Oscar fantascienza Isaac Asimov



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~p~é potrei sviluppare la psicostoria. Se mi impedisci

~i farlo, il tuo compito perde qualsiasi significato...

Fensaci.«
g Hari si sentiva pervaso da una rinnovata voglia di

~agire, aveva un obiettivo. La psicostoria, la sua nebulo-

~sa teoria che fino a poco tempo prima gli era sembrata

purtroppo inapplicabile, adesso gli appariva più a por-

tata di mano, più reale. Doveva credere nella sua at-

tuabilità; era qualcosa che sentiva dentro di sé. Pareva

che i pezzi stessero combinandosi, combaciando, e an-

che se Seldon non era ancora in grado di vedere l'inte-

ro quadro, era certo che il Sacratorium gli avrebbe for-

nito un'altra tessera del mosaico.


«Allora verrò con te, cosi potrò tirarti fuori quando

sarà ora, idiota.«


«Le donne non possono entrare.).
«Da cosa si capisce che sono una donna? Solo da

questa toga grigia. Il seno sotto non si vede. Non ho

un'acconciatura femminile con la guaina in testa. Ho

la stessa faccia struccata e liscia di un uomo. Qui gli

u,omini non hanno la minima peluria sul viso. Mi ba-

stano una toga bianca e una fascia per poter entrare.

Qualsiasi Sorella potrebbe farlo se non fosse bloccata

da un tabù. Io non ho nessun tabù a sbarrarmi la

strada.«
«Ci sono io a bloccarti. Non ti permetterò di venire.

Troppo pericoloso.«


«Pericoloso per me come per te.«
«Ma io devo correre il rischio.«
«Anch'io, allora. Perché il tuo obbligo è più forte del

mio?~
«Perché...« Seldon si interruppe per riflettere.


«Stammi bene a sentire« disse Dors, la voce dura

come la roccia. «Non ti lascerò andare là senza di me.

Provaci, e io ti tramortirò e ti legherò. Se questa pro-

spettiva non ti piace, rinuncia all'idea di andarc

solo.~.
Seldon esitò e borbottò qualcosa imbronciato, rinun-

ciando alla discussione almeno per il momento.


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Il cielo era quasi sereno, ma era di un azzurro pallido,

quasi fosse velato da un sottile strato di foschia. Otti-

mo lavoro, pensò Seldon, ma all'improvviso sentl la

mancanza del sole vero. Su Trantor, nessuno vedeva il

sole del pianeta, a meno di non salire sulla Faccia supe-

riore quando la coltre naturale di nubi si squarciava.


Chissà se ai Trantoriani mancava il sole? Chissà se ci

pensavano? Quando uno di loro visitava un altro mon-

do dove si vedeva un sole autentico, chissà se lo fissa~a

con soggezione, semiaccecato?


Perché tante persone passavano la loro vita senza

cercare una risposta a tutte le domande che c'erano...

anzi, senza nemmeno porsi le domande? si chiese Sel-

don. Nella vita, esisteva qualcosa di più eccitante della

ricerca delle risposte?
Spostò lo sguardo sul livello superficiale. L'ampia

strada era fiancheggiata da edifici bassi, perlopiù ne-

gozi. Numerose vetture individuali procedevano in en-

trambe le direzioni, stando sulla destra. Sembravano

una collezione di oggetti antiquati, però erano a pro-

pulsione elettrica e molto silenziose. Seldon si doman-

dò se "antiquaton~ fosse un aggettivo da pronunciare

sempre in tono di scherno. La loro silenziosità compen-

sava la lentezza, no? In fin dei conti, bisognava per for-

za aver fretta nella vita?


C'erano diversi bambini sui vialetti pedonali, e Sel-

don serrò le labbra seccato. Chiaramente, non c'era

alcuna possibilità di lonKevità prolungata per i Mico-

geniani, a meno che non fossero disposti a praticare


~fanticidio. I bambini di ambedue i sessi (anche se

difficile distìnguere i maschi dalle femmine) por-


~ano toghe che scendevano solo pochi centimetri
~tto il ginocchio, facilitando le attività frenetiche
~ll'infanzia.
I bambini, inoltre, avevano ancora i capelli, lunghi

massimo un paio di centimetri, però i più grandi

~vevano delle toghe munite di cappuccio e col cappuc-

~ho nascondevano completamente la testa.


