Oscar fantascienza Isaac Asimov



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rò gli anni di vita che ho non basterebbero, e anche se

fossi immortale il ritmo delle nascite sarebbe sempre

superiore al ritmo dei miei incontri, e soprattutto

molti esseri umani morirebbero prima che io potessi

contattarli.«
«E questo discorso vale anche per la vostra matema-

tica del futuro?«


Seldon esitò, poi prosegul. «Forse per ultimare i cal-

coli matematici sarebbe necessario troppo tempo, an-

che disponendo di un computer grande quanto l'uni-

verso che operasse a velocità iperspaziali. Cos~, una

volta avuta la risposta, gli anni trascorsi nel frattempo

avrebbero modificato la situazione in modo macrosco-

pico, e la risposta non avrebbe più alcun valore.~
«Perché il procedimento non può essere semplifica-

to?« chiese brusco Cleon.


«Vostra Maestà Imperiale~ Seldon si rese conto che

Cleon stava divelltando sempre più freddo via via che

e rispóste gli riuscivano sempre meno gradite, quindi

reagì assumendo a sua volta un atteggiamento più for-

male «pensate a come gli scienziati si sono accostati al-

lo studio delle particelle subatomiche. Abbiamo a che

fare con quantità enormi di queste particelle, e ognuna

si muove o vibra in maniera casuale e imprevedibile,

però questo caos possiede un ordine di base, per cui ec-

co che siamo in grado di elaborare una meccanica

quantistica che risponde a tutti i quesiti che possiamo

formulare. Studiando la società, mettiamo gli esseri

umani al posto delle particelle subatomiche, ma in tal

caso subentra il fattore aggiuntivo della mente umana.

Le particelle si muovono senza pensare, alla cieca, gli

esseri umani no. Prendendo in considerazione i vari at-

teggiamenti mentali e gli impulsi, le cose si complica-

no a tal punto che manca il tempo materiale di tener

conto di tutti questi elementi.«
«Può darsi che la mente, come il movimento alla cie-

ca, abbia un ordine di base, no?~-


«Forse. La mia analisi matematica parte dal presup-

posto che alla base di tutto debba esserci un ordine

particolare, per quanto un fenomeno possa apparire

caotico, però non offre la minima traccia che ci indichi

come trovare questo ordine di base. Provate a pensa-

re... Venticinque milioni di mondi, ognuno con cultura

e caratteristiche proprie, ognuno diverso per certi

aspetti dagli altri, ognuno abitato da un miliardo o più

di esseri umani dotati tutti di una mente individuale...

e tutti questi mondi interagiscono in modi innumere-

voli, dando vita a chissà quante combinazioni! Anche

se in teoria un'analisi psicostorica è possibile, è assai

poco probabile che possa essere tradotta in pratica.«
«Cosa significa "psicostorica"?~
«Chiamo "psicostoria" l'esame teorico delle probabi-

lità relative al futuro.«


L'Imperatore si alzò di colpo, raggiunse l'estremità

opposta della stanza, si girò, tornò indietro e si ferm~

di fronte a Seldon, che sedeva immobile.

aAlzatevi!« ordinò.


Seldon obbedì e fissò dal basso il sovrano, più alto di

lui, sforzandosi affinché il suo sguardo non vacillasse.


Infine, Cleon disse: «Questa vostra psicostoria... se

fosse possibile trovare un'applicazione pratica, sareb-

be di grande utilità, vero?«.
~Di enorme utilità, è evidente. Sapere cos'ha in ser-

bo il futuro, anche in modo generico e probabilistico,

sarebbe una nuova meravigliosa guida per le nostre

azioni, uno strumento senza precedenti per l'umanità.

