Oscar fantascienza Isaac Asimov



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vi aspetteranno anche là. Ascoltate... se andrete su He-

licon praticamente finirete dritto in mano a Demerzel.

Helicon è un territorio imperiale tranquillo e sicuro. Si

è mai ribellato Helicon? Si è mai schierato dietro il

vessillo di qualche antimperatore?«


«No, mai... e per buoni motivi. E circondato da mon-

di più grandi. La sua sicurezza dipende dalla pace im-

periale.~
ppunto! Quindi le forze imperiali su Helicon pos-

contare sulla piena collaborazione del governo lo-

~' Sareste sorvegliato ininterrottamente. Demerzel

~ebbe disporre di voi a suo piacimento. E, se adesso

~ ci fossi io ad avvertirvi, voi non sospettereste nulla

,i~vorereste allo scoperto, immerso in una falsa sicu-

~..«
«Ridicolo. Se Demerzel mi voleva su Helicon, perché

Pn mi ha lasciato stare e basta? Perché mandare quei

~ue teppisti solo per affrettare la mia partenza di po-

~e ore rischiando di mettermi in guardia?«


L` «Rischiando di mettervi in guardia? Non sapeva che

~i sarei stato io con voi, a trasmettervi quella che voi

i chiamate la mia paranoia.«
~! «Va bene, ma in ogni caso, perché darsi tanto dP ~are

per farmi partire con qualche ora d'anticipo?«


«Forse perché aveva paura che cambiaste idea.«
~; «E andassi dove, se non a casa? Se può raggiungermi

su Helicon, può raggiungermi ovunque... anche su Ana-

creon, a diecimila parsec di distanza, se dovesse saltar-
~E mi in mente di andare là. Cos'è la distanza per le navi

iperspaziali? Anche se trovassi un mondo meno sotto-


~ messo di Helicon alle forze imperiali, non esistono
E mondi apertamente ribelli. L'Impero è in pace. Certi

mondi nutrono ancora del risentimento per le ingiusti-

zie del passato, però nessuno sfiderebbe le forze arma-

te imperiali per proteggere me. E poi, eccetto che su

Helicon, in qualsiasi altro posto non sarei un cittadino

locale e non ci sarebbe nemmeno la questione della

mia cittadinanza a limitare il campo d'azione dell'Im-

pero.«
Hummin ascoltò paziente, annuendo leggermente, e

conservando l'espressione grave e imperturbabile di

sempre. «Certo, avete ragione, però c'è un mondo che

non è realmente sotto il controllo dell'Imperatore. Ec-

co cosa turba Demerzel, secondo me.«


Seldon rifletté un po', riesaminando la storia recen-

te, ma non riuscì a trovare un mondo su cui le forze im

periali avrebbero potuto essere impotenti. Infine chie-

se: «Di che mondo si tratta?~.


«Ci siete proprio sopra... ed è per questo che la situa-

zione è tanto pericolosa agli occhi di Demerzel, sup-`~

pongo. Demerzel non è particolarmente ansiosQ di spe-

dirvi su Helicon, gli preme soprattutto che voi lasciate

Trantor prima che vi venga in mente di rimanere... di

rimanere per qualsiasi ragione, anche per un'improv-

visa voglia turistica.~
I due uomini restarono un po' in silenzio, poi Seldon

disse sardonico: «Trantor! Capitale dell'Impero, con la

base centrale della flotta in una stazione spaziale in or-

bita attorno al pianeta, con i reparti migliori dell'eser-

cito dislocati proprio qui. Se pensate che Trantor sia

un mondo sicuro, vuol dire che state passando dalla

paranoia alle fantasticherie più assurde«.
«No! Voi siete uno straniero, Seldon. Non sapete co-

m'è fatto Trantor. Ha quaranta miliardi di abitanti, e

pochi altri mondi arrivano ad avere un decimo della

sua popolazione. E di una complessità tecnologica e

culturale inimmaginabile. Adesso siamo nel Settore

Imperiale, che ha il più alto tenore di vita della Galas-

sia ed è abitato interamente da funzionari imperiali.

