28/6/2006 – Milano – LATINO / GHIRARDI: incontro (88) e ambientale (89)
Il 28/6/2006, alle 18:00 GHIRARDI ha raggiunto piazzale Duca d’Aosta, ove ha parcheggiato lo scooter, per iniziare a percorrere da solo diverse vie limitrofe. Alle 18:30 LATINO ha percorso via Venini in direzione di piazza Caiazzo ove, nel frattempo, era in attesa GHIRARDI. Avvistatisi, hanno poi percorso altre vie della zona seguendosi a distanza, sino a giungere in via Settala, dove si sono affiancati ed hanno camminato insieme fino a via Vitruvio. Qui sono entrati (18:45) nel bar Caffè Piazza, ove si sono trattenuti sino alle successive 19:23. Dopo di che a bordo dei rispettivi mezzi, hanno fatto rientro alle loro abitazioni.
Anche in questa circostanza, mentre LATINO si è allontanato, GHIRARDI si è intrattenuto ancora qualche minuto per controllare che non fosse seguito.
Durante la permanenza dei predetti all’interno del bar è stata eseguita la registrazione di una parte della conversazione. In particolare:
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LATINO ha chiesto se fosse riuscito a procurare “quelle cose”, GHIRARDI gli ha, verosimilmente, mostrato qualcosa che hanno iniziato ad esaminare insieme. Dal tenore delle frasi si è potuto intuire che gli stessi stessero esaminando documenti o fotocopie di documenti d’identità, certamente di persone estranee al gruppo, facendo riferimento soprattutto ai dati anagrafici e somatici, nonché alle città di provenienza, con l’evidente finalità di trovarne alcuni che riportassero dati compatibili con l’età, l’aspetto fisico e l’origine geografica dei componenti del sodalizio, da utilizzare per produrre documenti falsi o contraffatti.
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GHIRARDI ha accennato alla possibilità di potergliene procurare agevolmente molti altri. LATINO si sarebbe poi occupato della falsificazione essendo già in possesso di una macchina per la stampa.
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In tale contesto hanno fatto più volte riferimento a ROBERTO: scartando un documento con data di nascita del 1975 perché ROBERTO ha più di 30 anni e, analogamente, scartando un documento recante il 1964 perché ha meno di 40 anni. Nell’esaminare i documenti, hanno posto anche attenzione anche all’origine della persona che doveva essere padovana o comunque veneta. [Tenuto conto che ROBERTO è il nome in codice di BORTOLATO e che questi è nato a Padova nel 1970, risulta evidente che il destinatario del documento contraffatto era proprio questi].
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LATINO ha chiesto a GHIRARDI se per una non meglio precisata cosa vi fossero tempi lunghi, preoccupandosi del fatto che TONINO avrebbe potuto, prima o poi, chiedergli qualcosa ed egli non avrebbe saputo cosa rispondere. Al che GHIRARDI ha commentato seccamente “Tonino ha aspettato tanti di quegli anni…”. [Le successive risultanze investigative confermeranno che ANTONIO è il nome in codice di DAVANZO Alfredo, per cui il riferimento di GHIRARDI all’attesa di anni da parte di TONINO, deve essere riferita al lungo periodo di permanenza all’estero dello stesso.
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Hanno fatto riferimento alla necessità di cercare gli indirizzi di GUAGLIANONE, precisando che questi è titolare di un ristorante, denominato Maya sito in zona Navigli, nonché di una palestra di arti marziali e che era stato del giro di Nico Azzi e di Gilberto Cavallini, la storia dei quali era ben conosciuta da GHIRARDI che ha riferito di aver conosciuto personalmente quest’ultimo. Alla precisazione di LATINO che GUAGLIANONE sarebbe stato egli stesso istruttore di arti marziali, GHIRARDI ha testualmente risposto “tiri giù una fucilata vedi se le arti marziali...”. (90) E’ evidente quindi l’interesse e l’inizio di una “inchiesta” sul conto del medesimo, come obiettivo da colpire.
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Hanno poi commentato la vicenda processuale dei militanti di sinistra arrestati l’11/3/2006 a seguito degli scontri avvenuti in corso Buenos Aires, sostenendo l’assurdità del fatto che questi militanti siano in galera da quattro mesi per una manifestazione, criticando, in particolare LATINO, la linea difensiva suggerita dall’avvocato Mazzali che aveva fatto richiedere ai suoi assistiti il rito abbreviato, ritenendo che tale linea avrebbe danneggiato gravemente le persone con precedenti.
