Daniele Sepe
Il testo latino è tratto dal De vita agricola di Publio Cornelio Tacito. La strofa in italiano è la versione della prima in latino.
Raptores orbis,
postquam cuncta vastantibus
defuere terrae mare scrutantur
si locupes hostis est avari,
si pauper ambitiosi,
quos non oriens, non occidens satiaverit;
soli omnium inopes atque inopiam
pari adfectu concupiscunt,
Auferre, trucidare, rapere
falsis nominibus imperium,
atque ubi solitudinem faciunt
pacem appellant.
Predatori del mondo intero
adesso che mancano terre
alla vostra sete
di totale devastazione
andate a frugare anche il mare
avidi se il nemico è ricco
arroganti se è povero
gente che nè l'oriente
ne l'occidente possono saziare
solo voi
bramate possedere
con pari smania
ricchezza e miseria
rubano massacrano rapinano
e con falso nome
lo chiamano impero
rubano massacrano rapinano
e con falso nome
lo chiamano nuovo ordine
infine
dove fanno il deserto dicono
che è la pace
Vitae perditae
me legi
subdideram,
minus licite
dum fregi,
quod voveram;
sed ad vitae vesperam
corrigendum legi,
quidquid ante perperam
puerilis egi.
201. I LUPI
Ivan Graziani
(1977)
Guarda arrivano i lupi
sulla campagna addormentata
hanno fame e sono in tanti
guarda arrivano i lupi
guarda arrivano i lupi
Uh! Guarda arrivano i lupi
Uh! Guarda arrivano i lupi
E hanno le zanne come candidi pugnali
e gli occhi rossi da assassini
e la montagna li ha vomitati
sono sempre più vicini
Uh! Guarda arrivano i lupi
Uh! Guarda arrivano i lupi
Pantaloni e scarpe rotte
e la cravatta del matrimonio
i ricordi li ho portati in guerra
col profumo della terra
E lunga e bianca è la strada
che attraversa la Brianza
da cento giorni sul postale
ed il cuore mi fa male
Guarda arrivano i lupi
Guarda arrivano i lupi
"No signora no,
suo figlio non l'ho conosciuto no signora no
il sole sotto al ghiaccio
eravamo in centomila e siam tornati solo in sei !"
Guarda arrivano i lupi
Questa notte stai con me
sono stanco di lottare
Tra i cespugli della Spagna
ho sepolto la mia divisa
Sette anni militare
per la patria vilipesa
ed io lì ho presi sì di sputi
e non ero peggio degli altri degli altri i lupi
Le mie braccia dentro al fango
se vuoi puoi nascondere i tuoi occhi
ed io non voglio camminare
a quattro zampe come un animale
Guarda arrivano i lupi Guarda arrivano i lupi
Guarda arrivano i lupi Guarda arrivano i lupi
E questa è la mia casa
e il tavolo di marmo sta annegando nel letame
In fondo alla campagna
qualcuno sta cantando a squarcia gola
nella mia mente confusa
Lacrime e miseria
ritorno a respirare e ho spezzato il mio fucile
202. MEZZALUNA
Eugenio Finardi
Che cos'è che mi ha svegliato
in questa notte di mezzaluna
che sarà che mi ha turbato
in una notte così serena
come una mano mi ha interrotto il sonno
un allarme che mi ha rotto un sogno
o forse un tuono che da lontano
viaggia nell'aria così fina
Vorrei almeno che ci fosse vento
che si sentisse il rumore del mare
che si rompesse questo silenzio
così assoluto che troppo fa pensare
che m'inventassi qualche cosa da fare
che ti svegliassi per potere parlare
ma stai dormendo profondo
e non posso nemmeno suonare
Tra poco l'alba verrà e con l'alba il sole
e con la luce vedrò che tutto va bene
a quest'angoscia riuscirò a dare un nome
e forse mi riaddormenterò
e ricomincerò a sognare
Adesso so che cosa mi ha svegliato
in questa notte così serena
è la paura che mi venga rubato
il futuro da un'avversa fortuna
un terremoto, un improvviso crollo
un evento fuori dal mio controllo
come una guerra lontana
sotto una luce di mezzaluna
Tra poco l'alba verrà e con l'alba il sole
e con la luce vedrò che tutto va bene
a quest'angoscia riuscirò a dare un nome
ti guarderò dormire e ti lascerò sognare
Tra poco l'alba verrà e con l'alba il sole
e la luce mi dimostrerà che tutto va bene
de quest'angoscia ora so qual è la ragione
e forse mi riaddormenterò
e ricomincerò a sognare
Sotto una luce di mezzaluna
Sotto questa mezzaluna
Sotto una mezzaluna
203. CENTOCINQUANTA STELLE
Francesco de Gregori
Centocinquanta stelle in fila indiana,
in questa notte umida che sa di maggiorana,
in questa notte splendida che sa di malva,
centocinquanta stelle in questa notte calda.
