All’alba di martedì 22/8/2006, SISI si è allontanato dalla sua abitazione di Gassino per recarsi alla stazione di Chivasso ove ha preso (verosimilmente) un treno per Milano in partenza alle 06:14.
Lo stesso è stato notato far rientro alla stazione di Chivasso solo alle 02.05 del 23/8/2006, proveniente (verosimilmente) con un treno da Milano.
Tenuto conto a quella data né LATINO né GHIRARDI erano a Milano (entrambi fuori città per le ferie estive), il viaggio di SISI deve necessariamente essere collegato ad un incontro in territorio elvetico con DAVANZO Alfredo; prodromico – come si vedrà – al rientro clandestino in Italia di quest’ultimo.
26/8/2006 – Stresa / Verbania / Laveno / Locarno (CH) – SISI (111)
Sabato 26/8/2006 e domenica 27/8/2006, SISI (con la moglie) ha trascorso il fine settimana nei pressi di Stresa. Ha soggiornato in una pensione di Ghiffa, ha visitato Verbania (ove è stato perso di vista) per essere poi visto rientrare a bordo di un traghetto proveniente da Laveno.
Domenica 27/8/2006, effettuando giri anomali con l’auto, ha raggiunto Domodossola da dove ha preso un trenino turistico diretto a Locarno (CH). Qui, con la funicolare ha raggiunto il Belvedere della Madonna del Sasso.
Apparentemente sembra una normale gita di un fine settimana; tuttavia lo sviluppo delle successive indagini dimostrerà che con tale viaggio SISI ha effettuato un sopralluogo del confine italo svizzero per valutare le modalità del rimpatrio (clandestino) di DAVANZO.
Sul punto si rinvia a quanto sarà evidenziato nelle due seguenti giornate:
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23/9/2006 in occasione dell’incontro di SISI e DAVANZO a Lucerna (CH) nel corso del quale hanno consultato due cartine relative proprio alla parte nord del Lago Maggiore;
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1°/10/2006 in occasione della riunione strategica a Milano tra SISI, BORTOLATO e LATINO, ove è stato considerata la possibilità di far viaggiare DAVANZO su un traghetto per farlo rientrare clandestinamente in Italia.
31/8/2006 – Milano – LATINO / GHIRARDI: incontro (112) e ambientale (113)
Nel pomeriggio del 31/8/2006 (come concordato prima delle ferie) LATINO e GHIRARDI si sono incontrati.
L’incontro è avvenuto ancora una volta nella zona limitrofa al teatro Strehler. I due, dopo aver percorso diverse vie, prima distanziati e poi affiancati, sono entrati nell’esercizio pubblico Club Piccolo Teatro di corso Garibaldi 17.
All’interno del predetto esercizio è stata intercettata la loro conversazione, da cui risulta che:
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LATINO ha accennato, nell’ambito di un discorso già avviato al momento dell’inizio dell’intercettazione, di “avere” due ragazzetti (114) da inserire nell’ambiente universitario per vedere “se c’è qualche persona interessante” [evidentemente nella prospettiva di raccogliere nuovi militanti a fronte della sfiducia espressa, anche in altre occasioni, verso gli ambienti politici ed antagonisti milanesi].
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Hanno espresso critiche sulle decisioni dell’attuale Governo circa la missione in Libano, ritenendole determinate da mire imperialiste e da una politica filosionista.
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Si sono accordati per tornare al campo nel parco dei Fontanili e realizzare il nuovo nascondiglio scavando un buco in un posto più alto e più asciutto rispetto al letto del canale ove era, in quel momento, interrato il bidone.
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In proposito LATINO ha rappresentato l’opportunità di coinvolgere nel lavoro ancora una volta MARCO (GAETA), al fine di poter raggiungere la zona del campo con il suo furgoncino, sul quale avrebbero potuto caricare anche gli attrezzi di lavoro, e fare, quindi, solo un ultimo tratto in bicicletta.
