasformb nel peggiore degli insulti.--Voglio dire, ricor-

do che varie volte l'Oratrice Delarmi si è trovata in terri-

torio hamiano, e che tuttavia non è mai stata abbordata.


--Forse perché non ho attaccato discorso per prima e

ho mantenuto le distanze--disse la Delarmi, con sguar-

do torvo.--Mi sono comportata come una che meritava

rispetto, e mi hanno rispettato.


--Strano--disse Gendibal.--Avrei detto che era per-

ché il vostro aspetto incute assai più paura del miO. Do-

potutto, anche qui sono pochi quelli che hanno il corag-

gio di avvicinarvi. Ma ditemi, come mai, avendo avuto

innumerevoli occasioni per abbordarmi, gli hamiani

avranno scelto di farlo proprio il giorno in cui dovevo

partecipare a un'importante riunione della Tavola?
--Se non è stato il vostro comportamento a provocarli,

allora si sarà trattato di un caso--disse Delora Delarmi.

--Nemmeno la matematica di Seldon è riuscita a toglie-

re il fattore caso dalla Galassia, soprattutto per quanto

concerne gli individui. O non mi tirerete fuori anche voi

le sensazioni, le intuizioni, i sesti sensi?--(Alcuni Orato-

ri si lasciarono andare a un lieve sospiro mentale, davanti

a quella stoccata che era destinata al Primo Oratore.)


--Non è stato il mio comportamento. Non è stato il ca-

so. E stato un intervento fatto di proposito--disse Gen-

dibal.
--Come possiamo saperlo?--disse il Primo Oratore

gentilmente. Dopo la stoccata della Delarmi era logico

che il suo atteggiamento verso Gendibal fosse più dispo-

nibile .
--La mia mente è aperta, Primo OFatore. Offro a voi e


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a tutta la Tavola il ricordo degli avvenimenti.


Agli Oratori occorsero pochi secondi per assirnilare i ri-

cordi di Gendibal.


--Traumatizzante--disse Shandess, alla fine.--Vi

siete comportato molto bene Oratore Gendibal. Erano

circostanze assai difficili. Ricónosco che il comportamen-

to hamiano è anomalo e ci autorizza a un'indagine. Nel

frattempo, vi prego di unirvi a noi e di partecipare alla

riunione...


--Un momento--intervenne la Delarmi.--Come pos-

siamo essere certi che il resoconto dell'Oratore sia accu-

rato?
Gendibal s'indignò per l'insul~o, ma mantenne la sua

calma e la sua compostezza.--La mia mente è aperta.


--Ho conosciuto menti aperte che non erano affatto

aperte.
--Non ne dubito, Oratore, dato ehe anche voi come

noi tutti, dovete tenere la mente pronta alle evéntuali

ispezioni... La mia però, quando è aperta, è aperta sul se-


Shandess disse: ~ Cerchiamo di non provocare ulterio-
--Mi scuso per l'interruzione, Primo Oratore, ma chie-

do di usufruire del privilegio personale--disse Delora

Delarmi.
--Che tipo di privilegio personale, Oratore?
--L'Oratore Gendibal ha accusato uno di noi di tentato

omicidio probabilmente perché ritiene che il contadino

sia stato istigato ad attaccarlo. Finché l'accusa non viene

ritirata, io devo essere considerata come una potenziale

omicida; il che vale anche per tutte le altre persone pre-

senti in questa sala, compreso voi.


--Pensate di ritirare l'accusa, Oratore Gendibal?--

disse Shandess.


Gendibal si sedette al suo posto e strinse forte i braccio-

li della poltrona, come prendendo possesso di essa.--La

ritirerò--disse--appena qualcuno mi spiegherà come

mai un agricoltore hamiano abbia radunato vari amici e

sia partito di casa con la chiara inLenzione di impedirmi

col loro aiuto, di arrivare in tempo a questa riunione.


--Forse le ragioni sono molteplici--disse Shandess.--

Ripeto che si indagherà opportunamente su tale episodio.

Intanto, Oratore Gendibal, vorreste ritirare l'accusa per

permetterci di continuare la discussione?


F --Non posso, Primo Oratore. Per lunghi minuti ho son-

.~ dato con delicatezza la mente dell'hamiano, cercando il

1! modo di correggere il suo comportamento senza produrre

" danni, e non ci sono riuscito. La sua mente mancava della

necessaria elasticità. Le emozioni erano cristallizzate, co-
~ me se fossero state flssate da una forza esterna.
.~ Delora Delarmi disse, con un sorrisetto:--E pensate