Ma, naturalmente...« Seldon s'interruppe.
«Ebbene?« sbottò Cleon impaziente.
«Ecco, mi pare che, escludendo alcune figure chiave

responsabili delle grandi decisioni, i risultati dell'ana-

lisi psicostorica dovrebbero rimanere sconosciuti al

pubblico.«


«Sconosciuti?« fece Cleon sorpreso.
«E chiaro. Lasciate che provi a spiegare... Se si fa

un'analisi psicostorica e si comunicano i risultati al

pubblico, il complesso di sentimenti e reazioni dell'u-

manità subisce una distorsione immediata. E l'analisi

psicostorica, basata sui sentimenti e le reazioni che si

verificano senza conoscere il futuro, perde qualsiasi

valore. Capite?«
L'Imperatore, con gli occhi raggianti, rise. «Meravi-

glioso! «


Batté la mano sulla spalla di Seldon, che traballò

leggermente sotto il colpo.


«Non capite, caro professore?« disse Cleon. «Non ca-

pite? Ecco la vostra applicazione pratica! Non è neces-

sario predire il futuro. Basta scegliere un futuro... un

buon futuro, un futuro utile... e fare una predizione che

modifichi i sentimenti e le reazioni umane in modo ta-

le che il futuro predetto si realizzi. Meglio costruire un

buon futuro che predirne uno negativo.~
Seldon corrugb la fronte. «Capisco quel che volete

dire, Sire... ma è u~ualmente imDossibile.«


~Impossibile?>~
i «Be', in ogni caso, inattuabile. Se non si può partire

fli) dalle emozioni e dalle reazioni umane e predire il futu-

ro che ne deriverà, non si può nemmeno fare il contra-
,' rio. Non si può partire da un futuro e predire da quali

emozioni e reazioni deriverà.«


Cleon parve deluso. Contrasse le labbra. « E la vostra
- relazione, allora? Si chiama cos~, vero?... A che serve?«

- «E solo una dimostrazione matematica... Interessan-

te, magari, per i matematici. Però non ho mai pensato

che potesse avere qualche utilità.«


«Lo trovo disgustoso« sbottò rabbioso Cleon.
Seldon si strinse leggermente nelle spalle. Non

avrebbe mai dovuto presentare il suo studio, ne era

sempre più convinto. Che ne sarebbe stato di lui se

l'Imperatore si fosse messo in testa di essere stato pre-

so in giro?
A giudicare dall'espressione, Cleon era abbastanza

prossimo a crederlo.


«Comunque« disse «potreste sempre fare predizioni

del futuro, anche non legittimate dalla matematica,

no? Predizioni che, secondo funzionari governativi

esperti nel campo del comportamento della gente, pro-

vocherebbero reazioni utili, no?«
«A che scopo ricorrere a me, in tal caso? I funzionari

governativi potrebbero fare quelle predizioni da soli

senza alcun intermediario.~
«I funzionari governativi non sarebbero altrettanto

efficaci. I funzionari governativi di tanto in tanto fanno

dichiarazioni e pronostici del genere. Ma non è detto

che siano creduti.«


«E perché la gente dovrebbe credere a me?«
«Siete un matematico. Voi avreste calcolato il futu-

ro, non l'a~reste... intuito, se è questo il termine esat-

to. v
«Ma non sarebbe vero.«
«E chi lo saprebbe?« Cleon fissò Seldon socchiuden-

do gli occhi.

Ci fu una pausa. Seldon si sentiva in trappola. Sareb-

be stato prudente rifiutarsi di eseguire un ordine diret-

to dell'Imperatore? Se avesse detto no, forse sarebbe

stato imprigionato o giustiziato. Non senza proceSso,

naturalmente... però, difficilmente un processo avreb-

be seguito un indirizzo diverso da quello imposto da

un apparato burocratico prepotente, soprattutto se i

funzionari dovevano assoggettarsi agli ordini dell'Im-

peratore dell'enorme Impero Galattico.
«No, non funzionerebbe« disse infine Hari Seldon.
«Perché no?~
«Se dovessi predire cose vaghe, generiche, che po-

trebbero accadere solo dopo la scomparsa di un paio di

generazioni, forse riusciremmo a spuntarla... però,

d'altro canto, alla gente non interesserebbe granché...

non interesserebbe una prospettiva rosea distante ma-

gari un paio di secoli. Per ottenere dei risultati~ conti-

nuò Seldon «dovrei predire cose più dirette, più imme-

diate. Il pubblico reagirebbe solo in questo caso. Presto

o tardi, però... presto, probabilmente... una previsione

non si realizzerebbe, e la mia utilità cesserebbe subito.