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Ha proposto a GHIRARDI di incontrarsi martedì 5/9/2006, sempre alle 18:30 (concordando il luogo dell’incontro in piazza Lega Lombarda), occasione nella quale avrebbe confermato la disponibilità di MARCO (in funzione del suo turno di lavoro) a recarsi con loro al campo nel pomeriggio del successivo mercoledì 6/9/2006 per spostare le armi. Accennando anche alla necessità di uscire almeno due ore prima dal lavoro per essere al campo almeno alle 17:30 in modo da avere ancora luce sufficiente per lavorare, sottolineando, comunque, all’opportunità di portarsi una pila. GHIRARDI stimava, lavorandoci in tre, di poter finire il lavoro in breve tempo, tenuto conto che “l’altra volta avevo fatto quasi tutto il buco e abbiamo lavorato due ore”.
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In caso di impossibilità di MARCO (GAETA), LATINO ha accennato anche alla possibilità di raggiungere la zona in metropolitana, portandosi al seguito la bici e scendendo alla fermata più vicina (Molino Dorino).
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Circa il trasporto degli attrezzi da lavoro, GHIRARDI ha suggerito di portarli in zona anche uno o due giorni prima e di “imboscarli” fra gli sterpi, come aveva fatto lui con un piccone e con una pala a cui voleva segare il manico. I due hanno anche preventivato la possibilità di non riuscire a finire il lavoro tutto in una sera, stabilendo, in tal caso, di tornare al campo il giorno successivo.
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Per accelerare i tempi hanno, comunque, stabilito che uno di loro avrebbe dovuto scavare il nuovo buco, mentre l’altro avrebbe provveduto a dissotterrare il bidone dall’attuale nascondiglio.
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Circa il luogo del nuovo nascondiglio, GHIRARDI, che in una precedente conversazione aveva fatto capire di aver iniziato già a scavare, ha dato ulteriori indicazioni a LATINO sottolineando che il bidone si troverebbe nella stessa macchia boschiva a non più di trenta metri dal nascondiglio attuale in corrispondenza del punto ove il canale fa una curva.
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LATINO ha sostenuto che, una volta sistemato il nascondiglio, avrebbero potuto recuperare il sacchetto con 200 colpi e i chiodi a quattro punte custodito altrove.
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GHIRARDI ha chiesto a LATINO di chiedere a ROBERTO (BORTOLATO), che avrebbe dovuto incontrare entro il 15/9/2006, di procurargli dell’acido poiché avrebbe visto “che la roba elettrica è troppo ingombrante”.
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LATINO ha anche sostenuto che, se al momento dell’incontro con ROBERTO (BORTOLATO) fosse stato tutto a posto (riferendosi evidentemente alla sistemazione del nascondiglio), avrebbero potuto mettersi d’accordo con questi e dargli il via per una non meglio precisata attività.
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Hanno accennato alla necessità di fare preliminarmente una prova con armi ed esplosivi, da effettuare in una zona prossima al delta del Po. Un posto ideale perché isolato e frequentato solo da cacciatori e pescatori, e dove i colpi sarebbero stati scambiati per attività venatoria. In questo stesso posto LATINO ha accennato anche alla possibilità di provare il silenziatore che qualcun altro avrebbe dovuto “sistemare”.
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Hanno ancora una volta fatto riferimento ad un progetto di attacco ad un bancomat, per il quale ROBERTO (BORTOLATO) dovrebbe aver ultimato l’inchiesta e per il quale sarebbero da definire le vie di fuga e la logistica.
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LATINO ha accennato alla possibilità di realizzare un nascondiglio “volante” anche lungo la Martesana, indicando un posto preciso, che avrebbe individuato a ridosso di viale Europa, nel comune di Cologno Monzese “…dove ci sono i cosi della Fininvest…” (ovvero i ripetitori e la sede Mediaset), ed accennando alla necessità di trovare un contenitore più piccolo da interrare. Lo stesso ha affermato di ritenere, comunque, la Martesana un’ottima via di fuga [oltre al canale già oggetto di prove con un canotto si evidenzia che vi è altresì una pista ciclabile che corre lungo tutto il naviglio].
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GHIRARDI ha approvato con entusiasmo questa idea, accennando anche a due possibili obiettivi, non meglio indicati, che avrebbero già individuato in quella zona.
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GHIRARDI ha poi sostenuto di continuare a pensare ad ICHINO, evidentemente come un possibile obiettivo di una azione.