Forse erano ormai abbastanza cresciuti e i loro ca-

~elli cominciavano ad apparire un po' disgustosi... o

,.~Eorse erano abbastanza adulti da volerli nascondere in

J~nsiosa attesa del giorno del rito di passaggio della de-

~pilazione.
,~i; A Seldon venne in mente una cosa. « Dors, quando sei

uscita a fare acquisti, chi ha pagato, tu o le Sorelle?~


«Io, naturalmente. Le Gocciadipioggia non hanno

mai tirato fuori la tessera di credito. Ma perché avreb-

bero dovuto farlo? La roba comprata era per noi, non

per loro.«


~ ·(Ma tu hai una tessera trantoriana, una tessera tri-
,~ bale.«
«Certo, Hari, ma non c'è stato nessun problema. I

Micogeniani possono tenere la loro cultura, le loro

usanze, possono depilarsi e portare le toghe. Però devo-

no usare i crediti trantoriani. Se non lo facessero, ad-


,~ dio commercio... e non sono cosl stupidi. I crediti ten-

gono in piedi, Hari.« Dors alzò una mano, quasi strin-

gesse una tessera invisibile.
«E hanno accettato la tua tessera di credito?«
« Senza una sola occhiata storta, e senza una sola pa-

rola riguardo la mia guaina. I crediti appianano qual-

E siasi difficoltà.«
«Bene. Cosl potrò comprare...~
·tNo, gli acquisti li faccio io. I crediti avranno anche

poteri eccezionali, però è più facile che funzionino con

unatribale. Qui sono talmente abituati a ignorare le

donne che automaticamente ignorano anche me...

ecco il negozio d'abbigliamento dove sono già stata.«
«Aspetterò fuori. Prendimi una bella fascia rossa...

una che colpisca.~-


«Non far finta di aver dimenticato la nostra decisio~

ne. Ne prenderò due. E prenderò anche una toga bian

ca... della mia misura.« 3
«Non gli sembrera strano che una donna compri una

toga bianca?«


«No. Penseranno che la compri per un compagno del

la mia stessa taglia. ~nzi, secondo me non penseranno

nulla, gli interesserà solo la mia tessera di credito.«
Seldon attese. In parte temeva che qualcuno si av-

vicinasse e riconoscesse in lui un tribale o lo denun-

ciasse pubblicamente, invece non accadde nulla. Quøl-

li che gli passarono accanto non lo degnarono di uno

sguardo, e anche quelli che lanciarono un'occhiata nel-

la sua direzione proseguirono apparentementc come se

nulla fosse. Lo innervosivano soprattutto le toghe gri-

gie, le donne, che camminavano a coppie o, peggio an-

cora, in compagnia di un uomo. Erano oppresse, igno~

rate, disprezzate. Gridare alla vista di un tribalc sareb-

be stato il sistema migliore per conquistare qualche at-

timo di notoriet~. Ma anche le donne cQntinuarono per

la loro strada.
"Non si aspettano di vedere un tribale, quindi non lo

vedono" riflett~ Seldon.


Un fatto di buon auspicio pcr la loro immincnte in-

cursione nel Sacratorium, decise. Dato che 1~ si aspet-

tavano ancor meno di vedere dei tribali, per loro era

ancor più probabile passare inosservati!


Era di ottimo umore quando Dors uscl dal negozio.
«Hai tutto?«
«Sì.«
«~llora torniamo all'allog~io, CQ~I potrai c9.mbiar

ti.«
I.a toga bianca non le andava bene quanto quclla gri-


. Chiaro che Dors non aveva potuto provarla, altri-

henti anche il negoziante più ottuso si sarebbe inso-

pettitQ.
«Come ti sembro, Hari?~
~Sembri proprio un ragazzo. Ora proviamo la fa-

~6cia... o meglio, I'obiah. Meglio che mi abitui a chia-

,~arla così.«
Dors, senza la guaina, stava scuotendo i capelli con

sollievo. Disse brusca: «Non metterla adesso. Non dob-

biamo sfilare per Micogeno con la fascia addosso. Atti-

~`rare l'attenzione è l'ultima cosa che ci interessa«.


