Oscar fantascienza Isaac Asimov



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~ors disse: «Dottor Benastra, ecco... tenetemi questa
~erta. E voi, dottor Leggen, chiudete la porta, ma
,l~za bloccarla«.
Non c'è serratura automatica. Credete che siamo

~1 sciocchi?«


~'«Forse no... però si può chiuderla dall'interno e la-

,l~iare qualcuno intrappolato fuori dalla cupola.«


«Se fuori c'è qualcuno, mostratemelo!«
«Potrebbe essere ovunque.~. Dors alzò le braccia; at-

~orno a ogni polso aveva una sorgente fotonica.


«Non possiamo cercare ovunque« si lamentò Bena-

4 stra.
Le sorgenti fotoniche si accesero, sprizzando luce in


~r~ tutte le direzioni. I fiocchi di neve luccicarono come

uno sciame di lucciole, rendendo ancor più problema~

tica la visibilità.
«I passi erano sempre più forti~ disse Dors. ~tQuindi

Seldon stava avvicinandosi al trasduttore. Dov'è piaz-

~F zato?~
«Non ne ho idea« scattò Leggen. aNon è di mia com-

petenza, questo.«

F «Dottor Benastra?~
La risposta di Benastra fu esitante. «Non saprei. Se

devo essere sincero, non sono mai stato quassù in pre-

cedenza. E stato instàllato prima che venissi io. Il com-

puter conosce la posizione del trasduttore, però non ci


venuto in ~nente di chiederla... Oh, ho freddo, e non

vedo come possa rendermi utile qui.«


«Dovrete stare qui per un po'l~ disse decisa Dors.

«Seguitemi. Girerò attorno all'ingresso descrivendo

una spirale progressiva verso l'esterno.~
«Non si vede granché con questa neve" commentb

Leggen.
«Lo so. Se non nevicasse, a quest'ora lo avremmo già

trovato. Ne sono certa. Cosl, invece, impiegheremo for-

se qualche minuto. Possiamo resistere.« Nonostante il

tono deciso, Dors non si sentiva affatto sicura.

Comincib a camminare, muovendo le braccia, ce

cando di illuminare un tratto il più ampio possibile,

tendendo la vista aguzzata in cerca di una chiazza scu-

ra che spiccasse sulla neve.
Il caso volle che fosse Benastra il primo a indicare e a

dire: ·IQuello cos'è?«.


Dors sovrappose le due sorgenti fotoniche, proiettan-

do un vivido cono di luce nella direzione indicata. Poi

si mise a correre, seguita dagli altri due.
Lo avevano trovato, raggomitolato e inzuppato, a

una decina di metri dalla porta, a cinque metri dallo

strumento meteorologico più vicino. Dors gli sentì le

pulsazioni, ma non era necessario, perché reagendo al

tocco di lei Seldon si agitò e si lamentò.
«La cope~ta, dottor Benastra« chiese Dors, la voce

flebile per il senso di sollievo che provava. La aprì e la

stese. «Sollevatelo adagio e mettetelo qua sopra, così

lo avvolgerò. Poi lo porteremo giù.«


Nell'ascensore, mentre la coperta termica raggiun-

geva la te ~mperatura sanguigna, dal corpo infagottato

di Seldon si levò del vapore.
Dors disse: «Quando l'avremo sistemato in camera

sua, dottor Leggen, trovate un medico, uno in gamba, e

assicuratevi che venga subito. Se il dottor Seldon supe-

rerà indenne questo incidente, io non dirò nulla... ma

solo se ne uscirà indenne. Ricordate...«.
«Non c'è bisogno che mi facciate la predica)~ repli-

cò gelido Leggen. «Mi dispiace che sia successo e farò

il possibile, perb la mia unica colpa è stata quella di

permettere a quest'uomo di venire sulla Faccia supe-

riore.~
La coperta si mosse, e si sentì una voce bassa e de-

bole.
Benastra, che reggeva la testa di Seldon col braccio,

sussultò. «Sta cercando di dire qualcosa.«
«Lo so~ annuì Dors. «Ha detto: "Cosa sta succeden-

do?".~
r


p che non poté reprimere una breve risata. Era tal-

~nte normale dire una cosa simile!