Centocinquanta stelle o centocinquantuno
ed io che le sto a contare in questo cielo di nerofumo.
Le conto e le riconto e vai col tango,
in questa notte lurida che sa di fango.
E tirano certe bombe che nessuno se le aspettava,
in questa notte storica senza lapilli e senza lava
e tirano certe bombe che sembrano dei giocattoli
che ammazzano le persone e risparmiano gli scoiattoli.
Centocinquanta stelle e più di una scintilla,
in questa notte isterica che sa di camomilla,
centocinquanta stelle o millecinquecento
ed io che le riconto e piano piano mi addormento.
Centocinquanta stelle ed una stella sola
in questa notte ipocrita che sa di Coca Cola,
una notte così amichevole da dormire in un sacco a pelo,
centocinquanta stelle in mezzo al cielo.
204. L’UOMO A META’
Enzo Iannacci
(E. Jannacci - P. Jannacci)
Capisco che non si deve mai citare l'ultima cosa letta (o ascoltata). Però,
visto l'autore, chiedo preventivamente clemenza. Se libera o duratura vedete
voi. Poi, non so se per il mestiere che fa o per quello che scrive, Jannacci
proprio non mi dispiace.
Questa canzone magari sarà quella più comune. Ha qualche frase un po' da
rivedere. E poi parla di guerra esplicitamente solo nel finale.
Però....Insomma, fate un po' voi.
(Alessandro Nava dal ng it.fan.musica.guccini)
Sotto la pioggia è inutile il freno
passano i giorni ci si parla sempre di meno
finisce il lavoro non c'entra l'età
di un uomo pulito diviso a metà.
Chissà se da giovane ha avuto un amore
chissà se qualcuno gli ha spezzato il cuore
ah, la memoria ha dei risvolti curiosi
più dentro ci vai più niente viene di fuori.
Dopo i temporali non viene più il sereno
c'è poca minestra, va beh, ne faremo a meno
poterla spartire con qualcuno che sai
c'è anche il telefono...non si sa mai.
La vita si aggiusta ma non ci saremo
ore su ore a tirare quel freno
e arrivi tardi a una porta sbagliata
la pasta va bene, anche un po' riscaldata.
E certo che da giovane ha avuto un amore
per forza qualcuno gli avrà spezzato il cuore
ah, la memoria ha dei risvolti curiosi
più dentro ci vai, più niente viene di fuori.
Adesso è sera e l'uomo è da solo
balla su un disco di musica a nolo
verrebbe da ridere con gli anni che ha
come tutti gli uomini divisi a metà.
Dai temporali ormai non piove nemmeno
là dietro l'angolo non c'è più neanche il sereno
poco più in alto c'è l'aeroplano
puzza di guerra neanche tanto lontano.
Guarda più in alto se c'è l'aeroplano
puzza di guerra
per molti nulla di strano...
205. IL SOTTOTENENTE
Enzo Iannacci
(E. Jannacci - P. Jannacci)
C'era una volta per caso
in un tempo non tanto lontano
che non era poi così tanto difficile
darsi una mano.
Che venne fuori un bell'uomo
poteva essere un vinto o un perdente
invece quello era proprio,
era un sottotenente.