Al che, anche la vostra popolarità potrebbe crollare, e

soprattutto questo segnerebbe la fine della psicosto-

ria... non ci sarebbe più alcuno sviluppo matematico

futuro costruttivo in grado di contribuire all'impiego

pratico di tale tecnica.,t
Cleon si abbandonò su una sedia e fissò Seldon ag-

grottando le sopracciglia. «Non sapete fare altro voi

matematici? Siete solo capaci di dire continuamente

che è tutto impQssibile?~


Disperato, Seldon disse sottovoce: «Sirel siète voi a

insistere su cose impossibili«.


«Vi metterò alla prova, professore. Se vi chiedessi di

usare la vostra matematica per sapere se un giorno

verrò assassinato, cosa rispondereste?~-
«Il mio sistema matematico non fornirebbe una ri-

sposta a una domanda cosl specifica, nemmeno se la

psicostoria fosse applicata nel modo migliore. Neppu-

re tutta la meccanica quantistica del mondo consente

di predire il comportamento di un singolo elettrone,

solo il comportamento medio di molti.«


·(Conoscete la vostra matematica meglio di me. Ba-

sandovi su di essa, fate una previsione da esperto. Sarò

assassinato, un giorno?«
Seldon disse a bassa voce: ~Sire, mi tendete un tra-

nello. Ditemi che risposta desiderate e ve la darò, altri-

menti consentitemi di rispondervi liberamente senza

rischiare una punizione~.


«Parlate pure liberamente.,t
«Ho la vostra parola d'onore?«
«Volete una dichiarazione scritta?« fece Cleon sarca-

stico.
«La vostra parola d'onore è sufficiente« disse Seldon

smarrito, riflettendo che forse non sarebbe stata suffi-

ciente, invece.


«Vi do la mia parola d'onore.«
«Allora posso rispondervi che negli ultimi quattro

secoli circa la rnetà degli imperatori sono stati assas-

sinati, per cui deduco che le vostre probabilità di es-

sere assassinato sono grosso modo il cinquanta per

cento.«
«Qualsiasi sciocco può dare una risposta del genere«

eruppe Cleon sprezzante. «Non è necessario un mate-

matico.«
«Ma io vi ho detto parecchie volte che la mia mate-

matica è inutile per i problemi pratici.l~


~lNon pensate nemmeno che i miei sfortunati prede-

cessori mi abbiano insegnato qualcosa?~


Seldon respirò a fondo e si buttò. «No, Sire. La storia

dimostra che dalle lezioni del passato non impariamo

granché. Per esempio, mi avete ricevuto qui in udienza

privata. E se avessi avuto intenzione di assassinarvi?...

Naturalmente, non ho questa intenzione, Sirel- si af-

frettò ad ag~iungere.

Cleon sorrise, un sorriso arcigno. «Professore, di-

menticate la nostra meticolosità, e la nostra tecnologia

avanzata. Abbiamo studiato i vostri precedenti, sa~

piamo tutto di voi. Quando siete arrivato, siete stato

analizzato... espressione, impronta vocale. Abbiamo

controllato detta~liatamente il vostro stato emotivo;

in pratica abbiamo letto i vostri pensieri. Se ci fosse

stato anche il minimo dubbio riguardo la vostra inno-

cuità, non vi avrebbero permesso di incontrarmi. Anzi,

adesso avreste già cessato di vivere.«


Seldon fu scosso da un'ondata di nausea, ma conti-

nub. aPer gli estranei è sempre stato difficile colpire

l'Imperatore, anche quando la tecnologia non era cosl

progredita. Quasi tutti gli assassinii si sono verificati

in seguito a una congiura di palazzo. Il pericolo più

grande per un imperatore è rappresentato dalle perso-

ne che gli sono più vicine. Per scongiurare questo peri-

colo, il controllo meticoloso degli estranei non serve

proprio. E per quanto riguarda i vostri funzionari, le

vostre Guardie, i vostri amici intimi, non potete trat-

tarli come trattate me.«
Cleon replicò: aLo so benissimo anch'io. E vi dirò

che quelli che mi circondano vengono trattati in modo

giusto ed equo, quindi non hanno motivo di nutrire del

risentimento nei miei confronti~.