P che uno di noi fosse questa forza esterna? La colpa non

potrebbe essere invece di quella fantomatica organizza-

zione che a vostro avviso sarebbe potentissima e in com-

1~ petizione con noi?
--Sì--disse Gendibal.
--In tal caso noi, che non facciamo parte della famosa

organizzazione nota a voi solo non si~mo colpevoli, e

quindi dovreste ritirare la vostrá accusa. O pensate forse

che uno dei presenti sia sotto controllo del nemico? Che


F appaia in un modo, ma sia in realtà in un altro?
--Può essere--disse impassibile Gendibal, perfetta-

mente consapevole che la Delarmi stava allungandogli

una corda che aveva in fondo un nodo scorsoio.
Preparandosi a stringere il nodo scorsoio, Delora Delar-

mi disse:--La vostra idea di un'organizzazione misterio-

sa, segreta, sconosciuta potrebbe sembrare un tipico deli-

rio paranoide. E in questo quadro paranoide s'inserireb-

be bene la fantasia degli hamiani che vengono influenzati
, e degli Oratori che sono controllati dall'esterno. Tuttavia
,' sono disposta a seguire ancora per un attimo la vostra

singolare linea di pensiero e Vi chiedo: chi di noi e con-

trollato dall'organizzazione, Oratore? Forse io?
--Non direi, Oratore--disse Gendibal.--Se aveste

scelto un modo così indiretto per liberarvi di me, non mo-

strereste tanto apertamente la vostra antipatia nei miei

confronti.


--Potrei farlo apposta perché giungeste a tali conclu-

sioni--disse la Delarmi, gongolante.--Sarebbe una de-

duzione più che plausibile, per una mente paranoide.
--Può darsi. Voi ve ne intendete molto più di me, in

questo campo.


--Sentite, Oratore Gendibal--disse l'Oratore Lestin

Gianni, con foga--se discolpate l'Oratore Delarmi, incol-

pate direttamente noial~ri. Che motivi potremmo avere

avuto per farvi fare tardi alla riunione, o addirittura per

farvi uccidere?
Gendibal rispose prontamente, come se aspettasse da

tempo quella domanda.--Quando sono entrato, stavate

parlando di cancellare dalla registrazione certe osserva-

zioni del Primo Oratore. Io sono l'unico che non ha potu-

to udire quelle osservazioni. Spiegatemi su che cosa ver-

tevano e credo che vi saprò dire il motivo per cui qualcu-

no mi ha costretto ad arrivare in ritardo.
Shandess disse:--Avevo affermato una cosa su cui l'

Oratore Delarmi e anche altri hanno trovato molto da ri-

dire; basandomi sulla mia intuizione e sull'uso assoluta-

mente improprio della matematica psicostorica, avevo

affermato che Golan Trevize è probabilmente l'elemento-

chiave da cui dipende il futuro del Piano.


--Che cosa pensino gli altri Oratori non mi riguarda--

disse Gendibal.--Io concordo con voi. Trevize è la chiave

di tutto. Trovo che il suo esilio improvviso sia troppo

strano per essere privo di pericoli.


--Volete dire, Oratore Gendibal, che Trevize è lo stru-

mento dell'organizzazione misteriosa o che lo è chi l'ha

mandato in esilio?--disse Delora Delármi.--Non saran-

no per caso strumenti dell'organizzazione tutti quanti, a

parte voi, il Primo Oratore e me, che avete scagionato po-

co fa?
--A questi vaneggiamenti non vale nemmeno la pena

rispondere--disse Gendibal.--Mi sia invece permesso

di chiedere se fra i presenti c'è nessuno che è d'accordo

con il Primo Oratore e con me. Presumo abbiate letto l'

analisi matematicà che, con l'approvazione del Primo

Oratore, ho fatto circolare tra di voi.
Silenzio.
--Ripeto la domanda. C'è nessuno che è d'accordo?
Silenzio.
--Primo Oratore--disse Gendibal--ora è chiaro per-

ché si è voluto che ritardassi.


--Spiegatevi meglio--disse Shandess.
--Voi avete affermato che vi pareva importante tenere

d'occhio questo Trevize, questo membro della Prima Fon-

dazione. Una dichiarazione del genere rappresenta un'

iniziativa importante, dal punto di vista tattico, e se gli

Oratori hanno letto la mia analisi, avranno capito cosa c'

era nell'aria. La regola è che, se gli Oratori dissentono da

voi all'unanimità, allora, per l'autolimitazione prescritta

dalla tradizione, non potete procedere oltre. Se invece an-

che un solo Oratore vi sostiene voi siete in grado di dare

il via alla nuova linea d'azioné. Bene, in questo caso io


~ .`
|~ I'unico Oratore che potesse appoggiarvi, come chiun-

que abbia letto la mia analisi doveva sapere; per questo

bisognava a tutti i costi impedirmi di partecipare alla

F riunione. Il piano per poco non ha avuto successo, ma

~r adesso sono qui, e sostengo il Primo Oratore. Sono d'ac-

@ cordo con lui e lui può quindi, in accordo con la nostra

P tradizione, ignorare i dissenzienti, cioè gli altri dieci Ora-

~ tori.


,r Delora Delarmi batté un pugno sul tavolo.--Il vostro

discorso insinua che qualcuno sapesse in anticipo quello

~' che il Primo Oratore avrebbe detto, che sapesse in antici-

po che l'Oratore Gendibal si sarebbe dichiarato d'accor-

E do, contrariamente agli altri dieci. Il che è chiaramente

impossibile. Non solo; il vostro discorso lascia capire an-

che che l'iniziativa del Primo Oratore non piacerebbe all'

organizzazione inventata dalla vostra mente paranoide, e

che tale organizzazione, allo scopo di combattere la detta

~- iniziativa, avrebbe posto sotto il suo controllo uno o più

i`: Oratori.