Nelle altre zone del pianeta, però, ci sono più di otto-

cento altri settori, alcuni con sottoculture totalmente

diverse da quella esistente qui, e la maggior parte sono

intoccabili per le forze imperiali.
~Perché intoccabili?«
aL'Impero non può esercitare sul serio la forza per

piegare Trantor. Se lo facesse danneggerebbe qualche

elemento dell'apparato tecnologico che manda avanti

l'intero pianeta Qui la tecnologia è talmente interdi-

pendente che basta spezzare un collegaménto per pa-

ralizzare il tutto. Credetemi, Seldon, su Trantor vedia-

mo cosa succede quando non si riesce ad attutire un

terremoto, o a far sfo~are in tem~o un'eruzione vulca-


F
~3 a bloccare una bufera, o cosa succede quando Sl

~ca semplicemente un errore umano. Il pianeta va-

~e bisogna cercare di ripristinare subito l'equili-
_ ~.lai sentito parlare di una cosa del genere.n
~;,ulla faccia di Hummin apparve un sorrisetto fuga-
«Logico. Volete che l'Impero faccia pubblicità alla

~olezza del suo nucleo? Comunque, essendo un gior-

~ista, so quel che succede, anche se i mondi esterni

~Dn lo sanno, anche se neppure la maggior parte di

l~antor è al corrente, anche se le pressioni imperiali

~endono a nascondere i fatti. Credetemi! Anche se voi

~on lo sapete, I'Imperatore sa... benissimo come lo sa

jliEto Demerzel... che infastidendo Trantor si rischia di

~'distruggere l'Impero.«
E~ aDunque mi consigliate di rimanere su Trantór per

r questo motivo?«


«S~. Qui posso portarvi in un posto dove sarete asso-
~, lutamente al sicuro da Demerzel. Non dovrete cambiar

F nome, potrete agire tranquillo allo scoperto, e lui non

potrà toccarvi. Ecco perché voleva costringervi a la-

sciare subito Trantor... e ci sarebbe riuscito, se non fos-


~ se stato per il capriccio del destino che ci ha fatti in-

e~ contrare e per la vostra sorprendente abilità nel difen-

dervi.«
«Ma quanto dovro rimanere su Trantor?«
~

don. Per il resto della vita, forse.«


Hari Seldon osservò la propria immagine olografica

trasmessa dal proiettore di Hummin. Come sensazione

e utilità era superiore a uno specchio. Infatti, sembra-

va che nella stanza ci fossero due Hari Seldon.


Il matematico studiò le maniche della sua nuova ca-
I sacca. I)ati i suoi gusti heliconiani avrebbe desiderat~

tinte meno vivaci, per fortuna, però, Hummin avev~

j scelto colori più tenui di quelli in voga mediamente s
~1 Trantor. (Seldon pensb all'abbigliamento dei due gio-

vani aggressori e dentro di sé rabbrivid~.)


«E devo portare questo cappello, immagino« disse.
~Nel Settore Imperiale, sì. Qui, girare a capo scoper-
~' to è indice di bassa estrazione sociale. Negli altri setto-

ri, le regole sono diverse.«

' Seldon sospirò. Il cappello, rotondo, era fatto di una

sostanza morbida, e gli si modellò alla testa quando lo

mise. La falda aveva un'ampiezza uniforme, ma era

più stretta rispetto ai cappelli dei due teppisti. Seldon

~' si consolò notando che col cappello in testa la falda si
r curvava creando una linea piacevole.
«Non ha la cinghietta sotto il mento.«
«Certo che no. Quella è una moda per giovani sgar-
gi.«
~Giovani, cosa?«
;~ «Uno sgargio è un tipo che si agghinda in un certo

modo solo per colpire. Avrete senz'altro individui del

~ genere su Helicon.«

E Seldon sbuffò. «C'è gente che porta i capelli lunghi

fino alle spalle su un lato e che rasa a zero l'altro lato.«

Rise a quel ricordo.

Hummin fece una lieve smorfia con le labbra. «Uno

spettacolo di insolita bruttezza, immagino.«

J «Peggio. Ci sono quelli rasati a destra e chi è rasato a

~! sinistra. I due gruppi si detestano, e spesso si azzuffano

I| in strada.«

l «Quindi non dovreste avere problemi a portare il

cappello, soprattutto senza cinghietta.«

aMi ci abituerò« disse Seldon.