,, dottore era deliziato.
,~ «Mai visto un caso di assideramento« spiegò. ~Non
~I rimane assiderati su Trantor.«
,"~ «Può darsi« disse Dors, gelida. «E sono contenta che
~abbiate l'opportunità di conoscere direttamente que-

sta novità. Ma questo significa che non sapete curare il


~ dottor Seldon?~
Lv Il medico, un uomo anziano e calvo, con un paio di
F baffetti grigi, fremette. «Certo che so come curarlo. I

casi di assideramento sugli altri mondi sono piuttosto

comuni, ordinaria amministrazione, e io mi sono docu-
~` mentato parecchio.«
E La terapia comprendeva un siero antivirale e l'uso di

una fasciatura a microonde.


F «Questo dovrebbe rimetterlo in sesto« disse il medi-

co. « Sugli altri mondi dispongono di attrezzature mol-

to più all'avanguardia negli ospedali, ma qui su Tran

tor naturalmente non le abbiamo. Questa è una terapia

per casi non gravi, e sono certo che andrà bene.«
E Più tardi, mentre il paziente si riprendeva senza

particolari problemi, Dors rifletté che forse Hari era

sopravvissuto così bene perché era uno straniero. Il

buio, il freddo, e perfino la neve, non erano elementi

completamente estranei per lui. In una situazione del

genere, un Trantoriano probabilmente sarebbe morto,

non tanto per il trauma fisico quanto per quello psi-

chico.
Dors non ne aveva la certezza, naturalmente, dal

momento che neppure lei era di Trantor. Accantonan-

do quelle considerazioni, accostò una sedia al letto di

Seldon e aspettò.

La seconda mattina, Seldon si svegliò e guardò Dors,

che sedeva accanto a lui guardando un videolibro e

prendendo appunti.


Con voce quasi normale, Seldon disse:
«Ancora qui, Dors?«
Lei depose il videolibro. «Non posso lasciarti solo,

no? E non mi fido di nessun altro.«


«Ogni volta che mi sveglio, ti vedo. Sei sempre stata

qui?«
«Addormentata o sveglia, sì.«


«Ma le tuè lezioni?«
«C'è un assistente che mi sostituisce per un po'.«
Dors si sporse in avanti e gli strinse una mano. No-

tando l'imbarazzo di Seldon (era a letto, dopo tutto), la

lasciò andare.
«Hari, cos'è successo? Ho avuto una tale paura.«
~Devo confessarti una cosa.«
«Cosa, Hari?~
«Ho pensato che tu potessi far parte di un complot-

to. .. 1~


«Un complotto?« sbottò Dors.
«Già, per spingermi sulla Faccia superiore, fuori da1-

la giurisdizione dell'Università, dove le forze imperiali

avrebbero potuto catturarmi.~
«Ma la Faccia superiore non è al di fuori della giuri-

sdizione dell'Università. Su Trantor, l'autorità di un

settore si estende dal centro planetario al cielo.~
«Ah, non lo sapevo. Ma non sei venuta con me perché

hai detto che avevi molti impegni, cosl, quando mi so-

no lasciato prendere dalla paranoia, ho pensato che mi

avessi abbandonato apposta. Ti prego di perdonarmi.

Sei stata tu a venire a salvarmi, è evidente. Qualcun al-

tro si è preoccupato?«


aGli altri erano occupati« rispose cauta Dors. «Han
~ensato che fossi sceso prima di loro. Un pensiero
!~ttimo, mi pare.~
L'ha pensato anche Clowzia?«

~La giovane tirocinante? Sì.~


~«Be', può essere stato ugualInente un complotto.

!scludendo te, chiaro.«


i'~ « No, Hari, è stata proprio colpa mia. Non avevo il di-

i~itto di lasciarti andare lassù da solo. Il mio compito

era quello di proteggerti. Non so darmi pace per quel
. ~he è successo, per avere permesso che ti smarrissi.«
~ «Ehi, un momento« disse Seldon, di colpo irritato.