--Sì, è esatto--convenne Gendibal.--La vostra anali

si è magistrale.

1 --Chi accusate?--gridò la Delarmi.

k --Nessuno in particolare. Rimetto la questione nelle

mani del Primo Oratore. E evidente che all'interno della

Seconda Fondazione c'è qualcuno che lavora contro di

noi. Propongo che chiunque faccia parte di essa sia sotto-

posto a un'analisi mentale completa. Chiunque, Oratori

compresi. E non escludo né me, né il Primo Oratore.

La riunione della Tavola si chiuse nel caos più totale,

una confusione quale non si era mai registrata nella sto-

ria della Seconda Fondazione.

E quando Shandess disse finalmente la frase con cui

aggiornava la seduta, Gendibal, senza parlare con nessu-

no andò subito nella sua stanza. Sapeva bene di non ave-

re ún solo amico fra gli Oratori; e perfino l'aiuto che pote-

va dargli il Primo Oratore nasceva da un sentimento tutt'

altro che entusiasta. Non sapeva dirsi se temesse di più

per se stesso o per la Seconda Fondazione. Avvertiva un

amaro sentore di rovina.
27

Gendibal non dormì bene. Nei suoi sogni, come nei suoi

pensieri coscienti, era impegnato a litigare con Delora

Delarmi. In un particolare sogno la figura di lei si confuse

con quella di Rufirant; Gendibal si ritrovò così ad affron-

tare una gigantesca Delarmi che gli si faceva incontro

con enormi pugni pronti a colpirlo e cQn un sorriso insi-

dioso che rivelava una chiostra di denti aguzzi come

aghi.
Alla fine si sveglib, più tardi del solito e con la sensazio-

ne di non avere riposato affatto. Il cicalino stava ronzan-

do sommessamente.
Gendibal si girò e premette il contatto.
--Sì? Cosa c'è?
--Oratore...--La voce era quella del supervisore del

suo piano e suonava meno rispettosa del dovuto.--C'~

un visitatore che desidera parlarvi.
--Un visitatore?--Gendibal punzonò la tabella degli

appuntamenti e lo schermo gli mostrò che non ne aveva

fino a mezzogiorno. Premette il bottone dell'ora e vide

che erano le otto e trentadue del mattino. Disse, stizzito:

--Chi diavolo è, per la Galassia?
--Non vuol dire il suo nome, Oratore.--Poi, con tono

di chiara disapprovazione, il supervisore aggiunse:--

Uno di quegli hamiani, Oratore. Dice che è qui dietro vo-

stro invito.--L'ultima frase fu detta con disapprovazio-

ne ancora maggiore.
--Fatelo aspettare in sala d'attesa finché non vengo io.
Gendibal non si preoccupò di far presto. Mentre si lava-

va, si abbandonò a riflessioni. Che qualcuno si servisse di

un hamiano per mettergli i bastoni fra le ruote Poteva an-

che essere; ma gli sarebbe piaciuto sapere chi fosse, quel

qualcuno. E come mai l'hamiano era venuto addirittura a

domandare di lui lì? Si trattava forse di una trappola raf-

finata?
Che cosa poteva mai spingere un contadino hamiano

all'interno dell'Università? Che motivi avrebbe potuto

addurre? E che motivi reali aveva?
Per una frazione di secondo Gendibal rimase incerto

chiedendosi se non fosse il caso di armarsi. Poi decise di

no; non poteva ammettere di non essere capace di con-

trollare un hamiano lì nei locali dell'Università. Ci sareb-

be riuscito certo, senza correre rischi e senza lasciare se-

gni nella sua mente.


Pensò che l'incidente con Karoll Rufirant, il giorno pri-

ma, lo aveva turbato troppo. A proposito, che si trattasse

dello stesso Rufirant? Ora che forse era libero da influen-
~teme, poteva essere venuto da lul a porgergli le sue

scuse timoroso di eventuali punizioni. Ma come poteva


~ ~ sáperé l'indirizzo? Sapere a chi rivolgersi?

t ` Gendibal percorse con passo spedito il corridoio ed en-

~` trò nella sala d'attesa. Lì si arrestò di colpo, sbalordito, e

~' si rivolse al supervisore, che si fingeva indaffarato, nel

suo cubicolo dalle pareti di vetro.

--Non mi avete detto che il visitatore era una visitatri-

~ ce.

,~i Il supervisore disse, calmo:--Ho parlato in generale di



1~ un hamiano. Voi non mi avete chiesto se fosse un hamia-

~: no maschio o un hamiano femmina

--Fornite un numero minimo di informazioni, eh? A

~' quanto pare questa è una delle vostre caratteristiche. Lo

F terrò a mente.--(Avrebbe dovuto verificare se il supervi-

sore fosse stato nominato dalla Delarmi, pensò. E da quel


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