«Attirerà una certa attenzione. Innanzitutto non è

abbastanza vivace, vi fa sembrare una persona in lutto.

E non vi sta proprio alla perfezione. E poi lo portate

~en7.a un minimo ~ 1i.cinvoltura. Comunaue. non re-


~ngo nel Settore Imperiale... Visto a suffi-

E~P E l'ologramma svanì.


I~lon chiese: «Quanto vi è costato, questo?«.

he importanza ha?«

li.secca essere in debito con voi.«
D~on preoccupatevi. L'ho voluto io. Ma è ora di an-

~ ?. Sicuramente mi avranno descritto. Mi identifi-

_ eranno e verranno qui.«
~In tal caso~ disse Seldon «i crediti che state spen-

~ndo sono un particolare secondario. State rischian-

di persona per me!«
«Lo so. Ma sono io a volere così, e so badare a me

~tesso.«


,~ «Ma perché...«
«Discuteremo dopo degli aspetti filosofici della que-

~stione... Ho atomizzato i vostri abiti, tra parentesi, e


~non credo che mi abbiano visto. Naturalmente, c'è sta-

ta una scarica di energia, registrata dagli strumenti.

Partendo da lì, qualcuno potrebbe ricostruire l'accadu-
~: to... E difficile nascondere un'azione quando gli occhi e

~F la mente che indagano sono abbastanza acuti. Be', spe-

riamo di essere al sicuro prima che mettano assieme i

vari elementi.~


Percorsero passaggi dove la luce era bassa e gialla.

Hummin spostava gli occhi in ogni direzione, all'erta,

e procedeva seguendo l'andatura della folla, senza su-

perare nessuno e senza lasciare che qualcuno li supe-

rasse.
Continuò anche a conversare disinvolto del più e del

meno.
Seldon, teso e incapace di imitarlo, disse: «A quanto

pare, si cammina parecchio, qui. Ci sono file intermi-

nabili in entrambe le direzioni e lungo i raccordi«.

«E perché no?« fece Hummin. «Camminare è ancora

- te~a di trasporto migliore sulle distanze brevi. E

pi~, c_omodo, il più economico, e il più saluta-

do tutti i progressi tecnologici... Soffrite di

pa, Seldon?«
~n guardò oltre la ringhiera sulla destra, nel ba-

,~D che separava le due corsie pedonali, che si snoda-


;' vano in direzioni opposte tra i raccordi posti a inter-

valli regolari. Rabbrividì leggermente. «Se intendete

dire paura del vuoto nei punti elevati, no, normalmen-

te no. Però, guardar giù non è piacevole. Che distanza

c'è da qui a là sotto?«
«Quaranta o cinquanta livelli in questo punto... cre-

do. E una cosa comune nel Settore Imperiale e in qual-

che altra regione particolarmente sviluppata. Nella

maggior parte dei posti invece si cammina a quello che

potrebbe essere considerato il livello del suolo.«
«Immagino che questo incoraggi i tentativi di sui-

cidio.~>,

l «Raramente. Ci sono metodi molto più facili. E poi,

su ~antor il suicidio non costituisce un'onta sociale.

Si può porre fine alla propria vita mediante vari meto-

di riconosciuti in centri appositi... se prima si è dispo-

sti a sottoporsi per un certo periodo alla psicoterapia.

Ogni tanto c'è qualche incidente, se è per questo... Ma

vi ho chiesto se siete acrofobo per un altro motivo.

Stiamo andando a un noleggio di taxi dove mi conosco-

no come giornalista. Ho fatto loro dei favori e a volte

loro mi fanno dei favori per ricambiare. Si dimentiche-

ranno di registrarmi e fingeranno di non vedere che ho

un compagno. E chiaro, dovrò pagare un extra, e natu-

ralmente se gli uomini di Demerzel useranno le manie-

re forti quelli dovranno dire la verità e dire che si è

trattato di una svista da parte loro... però intanto po-

trebbe passare abbastanza tempo.«


«E l'acrofobia cosa c'entra?«
«Ecco, possiamo arrivare al noleggio molto più in
r~:
r~ fretta usando un ascensore gravitazionale. Sono in po-