Non era alto nè magro
un uomo che non era nessuno
non era nessuno di cui
di cui fosse parente.
Con tre banane e due arance
in un sacchetto di plastica bianca
in un sacchetto di plastica bianca,
molto aderente.
Fu quella volta che l'uomo
aprì il suo sacchetto di plastica bianca
perchè ne venissero fuori le arance
per far contenta la gente
perchè ne venisse fuori magari
venisse fuori un bel suono
che lo potessero capire un po' tutti
un suono fatto di niente.
E venne fuori un bel suono
sembrava fatto di niente
però era un suono come di pace,
che unisce
tutta la povera gente.
206. LUNGOMETRAGGIO
Enzo Iannacci
(E. Jannacci - P. Jannacci)
Israele Palestina
dite la verità
dite se è proprio vero
che la vostra è una realtà.
Israele Palestina
ma qualcuno che vi dica
sempre uguali le notizie
se la ride il mio re.
Come un lungometraggio
che non va ai festival
ci vediamo anche se domani
il terrore verrà.
Israele Palestina
vite fatte a metà
la domanda continua
la risposta non va.
Questo è un lungometraggio
ma lo sfondo non c'è
dov'è il mitra
e nessuno
che gli freghi di te.
Israele Palestina
voi lo sapete già
anche questa mattina
morti: 63
Israele Palestina
occhi smorti in cammino.
Come pane la paura
morte come eredità
come un lungometraggio
senza mai verità
e i mandanti di morte guardano la realtà
Israele Palestina
abitudine e the...
anche il camion salta in aria
sto morendo con te.
No, non è un lungometraggio
più finzione che realtà
perchè amare la morte
solo il re riderà
un padrone ha il cappello
sulle ventitrè
l'altro si gusta la sua follia
e poi ride di sè
l'argomento certo e scottante
la canzone lo sa
se ho sbagliato a parlarne
chi vivrà capirà.
Non si sbaglia
a parlare
se chi muore
vivrà.
207. RADIO LONDRA
Ivan Graziani
(1980)
La trappola ha chiuso i denti sulla zampa di una volpe bianca
e sangue sulla neve, il sangue della volpe bianca
e tracce sulla neve, le tracce della volpe bianca
che fugge su tre zampe nel sole che tramonta.
Libertà, Libertà
Mi volto indietro a guardare le case distrutte dal fuoco
tronconi di muri anneriti come denti cariati.
Oggi è il mio compleanno, un compleanno in questa lurida guerra
una data da non ricordare perché ho in braccio un fucile.
Libertà, Libertà
Radio Londra che batte che batte il tamburo
Colonnello non sono sicuro
se è il mio cuore che batte che batte più forte
e forse non si fermerà mai.
Radio Londra continua a picchiare più forte
a Roma hanno aperto le porte
il lupo è fuggito è scappato lontano
e non lo rivedremo mai più.
Continuo a seguire le tracce, le tracce della volpe bianca
il vento mi taglia la faccia ma la fame è più forte
e poi finalmente la vedo curva sulle tre zampe
trascinare una lepre ancora viva serrata fra i denti
e poi vedo anche lui, l'elmetto come un sesso maschile
guardare me, la volpe, la lepre, imbracciando un fucile
e tiriamo nello stesso momento ma non sulla volpe bianca
e prima di cadere sulla neve la vediamo fuggire.
Libertà, Libertà
Radio Londra in piazza la gente si abbraccia
e un cuore più grande che batte
e un cuore più grande che batte, che batte
e forse non si fermerà mai.
Radio Londra continua a picchiare il tamburo
la guerra è finita sicuro
la guerra è finita è finita sicuro
e forse non ritornerà mai.
Radio Londra, Radio Londra
208. STRANAMORE
(Pure questo è amore)
Roberto Vecchioni
(1977)
Nella categoria “canzoni che non hanno bisogno di presentazione”, anche se è arrivata tardi ad essere postata.
E’ lui che torna a casa sbronzo quasi tutte le sere
e quel silenzio tra noi due che sembra non finire
quando lo svesto, lo rivesto e poi lo metto a letto,
e quelle lettere che scrive e poi non sa spedirmi...
forse lasciarlo sulle scale è un modo di salvarmi.