·~No, no. Voglio solo vedere come si mette.~
«Be', non quella fascia. Questa è migliore e più ela-

borata.~
«Giusto, Dors. Devono notare me, se mai. Non devo-

no accorgersi che sei una donna.~
« Non stavo pensando a questo, Hari. Voglio solo che

tu abbia un bell'aspetto.~


«Mille grazie, ma è impossibile, temo. Bene, vedia-

mo un po come Si fa...J.


Insieme, Hari e Dors si allenarono a mettere e a to-

gliere l'obiah, varie volte, finché non riuscirono a com-

piere l'operazione con un unico gesto fluido. Dors inse-

gnò ad Hari come fare, avendo osservato un uomo al

Sacratorium il giorno prima.
~ Quando Seldon si congratulò con lei per la sua atten-

E~ zione, Dors arrossì e disse: «Non è nulla, Hari... solo

una cosa che ho notato~.
«Be', allora sei un genio in quanto a spirito d'osser-

vazione.«


Soddisfatti, si scostarono e si studiarono a vicenda.

L'o~tah di Hari scintillava, e un motivo rosso vivo che

~ ricordava un drago spiccava su uno sfondo sempre ros-

t so ma più tenue. Quella di Dors era meno appariscente,

aveva una semplice linea ornamentale lungo il centro

ed era molto più chiara. «Ecco~ disse Dors. «Tanto per

mostrare un po' di buon gusto.~ E tolse la fascia.

«Ora la pieghiamo e la mettiamo in una delle taschè

interne. In questa ho la mia tessera di credito... o me ,

glio, la tessera di Hummin... e la chiave dell'alloggio. E

qui, dall'altra parte, ho il Libro.«
«Il Libro? Lo porti con te?«
«Devo. Immagino che chi va al Sacratorium debbá~

avere con sé una copia del Libro. Forse bisogna recita-

rè dei brani o leggerlo. Se sarà necessario, lo useremo

in due, e magari nessuno se ne accorgerà. Pronta?~-


«Per modo di dire... comunque, vengo con te.«
«Sarà un viaggio noioso. Per favore, guardami la

guaina e controlla che questa volta non si vedano dei

capelli. E non grattarti la testa.
«D'accordo. Sembri a posto.«
«Anche tu.«
«Sembri anche nervoso.«
Seldon disse arcigno: «Indovina perché!«.
~mpulsivamente, Dors gli prese una mano e la strin-

se, poi si ritrasse, quasi sorpresa dal proprio gesto. Ha-

ri, a sua volta un po' sorpreso e particolarmente con-

tento. si schiarì la voce. «Bene, andiamo.«


~o~or... Un termine usato nelle antiche leggende di molti

~ondi per indicare gli "automi" nome meno desueto. Stan-

do alle descrizioni i robot in genére avevano una forma uma-

na ed erano fatti li metallo, anche se pare che ne esistessero

~álcuni di natura pseudo-organica. Molti ritengono che, du-

~rante la Fuga Hari Seldon abbia visto un vero robot, però

F trattasi di uná storia di dubbia origine. Nei suoi voluminosi

~scritti, Seldon non parla mai di robot, sebbene...

ENCICLOPEDIA GALAITICA

56
~on li notarono.


~ Hari e Dors rifecero il viaggio del giorno prima e

IE questa volta nessuno si soffermb a guardarli. Anche le

occhiate di sfuggita furono pochissime. Diverse volte

dovettero scostare le ginocchia per consentire a qual-

cuno seduto verso l'interno di scendere dal bus. Quan-

do qualcuno saliva, capirono in fretta che dovevano


~` farsi in là se c'era un posto libero.
Questa volta si stancarono ben presto dell'odore del-

le toghe non proprio pulitissime, perché erano meno


~' attratti da quello che accadeva fuori.
Ma alla fine arrivarono a destinazione.
aEcco la biblioteca« annunciò Seldon sottovoce.
«Dovrebbe essere quella« disse Dors. «Almeno, è l'e-

dificio che Micelio Settantadue ci ha indicato ieri.«


S'incamminarono senza fretta verso la costruzione.
~Respira a fondo« fece Seldon. «Siamo al primo

ostacolo.«


La porta di fronte a loro era aperta, la luce all'in-

terno era tenue. C'erano cinque ampi gradini di pie-

tra che portavano all'ingresso. Salirono sul primo e
L attesero qualche secondo prima di rendersi conto che

il loro peso non azionava nessun meccanismo di tra-

sporto. Con una lieve smorfia, Dors fece cenno ad Ha-

ri di muoversi.