chi a servirsene, e vi confesso che nemmeno per me è

f una prospettiva tanto simpatica... comunque, se ve la

~' sentite, ci conviene usarlo.~


~ ` aCos'è un ascensore gravitazionale?«
,~ «Una cosa sperimentale. Forse un giorno sarà un

congegno diffuso su tutto Trantor, ammesso che diven-


I~ ti psicologicamente accettabile... o almeno che venga

.~ accettato da abbastanza gente. Allora, forse, si diffon-

derà anche su altri mondi. E un pozzo d'ascensore sen-

za cabina, diciamo. Si entra semplicemente nel vuoto e


Il si scende lentamente, o si sale lentamente, sfruttando

I'antigravità. In pratica è l'unica applicazione dell'an-

tigravità che esista finora, soprattutto perché è la più

semplice applicazione possibile.«


«Cosa succede se manca l'energia mentre ci stiamo

spostando?«


«Proprio quello che state pensando voi . Si precipita e,

a meno di non essere quasi in fondo, si muore. Non è mai

successo, a quanto mi risulta, e credetemi, se fosse suc-

cesso io lo saprei. Forse non potremmo diffondere la no-

tizia per ragioni di sicurezza... ricorrono sempre a que-

sta scusa per nascondere le brutte notizie... però io lo sa-

prei. L'ascensore è proprio qui a due passi. Se non ve la

sentite, non lo prenderemo, però i corridoi sono lenti e

monotoni, e molti li trovano nauseanti dopo un po'.«
,I Hummin imboccò un raccordo e raggiunsero un am-

pio recesso dove degli uomini e delle donne attendeva-

no in fila; un paio di loro avevano dei bambini con sé.
Seldon disse sottovoce: «Mai sentito parlare di que-

sto congegno gravitazionale sul mio pianeta. D'accor-

do, i nostri mezzi d'informazione si occupano in modo

massiccio del panorama locale, però sarebbe lecito

aspettarsi almeno un accenno all'esistenza dell'ascen-

sore gravitazionale...«.


Hummin disse: «E strettamente sperimentale, ed è

in funzione solo nel Settore Imperiale. Consuma trop-

pa energia, quindi il governo per ora non è esattamen-

te ansioso di spingerlo facendo pubblicità alla cosa. Il

vecchio Imperatore, Stanel VI, il predecessore di

Cleon, morto soIprendentemente nel proprio letto, ha

insistito perché venisse installato in alcuni punti. Vo-

leva che il suo nome fosse legato all'antigravità, dico-

no... perché si preoCcupava del suo posto nella storia

come fanno spesso i vecchi che non hanno concluso

granché. Comunque, la tecnica potrebbe diffondersi,

ma d altra parte forse non avrà mai sviluppi si~nifica-

tivi al di là dell'ascensore gravitazionale~.
«Per cosa vorrebbero utilizzarla?«
«Per il volo spaziale. Ma per arrivarci saranno neces-

sarie molte scoperte clamorose, e la rnaggior parte dei

fisici ritengono che sia una cosa irrealizzabile... Del re-

sto, però, molti pensavano che anche l'ascensore gravi-

tazionale fosse irrealizzabile.«
La fila stava accorciandosi rapidamente, e Seldon si

ritrovò insieme a Hummin all'estremità del pavimen-

to, con il vuoto di fronte a sé. L'aria, davanti, emanava

un lieve luccichio. Automaticamente, Seldon tese la

mano e avvertì una leggera scossa. Niente di doloroso,

però fu sufficiente a fargli ritrarre subito la mano


Hummin emise un brontolio. ·tUna precauzione ele-

mentare per impedire che qualcuno vada oltre il bordo

prima di avere attivato i comandi.« Batté dei numeri

sul quadro di comando e il luccichio svani.


Seldon si sporse, guardando nel pozzo profondo.
«Forse per voi è meglio darmi il braccio e chiudere

gli occhi« disse Hummin. «Ci vorranno solo pochi se-

condi.«
In realtà, non diede possibilità di scelta a Seldon. Lo

prese per il braccio, e anche questa volta non ci fu ver-

so di sottrarsi a quella stretta decisa. Hummin avanzò

nel vuoto e Seldon (che imbarazzato si lasciò sfuggire

un gridolino strozzato) lo seguì con un sobbalzo.
Chiuse subito ~li occhi, e non provò alcuna sensazio-
r~
ne di caduta, non percepì alcun movimento dell'aria.

