Richiamando quanto già detto in relazione alla giornata del 1°/10/2006 in ordine al sopralluogo eseguito da SISI nei pressi della agenzia di Banca Intesa di Torino, anche il 16/10/2006 sono stati documentati comportamenti anomali di SISI.
Intorno alle 10:30, con la sua autovettura, ha raggiunto via Bologna (in Torino), quindi ha svoltato in via Pergolesi parcheggiando l’auto per tornare a piedi in via Bologna, per sostare all’altezza dei civici 257 e 259, come se cercasse o aspettasse qualcuno. Dopo pochi minuti è tornato alla sua auto ed è salito, rimanendovi in attesa per cinque minuti circa. E’ ripartito e, dopo un centinaio di metri, ha parcheggiato in via Ancina, angolo via Gottardo. Sceso dall’auto, ha percorso via Gottardo fino all’incrocio con via Bologna ove si è fermato per osservare con attenzione proprio quella via. Poco dopo si è addentrato in un mercato rionale, ove ha effettuato degli acquisti, continuando tuttavia a rivolgere lo sguardo verso largo Gottardo, in direzione dell’Ufficio Postale e di una filiale della Banca San Paolo ivi ubicati.
Non v’è dubbio che SISI ha effettuato un sopralluogo ed invero quest’ultimo aveva prospettato a LATINO e BORTOLATO (1°/10/2006) la possibilità di una rapina (ai danni di un addetto del sindacato delegato al ritiro di contante). Tant’è che LATINO gli aveva chiesto di controllare almeno il percorso e predisporre una mappa delle telecamere. Circostanza che, puntualmente, SISI ha fatto nelle giornate del 10/10/2006 e del 16/10/2006.
19/10/2006 – Padova – BORTOLATO: chiamate da cabine pubbliche (154)
Il 19/10/2006, così come evidenziato nella conversazione ambientale del 15/10/2006,
BORTOLATO è stato visto:
Alle 19:00 effettuare un tentativo di chiamata dalla cabina di via Palestro nr. 28.
Alle 19:10 ha tentato nuovamente.
Alle 19:15, ha effettato un ulteriore tentativo da una cabina vicina a quella precedentemente usata, risultata, però, in avaria.
Alle 19:40 con la macchina si è recato in via Orsini, ove sempre da una cabina, ha nuovamente tentato di effettuare una telefonata.
Alle 20:00 è tornato alla prima cabina di via Palestro per effettuare, un ulteriore tentativo (il “recupero” a distanza di un’ora dal primo appuntamento).
19/10/2006 – Milano – LATINO / GHIRARDI: incontro (155) e ambientale (156)
Il 19/10/2006, LATINO e GHIRARDI – come concordato nel precedente incontro – alle 18:30 circa si sono trovati in piazza Gramsci. Qui, avvistatisi nei pressi del supermercato hanno, come d’abitudine, percorso alcune vie limitrofe distanziati poi si sono affiancati, sino a raggiungere via Pier della Francesca, ove sono entrati nel bar Flash, posto all’angolo con via Saronno.
L’incontro è stato registrato. Hanno discusso di vari progetti operativi. In particolare:
hanno fatto cenno ad alcune verifiche da completare sull’obiettivo contro il quale avevano già ipotizzato un’azione incendiaria al mobilificio “Delcon”. [Circa l’indicato obiettivo è risultato che non solo non avevano ancora verificato il collegamento tra il proprietario del mobilificio e gli appartamenti dello stabile di via Cavezzali, ma non erano riusciti nemmeno ad individuare esattamente l’ubicazione dello stesso]. In proposito LATINO ha affermato, infatti, che anche MARCO (GAETA) vi si era recato e gli aveva riferito che non c’era più, mentre da altre fonti egli sarebbe stato certo che l’esercizio è ancora attivo (157).
Hanno anche accennato alla necessità di sviluppare inchieste su fascisti, tornando a fare espliciti riferimenti a Lino Guaglianone ed alla palestra “Doria”, nonché al ristorante “Maya”. In proposito LATINO ha proposto di affidare queste inchieste al ragazzo trasferitosi da Padova, MAZZAMAURO che, pur non essendo ancora pronto per il livello operativo, sarebbe ben lieto di condurre un lavoro di questo tipo.