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In questo contesto GHIRARDI ha ipotizzato una azione “sui fascisti”, che consentirebbe un discorso politico a largo raggio, precisando subito dopo “…di giostrartela un po’ al momento anche rispetto al nostro livello di organizzazione che ovviamente non è pubblico, però non è neanche clandestino”.
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LATINO ha chiesto a GHIRARDI se avesse un posto per nascondere un sacchetto di clorato, del peso di poco più di un chilogrammo, fino a quando non si fosse organizzato presso la nuova abitazione, concordando di portarglielo al prossimo incontro, successivamente fissato per il seguente mercoledì, nei pressi del cinema “Anteo”.
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GHIRARDI ha sostenuto di non essere sicuro di riuscire a vedere nel frattempo una non meglio precisata persona. LATINO ha confermato, comunque, l’appuntamento, sostenendo che in quei giorni avrebbe dovuto vedere ROBERTO (BORTOLATO) ed avrebbe potuto definire con lui un progetto, al momento non meglio precisato, passando poi ad ipotizzare di realizzare qualcosa con il clorato e con un meccanismo a tempo, in modo da non far male a passanti casuali e da realizzare una azione visibile che non potesse essere tenuta nascosta, ribadendo la necessità di trovare l’obiettivo giusto. Lo stesso ha anche accennato alla possibilità di farsi consegnare da ROBERTO “l’acido” in modo da essere pronti ad agire “su quel livello”.
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Hanno commentato la notizia del rapimento di un soldato israeliano, auspicando una uccisione dello stesso e, esprimendo giudizi antisionisti, hanno accennato al giornalista Giuliano FERRARA, che, oltre ad essere stato una spia della CIA, sarebbe anche il “capo dei sionisti”. Hanno, quindi, manifestato un generico interesse per la sede della redazione de “Il Foglio”, mostrando di sapere dove è ubicata, pur non ricordando il nome della via.
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GHIRARDI ha insistito con LATINO per fare qualcosa che non è stato possibile identificare. Quest’ultimo ha obiettato che vi sono le telecamere ed il primo ha ribattuto che si sarebbe potuto ovviare camuffandosi. [E’ probabile che stessero parlando della sede del “Punto Marco Biagi” già menzionata in precedenza, effettivamente tutelata da due telecamere].
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Hanno accennato ad una prova che LATINO e MARCO (GAETA), avrebbero dovuto fare nella tarda serata successiva, aggiungendo a tal proposito, che già la sera precedente erano andati a fare un primo sopralluogo (91). Questa prova sarebbe consistita nel percorrere un corso d’acqua a bordo di un canotto per valutare i tempi di percorrenza e se vi fossero intoppi. Dalle indicazioni fornite nel corso del dialogo si è compreso che tale prova si sarebbe svolta o sul naviglio Martesana o nel tratto del fiume Lambro a monte della chiusa attraverso la quale viene alimentato il citato naviglio. LATINO ha anche rappresentato a GHIRARDI le modalità con le quali avrebbero raggiunto il posto convenuto e con le quali avrebbero recuperato gli automezzi al termine della prova.
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In relazione a tale prova venivano manifestate preoccupazioni in ordine alla presenza di alcuni rumeni accampati sotto un ponte nei pressi del fiume.
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Tale prova doveva essere eseguita prima dell’incontro di LATINO con ROBERTO (BORTOLATO) per poter prendere una decisione definitiva.
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Nella parte finale della conversazione, prima di rinnovare l’appuntamento, i due sono tornati sull’argomento dei documenti falsi e GHIRARDI ha insistito per realizzare anche i tesserini dei codici fiscali, oltre che, in futuro, anche carte di credito. LATINO ha affermato che ciò sarebbe stato possibile acquistando un altro accessorio della macchina di stampa di cui si erano già muniti.
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LATINO, nel confermare a GHIRARDI che al prossimo incontro gli avrebbe consegnato il sacchetto di clorato, ha precisato che gli avrebbe anche portato “un numero nuovo di quella pubblicazione che ogni tanto ti porto”, riferendosi al nuovo numero de “L’Aurora” (sul quale si tornerà successivamente) e facendo di seguito riferimento ad un volantino di solidarietà, per la cui diffusione (mediante affissione) avrebbe coinvolto anche GHIRARDI.
Con riferimento alla falsificazione di documenti, il tenore della conversazione non permette di comprendere se i due stessero visionando documenti originali da contraffare. Verosimilmente si trattava di fotocopie di documenti (che GHIRARDI potrebbe aver estratto dalle pratiche di leasing presso la società ove lavora) dei quali intendevano utilizzare i dati anagrafici e somatici (autentici) per produrre documenti falsi.
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