16/3/2006 – Milano – GHIRARDI: sopralluogo (57)
Il 16/3/2006 GHIRARDI dopo essere rientrato a casa dal lavoro (ritirando lo scooter da un meccanico), è uscito poco dopo per recarsi in bicicletta in piazza Roserio. Qui si è fermato al centro della piazza, di fronte all’ospedale Sacco e, dopo aver legato la bicicletta ad un palo, si è seduto ai tavolini del chiosco ivi ubicato, consumando una birra e guardandosi intorno insistentemente. Trattenutosi dalle 18:20 alle 18:50, ha poi fatto rientro a casa sempre in bicicletta.
Nella circostanza è apparso strano sia che lo stesso abbia cambiato il mezzo di locomozione per recarsi, peraltro, in una località abbastanza distante da casa propria e ad un orario in cui era già buio, sia l’atteggiamento tenuto. Peraltro nel medesimo luogo si era già recato anche il 9/3/2006, con lo scooter, subito dopo essere uscito dal lavoro e prima di raggiungere il luogo dell’appuntamento con LATINO.
Le successive indagini chiariranno che in tali occasioni erano in corso da parte degli indagati “inchieste” su possibili obiettivi (sia persone che luoghi) da colpire, uno dei quali, presumibilmente, nella zona “ispezionata” da GHIRARDI nei pressi dell’ospedale Sacco.
17/3/2006 – Milano – LATINO / GHIRARDI (GAETA): incontro (58)
Venerdì 17/3/2006, LATINO e GHIRARDI si sono incontrati cambiando il giorno (il venerdì e non più il giovedì) ed anche la zona della città; completamente diversa da quella che, almeno per il primo contatto visivo, era stata mantenuta pressoché invariata in buona parte degli incontri già descritti. Non solo. In questa occasione il luogo dell’appuntamento è stato preventivamente bonificato e controllato da GAETA.
GHIRARDI, questa volta anch’egli in bicicletta, uscito dal lavoro, si è portato, nei pressi del parco Solari, ove ha lasciato la bici. Attraversato il parco, si è diretto verso via Solari, sostando brevemente davanti alle vetrine ed entrando nel negozio Euronics. In concomitanza è stata rilevata la presenza sia di LATINO, seduto in attesa su una panchina nelle vicinanze dell’ingresso della piscina Solari, che di GAETA che si muoveva all’interno del parco Solari, sul lato prospiciente via Coni Zugna, portando a mano la propria bici, per spostarsi poi in via Valparaiso.
Poco dopo GHIRARDI è uscito dal negozio ed è entrato nel complesso della piscina, seguito da LATINO. Dopo dieci minuti circa i due sono usciti dalla piscina per poi entrare all’interno del Caffè del Sole, sito in via Vincenzo Foppa angolo via Coni Zugna, ove si sono trattenuti a dialogare per circa venti minuti. Alla fine dell’incontro i due hanno fatto rientro alle rispettive abitazioni. GAETA, durante la fase dell’avvicinamento e dell’incontro tra LATINO e GHIRARDI, ha vigilato attentamente sulla scena, mantenendosi ad un’adeguata distanza, con evidenti compiti di “copertura”.
L’evidente innalzamento delle cautele poste in atto per garantire la clandestinità degli incontri deve necessariamente essere correlato con quanto accaduto solo qualche giorno prima.
Ed invero, il 14/3/2006 Giorgio BAUCHENSKY è stato convocato presso il Nucleo Radiomobile dei Carabinieri per il dissequestro del furgone sequestrato il 12/6/2005 a GAETA e LATINO. BAUCHENSKY quindi si è recato presso l’autoparco per ritirare il furgone. Accertato che lo stesso era guasto, ha dato incarico di provvedere alle necessarie riparazioni, riferendo che avrebbe delegato qualcuno per il ritiro. Ha, quindi, fatto rientro a Padova in treno.