I due, poi, hanno accennato alla possibilità di porre in essere altre azioni, approfittando del momento di particolare avversione nel Paese al Governo a causa della manovra finanziaria, nonché delle problematiche sempre più evidenti in tema di lavoro precario. I due si sono però trovati d’accordo circa il tipo di azione da compiere, necessariamente di livello medio basso, non ritenendosi ancora in grado di gestire azioni “contro le persone” in considerazione della mancanza di un “retroterra” che potesse sostenere questo tipo di scelta e rammentando, in proposito, l’isolamento “relazionale” in cui si erano trovate anche le BR-PCC dopo le azioni D’Antona e Biagi, in quanto molti compagni non avevano condiviso sul piano politico quanto da essi espresso nelle rivendicazioni. In altro momento della conversazione GHIRARDI è ritornato sull’argomento della realizzabilità di azioni contro le persone, sostenendo che, in caso di fascisti, sarebbe stato necessario sparargli addosso.
Nell’invitare GHIRARDI ad una manifestazione che si sarebbe svolta il sabato 21/10/2006 a Milano in solidarietà di Georges Ibrahim Abdallah, detenuto di origine libanese ristretto in Francia, LATINO ha ripreso il tema, a lui molto caro, dell’internazionalismo. Dopo aver ribadito alcune considerazioni negative sugli interventi militari in Afghanistan, Iraq e Libano, GHIRARDI, in particolare, si è mostrato molto insoddisfatto per il modo assolutamente inadeguato in cui si affronta l’internazionalismo da parte dei compagni.
Dopo aver chiesto a GHIRARDI se aveva notato movimenti strani quando era andato a verificare il posto dove c’è il “bidoncino”, LATINO gli ha comunicato che aveva dovuto rimandare, momentaneamente, la realizzazione di un “imbosco” provvisorio in un angolo di bosco che aveva individuato lungo la pista ciclabile della Martesana fra il costone di viale Europa di Cologno Monzese e la tangenziale, poiché erano in corso lavori per l’installazione di lampioni.
Tale nascondiglio avrebbe dovrebbe essere utilizzato nel caso in cui avessero deciso di porre in essere qualche azione nella zona circostante, usando come via di fuga la Martesana. Nel contesto, lamentando il proliferare di lavori in tutta la città, ha fatto intendere di aver perso un “imbosco” di esplosivo che aveva realizzato nei pressi di una colonna di cemento proprio a causa di lavori per la realizzazione di un viadotto.
Nel medesimo contesto GHIRARDI ha suggerito a LATINO, quando avesse rivisto ROBERTO (BORTOLATO), di verificare la possibilità, ove questi avesse ancora avuto problemi, di “trasferire le armi qua”, facendo anche riferimento alla necessità di organizzarsi bene ove si fosse deciso di realizzare l’azione contro lo “sportello Marco Biagi” in zona Porta Genova e sollecitando il coinvolgimento di quelle persone che si erano dichiarate disposte a muoversi. LATINO, infatti, a tali sollecitazioni, ha risposto ribadendo la necessità di rimanere con loro ad un livello ancora basso perché sono solo dei ragazzi. [pur non avendole menzionate tali persone sono da identificare in MAZZAMAURO ed AMARILLI.
A questo proposito GHIRARDI ha insistito sulla necessità di fare inchieste sia per azioni politiche che di finanziamento, richiamando un vecchio progetto di attacco ad un supermercato alla periferia di Monza che avevano accantonato in relazione all’esistenza di allarmi e rivalutando la possibilità di individuare un nuovo modo di aggressione, magari, travestendosi con le divise della Guardia di Finanza di cui LATINO gli aveva parlato nell’incontro precedente. Nel medesimo contesto lo stesso GHIRARDI ha accennato ad una possibilità, che stava ancora valutando, di contattare qualcuno che effettuava trasporti di valori.