«Uno sciocco...« iniziò Seldon, e si bloccò, confuso.
«Andate avanti« lo esortò rabbioso Cleon. «Vi ho da-

to il permesso di parlare liberamente. Perché sarei

sciocco?~-
«La parola mi è sfuggita, Sire. Intendevo dire "irriie-

vante". Il modo in cui trattate quelli che vi circondano

è irrilevante. Sarete senz'altro sospettoso... tutti gli es-

seri umani lo sono. Una parola detta senza riflettere,

come quella che mi è appena sfuggita, un gesto incau-

to, un'espressione ambigua, ed ecco che voi socchiude-

te gli occhi e cominciate a prendere le distanze. E basta

un velo di sospetto per mettere in moto un circolo vi-


~~ioso. La persona amica percepisce questa diffidenza,

si risente, e il suo comportamento cambia, per quanto

possa sfor~arsi di controllarsi. vOi avvertite tutto que-

sto e diventate ancor più sospettoso, e alla fine o la per-

sona amica viene giustiziata o voi venite assassinato.
un processo dimostratosi inevitabile per gli imperatori

degli ultimi quattro secoli, e non è che un segno della

difficoltà crescente della conduzione degli affari del-

l'Impero.«


Dunque non posso fare nulla per evitare l'assassi-

nio.
«No, Sire« disse Seldon. «D'altra parte, però, potre~

- ste essere fortunato.~
Cleon stava tamburellando con le dita sul bracciolo

della sedia. Disse brusco: «Siete inutile, professore... e

lo è anche la vostra psicostoria. Andatevene«. Al che,

distolse lo sguardo e tutt'a un tratto sembrò molto più

vecchio dei suoi trentadue anni.
«L'ho detto che la mia matematica sarebbe inutile

per voi, Sire. Le mie più profonde scuse.«


Seldon fece per inchinarsi, ma a un segnale che non

vide due guardie entrarono e lo condussero via. La vo-

ce di Cleon lo raggiunse dalla sala dell'udienza. «Ri-

portate quest'uomo dove l'avete preso.«


Eto Demerzel entrò e guardò l'Imperatore lasciando

trasparire un accenno di deferenza. «Sire, per poco non

avete perso la calma.«
Cleon alzò gli occhi e, con uno sforzo evidente, riuscl

a sorridere. ·~Già, proprio così. Quell'uomo è stato mol-

to deludente.
«Eppure ha dato esattamente quanto promesso.
«Non ha dato nulla.
«F. non aveva promesso nulla. Sire.

«E stato deludente.«


Demerzel disse: «Più che deludente, forse. Quell'uo-

mo ~ una mina vagantc, Sire~.


«Una cosa, Demerzel? Hai il vizio di usare strane

espressioni. Cosa sarebbe una mina?«


Demerzel disse serio: «Semplicemente un'espressio-

ne che ho sentito in gioventù, Sire. L'Impero è pieno di

espressioni strane, e alcunc sono sconosciute su Tran-

tor, come quelle di Trantor a volte sono sconosciute al-

trove.«
«Vuoi insegnarmi che l'Impero è vasto? Cosa signifi-

ca Uquell'uomo è una mina vagante"?«


«Solo che può fare molti danni senza averne necessa-

riamente l'intenzione. Non conosce la propria forza... o

la propria importanza.«
«Una tua deduzione, vero, Demerzel?«
«Sì, Sire. E un provinciale. Non conosce Trantor né

le usanze e le regole di questo posto. Non è mai stato

sul nostro pianeta prima d'ora, non sa cosa sia la raffi-

natezza, il comportamento di un cortigiano. Tuttavia

vi ha affrontato a viso aperto.«
«E perché no? Gli ho dato il permesso di parlare. Ho

lasciato perdere le cerimonie. L'ho trattato da pari.«


«Non proprio, Sire. Non è da voi trattare gli altri da

pari. Voi siete abituato al comando. E anche se cerca-

ste di mettere un uomo a suo agio, in pochi ci riuscireb-

bero. I più rimarrebbero muti o, peggio ancora, assu-

merebbero un atteggiamento servile e adulatorio. Que-

st'uomo invece vi ha affrontato a viso aperto.~


«Be', tu puoi anche ammirarlo, Demerzel, ma a me

non è piaciuto)~ disse Cleon, pensoso e insoddisfatto.