Trascorsero alcuni secondi, dopo di che Seldon venne


,~ trascinato in avanti. Vacillò leggermente, riprese l'e-

quilibrio, e si ritrovò coi piedi posati su qualcosa di so-


t lido.
Aprì gli occhi. «Ce l'abbiamo fatta?«
Hummin rispose distaccato: «Non siamo morti« e si

allontanò, continuando a stringere Seldon, che fu co-

stretto a seguirlo.
«Voglio dire... siamo al livello giusto?~
,~ «Certo."
,~ «Cosa sarebbe successo se fossimo scesi mentre qual-

cuno saliva?«


.~ «Ci sono due corsie separate. In una corsia tutti scen-

dono alla stessa velocità, nell'altra tutti salgono alla

stessa velocità. Il pozzo entra in funzione solo quando

tra due persone ci sono almeno dieci metri. E impossi~

bile scontrarsi se tutto funziona a dovere.
«Non ho sentito nulla... «
«Infatti. Non c'era accelerazione. Dopo un decimo di

secondo eravate a velocità costante e l'aria attorno a

voi scendeva alla stessa velocità.«

' «Meraviglioso.«


«Proprio. Ma antieconomico. E a quanto pare non si

fa granché per migliorare l'efficienza del procedimento

e renderlo conveniente. Dappertutto si sente lo stesso

ritornello... UNon possiamo farlo. Non è possibile." Una

regola che vale per tutto.« Hummin si strinse nelle

spalle, chiaramente arrabbiato. «Comunque... siamo al

noleggio. Muoviamoci.~.
10
Seldon cercò di non dare nell'occhio al noleggio di ae-

rotaxi e constatò che non era facile. Sottrarsi in modo

eccessivo all'attenzione altrui (cioè muoversi furtiva-

mente, distogliere lo sguardo da tutti quelli che passa-

~e uno dei veicoli con troppa insistenza)

il sistema migliore per attirare l'at-


~non farsi notare bisognava semplicemen-

uil'aria di innocente normalità.


~era la normalità? Seldon si sentiva a disagio

abiti. Non c'erano tasche, quindi non sapeva

._.filare le mani. Le due borse che penzolavano

anchi dalla cintura lo infastidivano sbattendogli

~ontro quando si muoveva, e Seldon aveva continua-

mente l impressione che qualcuno gli avesse dato un

colpetto.
Provò a guardare le donne che passavano. Non ave-

vano borse appese al corpo, però portavano delle spe-

cie di piccole scatole che di tanto in tanto fissavano a

un anca mediante un congegno che Seldon non riusci-

va a vedere. Pseudomagnetico', probabilmente. Gli abi-

ti delle donne non erano particolarmente rivelatori, si

rammaricò Seldon; le scollature erano inesistenti an-

che se alcuni vestiti sembravano tagliati in manierá ta-

le da far risaltare le natiche.
Hummin, che intanto non aveva perso tempo e aveva

sborsato i crediti necessari, tornò con la tessera di ce-

ramica superconduttiva che avrebbe attivato un parti-

colare aerotaxi.


«Salite, Seldon« disse, indicando un piccolo veicolo

biposto.
«Avete dovuto firmare, Hummin?«


«Certo che no. Mi conoscono, qui, e non badano alle

cerimonie burocratiche.«


«Cosa pensano che stiate facendo~«
«Non me l'hanno chiesto, e io non ho dato spiegazio-

ni.« Hummin inserì la tessera, e Seldon avvertì una lie-

ve vlbrazione mentre l'aerotaxi si accendeva.
«Siamo diretti a 1~-7« disse Hummin, riprendendo la

conversazione.


Seldon non sapeva cosa fosse D-7, ma immaginò che

indlcasse un percorso o una rotta.