Salirono i gradini, sentendosi imbarazzati per Mico-
E geno, tant'era arretrato. Poi varcarono la soglia e, ap-

pena dentro, dietro a una scrivania, notarono un uomo ~

chino sul computer più rudimentale che Seldon avesse '

mai visto. `~


L'uomo non alzò lo sguardo. Sarebbe stato superfluo,

rifletté Seldon. Toga bianca, testa calva... i Micogenia-

ni erano talmente simili tra loro che non c'era bisogno

di guardarli... il che era un vantaggio per i tribali in

questo caso.
Il Micogeniano, che sembrava ancora intento ad esa-

minare chissà cosa sulla scrivania, chiese: «Studiosi?«.


«Studiosi« confermò Seldon.
L'uomo piegb la testa verso una porta. «Entrate. Ac-

comodatevi.)>


Avanzarono. A quanto pareva, erano gli unici in

quella sezione della biblioteca. O la biblioteca non era

molto frequentata, o gli studiosi erano pochi... molto

probabilmente, entrambe le cose.


Seldon mormorò: «Credevo che ci avrebbero chie-

sto di mostrare un permesso o qualcosa del genere, ed

ero pronto a giustificarmi dicendo che l'avevo dimen-

ticato«.
«Probabilmente a quell'uomo la nostra presenza fa

piacere comunque. Hai mai visto un posto simile? Se

un posto, come una persona, potesse essere morto, be',

saremmo dentro un cadavere.~-
La maggior parte dei libri di quella sezione erano

fatti come il Libro che Seldon aveva in tasca. Dors pas-

seggiò lungo gli scaffali, esaminandoli. ·~Vecchi libri,

perlopiù. In parte, classici. In parte, inutili.~g


«Libri di fuori? Non micogeniani, cioè?~
«Oh, sl. Se hanno dei libri loro, devono tenerli in

un'altra sezione. Questa è per la ricerca esterna, a di-

sposizione dei poveri sedicenti studiosi come il vecchio

di ieri... Questo è il reparto di consultazione, e qua c'è

un'Enciclopedia Imperiale... avrà una cinquantina

d'anni... e c'è anche un computer.«


~ors fece per toccare i tasti, ma Seldon la bloccò.
r
~o, aspetta. Potrebbe succedere qualcosa, e perde-

~tmmo tempo.«


Le indicò un'insegna discreta, sopra una scaffalatu-
. Le lettere luminose dicevano: AL SACR ~)RIUM. La

~conda A era spenta, forse da poco... forse perché a

~hessuno importava. (L'Impero era in decadenza, pensò

~eldon. Tutte le sue parti. Anche Micogeno.)


Si guardò intorno. La misera biblioteca (così impor-

~tante per l'orgoglio micogeniano, forse utilissima agli


~Anziani che potevano usarla per trovare delle briciole
F per puntellare le loro convinzioni e rivestirle di una pa-

tina di raffinatezza tribale) sembrava deserta. Dopo di

loro non era entrato nessuno.
Seldon disse: «Avanti, allontaniamoci in modo che

I'uomo all'ingresso non possa vederci, e mettiamo la

fascia«.
Poi, davanti alla porta, rendendosi conto tutt'a un

tr,atto che non sarebbe stato possibile tornare indietro

se avessero superato quel secondo ostacolo, disse:

«Dors, non venire con me«.


Lei aggrottò le sopracciglia. «Perché no?~
«E pericoloso, e non voglio che tu rischi.~-
«Sono qui per proteggerti~ ribatté Dors, la voce bas-

sa ma decisa.