BAUCHENSKY ha tentato di contattare GAETA, sia la sera precedente al suo arrivo a Milano che nel primo pomeriggio del 14/3/2006, non riuscendovi perché il cellulare risultava spento, rivolgendosi quindi a ZANIN Maria per rintracciare GAETA. Fra i due sono intercorse ulteriori comunicazioni telefoniche, il 30/3/2006 ed il 5/4/2006, per definire tempi e modi per il ritiro del furgone.
In effetti il 6/4/2006 GAETA, accompagnato da un altro uomo (verosimilmente un meccanico), si è recato a ritirare il furgone presso l’autoparco che la mattina successiva risultava parcheggiato in via dei Partigiani a Cinisello Balsamo, a circa 300 metri di distanza dall’abitazione di GAETA.
Si deve altresì sottolineare che tramite il servizio di intercettazione telematica attivato sull’utenza Fastweb 02-97373743 attivata presso l’abitazione di GAETA/FERRETTI Angela, si è riscontrato che, martedì 28/2/2006, attraverso tale collegamento è stato a lungo visitato il sito Ebay.it eseguendo ricerche mirate di sistemi di radio comunicazioni, di video sorveglianza, scanner, kit microspia professionale quarzata, rivelatori di microspie, nonché particolari oggetti da lavoro, quali presse, torni, trapani, fresatrici, saldatrici e seghe per metalli, tutti di elevato impiego professionale.
Ricerche analoghe sono state eseguite anche domenica 9/4/2006; nel corso di una di queste ricerche è stata esaminata anche l’offerta di un kit per consentire il collegamento telematico wireless che può anche consentire l’accesso fraudolento alla rete internet attraverso reti aperte e non protette di altri utenti, rendendo non identificabile l’operatore.
E’ di tutta evidenza che la restituzione del furgone a BAUCHENSKY ha determinato l’improvviso aumento di cautele non solo da parte di LATINO e GAETA ma altresì anche da parte di GHIRARDI, nonché la necessità di dotarsi di strumentazione elettronica – tra l’altro – idonea a bonificare il furgone da eventuali microspie installate dalle forze dell’ordine.
28/3/2006 – Milano – LATINO / GHIRARDI: incontro (59)
Martedì 28/3/2006 LATINO e GHIRARDI si sono incontrati nella zona di via Moscova/corso Garibaldi e, dopo i soliti giri viziosi, si sono intrattenuti a parlare per strada percorrendo alcune vie della zona, riparandosi per alcuni minuti dalla pioggia battente e dalla grandine sotto il ponticello della vecchia darsena di via San Marco.
7/4/2006 – Milano – LATINO / GHIRARDI: incontro (60) e ambientale (61)
Il 7/4/2006 alle 18:05. GHIRARDI, uscito dal lavoro, si è recato in via Montello dove ha parcheggiato la bicicletta (vicino al distributore TAMOIL) incamminandosi verso la vicina Paolo Sarpi. Alle 18:30 è stato visto anche LATINO. Alle 18:35 distanziati, con i soliti atteggiamenti circospetti ed adottando le misure di contropedinamento, i due hanno percorso via Niccolini, direzione Sarpi, poi via G. Bruno, via Canonica, via Rosmini, via Alfieri, infine in via Cesariano e da lì in piazza SS Trinità dove sono entrati (18:50) nel bar La Rambla, ove sono rimasti sino alle 19:45 circa.
All’interno del predetto bar è stato possibile registrare una parte della conversazione intercorsa. Da questa risulta che:
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LATINO ha illustrato a GHIRARDI la problematica delle morti di alcuni operai della “BREDA” per avvelenamento da amianto.