E~i «~on mi sono smarrito. Per chi mi prendi?«


F «Perché, tu che espressione vorresti usare? Eri spari-

to quando gli altri sono scesi, e sei tornato all'ingresso,

o nelle vicinanze dell'ingresso, solo quando c'era già

buio.«
~Ma non è andata cosl. Non mi sono perso soltanto

perché mi sono allontanato e non ho più troYato la

strada per tornare. Ti ho detto che sospettavo l'esisten-


~ za di un complotto, e avevo le mie buone ragioni. Non

F sono completamente paranoico.«


r~ «Be, allora, cos'è successo?"
Seldon glielo raccontò. Ricordava tutto fin nei mini-

mi dettagli; aveva rivissuto l'episodio in un incubo per

gran parte della giornata precedente.
~` Dors ascoltò corrugando la fronte. «Ma è impossibi-

le. Un vertijet? Sei sicuro?«


«Certo. Credi che abbia avuto un'allucinazione?«
3 «Ma è impossibile che le forze imperiali stessero cer-

candoti. Arrestandoti sulla Faccia superiore avrebbero

provocato lo stesso pandemonio che sarebbe scoppiato

se la polizia fosse venuta ad arrestarti nel campus.«


aAllora come lo spieghi?«
«Non lo SO1D rispose Dors. «Però so che le conseguen-

ze della mia negligenza avrebbero potuto essere più

gravi di quelle che si sono avute in realtà, e so che

Hummin si arrabbierà moltissimo con me.«

«Non diciamogli nulla, allora« suggerì Seldon. «E ff-

nita bene.).


«Dobbiamo dirglielo~ fe~e Dors, cupa in viso. ffForse

non è ancora finita.~


30
Quella sera ci fu una visita di Jenarr Leggen. Arrivò d~

po-cena. Leggen spostò lo sguardo da Dors a Seldon e

viceversa parecchie volte, come se stesse chiedendosi

cosa dire. Né Dors né Seldon cercarono di aiutarlo, ma

attesero pazienti, perché avevano constatato che il me-

teorologo non era un campione in fatto di chiacchiere.


Infine, Leggen si rivolse a Seldon. « Sono venuto a ve-

dere come state.~-


«Benissimo« disse Seldon. .~Ho solo un po' sonno.

Stando alla dottoressa Venabili, questa stanchezza è

un effetlo della terapia e durerà qualche giorno, così

avrò tutto il riposo necessario.~ Sorrise. «Francamen-

te, non mi dispiace.)~
Leggen respirò a fondo, espirò, esitò, poi quasi stesse

compiendo uno sforzo per pronunciare quelle parole

disse: «Non vi disturberò a l~ngo. Capisco perfetta-

mente che avete bisogno di riposare. Però volevo dirvi

che sono dispiaciuto per quanto è successo. Non avrei

dovuto dare per scontato che foste sceso da solo. Dal

momento che non avevate esperienza, avrei dovuto as-

sumere un atteggiamento più responsabile nei vostri

confronti. In fin dei conti, ero stato io a permettervi di

salire. Spero che possiate... perdonarmi. Ecco, mi pre-

meva dirvi questo ~
Seldon sbadigliò, coprendosi la bocca con la mano.

«Scusate... Dato che tutto si è risolto nel migliore dei

modi, mi pare inutile serbare rancore. In fondo, non è-

stata colpa vostra. Non mi sarei dovuto allontanare, e

poi quel che è successo...«
~rr
I'interruppe. «Hari, per favore, basta parlare.

~sati. Ora voglio parlare con il dottor Leggen pri-

~he se ne vada... Innanzitutto, dottor Leggen, mi

~do conto che siete preoccupato per le eventuali ri-

~cussioni di questo incidente. Vi ho detto che non ci

rebbe stato alcun seguito se il dottor Seldon si fosse

~tabilito senza seri inconvenienti. Mi pare che si stia

~tabilendo, quindi potete tranquillizzarvi... per il

omento. Ora vorrei parlarvi di un'altra cosa, e spero

he questa volta collaborerete spontaneamente.«

L~ «Ci proverò, dottoressa Venabili~ disse Leggen con

ireddezza~


r «Non è accaduto nulla di insolito durante la vostra

~ermanenza sulla Faccia superiore?~


~ «Certo che è accaduto, e lo sapete. Ho perso il dottor

F Seldon, cosa di cui mi sono appena scusato.~


«E ovvio che non mi riferivo a questo. Non è successo

i~ nient altro di insolito?«

«No, nulla. Assolutamente nulla.~-
Dors guardò Seldon, che aggrottò le sopracciglia. Il

~ matematico aveva l'impressione che Dors stesse cer-


,r cando di controllare la sua storia e sentire un'altra

versione. Credeva che il velivolo che gli aveva dato la


L' caccia fosse frutto della sua immaginazione? Gli sa-

rebbe piaciuto protestare energicamente, ma Dors

aveva già alzato una mano per invitarlo a tacere, qua-
' si avesse previsto subito le sue obiezioni. Seldon si

calmò, in parte per il cenno di r)ors, in parte perché

aveva proprio sonno. Sperava solo che Leggen se ne

andasse presto.