~' «Ma che protezione puoi darmi? So proteggermi da

solo, anche se forse non ci credi. E sarei intralciato do-


~ vendo proteggere anche te. Non capisci?«
1~ «Non preoccuparti per me, Hari. Sta a me preoccu-

parmi.« Dors toccò la fascia nel punto in cui le attra-

versava il petto tra i seni nascosti.
«Perché te l'ha chiesto Hummin?«
«Perché questi sono i miei ordini.~ Dors prese il

braccio di Seldon appena sopra il gomito, e come al so-

lito lui fu sorpreso dalla forza della sua stretta. «Sono

contraria a questa azione, Hari, ma se tu sei convinto

di dover entrare, allora devo entrare anch'io.~
«D'accordo. Però se succede qualcosa e tu hai la pos-
~nx ~ ~nq

sibilità di svignartela, scappa. Non preoccuparti per

me."
«Stai sprecando il fiato, Hari. E mi stai offendendo.
Seldon toccò il riquadro d'apertura, e la porta sc~r

revole si apri. Insieme, muovendosi quasi con perfetto

sincronismo, varcarono la soglia.
Una grande sala, ancor più grande perché era priva di

qualsiasi amdo. Non c'erano sedie, né panche, n~ sedi-

li di alcun genere. Non c'era nessuna piattaforma, né

drappi... niente decorazioni.


Non c'erano luci, solo un'illuminazione fioca e uni-

forme. Le pareti non erano completamente spoglie. Qui

e là, a varie altezze, in ordine sparso, c'erano dei piccoli

schermi televisivi primitivi, bidimensionali, tutti in

funzione. Dal punto in cui si trovavano Dors e Seldon,

non si aveva nemmeno l'illusione di una terza dimen-

sione, nemmeno una parvenza di vera olovisione.
C'erano delle persone nella sala. Poche, e isolate.

Tutti se ne stavano per proprio conto, in ordine sparso

come gli schermi televisivi. Tutti indossavano la toga

bianca, e la fascia.


Perlopiù, regnava il silenzio. Non si poteva dire che

qualcuno parlasse davvero. Certi muovevano le lab-

bra, mormorando sommessamente. Quelli che cam-

minavano lo facevano con passo furtivo, tenendo gli

occhi bassi.
L'atmosfera era decisamente funerea.
Seldon si chin~ verso Dors, che portò subito un dito

alle labbra, poi indica un monitor. Lo schermo mostra-

va un giardino idilliaco pieno di fiori, inquadrato con

una lenta panoramica dall'obiettivo~


S'incamminarono verso il monitor imitando le altre

persone... passi lenti e leggeri.


2uando furono a mezzo metro dallo schermo, si sen-
~na voce sommessa e insinuante... "Il giardino di An-
~nin, ricostruito da antiche guide e fotografie, situa-
~nella zona periferica di Eos; Notate..."
~Si accende quando qualcuno è abbastanza vicino, e
~spegne se ci si allontana« sussurrò Dors con un filo di
~ce, e Seldon fece fatica a sentirla col suono prove-

,jiiente dall'apparecchio. «Se ci avviciniamo abbastan-

5~a, possiamo parlare approfittando del sonoro, però

~on girarti e taci subito se arriva qualcuno.«


Seldon, il capo chino, le mani strette di fronte a sé

~aveva notato che quella era una posa molto in voga),

~disse: «Mi aspetto sempre che da un momento all'altro

~ualcuno cominci a lamentarsi«.


«Può darsi. Stanno piangendo il loro Mondo Per-

~duto.«
~r «Spero che cambino trasmissioni di tanto in tanto.

Sarebbe tremendo vedere sempre le stesse."
«Sono tutte diverse« mormorò Dors, spostando lo

sguardo con circospezione. «Forse cambiano periodi-

camente... Non so."
«Aspetta! « disse Seldon, un briciolo troppo forte. Ab-

bassò la voce e continuò: «Da questa parte«.


Dors corrugò la fronte, non avendo capito, ma lui le

rivolse un cenno con la testa. Si mossero ancora ada-

gio, ma Seldon impaziente allungò il passo e Dors, rag-

giungendolo, gli diede un breve`-strattone alla toga, co-

stringendolo a rallentare.
«Dei robot« disse Seldon, non appena entrò in fun-

zione il sonoro.


