Isaac Asimov. L'Orlo della fondazione



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dammo voi e Pel di un campo che agiva come un tran-

quillante sui vostri nervi, ma ci fu indispensabile farlo.

Se Vi avessimo lasciato in preda al panico o alla rabbia

ne avreste potuto ricavare un danno che vi avrebbe ma-

gari impedito di rendervi utile al momento giusto. Ogni

nostro intervento su di voi si è fermato lì. Non ho mai po-

tuto tentare di andare oltre quella minima interferenza

né l'ho fatto. Perciò non so quali siano i vostri pensieri.


--La decisione che dovevo prendere l'ho presa--disse

Trevize.--Essa è stata a favore di Gaia e di Galaxia, la

Galassia vivente. Perché, allora, tutte queste chiacchiere

sulla mia mente lucida e non condizionata? Avete avuto

quello che volevate, quindi adesso potete influenzarmi

quanto vi pare.

--No, non è così. Potranno occorrere altre decisioni, in

l' futuro. Voi dovete restare come siete. Finché siete vivo

rappresentate un talento raro nella Galassia. Ci sono in-

dubbiamente altre persone come voi, e altre come voi ne

Y nasceranno, ma per il momento conosciamo soltanto Go-

lan Trevize, e non possiamocondizionarlo.

Trevize disse, dopo un attimo di riflessione: Voi siete

Gaia e in-questo momento non vorrei parlare con Gaia,

ma con voi come individuo, se questo ha`un significato

per un gaiano.

--Certo che ha un significato. Le nostre vite non sono

affatto fuse l'una con l'altra. Posso staccarmi dalla co-

scienza comune, per brevi periodi di tempo.

--Sì--disse Trevize--penso anch'io che lo possiate

Ll fare. L'avete fatto, ora?

--Sì.


--Allora per prima cosa permettetemi di dirvi che ave-

te barato. Non sarete magari entrata nella mente per in-

fluenzarmi nella mia decisione, però siete entrata di sicu-

d ro nella mente di Janov per ottenere di farmi scegliere in

un certo modo. Non è vero?

_ Lo pensate?

~, --Lo penso. Al momento cruciale Pelorat mi ha ricor-

. dato di avere avuto un'impressione in passato, osservan-

~' do la Galassia sullo schermo, che essa fosse qualcosa di

f vivo, e questa sua osservazione mi ha indotto a compiere

Ia scelta che ho compiuto. L'idea sarà anche stata di Pelo-

rat, ma era vostra la mente che l'ha fatta affiorare, no?

; --Era un pensiero presente nella sua mente--disse

Bliss--ma ce n'erano anche tanti altri. Ho facilitato la

~ strada solo a quello e a nessun altro. Perciò è stato esso a

i; sgusciare fuori dalla coscienza e a esprimersi in parole.

Badate bene, però non sono stata io a crearlo. C'era già.

--Tuttavia, cosi facendo, avete indirettamente influen-

zato la mia decisione, che in tal modo non è stata del tut-

to libera

--Gaia ha ritenuto necessariò compiere questa mossa.

~ Ah sì? Be', forse vi farà sentire migliore, o meno me-

schina, sapere che se pure il discorso di ~anov mi ha in-

~' dotto a prendere la mia decisione in quel certo momento,

avrei preso la stessa decisione anche se lui non avesse
detto niente o avesse cercato di convincermi a scegiiere

un'altra soluzione. Desidero che afferriate bene il concet-

to.
--E una notizia che mi solleva--disse Bliss, gelida.--

Era questo che desideravate comunicarmi quando avete

chiesto di vedermi?
--No.
--Che cos'altro c'è, allora?
Trevize si sedet'te nella poltrona che si trovava davanti

a quella di Bliss. La avvicinò tanto che le loro ginocchia

quasi si toccarono e protendendosi verso la ragazza disse:

--Quando arrivammo nelle vicinanze di Gaia, c'eravate

voi nella stazione spaziale. Siete stata voi a intrappolarci,

VOi a venirci a prendere, voi a rimanere in nostra compa-

gnia da quel momento in poi, fatta eccezione per il pran-

zo con Dom, al quale non partecipaste. In particolare c'

eravate voi sulla Far Star quando presi la mia decisione.

Sempre voi.


