Isaac Asimov. L'Orlo della fondazione



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mi venne in testa l'idea che la Seconda Fondazione potes-

se ancora esistere. In occasione di un discorso che dovevo

pronunciare durante la campagna elettorale pensai di

spremere un po' di voti alla gente ancora indecisa tirando

fuori la frase d'effetto: «Se la Seconda Fondazione esi-

stesse ancora...«. Quello stesso giorno, dopo il discorso,

pensai fra me e me: e se esistesse ancora sul serio? Mi mi-

si a leggere libri di storia e nel giro di una settimana mi

ero convinto. Non c'erano prove concrete, ma ho sempre

avuto l'impressione di saper trarre le conclusioni giuste

anche dalle supposizioni più azzardate. Questa volta, pe-

rò...--Trevize s interruppe e rifletté un attimo. Poi conti-

nuò:--Pensate a cos'è successo da allora. Fra tutte le

persone ho scelto Compor come mio confidente, e lui mi

ha tradito. Dopo di che il sindaco Branno mi ha fatto ar-

restare e mi ha mandato in esilio. Perché in esilio, invece

di lasciarmi semplicemente in prigione, o di minacciarmi

r con lo scopo di indurmi a tacere? E perché mi ha assegna-

E to una nave ultimo modello che mi consente straordinari

Balzi nell'iperspazio? E perché ha voluto tanto che vi

prendessi con me e mi ha suggerito di aiutarvi a trovare

la Terra?


«E perché ero cosl sicuro di non dover andare su Tran-

tor? Ero convinto che voi aveste un'idea migliore per la

nostra ricerca e voi che cosa avete fatto? Di punto in

~- blanco avete tirato fuori il misterioso pianeta Gaia, sul

.F quale avevate avuto informazioni in circostanze, come ri-

L~ sulta ora, assai nebulose. Ci rechiamo su Sayshell, prima

~! tappa obbligata, e chi ci troviamo? Compor, il quale ci

racconta dettagliatamente la storia della Terra e della

sua morte. Ci assicura poi che essa si trova nel Settore Si-

L, rio e Ci consiglia caldamente di andare là.«


r --Ecco, questo è il punto--disse Pelorat.--Da quel

che dite sembra che un complesso di circostanze ci spin-

E ~ gesse verso Gaia, ma, come avete appena osservato, Com-

~, por ha tentato di persuaderci ad andare altrove.


E --E per reazione io ho deciso di continuare il viaggio

verso Gaia; la mia diffidenza nei confronti di Compor non

~ poteva che indurmi ad agire cosl. Tuttavia forse lui con-

F tava proprio sul fatto che non mi sarei fldato dei suoi con-

sigli. Potrebbe avere detto quello che ha detto apposta

per spingermi a fare il contrario.


--Sono mere congetture--mormorò Pelorat.
--Vi pare? Andiamo avanti. Abbiamo chiesto un collo-

quio a Quintesetz semplicemente perché si trovava li all'

universltà, a portata di mano...
--Non è vero--disse Pelorat.--Io lo conoscevo di fa-

ma.
--Avete detto che il suo nome vi suonava familiare, ma

non vi ricordavate di aver mai letto niente di suo. Perché

i` il suo nome vi era familiare? In ogni modo, è venuto fuori

che Quintesetz aveva letto un vostro saggio che l'aveva

Colpito moltissimo. Vi pare verosimile, questo? Voi stesso

avete ammesso che il saggio in questione non era granché

noto.
« Ma non basta. La ragazza che ci accompagna da Quin-

tesetz a un certo punto, del tutto gratuitamente, nomina

Gaia e, quasi volesse attrarre la nostra attenzione verso

questo pianeta, dice che si trova nell'iperspazio. Quando

chiediamo delucidazioni a Quintesetz lui si comporta co-

~: me uno che non vuole parlare della faccenda, però non ci

butta fuori, anche se io sono abbastanza villano con lui.

Ci invita anzi a casa sua e durante la strada si prende la

briga di indicarci le Cinque Sorelle.