L'immagine mostrava l'angolo di una residenza,

con un prato ondulato e delle siepi in primo piano, e

tre oggetti che potevano essere descritti solo come ro-

bot... metallici, in apparenza, e vagamente umani co~

me forma.
La registrazione spiegò: "Questa è una veduta, di re-

~ cente ricostruzione, della residenza della famosa tenu-


3ln ~ . 111

ta di Wendome, terzo secolo. Il robot che si può notare

verso il centro, secondo la tradizione si chiamava Ben

dar, e secondo gli antichi documenti servl per ventidue

anni prima di essere sostituito".
Dors osservò: a"Di recente ricostruzione"... quindi le~

trasmissioni cambiano«.


«Sempre che non dicano "di recente ricostruzione"

da un migliaio d'anni.«


Un Micogeniano si avvicinò al monitor e, a bassa vo-

ce, ma non bassa quanto i sussurri di Dors e Seldon,

disse: «Salve, Fratelli«.
Parlb senza guardare Seldon e Dors, e dopo un'invo-

lontaria occhiata allarmata Seldon tornò a girarsi.

Dors non si era minimamente scomposta.
Seldon esitò. Micelio Settantadue aveva detto che

nel Sacratorium nessuno parlava. Forse aveva esagera-

to. Del resto, mancava dal Sacratorium da quando era

piccolo.
Disperato, Seldon decise che doveva dire qualcosa.

Mormorò: aSalve anche a te, Fratello«.
Non sapeva se fosse la formula di risposta appro-

priata o se ci fosse una formula, ma apparentemente

il Micogeniano non trovò nulla di sbagliato nelle sue

parole.
«Lunga vita su Aurora« disse.


«Anche a te lunga vita« fece Seldon. E dal momento

che aveva l'impressione che l'altro si aspettasse di più

soggiunse: aSu Aurora«. E ci fu un impercettibile al-

lentarsi della tensione. Seldon aveva la fronte umida.


Il Micogeniano disse: aStupenda! E la prima volta

che vedo questa immagine«.


«Un lavoro eccellente« fece Seldon. Poi, in un impeto

di audacia, aggiunse: aUna perdita indimenticabile«.


L'altro parve sorpreso. «Proprio... già« disse, e si al-

lontanò.
Dors sibilb: «Non rischiare inutilmente. Non dire

quello che non devi dire«.
~i sembrava una cosa naturale. Comunque, questo

hateriale recente. Ma quei robot sono una delusione.

rlno quello che ci si aspetta di vedere pensando a degli

komi. Io voglio vedere i robot organici... quelli uma-


~«Ammesso che esistessero« osservò Dors esitante

~redi che li utilizzassero per lavori di giardinaggio?«

~aNo, è vero~ convenne Seldon. «Dobbiamo trovare

guglia degli Anziani.«


~ « Sempre che esista. A me sembra che in questo salo-

l~e vuoto non ci sia nulla... a parte un salone vuoto.«


«Diamo un'occhiata.«
Camminarono lungo la parete, passando da uno

3chermo all'altro, cercando di variare la durata delle

soste di fronte a ogni monitor, finché Dors non strinse

il braccio di Seldon. Tra due schermi s'intravedevano

~elle linee che delimitavano un rettangolo.

«Una porta~ disse Dors. Poi, non più tanto convinta,


ggiunse: «Secondo te?«.
Seldon si guardb attorno furtivamente. Per fortuna,

~;f in armonia con l'atmosfera di cordoglio, ogni faccia,

quando non fissava uno schermo televisivo, era china

~ verso il pavimento con un'espressione triste e concen-

I; trata.
fg «Come si aprirà?« fece Seldon.

~ «Con una piastra d'apertura.«

ff' «Io non ne vedo.~
«Be', non è segnata, però là c'è un punto scolorito.

Vedi? Sai, chissà quante volte hanno appoggiato la

mano... «
r «Ora provo. Occhi aperti, e dammi un calcio se qual-

~ cuno guarda da questa parte.«

tl Seldon trattenne il respiro, toccò la chiazza scolorita

ma non accadde nulla. Allora vi appoggiò il palmo e

premette.
La porta si aprì silenziosa... senza un cigolio, senza il

minimo scricchiolio. Seldon si affrettò a varcarla, e

1 Dors lo seguì. La porta si richiuse.
312 ~ 313

«Il problema è... ci avrà visto qualcuno?« disse Dors.


«Indubbiamente gli Anziani passano spesso da que-

sta porta.«


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