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In tale contesto, LATINO ha fatto riferimento all’operato di MICHELINO Michele, già dipendente della “BREDA”, accennando all’impegno di questi in attività di sindacalismo nell’ambito dell’associazione “Operai Contro” ed al fatto che avesse condotto una campagna per sostenere la causa degli operai morti per l’avvelenamento da amianto. L’operato di MICHELINO è stato giudicato, però, molto negativamente da LATINO, il quale ne ha connotato la figura considerandolo una sorta di traditore, poiché, quando era alla BREDA, negli anni ’70, sarebbe andato in giro nei bagni per staccare e buttar via i volantini affissi dai compagni e perché avrebbe tenuto un atteggiamento troppo blando e non produttivo, diffondendo messaggi distorti in cui sosteneva l’inutilità della “lotta armata” rappresentandola come un “vicolo cieco”. Per contro LATINO, facendo riferimento ad una qualche azione “politica”, della quale evidentemente avevano discusso in precedenza [che si intuisce chiaramente inquadrarsi nella pratica della propaganda armata], ha sostenuto che in tal modo avrebbero messo “il dito sulla piaga”, a tutti coloro che “sono stati influenzati da questa ideologia di merda legalista”, in maniera da suscitare da parte di altri una reazione di approvazione al proprio operato convincendoli della improduttività delle strategie attendiste.
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Alla luce di queste considerazioni GHIRARDI ha affermato la sostenibilità di un progetto lesivo nei confronti di una vittima non meglio indicata [progetto evidentemente comunicatogli da LATINO nella parte precedente della conversazione] consistente nel “…spararlo nelle gambe…” ed alla necessità di gestire bene la conseguente “rivendicazione”, evidentemente per non lasciare dubbi circa la matrice del gesto, accennando al fatto che molti avrebbero potuto aver interesse a colpire la vittima individuata. LATINO, convenendo su quest’ultimo punto, ha accennato, fra le persone che avrebbero potuto aver interesse a colpire l’obiettivo individuato, al “parente che ha avuto il morto”.
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LATINO ha riferito di voler effettuare delle attività di osservazione, fra le 08:00 e le 09:00 del mattino, nei pressi dell’abitazione della potenziale vittima dell’attacco per verificarne i movimenti, della quale ha affermato di doversi, però, ancora procurare una fotografia, comunicando, subito dopo, all’interlocutore, l’indirizzo di “viale Monza 305”, e raccomandandogli di ricordarlo bene e di cominciare a guardarsi la casa se gli fosse capitato di passare da quelle parti.
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In proposito lo stesso LATINO ha indicato il nome della persona dicendo “VITO SCHIRONA .. SCHIRONE”. Nell’ideazione di tale progetto LATINO ha rappresentato la necessità di individuare gli orari di entrata ed uscita dell’obiettivo, effettuando degli appostamenti davanti al portone ed indicando che, non essendo lo stabile troppo alto (appena tre piani), si sarebbe potuta considerare anche l’ipotesi di “sparare una raffica contro le finestre”, sebbene in tal modo l’azione avrebbe assunto carattere meramente dimostrativo. A questo punto GHIRARDI ha avanzato l’altra ipotesi, definita dallo stesso “più impegnativa” di sparare alle gambe.
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GHIRARDI ha chiesto dettagli a LATINO che, avendo evidentemente già effettuato un sopralluogo, ha descritto lo stabile come signorile e con un parcheggio sotterraneo, accennando alla possibilità di portare a termine l’attentato, facilmente ed in breve tempo, aspettando la vittima nel parcheggio ben camuffati per non essere riconosciuti.
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I due hanno conseguentemente accennato alla possibilità di acquistare un’apparecchiatura per clonare i telecomandi dei cancelli automatici. In merito LATINO ha sottolineato l’opportunità di fare l’acquisto a nome di una ditta e con una partita IVA per non suscitare sospetti, al che GHIRARDI ha suggerito anche di pagare subito ed in contanti. Hanno, di seguito, parlato di una attività di fabbricazione/clonazione di targhe automobilistiche e di falsificazione di libretti di circolazione da procurarsi in bianco tramite circuiti criminali oppure perpetrando un furto in un PRA, magari sfruttando le “dritte” di qualche impiegato.