«Si assicura anche che prendiamo nota della stella po-

co luminosa al centro del pentagono. Perché? Non ci tro-

viamo davanti a una catena di coincidenze davvero inso-

lite? «
--Certo, presentando le cose in questa maniera...--

disse Pelorat.
--Presentatele come vi pare--disse Trevize.--Io non

credo alle catene di coincidenze insolite.


--Allora, qual è il significato di tutto ciò? Che qualcu-

no sta tirando le fila alle nostre spalle perché ci rechiamo

su Gaia?
--Sì.
--Ma chi?
--Su questo non vi sono dubbi--disse Trevize.--Chi

può riuscire a controllare le menti, a dare una regolata

qui e una là in modo che si segua una direzione piuttosto

che un'altra?


--Mi state dicendo che è la Seconda Fondazione?
--Che cosa ci hanno detto di Gaia? Che è intoccabile.

Le flotte che hanno tentato di attaccarla sono state di-

strutte. La gente che vi si reca non fa più ritorno. Nem-

meno i'l Mulo ebbe il coraggio di muoverle guerra; e pare

addirittura che si trattasse del suo pianeta d'origine.

Sembra proprio che Gaia sia la sede della Seconda Fon-

dazione. E trovarla è lo scopo che mi prefiggo.
Pelorat scosse la testa.--Ma secondo alcuni storici il

Mulo fu fermato dalla Seconda Fondazione. Come sareb-

be potuto succedere ciò, se fosse stato un membro di es-

sa?
--Sarà stato un rinnegato.


--E per quale ragione la Seconda Fondazione ci so-

spingerebbe inesorabilmente verso di sé?


Con lo sguardo pensieroso e la fronte corrugata, Trevi-

ze disse:


--Vediamo di ragionarci su. La Seconda Fondazione, a

quanto risulta, ha sempre giudicato di capitale importan-

za non far sapere agli estranei della propria esistenza, o

comunque far sapere di sé il meno possibile. Per cento-

venti anni noi della Prima Fondazione abbiamo effettiva-

mente pensato che la Seconda non esistesse più, e questo

deve aver fatto molto comodo ai suoi membri. Eppure,
quando io ho cominciato a sospettare della loro esisten-

E za, non hanno fatto niente. Compor sapeva. Avrebbero

potuto usarlo per chiudermi la bocca in un modo o nel-

l'altro, anche uccidendomi. Invece non hanno mosso un

dito.
--Vi hanno fatto arrestare, se vogliamo attribuire alla

Seconda Fondazione la responsabilità di quanto è avve-

nuto--disse Pelorat.--Secondo quanto mi avete detto
~' in questo modo la popolazione di Terminus non è stata

messa al corrente delle vostre opinioni. I membri della

Seconda Fondazione sono riusciti a compiere l'operazio-

ne senza commettere atti di violenza; forse nemmeno lo-

ro ignorano il detto di Salvor Hardin: La violerlza è l'ulti-
~: mo r~fugio degti incompetenti.
--Ma che la popolazione di Terminus ignori le mie opi-
E nioni serve a ben poco. Il sindaco Branno le conosce e cer-
l to si è domandata se io non abbia ragione. Per cui ormai

la Seconda Fondazione non può più farci del male. Se mi

avessero eliminato subito, avrebbero evitato ogni perico-

lo. Forse avrebbero evitato ogni'pericolo anche se mi

avessero lasciato completamente in pace, perché avreb-
- bero potuto manovrare le cose in modo da presentarmi

alla gente di Terminus come un eccentrico, magari addi-

rittura un pazzo. E la prospettiva di vedere la mia carrie-
F ra politica rovinata mi avrebbe indotto a tacere alle pri-

me avvisaglie di ostilità da parte degli elettori.