--Io sono Gaia.
--Non è una spiegazione sufficiente. Anche un coniglio

e un sasso sono Gaia. Tutto ciò che esiste sul pianeta è

Gaia ma non tutte le creature e le cose partecipano di Ga-

ia in misura uguale. Alcuni esseri sono più uguali d'altri.

Perché proprio Bliss ci ha assistito e sorvegliato?
--Secondo voi, perché?
Trevize saltò il fosso e disse:--Perché penso che non

siate Gaia. Penso che siate qualcosa di più di Gaia.


Bliss fece un verso di derisione.
Trevize continuò, imperterrito:--Quando stavo per fa-

re la mia scelta, la donna che era con l'Oratore...


--Lui la chiamava Novi.
--Sì, quella Novi, dunque, ha detto che Gaia fu fonda-

ta dai robot, che ora non esistono più e che insegnarono

agli abitanti del pianeta una particolare versione delle

Tre Leggi della Robotica.


--Infatti, è verissimo.
--I robot non esistono più?
--Così ha detto Novi.
--Invece Novi non ha detto così. Le sue esatte parole

sono state: Gaia fu fondata migliaia di anni fa con t'aiuto

dei robot, i ~uali per un breve periodo di tempo servirono la

specie umana, che ora non servono più.


--Be', Trev, questo non vuol forse dire che non esistono

--No, vuol dire che non servono più gli uomini. Potreb-

bero invece ~overnarli

--E ridicolo!

--Governarli, o sorvegliarli. Come mai eravate presen- I

te al momento in cui ho preso la decisione? Non mi pare- ì

va che foste così necessaria. Era Novi che fungeva da co-

ordinatrice e poiché anche lei era Gaia, non ci sarebbe

stato, a rigor di logica, nessun bisogno di voi. A meno

che


--A meno che?

--A meno che voi non siate il supervisore cui spetta il

compito di assicurarsi che Gaia non dimentichi le Tre

Leggi. A meno che, insomma, non siate un robot così ben

costruito da non potersi distinguere da un essere umano.

--Se non mi si può distinguere da un essere umano, co-

me mai voi pensate di potermi distinguere?--disse Bliss

con una punta di sarcasmo.

Trevize si appoggia allo schienale della poltrona.-- 3

l Non siete stati voi gaiani a ripetermi che ho la rara facol-

tà di essere sicuro delle mie idee, di prendere decisioni

3 giuste e compiere le scelte giuste, di individuare le alter-

native corrette? Non sono io a sostenere questo: siete voi

che lo sostenete. Ebbene, dal primo momento in cui vi ho

.visto mi sono sentito a disagio. C'era qualcosa che non

andava, in voi. Io sono sensibile al fascino femminile al-

b meno quanto Pelorat, anzi, direi di più, e voi avete l'

aspetto di una bella donna. Eppure, nemmeno per un at-

timo ho provato la benché minima attrazione.

~ --Voi mi distruggete.

1~ Fingendo di non avere sentito, Trevize continuò.--

Quando saliste a bordo della nostra nave, Janov e io ave-

I/ vamo appena finito di discutere sulla possibilità che Gaia

|' ospitasse una civiltà non umana e appena vi vide Janov,

l~ nella sua ingenuità, vi chiese Siete uma~a? Probabilmen-

? te un robot è costretto a dire la verità, ma immagino che

gli sia lecito essere evasivo. Voi vi limitaste a rispondere:

~! Perché, non sembro umana? Sì, Bliss, sembrate umana,

ma lasciate che vi ripeta la domanda. Siete umana?

Bliss tacque, e Trevize proseguì:--Credo di avere in-

tuito fin dal primo momento che non eravate una donna,

ma un robot. A causa di questa mia sensazione tutti gli

avvenimenti che seguirono li vidi in una luce particolare;

r soprattutto il fatto che non partecipaste al pranzo. 3

I' --Credete che non sia in grado di mangiare, Trev?--
disse Bliss.--Vi siete dimenticato che a bordo della Far

Star feci fuori un piatto di gamberetti? Vi assicuro che so-

no in grado di mangiare e di compiere qualsiasi altra fun-

zione biologica, compresa, prima che me lo chiediate,

quella sessuale. Ma posso anche dirvi che questo in sé

non dimostra che io non sia un robot. Già migliaia di an-

ni fa i robot avevano raggiunto il massimo della perfezio-

ne, e Si potevano distinguere dagli esseri umani soltanto

attraverso un'analisi mentalica del cervello. L'Oratore

Gendibal avre,bbe potuto capire che cosa fossi se si fosse

disturbato anche solo minimamente a prendermi in con-

siderazione. Ma naturalmente non l'ha fatto.