«Ne siete certo?~ chiese Dors. aNon c'è stata nessuna

intrusione dall'esterno?«

«No, certo che no. Oh...~-
«Si, dottor Leggen?«

«C'è stato un vertijet.~-

«E vi è sembrato un fatto strano?~
«No, assolutamente.«
16~ 1 167

«Perché?~.


«Questo ha tutta l'aria di un interrogatorio, dotto-

ressa Venabili. Non mi piace. ~


«Capisco, dottor Leggen, ma queste domande sono

collegate all'incidente del dottor Seldon. Forse questa

storia è più complessa di quel che pensavo."
aIn che senso?« La voce di Leggen si era fatta aggres-

siva. «Intendete sollevare altri dubbi, pretendendo al-

tre scuse? In tal caso, forse non mi resterà che conge-

darmi.«
·~Non prima di avere spiegato perché non trovate

strana la presenza di un vertijet.~
«Perché, mia cara, diverse stazioni meteorologiche

trantoriane dispongono di vertijet per lo studio diret-

to delle nubi e degli strati superiori dell'atmofifera. La

nostra stazione meteoroloE~ica non ne ha.~-


«Perché? Sarebbe utile.~
~tCerto. Ma non siamo in concorrenza e non abbiamo

segreti. Noi comunichiamo i nostri risultati, gli altrj

comunicano i loro. Quindi è logico che si tenda a spe-

cializzazioni differenziate. Sarebbe sciocco avere dei

doppioni. Il denaro e il personale che potremmo utiliz-

zare per i verti-jet, possiamo impiegarlo invece per dei

rifrattometri mesonici... gli altri fanno il contrario. Ci

saranno anche rivalità e malanimo tra i settori, però la

scienza è l'unica cosa che ci tiene uniti. Questo lo sape

te, immagino« soggiunse Leggen ironico.


«Certo, ma non vi pare una strana coincidenza l'in-

vio di un vertijet sulla vostra stazione proprio lo stes-

so giorno in cui voi avete utilizzato la stazione?~-
«Non è stata affatto una coincidenza. Abbiamo an-

nunciato che quel giorno avremmo compiuto dei rile-

vamenti, e di conseguenza qualche altra stazione giu-

stamente ha pensato di fare simultaneamente un'ana-

lisi nefelometrica... Ie nuvole, ecco. I risultati, presi

assieme, sono più chiari e più utili che visti separata-

mente.«
colpo, la voce piuttosto confusa, Seldon disse:

~avano solo rilevando dei dati, allora?,-. E sbadigliò


puovo.
,'SII- rispose Leggen. aChe altro avrebbero dovuto
~e?«

s bors batté le palpebre, come a volte faceva quando

ll~rcava di pensare in fretta. aQuadra tutto. Quel verti-

~, a che stazione apparteneva?«


Leggen scosse la testa. «Dottoressa, come posso sa-

~rlo?«
«Credevo che ogni verti-jet meteorologico avesse la

~, sigla della stazione di appartenenza.«
li~ «Certo, ma io non stavo guardando, non lo stavo stu-

"~ diando. Dovevo occuparmi del mio lavoro, e ho lascia-

to che quelli svolgessero il loro. Quando si metteranno

~ ~in contatto per comunicarmi i risultati, saprò da dove

c~ veniva il vertijet.«
«E se non si metteranno in contatto?«
«Be', vorrà dire che le loro apparecchiature non han-

no funzionato nel modo previsto. Capita, certe volte.,t

La destra di Leggen era stretta a pugno. «Non c'è altro,

allora~l~


«Un attimo. Secondo voi, da dove poteva venire il

vertijet?«


«Da qualsiasi stazione meteorologica dotata di verti-

jet. Con un giorno di preavviso, e loro hanno avuto più

tempo a disposizione, uno di quei velivoli è in grado di

raggiungerci comodamente da qualsiasi angolo del

pianeta.«
«Ma la base di partenza più probabile?«
«Difficile dirlo... Hestelonia, Wye, Ziggoreth, Nord