E tu che hai preso in mano
il filo del mio treno di legno
che per essere più grande avevo dato in pegno:
e ti ho baciato sul sorriso per non farti male
e ti ho sparato sulla bocca invece di baciarti
perché non fosse troppo lungo il tempo di lasciarti.
Forse non lo sai ma pure questo è amore.
E l'alba sul Danubio a Marco parve fosforo e miele
e una ragazza bionda forse gli voleva dire
che l'uomo è grande, l'uomo è vivo
l'uomo non è guerra;
ma i generali gli rispondono che l'uomo è vino
combatte bene e muore meglio
solo quando è pieno.
E il primo disse: "Ah sì?
non vuoi comprare il nostro giornale?!"
E gli altri: "Lo teniamo fermo tanto per parlare"
ed io pensavo: "Ora gli dico: Sono anch'io fascista" -
ma ad ogni pugno che arrivava dritto sulla testa
la mia paura non bastava a farmi dire basta.
Forse non lo sai ma pure questo è amore.
Ed il più grande
conquistò nazione dopo nazione,
e quando fu di fronte al mare si sentì un coglione
perchè più in là
non si poteva conquistare niente;
e tanta strada per vedere un sole disperato
e sempre uguale e sempre
come quando era partito.
Bello l'eroe con gli occhi azzurri dritto sopra la nave
ha più ferite che battaglie, e lui ce l'ha la chiave.
Ha crocefissi e falci in pugno e bla bla bla fratelli
ed io ti ho sollevata figlia per vederlo meglio
io che non parto e sto a guardarti
e che rimango sveglio.
Forse non lo sai ma pure questo è amore.
209. ADDIO A LUGANO
Pietro Gori
(1894)
Il più celebre canto anarchico in lingua italiana è presentato in due versioni. La prima è quella “corrente”, cantata ancora oggi; la seconda, con lievi variazioni testuali, è quella che Pietro Gori regalò poco prima di morire all’albergatore dell’ “Ape Elbana” di Portoferraio, vergata di suo pugno su un foglio di carta. Il foglio è conservato presso l’archivio storico del Comune di Portoferraio.
Addio, Lugano bella,
o dolce terra mia,
scacciati senza colpa
gli anarchici van via
e partono cantando
colla speranza in cor,
e partono cantando
colla speranza in cor.
Ed è per voi sfruttati,
per voi lavoratori,
che siamo ammanettati
al par dei malfattori;
eppur la nostra idea
è solo idea d'amor,
eppur la nostra idea
è solo idea d'amor.
Anonimi compagni,
amici che restate,
le verità sociali
da forti propagate:
e questa è la vendetta.
che noi vi domandiam,
e questa è la vendetta
che noi vi domandiam.
Ma tu che ci discacci
con una vil menzogna,
repubblica borghese,
un dì ne avrai vergogna
ed ora t'accusiamo
in faccia all'avvenir,
ed ora t'accusiamo
in faccia all'avvenir.
Scacciati senza tregua,
andrem di terra in terra
a predicar la pace
ed a bandir la guerra:
la pace tra gli oppressi,
la guerra agli oppressor,
la pace tra gli oppressi,
la guerra agli oppressor.
Elvezia, il tuo governo
schiavo d'altrui si rende,
di un popolo gagliardo
le tradizioni offende
e insulta la leggenda
del tuo Guglielmo Tell,
e insulta la leggenda
del tuo Guglielmo Tell.
Addio, cari compagni,
amici luganesi,
addio, bianche di neve
montagne ticinesi,
i cavalieri erranti
son trascinati al nord,
i cavalieri erranti
son trascinati al nord.
*
Addio, Lugano bella,
o dolce terra mia,
scacciati senza colpa
gli anarchici van via
e partono cantando
colla speranza in cor,
e partono cantando
colla speranza in cor.
Ed è per voi sfruttati,
per voi lavoratori,
che siamo ammanettati
al par dei malfattori;
eppur la nostra idea
non è che idea d'amor,
eppur la nostra idea
non è che idea d'amor.