«Hai notato che non si è scomodato minimamente a

spiegarmi la sua teoria matematica? Sembrava che sa-

pesse che io non avrei capito una sola parola di una

eventuale spiegazione.«


«E infatti non avreste capito nulla, Sire. Non siete un

matematico. né uno scienziato, né un artista. Ci sono


~r molti campi del sapere in cui altri uomini sanno molte

k più cose di voi. Il loro compito è proprio quello di usare

,~ le loro conoscenze per servirvi. Voi siete l'Imperatore,

il che vale tutte le loro specializzazioni messe assie-

E me."
~ «Davvero? Non ho nulla in contrario se faccio la fi-
L gura dell'ignorante di fronte a un vecchio che abbia un

bagaglio di conoscenza accumulato nell'arco di molti

anni. Ma quest'uomo,`Seldon... ha appena la mia età.

Com'è che sa tante cose?«


, «Non ha dovuto apprendere l'arte del comando, l'ar-

te di prendere decisioni che influiranno sulla vita degli


,~ altri.«
«Demerzel, a volte mi chiedo se tu mi stia prendendo

in giro.~


«Sire!~- esclamò Demerzel con aria di rimprovero.
«hIa cambiamo discorso. Torniamo alla tua mina va-

gante. Perché consideri Seldon pericoloso? A me sem-

bra un provinciale ingenuo.«
«Lo è. Però ha questa sua scoperta matematica.
- «Dice che è inutile.«
«Voi pensavate che forse sarebbe stata utile. Io l'ho

pensato, dopo che voi mi avete spiegato. Anche altri

potrebbero pensarlo. Può darsi che lo stesso matemati-

co se ne convinca, ora che la sua attenzione è stata in-

dirizzata in tal senso. E chissà, forse troverà il modo di

utilizzare la scoperta. Se ci riuscirà, se sarà in grado di

predire il futuro, per quanto in maniera vaga, avrà in

mano un potere enorme. Anche se non desiderasse il

potere per sé, rinuncia questa che mi sembra sempre

molto improbabile, questo matematico potrebbe esse-

re sfruttato da altri.~
«Io ho provato a servirmi di lui. Non ha voluto.«
«Non aveva riflettuto bene. Forse ora lo farà. E se

non gli interessava essere impiegato da voi, non po-

trebbe essere persuaso da... dal Sindaco di Wye, di-
ciamo?«

«Perché dovrebbe essere disposto ad aiutare Wye e

non noi?«
«Come lui stesso vi ha spiegato, è difficile predire i

sentimenti e il comportamento degli individui.~


Cleon assunse un'espressione torva. «Pensi davvero

che possa perfezionare questa sua psicostoria e render-

la realmente utile? Seldon è sicurissimo di non poterlo

fare. «
«Col tempo, forse cambierà idea, forse si accorgerà

di essersi sbagliato a scartare questa possibilità.«
Cleon disse: ~

gino«.
aNo, Sire. Istintivamente avete agito bene, lascian-

dolo andare. La reclusione, per quanto dissimulata, ge-

nera risentimento e disperazione... il che non avrebbe

contribuito all'ulteriore sviluppo della teoria di Sel-

don, che anzi sarebbe stato ancor più restio ad aiutar-

ci. Meglio lasciarlo andare come avete fatto voi, però

tenendolo sempre legato a un guinzaglio invisibile. Co-

sì, potremo assicurarci che non venga utilizzato da un

vostro nemico, Sire, e al momento opportuno, quando

avrà completato lo sviluppo della sua teoria, tireremo

il guinzaglio e lo avremo in mano. Allora se necessario

sapremo essere... plu persuasivi.«
«E se venisse catturato da un mio nemico... o meglio,

da un nemico dell'Impero, perché io sono l'Impero in

fin dei conti... o se volesse servire spontaneamente un

nemico? Non escludo simili eventualità, Demerzel.~


«E fate bene, Sire. Farò in modo che non accada...