Damiano. Questi settori mi sembrano i più probabili,

però quel vertijet poteva provenire da altri quarànta

settori come minimo.«


«Un'altra domanda. L'ultima... Dottor Leggen, quan-

do avete annunciato che il vostro gruppo sarebbe salito

sulla Faccia superiore, per caso avete detto che un ma-

tematico, il dottor Hari Seldon, sarebbe venuto con

voi?«
Sul volto di Leggen apparve un'espressione sincera

di intensa sorpresa, poi lo stupore si trasformò in di~

sprez20. «Perché avrei dovuto elencare i nomi del

gruppo? A chi poteva interessare?«


«Benissimo~ disse Dors. «Le cose allora sono anda-

te cosi... Il dottor Seldon ha visto il vertijet e si è agi-

tato. Il perché non è chiaro, e i suoi ricordi sono un

po' confusi a questo proposito. Comunque, è fuggito,

voleva fuggire lontano dal vertijet, si è smarrito, non

ha pensato di provare a tornare... o non ha osato far-

lo... se non quando era ~ià calata l'oscurità, e proprio

perché c'era buio non è stato in grado di rientrare.

Voi non avete nessuna colpa, quindi dimentichiamo

tutto. D'accordo?~-


~D'accordo~- rispose Leggen. «Addio!« Gira sui tac-

chi e se ne ando.


Quando fu uscito, I:)ors si alzò, sfilò adagio le panto-

fole a Seldon, lo sistemò a letto e lo copri. Seldon dor-

miva, naturalmente.
Poi Dors si sedette e rifletté. Fino a che punto le paro-

le di Leggen erano vere, e cosa potevano celare?


Non lo sapeva.
r
picogeno
MICOGENO... Un settore dell'antico Trantor... Sepolto nel pas-
F sato delle sue leggende, Micogeno esercitò un influsso scarso

a livello planetario. Estremamente compiaciuto del proprio

stato e fiero del proprio isolamento...
~? ENCICLOPEW~ G~L~ITICA

~/ ~
~uando si svegliò, Seldon vide un volto nuovo che lo


~uardava con aria solenne. Per un attimo strizzò le pal-

~ebre, poi disse: «Hummin?«.


F Hummin abbozzò un sorriso. «Vi ricordate di me, al-

ora?«
«Ci conoscevamo appena da un giorno, e sono passa-


;~' ti quasi due mesi, comunque ricordo. Dunque, non vi

hanno arrestato né...,~


~Come vedete sono qui, sano e salvo, però...« Hum-
,~ min lanciò un'occhiata a Dors, che si teneva in disparte

rl Seldon disse: «Sono contento di vedervi... Perrnette-

te, un attimo?«. E col pollice indicb il bagno.


«Prego, fate con comodo. E fate colazione.«
Hummin non gli tenne compagnia a colazione. Nem-
~ meno Dors. Rimasero entrambi in silenzio. Hummin

,~ diede una scorsa a un videolibro assumendo con disin-

voltura un'espressione concentrata. Dors si studiò at-

tentamente le unghie, poi estrasse un microcomputer e

cominciò a prendere appunti con uno stilo.
Seldon li osservò pensoso e non cercò di intavolare

una conversazione. Forse quel silenzio, quel riserbo,


F era un comportamento normale su Trantor, quando si

era in presenza di un ammalato. A dire il vero, Seldon

si sentiva normalissimo, forse però loro non se ne ren-

devano conto.


Solo quando Seldon ebbe finito l'ultimo boccone di

cibo e l'ultima goccia di latte (a cui evidentemente sti

va abituandosi, perché non aveva più un gusto strano~;

Hummin si decise a parlare.


· «Come state, Seldon?«
«Benissimo, Hummin. ~bbastanza bene da alzar

mi.«
«Mi fa piacere sentirlo« disse Hummin impassibile.