Anonimi compagni,
amici che restate,
le verità sociali
da forti propagate:
è questa la vendetta.
che noi vi domandiam,
è questa la vendetta
che noi vi domandiam.
Ma tu che ci discacci
con una vil menzogna,
repubblica borghese,
un dì ne avrai vergogna
ed oggi t'accusiamo
di fronte all'avvenir,
ed oggi t'accusiamo
di fronte all'avvenir.
Banditi senza tregua,
andrem di terra in terra
a predicar la pace
ed a bandir la guerra:
la pace tra gli oppressi,
la guerra agli oppressor,
la pace tra gli oppressi,
la guerra agli oppressor.
Elvezia, il tuo governo
schiavo d'altrui si rende,
di un popolo gagliardo
le tradizioni offende
e insulta la leggenda
del tuo Guglielmo Tell,
e insulta la leggenda
del tuo Guglielmo Tell.
Addio, cari compagni,
amici luganesi,
addio, bianche di neve
montagne ticinesi,
i cavalieri erranti
son trascinati al nord,
i cavalieri erranti
son trascinati al nord.
*
FAREWELL, LUGANO
Versione inglese di Riccardo Venturi
(2000)
Farewell beautiful Lugano
Farewell, my sweet land,
Driven away guiltlessly
The anarchists are leaving,
and they set off singing
with hope in their heart,
and they set off singing
with hope in their heart.
It is for you, exploited
and it is for you, workers
that we are handcuffed
just like criminals.
Yet our ideal
is but an ideal of love,
yet our ideal
is but an ideal of love.
Anonymous comrades
friends who remain
the social truths
do spread like strong people.
This is the revenge
that we ask of you,
this is the revenge
that we ask of you.
And you who drive us away
with an infamous lie,
you, bourgeois republic
will be ashamed one day.
In the face of the future
today we accuse you,
in the face of the future
today we accuse you.
Ceaselessly banished
we will go from land to land
promoting peace
and declaring war,
peace among the oppressed
war to the oppressors,
peace among the oppressed,
war to the oppressors.
Helvetia, your government
surrenders like a slave,
a brave people's traditions
offending with no shame,
and insults the legend
of your Wilhelm Tell,
and insults the legend
of your Wilhelm Tell.
Farewell, dear comrades
friends of Lugano
farewell, white snowy
mountains of Ticino,
the knight-errants
are dragged to the North,
the knight-errants
are dragged to the North.
210. IL FEROCE MONARCHICO BAVA
Canzone popolare
(1898)
Alle grida strazianti e dolenti
di una folla che pan domandava,
il feroce monarchico Bava
gli affamati col piombo sfamò.
Furon mille i caduti innocenti
soto il fuoco degli armati caini
e al furor dei soldati assasini
"Morte ai vili", la plebe gridò.
Deh, non rider, sabauda marmaglia:
se il fucile ha domato i ribelli,
se i fratelli hanno ucciso i fratelli,
sul tuo capo quel sangue cadrà.
La panciuta caterva dei ladri,
dopo avervi ogni bene usurpato,
la lor sete ha di sangue saziato
in quel giorno nefasto e feral.
Su, piangete mestissime madri,
quando scura discende la sera,
per i figli gettati in galera,
per gli uccisi dal piombo fatal.
211. SPUNTA L’ALBA AL QUINDICI GIUGNO
Anonimo
(1917)
Spunta l'alba al quindici giugno,
l'artiglieria apriva il fuoco
e gli alpini in gran galoppo
il Monte Nero a conquistar.
Monte Nero, dove tu sei,
o traditor della vita mia?
Ho lasciato la mamma mia
per venirti a conquistar.
Per venirti a conquistare
abbiam perduto molti compagni,
e sull'età dei venti anni,
la loro vita non torna mai più,
E maledetta la Croce Rossa
perché non vuole più guerreggiare:
lascia i feriti a lacrimare
pien di sangue e di dolor.