--Però, benché io non abbia facoltà mentaliche, sono

ugualmente convinto che siate un robot


--E se anche lo fossi?--disse Bliss.--Non ammetto

niente, sia chiaro, tuttavia sono curiosa. Se lo fossi?


--Non m'interessano le vostre ammissioni. So che sie-

te un robot. L'ultima prova, del resto superflua, I'ho avu-

ta quando avete affermato di potervi staccare dalla.co-

scienza comune di Gaia per parlare con me come indivi-

duo. Credo che non l'avreste potuto fare se foste stata

parte di Gaia, ma è chiaro, non lo siete. Siete un robot su-

pervisore, e quindi al di fuori della coscienza del pianeta.

E adesso che ciipenso, mi chiedo di quanti supervisori

Gaia abbia bisogno. Quanti ne abbia.
--Ripeto: non ammetto niente, ma sono curiosa. Se

fossi un robot?


--Se foste, come siete, un robot, vorrei sapere questo:

che cosa cercate da Janov Pelorat? Janov è mio amico e

per certi versi è come un bambino. Crede di amarvi, cre-

de di desiderare solo quello che siete disposta a dargli, e

pensa addirittura che sia già sufficiente ciò che gli avete

dato. Non conosce, non immagina nemmeno le pene pro-

vocate dalla perdita dell'amore, tanto meno immagina

che dolore possa procurargli apprendere che non siete

umana...
--E voi le conoscete, le pene dell'amore perduto?
--Ho avuto i miei momenti difficili. Non ho condotto

una vita ritirata come quella di Janov. Non sono mai sta-

to così assorbito dalla ricerca intellettuale da dimentica-

re ogni altra cosa, perflno una moglie e un figlio. Janov

invece è rimasto immerso tutta la vita nei suoi studi. E

adesso di colpo rinuncia a tutto per voi. Non voglio che

soffra. Non permetterò che soffra. Se è vero che ho fatto

un favore a Gaia, merito una ricompensa. Come ricom-

pensa vi chiedo di assicurarmi che non rovinerete l'esi-

stenza al mio amico.


--Devo fingere di essere un robot e rispondervi?
--Sì--disse Trevize.--E subito.
--Benissimo, allora. Supponiamo che sia un robot,

Trev, e che sia, come avete detto, un supervisore. Suppo-

niamo che siano pochi, pochissimi i robot che svolgono la

mia stessa funzione, e che ci si incontri assai di rado.

Supponiamo inQltre che ciò che ci guida nella vita sia il

desiderio di salvaguardare il benessere degli esse~ri umani

e che gli esseri umani di Gaia non ci sembrino tali, dato

che sono solo parti di una coscienza planetaria globale.


«Supponiamo che salvaguardare il benessere di Gaia ci

appaghi, ma non del tutto. Che ci sia in noi qualcosa di

primitivo che ci fa desiderare ardentemente la compa-

gnia di quelli che consideriamo esseri umani veri, ovvero

di quelle persone che esistevano all'epoca in cui i robot

furono progettati e costruiti. Non fraintendetemi; non sto

affermando di essere vecchia di migliaia d'anni (presu-

mendo ch'io sia un robot). La mia età, o (sempre presu-

mendo ch'io sia un robot) la durata della mia esistenza fi-

no a questo momento è quella che vi ho detto quando ci

siarno conosciuti. Tuttavia, partendo, ripeto, da quelle

premesse, la mia struttura in sostanza è quella stessa ch~

caratterizzava i miei simili in un passato lontano, per cui

ciò che mi sta più a cuore sono sempre gli esseri umani.