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E’ stata menzionata altresì una ulteriore persona, il cui nome LATINO avrebbe appreso in ragione del suo lavoro, ma del quale aveva perso l’indirizzo avendolo annotato su una guida del telefono dell’ufficio, poi sostituita dall’azienda. Anche in relazione a questa persona, LATINO ha descritto a GHIRARDI le caratteristiche dello stabile nel quale vive (elegante, di “colore .. verde tutto piastrellato”), chiosando “…sembra che li fanno in serie quelli …”, [circostanza che rende verosimile che tale persona possa essere un ulteriore obiettivo dell’associazione].
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I due hanno fissato l’incontro per la settimana successiva, stabilendo di incontrarsi martedì 11/4/2006 alle ore 18:30 nei pressi del Piccolo Teatro, per dirigersi poi verso corso Garibaldi.
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Hanno, quindi, accennato alla necessità di effettuare, il mercoledì o giovedì successivo, lo spostamento di un bancone da lavoro, definito come “torchio”, da prelevare da un non meglio precisato laboratorio dismesso di una scuola abbandonata e da portare in un non meglio specificato locale nella loro disponibilità per utilizzarlo, in particolare, per la realizzazione di targhe false. L’accordo definitivo circa il giorno dello spostamento è stato, però, rinviato all’incontro successivo.
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Hanno fatto cenno ad un luogo ubicato in un parco o, comunque, in aperta campagna da tener sotto controllo, soprattutto dopo forti acquazzoni per verificarne le condizioni successive, accennando al fatto che, trattandosi di una specie di canale, avrebbe potuto riempirsi d’acqua e buttar fuori qualcosa di non meglio definito. In proposito LATINO ha anche espresso preoccupazione per aver notato, dal taglio di alcuni arbusti, il passaggio di alcune persone in quella zona.
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Nel corso del dialogo sono anche emersi i nomi di altre due persone, indicate con nomi di battaglia: GHIRARDI dopo aver accennato all’azione di “gambizzazione”, ha fatto riferimento a tale “ROBERTO” [BORTOLATO – (62)] accennando alla opportunità di verificare se fosse disposto a “… spostarsi fino a qua in modo da scambiarci un po’ i ruoli”, lasciando intendere che questi non risieda abitualmente in questo capoluogo. L’altro nome, MARCO [GAETA – (63)], è stato menzionato in più occasioni nel corso del colloquio: parlando delle tecniche da adottare per la clonazione dei telecomandi, quando hanno parlato dei materiali da usare per fabbricare le targhe false ed, infine, come la persona che avrebbe dovuto aiutare i due a trasportare il citato “torchio” che lo stesso MARCO aveva già sbullonato essendo ancorato al pavimento.
I riscontri della predetta conversazione ambientale hanno evidenziato che:
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Michele MICHELINO, menzionato da LATINO, si identifica per MICHELINO Michelino Gennaro, nato a Casalpusterlengo il 16.2.1949. Elemento di vertice del Movimento Proletario Anticapitalista, è stato il promotore del Centro di Iniziativa Proletaria di Sesto San Giovanni, organismo costituitosi nel ‘98 in seno allo stesso M.P.A., da cui si è poi distaccato per l’insorgere di divergenze ideologico- programmatiche. In passato è stato effettivamente operaio presso la Breda Fucine, quindi dipendente del Comune di Milano nel settore manutenzione.
Risulta promotore del “Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio”, attraverso il quale ha condotto una assidua campagna di sensibilizzazione sulle morti sospette di alcuni operai della Breda, e sulle gravi patologie da cui altri erano affetti, ritenute attribuibili alle conseguenze dell’amianto, campagna estrinsecatasi, in primo luogo, con presidi in occasione delle udienze dei vari procedimenti penali e civili instaurati presso il Tribunale di Milano.