~- «Ora invece è troppo tardi perché la Seconda Fondazio-
j~ ne intervenga. Harla Branno si è insospettita abbastanza

per quanto è successo da spedirmi dietro Compor, e poi-

ché, essendo più saggia di me, non si fida nemmeno di lui

ha piazzato sulla sua nave un iper-relé. Di conseguenza

sa che ci troviamo su Sayshell. E ieri sera, mentre dormi-

vate, ho fatto trasmettere dal nostro computer un mes-

saggio destinato al computer del nostro ambasciatore su

Sayshell. In esso spiegavo che ci stiamo dirigendo verso


E, Gaia, e mi sono preso anche la briga di fornire le coordi-

nate. Se adesso la Seconda Fòndazione farà qualcosa con-


t tro di noi, sono sicuro che la Branno ordinerà di investi-

gare sull'accaduto. E certo la Seconda Fondazione non

muore dalla voglia di vedere l'attenzione della Prima

concentrata su di sé.«


--Se sono così potenti--disse Pelorat--dovrebbero

infischiarsene di attrarre l'attenzione della Prirna Fonda-

zione...

--Invece non è così--disse Trevize con convìnzione.


Se ne stanno nascosti perché per certi versi evidente-

mente sono deboli e perché la Prima Fondazione dal pun-

to di vista tecnologico ha fatto passi da gigante, superan-

do addirittura, penso, le previsioni di Seldon. Il modo

cauto, quasi furtivo, con cui ci hanno indotto a dirigerci

verso il loro mondo sembra dimostrare che non hanno al-

cuna voglia di attrarre l'attenzione su di sé. E se è vera

questa ipotesi, allora hanno già perso, almeno in parte,

perché hanno attirato l'interesse della Prima Fondazione

e non possono fare niente per cambiare la situazione.


--Ma perché affronterebbero tutti questi rischi?--dis-

se Pelorat.--Perché, se la vostra analisi è corretta, do-

vrebbero correre seri pericoli pur di indurci a raggiunger-

li attraversando la Galassia? Che cos'è che vogliono da

noi?
Trevize flssò Pelorat e arrossì.--Janov--disse.--Ho

un presentimento riguardo a questa faccenda. Vi ho detto

che ho il dono di arrivare a conclusioni esatte partendo

da indizi minimi. Una speciale sensazione di sicurezza mi

dice quando ho ragione, e adesso la provo. Io ho qualcosa

di cui i membri della Seconda Fondazione hanno biso-

gno, e ne hanno tanto bisogno che per essa sono disposti a

mettere a repentaglio la loro stessa esistenza. Non so che

sia questo qualcosa, ma devo scoprirlo, perché, se ce l'ho

e se è così importante, allora voglio poterlo usare per

quello che sembra giusto a me.--Trevize scrollò legger-

mente le spalle.--Siete ancora disposto a seguirmi, ami-

co mio, ora che vedete che razza di pazzo io sia?
--Vi ho detto che ho fiducia in voi--disse Pelorat.--E

ce l'ho tuttora.


Trevize rise, enormemente sollevato. -- Fantastico!

Perché, sapete, ho un'altra sensazione, e cioe che voi per

qualche motivo siate una pedina essenziale in tutta que-

sta vicenda. Allora, Janov, a tutta velocità verso Gaia.

Avanti !
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Il sindaco Harla Branno dimostrava decisamente di più

dei suoi sessantadue anni. Almeno in quel momento. Era

così immersa nei suoi pensieri che si era dimenticata di

evitare, come faceva di solito, lo specchio; così, mentre si

dirigeva verso la sala mappe, aveva visto la propria im-
magine e si era resa conto di avere un'aria terribilmente
~ stanCa.
E~ Sospirò. Era sfibrante, si disse. Da cinque anni ricopri-

va la carica di sindaco e prima di allora, per dodici anni,

aveva tirato le fila del potere mentre uomini di paglia se-

devano su quella poltrona. Tutto era andato liscio, aveva

registrato sempre successi, ma era stato sfibrante. Si

chiese come sarebbe stato se le cose non fossero andate li-

sce, se avesse subìto sconfitte.
Per lei personalmente non sarebbe stato male, pensò.

La necessità di agire le avrebbe rinvigorito lo spirito. Era

la tremenda consapevolezza di non avere altra scelta ché

I'immobilismo ad averla fiaccata.