«Pel è un essere umano. Non fa parte di Gaia. E troppo

vecchio perché possa diventare parte di Gaia. Desidera

restare su questo pianeta con me perché non prova verso

di me la diffidenza che provate voi. Non pensa che sia un

robot. Ebbene, anch'io desidero stare con lui. Se, come

asserite, sono sul serio un robot, una reazione del ~enere

appare più che logica. I robot hanno gli stessi sentimenti

degli esseri umani, dunque dovete concedermi la capaci-

tà di amare come un essere umano. Se vi venisse da obiet-

tare che nonostante tutto resto un robot, vi risponderei

che forse un robot non è capace di avvertire nell'amore

quella sfumatura mistica che è tipicamente umana, ma

che nessuno, nemmeno voi, sarà mai in grado di distin-

guere la mia reazione emotiva dal sentimento che comu-

nemente si definisce amore. Perciò che importanza ha a

questo punto sotlilizzare?«


Bliss s'interruppe e guardò Trevize con un orgoglio che

non faceva concessioni.


--Mi state dicendo che non abbandonerete Pelorat?--

disse Trevize.


--Se partite dal presupposto ch'io sia un robot, capite

da solo che la Prima Legge non mi consentirebbe mai di

abbandonarlo, a meno che non fosse lui stesso a ordinar-

mi di farlo e a meno che non fossi convinta anch'io che di-

cesse sul serio; a meno che, insomma, restando con lui

non gli facessi più male che lasciandolo.


--Se un uomo più giovane
--Quale uomo più giovane? Voi siete più giovane di

Pel, ma non credo proprio che abbiate bisogno di me nel-

lo stesso senso suo; di tatto, poi, non mi desiderate, per

cui la Prima Legge mi impedirebbe di attaccarmi a voi.


--Non parlo di me, ma di un altro possibile uomo...
--Non ce ne sono altri. Su questo pianeta, solo Pel e

voi potetc essere considerati creature umane nel senso

non-gaiano.
Trevize disse, addolcendo il tono:--E se non foste un

robot?
--Decidetevi--disse Bliss.


--Ho detto se non foste un robot?
--Allora non avreste il diritto di dire proprio niente.

Starebbe a Pel e a me decidere del nostro destino.


--Ritorno al punto di partenza, allora--disse Trevize.

--Voglio una ricompensa, e come ricompensa vi chiedo

di trattare bene il mio amico. Non toccherò più il tasto

della vostra identità. Vi domando solo, parlando da per-

sona intelligente a persona intelligente, di trattare bene

Janov.
Bliss disse, con dolcezza:--Lo tratterò bene non per ri-

cOmpensare voi, ma perché lo voglio, perché è mio arden-

te desiderio farlo.


Dopo una breve pausa, chiamò:--Pel!--E ancora:--

Pel!
Pelorat entrò nella stanza.--Sì, Bliss?


Bliss lo presc per mano.--Credo che Trev voglia dirti

qualcosa.


Pelorat le strinse la mano e Trevize prese fra le sue le

loro mani intrecciate.--Janov--disse--sono molto

contento per voi due.
--Oh, amico mio!--disse Pelorat.
--Probabilmente me ne andrò da Gaia--disse Trevi-

ze.--Ora vado a parlare della cosa con Dom. Non so se e

quando ci rincontreremo, Janov, ma che ci rivediamo o

no, è stato bello conoscersi.

--Sì, è stato bello--disse Pelorat, sorridendo.

--Addio, Bliss, vi dico grazie in anticipo.

Addio, Trev.

E Trevize, salutando con la mano, lasciò la casa.


--Siete stato in gamba, Trev ~ disse Dom.--D'altra

parte me l'aspettavo, da voi.

Erano seduti davanti a una tavola apparecchiata e an-

1 che questo pasto come il primo, non solleticava certo la

~; gola. Ma a Trev;ze non importava; forse non avrebbe

1 mangiato mai più su Gaia.

Iì Disse:--Ho agito come prevedevate che agissi, ma for-

~, se non per i motivi che pensavate voi.

--Certo, quando avete deciso, vi sarete sentito sicuro

della vostra scelta.

I~ _ Sì, ma non perché un sesto senso mistico mi abbia

infuso la sicurezza. Se ho scelto Galaxia, è stato perché

ho usato il semplice ragionamento, quello stesso ragiona-

mento che chiunque altro avrebbe potuto usare per arri-

| vare a una decisione. Volete che vi spieghi come ho proce-

I~ duto?


--Ne sarei lieto, Trev.