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Quanto alla descrizione del luogo in aperta campagna a cui i due hanno fatto riferimento, lo stesso è da identificarsi univocamente nel parco dei Fontanili di Rho. A quella data GHIRARDI si era già recato sul posto il 5/2/2006 (occasione nella quale vi era rimasto per un’ora simulando di fare jogging, in condizioni di impraticabilità del terreno coperto da neve e fango) e il 19/2/2006 (una domenica mattina con pioggia battente ed in sella alla bicicletta rossa con un cestino).
La successiva attività svolta confermerà la presenza di un luogo di “imbosco” nel parco dei Fontanili di Rho in relazione al quale saranno documentati numerosi sopralluoghi e lavori eseguiti da parte degli indagati proprio all’interno di un canale scolmatore.
Tenuto conto del complesso delle risultanze acquisite risulta evidente (ed ovvia) la preoccupazione che una pioggia eccessiva potesse provocare danni a quanto ivi sotterrato ovvero che qualche smottamento del terreno potesse far affiorare quanto interrato e che qualcuno potesse casualmente scoprire il nascondiglio.
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Quanto alla identificazione della persona da “colpire”, partendo dalle verifiche sul territorio, si è accertato che in Milano viale Monza al 305 vi è effettivamente uno stabile signorile, con garage condominiale al quale si accede attraverso un cancello automatico. Accanto a tale stabile, e con il medesimo numero civico, vi è un distributore della SHELL.
Si è anche verificato che, fra i dirigenti della “BREDA” imputati nei procedimenti instaurati per la morte di alcuni operai per avvelenamento da amianto, il nome più ricorrente, sia in articoli di stampa che nei volantini del citato “Comitato per la difesa della salute nei luoghi di lavoro e nel territorio” è quello di SCHIRONE Vito, all’epoca dei fatti presidente ed amministratore delegato della BREDA, residente però in luogo diverso da viale Monza 305.
Tuttavia, dalla consultazione degli elenchi abbonati effettivamente risulta a nome di SCHIRONE Vito una utenza attestata in viale Monza 305, riconducibile però al distributore SHELL, il cui titolare è solo omonimo del dirigente della BREDA.
La conversazione dimostra una conoscenza diretta di LATINO del luogo e altresì conferma la conduzione di una “inchiesta” sul conto del dirigente della BREDA, seppur ancora allo stato embrionale, da completare con l’acquisizione della fotografia nonché delle abitudini della persona.
A margine si evidenzia che errori analoghi, del resto, non sono nuovi nel recente passato nel panorama eversivo riconducibile a gruppi attestati sulla c.d. “seconda posizione”; si pensi, in proposito, all’errore di persona commesso dal Fronte Rivoluzionario in occasione del fallito attentato a Giancarlo Cesana nell’ottobre 2002.
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Nella conversazione LATINO ha menzionato anche un “direttore della Fiera”, facendo riferimento alla sua abitazione per meglio descrivere quella di viale Monza 305. Tale riferimento potrebbe essere alla persona del dr. Luigi Roth, Presidente dell’Ente Fiera che – tra l’altro – aveva ricoperto cariche nella BREDA. (64)
L'abitazione del predetto è collocata in un complesso residenziale composto da più palazzine, alcune delle quali con rivestimento esterno in piastrelle verde chiaro, circostanza quest'ultima menzionata nella conversazione (“E' un palazzo che si vede, quel colore li verde tutto piastrellato”).
E’ evidente quindi che era in corso anche una “inchiesta” nei confronti del “direttore della Fiera”, di cui conoscevano l’abitazione.
Lo sviluppo delle indagini metterà in evidenza una particolare attenzione degli indagati al compimento di queste “inchieste” finalizzate al compimento di azioni violente contro persone o obiettivi sensibili (per esempio lo “Sportello Marco Biagi”) rientranti nel progetto di eversione dell’ordine democratico su cui si fonda l’associazione stessa.
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