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Al riguardo LATINO ha sostenuto che uno così “...non è che gli puoi far nient’altro che farlo fuori…”, rappresentando però la convinzione che lo stesso fosse sottoposto ad un servizio di scorta. GHIRARDI [riferendosi ad un sopralluogo da lui già effettuato] ha precisato che egli, quel giorno, non l’aveva vista, ma ha precisato di aver visto solo la casa e non il personaggio. Lo stesso ha manifestato forti preoccupazioni circa un approfondimento dell’inchiesta nei pressi dell’abitazione in quanto, pur non avendo notato telecamere sullo stabile, vi era la possibilità che la zona, molto vicina alla stazione “Porta Genova”, fosse molto controllata, per cui, al fine di appurare l’attualità del servizio di scorta, i due si sono proposti di individuare gli impegni di carattere pubblico dello stesso, convegni o conferenze, per aver modo di controllarlo in condizioni meno compromettenti.
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I due hanno nuovamente accennato alla necessità di rifare la brunitura ad un arma danneggiata e LATINO ha sostenuto che sarebbe andato in armeria, in zona Lambrate, per farsi spiegare come fare. In questo contesto lo stesso ha accennato a GHIRARDI di ritenere che l’armeria in via Zuretti fosse stata chiusa. Al che questi ha replicato, con rammarico, che c’erano dentro due vecchietti, interesse che deve collegarsi ad una possibile rapina, infatti, subito dopo ha aggiunto di aver visto anche l’armeria di piazza Baiamonti all’interno della quale vi sarebbe un soggetto giudicato sveglio, ma sempre solo, concludendo, tuttavia, d’accordo con LATINO, che quella zona è assolutamente inidonea perché troppo centrale e di passaggio.
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I due hanno manifestato disprezzo per coloro che affittano appartamenti “a strozzo” agli extracomunitari, sostenendo che occorrerebbe far qualcosa per fargliela pagare e spaventarli un po’. In proposito LATINO ha sostenuto di avere una dritta per qualcosa del genere ed ha riferito di essere al corrente che uno dei proprietari dello stabile di via Cavezzali [dove, alcuni mesi addietro, una guardia giurata aveva sparato ed ucciso un extracomunitario ed ove, di seguito, era stato effettuato un massiccio sgombero, con la Polizia che aveva bloccato tutta la strada] era anche proprietario di un mobilificio situato su viale Fulvio Testi, in direzione di Cinisello Balsamo, e denominato Alcor o Alcos (115), dove si potrebbe provocare facilmente un incendio, certamente non coperto da polizze assicurative, forzando la porta e versando all’interno alcune taniche di benzina, ovviamente dopo aver fatto un minimo di sopralluoghi ed aver tentato di verificare la notizia, appresa in maniera casuale, da un collega di lavoro.
In relazione al riferimento fatto dai due indagati al Prof. Ichino, ma soprattutto al riferimento di GHIRARDI di aver visto la casa ma non la persona, si richiama quanto detto con riferimento al sopralluogo del 27/2/2006 eseguito da quest’ultimo.
L’interesse dimostrato dai due indagati nei confronti del professore può essere collegato a due momenti di particolare visibilità del giuslavorista:
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nei giorni immediatamente precedenti il 27/2/2006, molti quotidiani hanno dato ampio risalto ad una spaccatura determinatasi all’interno della CGIL a causa della dura presa di posizione di una parte minoritaria del sindacato nei confronti delle tesi esposte dal Prof. Ichino nel proprio saggio “A cosa serve il sindacato - Le follie di un sistema bloccato e la scommessa contro il declino”.
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negli ultimi giorni di agosto, i quotidiani nazionali, ed in particolare il Corriere della Sera, hanno dato ampia risonanza alle innumerevoli polemiche scatenate, soprattutto in ambienti sindacali, dalle dichiarazioni del prof. Ichino circa la possibilità di ridurre la spesa pubblica licenziando i dipendenti pubblici improduttivi.
Tenuto conto che non tutte le conversazioni tra i due sono state intercettate e che anche quelle registrate non sono sempre complete e/o comprensibili, si deve comunque osservare una costanza e permanenza nel tempo del “progetto”, condotto dapprima attraverso indagini conoscitive della persona, con lo scambio di reciproche valutazioni, e la programmazione di ulteriore attività di indagine sul conto del medesimo.
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