. --Tre erano le alternative--disse Trevize.--Unirsi al-

la Prima Fondazione, unirsi alla Seconda Fondazione o

unirsi a Gaia. Se avessi scelto la Prima Fondazione, il sin-

daco Branno avrebbe preso misure immediate per cerca-

re di stabilire la supremazia sulla Seconda Fondazione e

su Gaia. Se avessi scelto la Seconda Fondazione l'Oratore

Gendibal avrebbe preso misure immediate per cercare di

stabilire la supremazia sulla Prima Fondazione e su Gaia.

5 In un caso e nell'altro il cambiamento che avrebbe avuto

` luogo sarebbe stato irreversibile e se l'una o l'altra delle

soluzioni si fosse rivelata sbagliata, il risultato sarebbe

stato irreversibilmente catastrofico.

« Se avessi scelto Gaia, invece, sia la Prima sia la Secon-

da Fondazione sarebber~ rimaste convinte di avere con-

li seguito una non disprezzabile vittoria e avrebbero conti-

L nuato ad agire come prima, dato che, come mi era stato

detto, I'ediflcazione di Galaxia avrebbe richiesto un lavo-

ro di generazioni e generazioni, se non addirittura di se-
coli. Scegliere Gaia è stato dunque il mio modo di gua~

gnare tempo, di assicurarmi che, se la mia decisionel

fosse dimostrata sbagliata, ci sarebbe stata la possi~i~

di modificare la situazione, o addirittura di ribaltar~á~


Dom alzò le sopracciglia; per il resto il suo viso qu~

cadaverico rimase inespressivo. Disse, con la sua voci

stridula:--E ritenete che la vostra decisione si dimostre

rà sbagliata?


Trevize si strinse nelle spalle.--Credo di no, ma per es-
~, serne sicuro devo visitare la Terra, sempre che riesca a

trovarla.


3 --Se volete andarvene noi certo non vi fermeremo

Trèv...
--Non sono fatto per il vostro mondo.


--Nemmeno Pel, se è per quello, ma nel caso rimania-

te, la vostra presenza sarà gradita quanto la sua. In ogni

modo non vi tratterremo. Ditemi, come mai desiderate

visitare la Terra?


_ Credo che lo sappiate già, Dom--disse Trevize.
--No mvece.
--C'è un dato che mi avete taciuto. Forse avevate le vo-

stre buone ragioni, ma avrei preferito che me ne aveste

parlato.
--Non capisco che cosa intendiate dire.
--Vedete, Dom, per compiere la mia scelta ho usato il

computer, e per un breve attimo mi sono trovato in con-

tatto con la mente di chi era intorno a me: il sindaco

Branno, I'Oratore Gendibal, Novi. Ho appreso così alcuni

fatti che, presi isolatamente, non significavano molto per

me. Mi riferisco per esempio ai vari interventi che, attra-

verso Novi, Gaia ha effettuato per indurre l'Oratore a ve-

nire su questo pianeta.


--D'accordo, e allora?
--Uno degli interventi di Gaia è stato quello di togliere

dalla Biblioteca di Trantor tutti i documenti che parlava-

no della Terra.
--Tutti i documenti che parlavano della Terra?
--Proprio così. Per cui è evidente che la Terra dev'esse-

re molto importante. A quanto sembra, di essa non deve

sapere nulla la Seconda Fondazione, ma non devo sapere

nulla nemmeno io. Se però devo assumermi la responsa-

bilità di assicurare un futuro alla Galassia, è giusto che

pretenda di essere informato. Vi spiace dirmi perché era

così importante sopprimere ogni dato sulla Terra?

Dom disse, con solennità:--Trev, Gaia non sa niente di

questa sottrazione di documenti. Niente!
--Mi state dicendo che non ne è responsabile~
--Sì. Non ne è responsabile.
Trevize rifletté un attimo, passandosi con aria assorta

la punta della lingua sulle labbra.--Chi è stato, allora?


--Non lo so. Non vedo lo scopo di una simile operazio-

ne.
I due uomini si guardarono, poi Dom clisse:--Avete ra-

gione. Pareva che fossimo arrivati alla migliore delle so-

luzioni ma finché questo mistero non sarà chiarito, sarà

difflcilé dormire sonni tranquilli. Rimanete un po' con

noi; cercheremo insieme di fare luce su questa storia. Poi,

quando ripartirete, avrete tutto il no~tro aiuto.
--Grazie--disse Trevize.
FINE

(Der ora)




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