ma se, malgrado i nostri sforzi, dovesse proprio succe-

dere, piuttosto che Seldon finisca nelle mani della per-

sona sbagliata, meglio che non lo abbia nessuno.«


Cleon parve a disagio. «Provvedi tu a tutto, Demer-

zel, ma mi auguro che non siamo troppo impulsivi. In

fin dei conti pub darsi che Seldon sia soltanto l'ideato-

re di una scienza teorica che non è applicabile e non

può essere applicata.«
r-

F
«Verissimo, Sire. Ma è più prudente partire dal pre-

supposto che il nostro uomo sia, almeno potenzialmen-
~te, importante. Se scopriremo di esserci occupati di

una nullità, avremo perso solo un po' di tempo. Mentre

~ potremmo perdere la Galassia se scoprissimo di avere

,g ignorato un elemento di enorme importanza.«


` «Benissimo, allora« disse Cleon. «Per~ spero di non

~_ dover conoscere i particolari... nel caso dovessero rive-

larsi spiacevoli ."
Demerzel disse: «Speriamo che questo non accada«.
Seldon aveva avuto una sera, una notte, e parte di una

~r mattina per riprendersi dall'incontro con l'Imperato-

re. Almeno, sembrava che fossero trascorse una sera,

una notte, e parte di una mattina, stando a come era

cambiata la luce nei viali, nei corridoi mobili, nei par-

chi e nelle piazze del Settore Imperiale di Trantor.


Ora Seldon sedeva in un piccolo parco su un comodo

sedile di plastica automodellatosi perfettamente al suo


· corpo. A giudicare dalla luce, doveva essere metà mat-

tina, e l'aria era fresca al punto giusto, piacevole senza

essere minimamente pungente.
Era sempre così? Seldon pensò alla giornata grigia

vista all'esterno quando si era recato dall'Imperatore.

Pensò a tutti i giorni grigi, a tutti i giorni freddi e caldi

e piovosi e nevosi su Helicon, il suo mondo... e si chiese

se fosse possibile sentirne la mancanza. Era possibile

sedere in un parco di Trantor, dove le condizioni clima-

tiche erano sempre ideali (e dove si aveva l'impressio-

ne di non avere attorno a sé proprio nulla), e arrivare a

sentire la mancanza di un vento sferzante o di un fred-

do Rungente o di un'umidità soffocante?


Forse. Ma non il primo giorno, né il secondo, né il

settimo. Seldon aveva solo quel giorno, I'indomani sa-

rebbe partito. Intendeva goderselo fino in fondo. Per

ché, forse, non sarebbe più tornato su Trantor.


Eppure, continuava a sentirsi inquieto per aver par-

lato con tanta libertà a un uomo che, volendo, avrebbe

potuto ordinare la sua incarcerazione o la sua condan-

na a morte... o, come minimo, avrebbe potuto distrug-

gerlo economicamente e socialmente privandolo della

sua posizione.


Prima di andare a letto, Seldon aveva cercato notizie

su Cleon I nella parte enciclopedica del computer del-

l'albergo. Le lodi per l'Imperatore si sprecavano, e que-

sto senza dubbio valeva per tutti gli imperatori finché

rimanevano in vita, indipendentemente dai loro meriti

effettivi. Seldon aveva lasciato perdere la cosa, mentre

aveva appreso interessato che Cleon era nato nel Palaz-

zo e non si era mai allontanato da quell'area. Non era

mai stato a Trantor, non aveva mai messo piede in nes-

suna parte di quel mondo dalle innumerevoli cupole.

Una questione di sicurezza, forse, ma in pratica signifi-

cava che l'Imperatore era in prigione, che l'ammettes-

se o no. La prigione più lussuosa della Galassia, maga-


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