L'aerotaxi super~ e aggirò altre vetture, infine si por-

tò su una pista inclinata, accelerò, e si staccò dal suolo


,t con un leggero sussulto.
Seldon, che era stato bloccato automaticamente da
i' un'imbracatura, avvertì una spinta alì'indietro contro
,~ il sedile, quindi si sentì proiettare in avanti contro

I'imbracatura.


*Questa non sembrava antigravità« commentò.
|P «Non lo era, infatti« disse Hummin. «Propulsione a
,i` reazione. Una piccola spinta, sufficiente a farci rag-

giungere i condotti.~


]:)i fonte a lorl3 adesso si stagliava una specie di sco-

gliera costellata di imboccature di caverne... ricordava

una scacchiera. Hummin manovrò verso l'apertura

D-7, evitando altri aerotaxi che stavano puntando su

altri tunnel.
~Potreste scontrarvi... facilmente« disse Seldon,

schiarendosi la voce.


«Probabilmente sì, se tutto dipendesse dai miei sensi

e dalle mie reazioni. Ma il taxi è computerizzato, e il

computer può intervenire senza problemi ed escludere

il pilota. Lo stesso vale per gli altri taxi... Ecco, ci sia-

mo.~
Scivolarono in D-7 quasi fossero stati risucchiati, e

la luce vivida dello spiazzo esterno si attenuò, assu-

mendo una sfumatura gialla più calda.
Hummin lasciò i comandi e si rilassò sul sedile. Re-

spirò a fondo, poi disse: «Bene, la prima fase si è con-

clusa con esito positivo. Avrebbero potuto fermarci al

terminal dei taxi. Qui dentro, siamo abbastanza al si-

curo«.
Le pareti del tunnel scorrevano rapide, e non si av-

vertivano scosse. Il silenzio era quasi assoluto; si udiva

solo il ronzio sommesso e regolare del taxi.
«A che velocità stiamo andando?« chiese geldon.
Hummin diede un'occhiata ai comandi. «Trecento-

cinquanta chilometri orari.


6

~opulsione magnetica?"

vete anche su Helicon, immagino.~-

~tJna linea. Io non ci sono mai stato, anche se è

~a che ho intenzione di farci un viaggetto. Co-

~que, non credo proprio che sia all'altezza di que-


,~"~, ,
«Sicuramente, no. Trantor ha migliaia di chilometri

di questi tunnel che attraversano il sottosuolo. Alcuni

tunnel penetrano perfino sotto i tratti oceanici meno

profondi. E il sistema di trasporto principale per i lun-

ghi viaggi.«
«Quanto impiegheremo?«
«Per arrivare a destinazione? Poco più di cinque

ore.«
«Cinque ore!~ esclamò Seldon, sgomento.


«Non allarmatevi. Circa ogni venti minuti incrocere-

mo un'area di sosta. Potremo fermarci, uscire dal tun-

nel, sgranchirci le gambe, mangiare, o soddisfare i bi-

sogni fisiologici. Naturalmente, vorrei limitare al mas-

simo il numero delle soste.«
Continuarono in silenzio per un po', poi Seldon ebbe

un sussulto... sulla destra, un chiarore improvviso sfol-

gorò per pochi secondi, e in quel guizzo luminoso Sel-

don ebbe l'impressione di scorgere due aerotaxi.


«Era un'area di sosta« disse Hummin, rispondendo

alla tacita domanda del compagno.


«Il posto dove mi state portando... sarò davvero al si-

curo, là?~. chiese Seldon.


«Sarete al sicuro da qualsiasi mossa palese delle for-

ze imperiali. Naturalmente, bisogna sempre stare at-

tenti all'intervento del singolo... spia, agente, sicario

pagato per uccidere... Ma vi fornirò una ~uardia del

corpo. v
Seldon si agitò. «Sicario pagato per uccidere? Parla-

te sul serio? Possibile che vogliano uccidermi?«


«Demerzel, no di certo. Secondo me, lui vuole servir-

si di voi, non uccidervi. Per~ potrebbero saltar fuori al-


r
F tri nemici, o potrebbe verificarsi una serie sfortunata

di eventi. Non si pub vivere agendo come un sonnam-

bulo."
Seldon scosse la testa e si girò dall'altra parte. Qua-

rantotto ore prima era stato solo un matematico stra-


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