« Se questo è accaduto, gran parte della responsabiLità

è di Dors Venabili.«


Seldon corrugò la fronte. «No. Sono stato io a insi-

stere per andare sulla Faccia superiore.«


«Certo, però lei avrebbe dovuto seguirvi ad ogni co-

sto.«
«Le ho detto che non la volevo con me.«


Dors intervenne. «Non è vero, Hari. Non difendermi

con delle nobili bugie.l-


Seldon sbottò rabbioso: «Ma non dimenticate che

Dors è anche venuta a cercarmi lassù, vincendo resi-

stenze notevoli, e mi ha salvato la vita. Questa è una

verità sacrosanta, Hummin. Ne avete tenuto conto nel-

la vostra valutazione?«.
Dors intervenne di nuovo, visibilmente imbarazzata.

«Per favore, Hari... Chetter Hummin ha ragione. Avrei

dovuto impedirti di salire, o avrei dovuto seguirti. Le

mie azioni successive, le ha lodate.~-


«Comunque, ormai l'episodio appartiene al passato,

e possiamo lasciar perdere,. disse Hummin. «Parliamo

invece di quel che è successo sulla Faccia superiore,

Seldon.«
Seldon si guardò attorno e disse circospetto: «E pru-

dente farlo?«.
Hummin sorrise. «Dors ha circondato questa stanza

con un Campo di Distorsione. Nessun agente imperiale

qui all'Università, ammesso che ce ne siano, è in grado

di penetrarlo, posso garantirvelo. Siete un tipo sospet-

toso, Seldon.«

aNon di natura. Ma ascoltandovi nel parco e in se-


~tD... Siete un tipo persuasivo, Hummin. Quando

~ete finito coi vostri discorsi, ero pronto a temere


~e Eto Demerzel fosse in agguato ovunque, nascosto

,l~ll-ombra.«


,~ «Può darsi che sia sempre in agguato... a volte lo

~nso)~ commentò Hummin serissimo.


«Se ci fosse, non lo riconoscerei. Che aspetto ha?«
«Questo non ha importanza. Non lo vedreste, a meno

~he lui non volesse farsi vedere da voi... allora sarebbe

~tutto finito, immagino... e noi dobbiamo impedire che
~ accada. Parliamo del vertijet che avete visto.~-
E «Come vi ho detto, Hummin, grazie a voi ho una

paura folle di Demerzel. Non appena ho visto il verti-

jet ho pensato che Demerzel mi stesse dando la cac-

cia... ho pensato di avere abbandonato stupidamente il

rifugio dell'Università salendo sulla Faccia superiore,

di essere stato attirato lassù proprio per essere cattura-

to senza difficoltà.«
Dors disse: «D'altra parte Leggen...~.
Seldon l'interruppe. «Era qui ieri sera?«
«Si, non ricordi?«
«Vagamente. Ero stanco morto. Ho la memoria an-

nebbiata.«


«Be', quand'era qui ieri sera, Leggen ha detto che il

vertijet era solo un velivolo meteorologico di un'altra

stazione. Perfettamente normale. Perfettamente inno-

cuo.«
«Cosa?« sbottò Seldon sorpreso. «Non ci credo.«


Hummin intervenne. «II punto quindi è: perché non

ci credete? Cos'aveva il vertijet perché lo consideraste

pericoloso? Cos'aveva di particolare, insomma... a par-

te i sospetti che vi ho messo in testa io?~


Seldon rifletté, mordendosi il labbro inferiore. «Il

suo comportamento. Sembrava che spingesse il muso

sotto lo strato`di nubi, come se stesse cercando qualco-

sa, poi sbucava in un altro punto allo stesso modo, poi

in un altro áncora. Sembrava che stesse esplorando

metodicamente la superficie, pezzo per pezzo, puntan-~

do verso di me.«
Hummin osservò: «Magari stavate personificando,~

Seldon. Forse avete visto in quel vertijet una specie di

strano animale intento a cercarvi. Non lo era, natural-

mente. Era solo un vertijet, e se era un velivolo meteo-

rologico fl suo comportamento era perfettamente nor-

male... e innocuol-.


«Io ho avuto un'impressione diversa« disse Seldon.
«D'accordo, però in realtà non sappiamo nulla. Era-

vate convinto di essere in pericolo, ma la cosa è tutta

da dimostrare. Leggen ha detto che era un velivolo me-

teorologico, ma anche quella è soltanto un'ipotesi.«


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