A garantire il successo era il Piano Seldon, e la Seconda
E; Fondazione serviva ad assicurare che tale successo conti-

nuasse. Harla Branno, la persona di po~,~o che stava al ti-

mone della Fondazione (era la Prima Fc.,dazione, in real-

tà, ma su Terminus nessuno mai pensava di aggiungere

I'aggettivo), si limitava a seguire la corrente.
La storia non si sarebbe ricordata, o quasi, di lei. Lei

stava semplicemente ai comandi di una nave che era go-

vernata da fuori.
Perfino Indbur III, che si era trovato al comando nel

momento in cui la Fondazione si era arresa disastrosa-

mente al Mulo, aveva fatto qualcosa. Aveva, se non altro,

capitolato.


Harla Branno, invece, era destinata a precipitare nell'

anonimato. A meno che Golan Trevize, quello sconsidera-

to, quel parafulmine, non avesse reso possibile...
La Branno guardò pensierosa la mappa. Non era del ti-
t' P° elaborato dai computer ultimo modello; era invece un

4 grappolo di luci tridimensionale che rappresentava la

Galassia a mezz'aria, olograficamente. Benché la struttu-

ra non potesse essere mossa né girata e benché non si po-


L tesse né espandere, né contrarre, le si girava intorno facil-

mente e la si poteva osservare da qualsiasi angolatura.


E Quando la Branno toccò un comando, un'ampia sezio-

1 ne della Galassia, circa un terzo di tutto l'insieme ~esclu-

t so il nucleo, che era «terra di nessuno«), diventò rossa. La

~: zona rossa rappresentava la Federazione della Fondazio-

" ne, costituita da più di sette milioni di mondi abitati, go-

vernati dal Consiglio e dallo stesso sindaco Branno. Era-

no quei sette milioni di pianeti ad avere votato per la

'~ Branno e a essere rappresentati alla Camera dei Mondi,

la quale dibatteva questioni scarsamente importanti, de-

liberava su di esse e mai e_ poi mai si occupava di qualco-

sa di maggior rilevanza.
Il sindaco toccò un altro comando, e dai confini della

Federazione si protesero in fuori, qui e là, macchie di co-

lor rosa chiaro. Sfere d'influenza. Si trattava di regioni

che non appartenevano alla Fondazione, ma che, indipen-

denti più di nome che di fatto, non si sarebbero mai so-

gnate di contrastare una qualsiasi mossa del colosso.


La Branno era convintissima che nessuno nella Galas-

sia (nemmeno la Seconda Fondazione, dovunque fosse)

potesse sostenere un confronto con la Fondazione, e che

quest'ultima avrebbe potuto, volendo, far partire da un

momento all'altro le sue flotte di navi e fondare senza dif-

ficoltà il Secondo Impero.


Ma dall'inizio d ·l Piano erano passati solo cinque seco-

li, non i dieci pre~l~sti da Seldon. Il sindaco scosse la testa

con tristezza. Se la Fondazione avesse agito ora, per un

motivo o per l'altro avrebbe registrato un insuccesso. An-

che se le sue navi erano insuperabili, ugualmente non

avrebbe avuto probabilità di vincere.


A meno che Trevize non avesse attirato su di sé i fulmi-

ni della Seconda Fondazione... fulmini che avrebbero

permesso di risalire a chi li aveva lanciati.
Harla Branno si guardò intorno. Dov'era Kodell?
Non era proprio il momento adatto ai ritardi.
Lupus in fabula, in quel momento Kodell entrò nella

stanza sorridendo allegramente; aveva un'aria più pater-

na che mai, con i suoi baffi grigio-bianchi e la pelle ab-

bronzata. Paterna, ma non vecchia. In effetti, aveva otto

anni meno del sindaco.
Come mai lui non mostrava i segni della tensione?

Quindici anni passati a fare il capo della Sicurezza non

gli avevano lasciato il marchio?
57
Kodell annu~ lentamente, seguendo la formalità imposta

a chi iniziava un colloquio con il sindaco. Era un'usanza

che si tramandava fin dai tempi bui degli Indbur. Quasi

tutto era cambiato col tempo, ma l'etichetta era quella

che resisteva di più alle inm)vazioni.
--Scusate se sono in ritardo, sindaco--disse--ma l'

arresto del consigliere Trevize ha cominciato a scuotere

r dal suo torpore il Consiglio.
--Davvero?--disse il sindaco, senza molta partecipa-

zione.--Ci aspetta la rivoluzione, a palazzo?