GHIRARDI è tornato anche sull’argomento dell’inchiesta che stava conducendo su Ichino, per verificare se avesse o meno una scorta. Lo stesso ha sostenuto di essere passato già quattro volte nei pressi dell’abitazione del predetto e di non aver mai notato alcun equipaggio. Alle insistenze di LATINO, che si è detto convinto dell’assegnazione al Prof. Ichino di una misura di protezione, GHIRARDI ha ribadito di volere attendere l’occasione di un intervento pubblico del predetto per verificare come si muove, sottolineando di essere già in grado di riconoscerlo.
Prendendo spunto dalla notizia giornalistica del Carabiniere del ROS che ha sostenuto, in occasione di una testimonianza, di essersi recato ad interrogare alcuni prigionieri di Guantanamo, i due hanno anche affrontato il tema delle torture e dei mezzi di coercizione sui detenuti. In proposito GHIRARDI ha affermato di aver presenziato, come del resto lo stesso LATINO, ad una iniziativa pubblica sull’argomento cui avrebbe partecipato “una tizia spagnola” (la madre del prigioniero anarchico F.I.E.S. Xosè Tarrio Gonzales, deceduto lo scorso anno in una prigione di massima sicurezza spagnola) (158). GHIRARDI ha, però, criticato il taglio umanitario che gli organizzatori, ovvero gli anarchici, avevano inteso dare alla tematica dei maltrattamenti e degli abusi subiti dai detenuti, ritenendo necessario, concordemente con LATINO, affrontare la problematica da un punto di vista politico. I due hanno concordato nel criticare gli anarchici per la carenza di un progetto politico che sottende alla loro ideologia che, in sé, può anche risultare simpatica, ma hanno esteso le critiche di mancanza di un progetto anche ad altre realtà antagoniste, compresa la Panetteria. LATINO, in particolare, ha sottolineato di non comprendere la finalità che sottende a tutta l’attività svolta da “MAU” [identificabile in Maurizio Paolo FERRARI, vecchio militante delle Brigate Rosse, stabilitosi a Milano, diventando persona di riferimento all’interno della Panetteria Occupata poco dopo la sua scarcerazione all’esito dell’espiazione di una pena di 30 anni di detenzione senza mai usufruire di benefici].
A questo proposito GHIRARDI ha espresso molto decisamente la sua opinione circa la necessità di rompere definitivamente con queste realtà di movimento che non effettuano una scelta decisa circa la finalità della loro azione e, rammentando come le forze della repressone si siano abbattute con violenza contro tutte quelle realtà di movimento che si sono mosse appena su un terreno di maggiore concretezza (ha richiamato, in proposito, il processo di Bergamo per i disordini al carcere e quello di Roma sugli “espropri proletari”), ha rappresentato la necessità di “organizzarsi ad un livello diverso”, dichiarandosi disposto a rischiare in prima persona, ove si fosse raggiunta una adeguata organizzazione. In proposito LATINO ha riproposto il problema della necessità del radicamento che non è di facile soluzione e GHIRARDI ha risposto che il radicamento lo si realizza se si riesce a propagandare qualcosa.
Nel darsi appuntamento per il giovedì della settimana successiva, nei pressi del Piccolo Teatro, LATINO ha chiesto a GHIRARDI di portargli il “supporto del torchio”, descritto come un po’ pesantino, ma di dimensioni tali da poter essere contenuto nello zaino, perché avrebbe voluto dare qualcosa da fare a MARCO (GAETA) che ultimamente si sarebbe mostrato un po’ latitante.
Sempre in relazione ad una finalità del genere i due hanno discusso di alcune moto parcheggiate nei pressi delle rispettive abitazioni. In particolare GHIRARDI si è rammaricato di non aver potuto organizzarsi per prelevare una moto, forse rubata, che era rimasta parcheggiata per una settimana nei pressi di casa sua ed era stata forse rimossa in occasione del lavaggio strada, mentre LATINO ha descritto una situazione analoga verificatasi nei pressi della propria abitazione, che lo aveva indotto a sospettare che quella moto fosse stata messa lì come esca dalle forze dell’ordine che, memori della storia del furgone, potevano aver sperato che egli si mostrasse interessato ad un mezzo, magari monitorato con congegni elettronici.