212. IL MASSACRO DEI TRECENTOVENTI
Anonimo laziale
(1944)
Questa canzone, scritta in un miscuglio di italiano e di qualche dialetto laziale rustico, circolava scritta a mano di foglietto in foglietto nella Roma del 1944, dopo l’eccidio delle Fosse Ardeatine.
Padre Celeste, Iddio di tanto amore
d'una forza mia musa o gran sovrano,
un fatto orrendo che mi strazia il cuore
e mentre scrivo mi trema la mano.
Roma, giardino di rose e di fiori
sei comandata da un popolo strano
per dominare la nostra capitale
non spera bene chi ci portò il male.
Via Romagna, Via Tasso, principale
ventitrè marzo fu la ricorrenza
di chi ci fe' passar tempi brutali
li tedeschi lo presero a avvertenza.
Misero gran pattuglia a ogni viale;
chi s'ha da vendicà, no ha più pazienza,
chi cui bombe a mano, chi cui rivultella:
tedeschi morti pe' la via Rasella.
La notizia pe' Roma non fu bella;
il Comando tedesco fa li piani:
"Ogni vittima nostra si cancella,
vale col prezzo di dieci romani."
Presero chi già stava nella cella:
se l'avventorno peggio de li cani.
Il carro 99 s'incammina
chi è condannato pe' la ghijottina.
Il ventiquattro marzo
alla mattina a Regina Coeli
presso le porte presero questa gente -poverina-
innocenti li portano alla morte
neanche se fosse carne selvaggina
-o gran Dio onnipotente, in te so' forte-
parte l'autocolonna, si distese
giusto all'imbocco delle sette chiese.
Alle ore diciassette sono scesi,
le SS fecero un confino,
presso le grotte a squadre sono presi
pe' fa rifugio a chi sfollò a Cassino.
Cu a fulla a falsità fu palese:
già stava pronto quel boia assassino
certo che il mastro giustiziere
finchè c'ha vita non potrà godere.
La gente in vista -dovete sapere-
raffiche di mitraglia udir si sente
-Dio dall'alto dei cieli stà a vedere,
abbi pietà di una misera gente.-
Trecentoventi restano a giacere
la tortura fu data "So' innocente!"
po' 'e mine nelle grotte fe' saltare
pe' potere li morti seppellire.
213. THE AFTERMATH
Iron Maiden
Silently to silence fall
In the fields of futile war
Toys of death are spitting lead
Where boys that were our soldiers bled
War horse and war machine
Curse the name of liberty
Marching on as if they should
Mix in the dirt our brothers' blood
In the mud and rain
What are we fighting for
Is it worth the pain
It is worth dying for
Who will take the blame
Why did they make a war
Questions that come again
Should we be fighting at all
Once a ploughtman hitched his team
Here he sowed his little cream
Now bodies arms and legs are strewn
Where mustard gas and barbwire blooom
Each moment's like a year
I've nothing left inside for tears
Comrades dead or dying lie
I'm left alone asking why
In the mud and rain
What are we fighting for
Is it worth the pain
It is worth dying for
Who will take the blame
Why did they make a war
Questions that come again
Should we be fighting at all
After the war
Left feeling no one has won
After the war
What does a soldier become.
214. BLOOD ON THE WORLD’S HANDS
Megadeth
Sometimes it makes me wonder
Sometimes it makes me question
Sometimes it makes me saddened
Always it makes me angry but ...
When you can see it happening
The madness that's all around you
Nobody seens to worry
The World seens so powerless to act ...
It's out of control
Blood on The World's hands
Each day a new toll
Another assassination
The same day a new creation
But what are they coming into
Security of a world that brings ...
One day another killing
Somewhere there's someone starving
Another a savage raping
Meanwhile there's someone laughing at us
It's out of control
Blood on The World's hands
Each day it goes on
Brutality and aggression
Tomorrow another lesson
Expecting another air raid
Praying for a ceasefire ...
They say things are getting better
No need to be complacent
There's chaos across the border
And one day it could be happening to us
It's out of control
Blood in The World's hands
It's our epitaph
It's out of control
Someone should know
Blood on The World's hands
Someone should
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