--No, affatto. Abbiamo tutto sotto controllo. Però ci

sarà confusione.


` --Che facciano pure confusione. Così si sentiranno me-

glio, e io... io mi terrò fuori dalla scena. Immagino di po-

ter contare sul favore dell'opinione pubblica, vero?
--Credo di sì, specie sull'opinione della gente che non è

di Terminus. A chi non è di Terminus non interessa per

niente quel che succede a un con~igliere esule.
t --A me interessa, invece.
--Nuove notizie?
--Liono--disse la Branno--voglio essere informata

su Sayshell.


--Non sono un libro di storia ambulante--disse Ko-

dell con un sorriso.


E --Non m'interessa la storia che si legge sui libri. Vo-

glio sapere la verità. Come mai Sayshell è indipendente?

Guardate qua.--Harla Branno indicò nella mappa la zo-

na rossa che rappresentava il territorio della Fondazione;

in mezzo alle spirali più interne c'era una sacca bianca.
--L'abbiamo quasi incapsulata, quasi risucchiata--

disse--ma è ancora bianca, e resta bianca. Non è rappre-

sentata nemmeno col rosa degli alleati sicuri.
Kodell alzò le spalle.--Ufficialmente Sayshell non è

un alleato sicuro, però non ci dà nessun fastidio. E neu-

trale.
L --D'accordo. Guardate questo, allora.--La Branno

toccò un comando e il rosso si diffuse ancora di più, fino a

coprire quasi metà della Galassia.--Questo--disse--

era il regno del Mulo all'epoca della sua morte. Se osser-

vate bene in mezzo al rosso, vedrete che l'Unione Say-
l~ shell, pur essendo completamente circondata da territo-

rio soggetto al Mulo, è colorata in bianco. E stata l'unica

zona non conquistata.
~ Era neutrale anche allora.
--Il Mulo non rispettava molto la neutralità.
~ In questo caso pare l'abbia fatto.
--Pare proprio. Che cos'ha Sayshell di particolare?
--Nlente--disse Kodell.--Credetemi, sindaco, pos-

siamo conquistare l'Unione quando vogliamo.


--vavvero? Eppure, per qualche motivo, non l'abbia-

mo conquistata.


2~Q,6 · '~Q7

--Non c'è nessun bisogno di annetterla.


Harla Branno si appoggiò allo schienale della poltrona

e spense l'ologramma.


--Credo che adesso, invece, occorra annetterla.
--Come dite?
--Liono, ho spedito quello stupido consigliere nello

spazio perché mi facesse da parafulmine. Pensavo che la

Seconda Fondazione l'avrebbe considerato più pericoloso

di quanto realmente non fosse e che avrebbe ritenuto la

Fondazione un pericolo minore. Lui sarebbe stato colpito

dal fulmine e noi avremmo visto da dove questo si origi-

nava.
--Certamente, sindaco.
--Speravo che andasse a visitare le rovine imputridite

di Trantor e a cercare tra i resti, ammesso che ci siano,

della Biblioteca, qualche notizia riguardante la Terra. La

Terra, se ricordate, è quel mondo che, secondo i mistici e

le loro noiose teorie, avrebbe dato origine all'umanità.

Come se, anche nel.caso fosse vero, il fatto avesse la mini-

ma importanza... Pensavo che la Seconda Fondazione

non avrebbe mai creduto che quello della Terra fosse il

reale motivo per Cui Trevize si era recato su Trantor e che

si sarebbe messa in moto per scoprire quale fosse il suo

vero obiettivo.
--Ma lui non è andato su Trantor.
--No. Del tutto inaspettatamente, è andato su Say-

shell. Perché?


--Non lo so. Ma perdonate un vecchio segugio come

me, che ha il compito di sospettare sempre di tutto, e di-

temi per favore come fate a essere sicura che lui e Pelorat

si sono recati su Sayshell. So che Compor fa regolarmente

rapporto, però fino a che punto ci possiamo fidare di lui?
--L'iper-relé ci dice che la sua nave è atterrata effetti-

vamente su Sayshell.


--Senza dubbio, ma come potete essere certa che an-

che Trevize e Pelorat abbiano fatto altrettanto? Compor

può essere andato su Sayshell per motivi suoi e potrebbe

non sapere dove sono gli altri, o infischiarsene.


--Il nostro ambasciatore su Sayshell ci ha informato

dell'arrivo della nave con la quale Trevize e Pelorat sono

partiti, e non sono incline a credere che la nave sia arriva-

ta senza loro a bordo. Tra l'altro, Compor dice di avere

parlato con loro e se anche si può non credere a lui, ci so-

no altre testimonianze dalle quali si apprende che i due si

F sono recati all'Università di Sayshell, dove hanno fatto

visita a uno storico di non grande rinomanza.


--Nessuna di queste notizie mi è giunta--disse Ko-
L~ dell, pacato.
F La Branno tirò su col naso.--Non sentitevi scavalcato.

Mi sto occupando della faccenda personalmente e le in-

formazioni che vi ho appena dato le ho ricevute giusto
~i' poco fa dall'ambasciatore. Il nostro parafulmine sta pro-

,il cedendo per la sua strada. E rimasto su~ Sayshell due

giorni, poi è ripartito. E diretto verso un altro sistema
P planetario, lontano circa dieci parsec da Sayshell. Ha co-

municato il nome e le coordinate galattiche della sua de-

stinazione all'ambasciatore, che li ha passati a noi.
. --C'è nessun segno di conferma da parte di Compor?
Compor ci ha avvertito ancor prima dell'ambascia-

tore che Trevize e Pelorat stavano partendo. Non sa anco-

~ ra quale sia la loro meta. Presumo che li segua, come al

l solito,


E --Ci sfuggono però i vari perché della situazione--

disse Kodell. Si ficcò in bocca una pastiglia e la succhiò

pensieroso.--Perché Trevize è atterrato su Sayshell?

Perché è subito ripartito?


t --La domanda che più m'incuriosisce è questa: dove?

~ Dove sta andando?


t --Ma non avete detto che ha comunicato all'ambascia-

tore il nome e le coordinate della sua destinazione? Pen-

sate dunque che non gli abbia detto la verità? O che l'am-

basciatore non l'abbia detta a noi?


--Anche ammesso che tutti abbiano detto la verità e

che non ci siano stati errori di sorta da parte di nessuno,


~; quello che mi incuriosisce è il nome della meta di Trevi-

l~ ze. All'ambasciatore ha riferito che andava su Gaia. Si è

anche preoccupato di scandire bene ciascuna lettera: G-
--Gaia? Mai sentita--disse Kodell.
--No? Non c'è da stupirsene.--La Branno indicò il

punto in aria dove prima c'era la mappa.--Sulla mappa


L olografica posso localizzare nel giro di un minuto ogni

stella intorno a cui gira un pianeta abitato, e molte stelle

importanti con un seguito di sistemi non abitati. Mano-

vrando i comandi a dovere si possono individuare più di

trenta milioni di stelle, singole o binarie o riunite in am-

massi che siano. Le posso individuare servendomi indiffe-

rentemente di cinque diversi colóri, presi uno allà volta o
289

tutti insieme. Però sulla mappa Gaia non l'ho proprio tro-

vata. Non risulta da nessuna parte: non esiste.
--Per ogni stella che la mappa mostra ce ne sono dieci-

mila che non mostra--disse Kodell.


--D'accordo, ma le stelle che non mostra non hanno

pianeti abitati, e perché mai Trevize dovrebbe voler an-

dare su un pianeta deserto?
--Avete consultato il Computer Centrale? Ha in elenco

tutti i trecento miliardi di stelle della Galassia.


--Così dicono, ma è vero? Voi e io sappiamo bene che

ci sono migliaia di pianeti abitati che sono riusciti a sfug-

gire alla catalogazione delle nostre mappe. E non parlo

solo della mappa di questa stanza. ma anche di quanto è

registrato dal Computer Centrale. A quanto pare, Gaia è


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