teneva solo una decina di milioni di mondi abitati.
Ventimila anni fa, i regni pre-imperiali comprendeva-
no solo una decina di migliaia di mondi complessiva-
mente. Spingendosi ancora di più nel passato, chissà
fino a che punto si restringe la società? Può darsi che si
arrivi a un unico mondo, come nelle leggende di cui mi
avete parlato una volta, Hummin.~
Hummin disse: ~Secondo voi potreste riuscire a per
fezionare la psicostoria occupandovi di una società ga-
lattica molto più semplice?~.
«Sì, può darsi.«
«Già. Pensa! « esclamò Dors, presa da un entusiasmo
improvviso. aSupponiamo che tu elabori la psicostoria
per una società passata più piccola, e che tu possa fare
delle predizioni basandot} su uno studio della situazio-
ne pre-imperiale indicando cosa potrebbe accadere
mille anni dopo la formazione dell'Impero... be', poi
potresti controllare la situazione reale di quel periodo
e verificare l'esattezza delle tue predizioni.«
Hummin commentò con freddezza: «Dal momento
che conoscereste in anticipo la situazione dell'anno
1000 dell'Era Galattica, non sarebbe un test molto at-
tendibile. Inconsciamente, sareste condizionato dalle
vostre conoscenze precedenti, e alle vostre equazioni
assegnereste valori ben precisi, cosi da pervenire alla
soluzione già nota~.
«Non credo~ lo contraddisse Dors. «Non conosciamo
molto bene la situazione del 1000 E.G., e dovremmo
scavare a fondo. ~opo tutto, sono passati undici mil-
lenni. ,-
La faccia di Seldon si trasformò in una maschera di
costernazione. «Cosa vorresti dire? Non conosciamo
molto bene la situazione del 1000 E.G.? C'erano i com-
puter allora, vero, Dors7
«Certo.~
~E banche dati e registrazioni audio e video, no? Do-
vremmo avere tutti i documenti del 1000 E.G., come
ábbiamo quelli di quest'anno, del 12020 E.G.«
«In teoria, sl, ma in pratica... Sai, Hari, è come conti~
nui a dire tu. E possibile avere tutti i documenti e i dati
del 1000 E.G., ma nel medesimo tempo è una cosa che
in pratica non si può realizzare.«
Già, ma quello che io continuo a dire, Dors, si riferi-
sce a delle dimostrazioni matematiche. Non vedo come
possa valere per dei documenti storici.«
In atteggiamento difensivo, Dors spiegò: «I docu-
menti non durano in eterno, Hari. Le banche dati pos-
sono essere distrutte o cancellate in seguito a qual`che
conflitto, o possono semplicemente deteriorarsi col
tempo. Ogni bit di memoria, ogni registrazione che
non viene utilizzata per molto tempo, alla fine svani-
sc~ nel rurnore puro. Dicono che un terzo dei docu-
menti della Biblioteca Imperiale siano assolutamente
incomprensibili, ma la tradizione naturalmente non
permette che vengano tolti. Altre biblioteche sono me-
no legate alla tradizione. Nella biblioteca dell'Univer-
sità di Streeling, ogni dieci anni scartiamo il materia-
le inutile.
«Certo, i documenti consultati spesso ed esistenti in
più copie su vari mondi e in varie biblioteche, gover-
native e private, rimangono abbastanza chiari per mi-
gliaia di anni, cosl molti punti essenziali della storia
galattica sono tuttora noti anche se si tratta di eventi
che risalgono all'epoca pre-imperiale. Ad ogni modo,
più si va indietro, più diminuisce il materiale conser-
vato«.
«Non riesco a crederci« disse Seldon. «Non bisogne-
rebbe fare copie del materiale che rischia di deteriorar-
si? Come avete potuto lasciar scomparire cosl la cono-
scenza?«
«La conoscenza indesiderata è conoscenza inutile«
disse Dors. «Prova a pensare al tempo, agli sforzi e al-
I'energia che si sprecherebbero per risistemare in con-
tinuazione i dati inutilizzati. E lo spreco aumentereb-
be sempre più col passare del tempo.«
«Ma qualcuno un giorno o I'altro potrebbe avere bi-
sogno dei dati eliminati con tanta disinvoltura, no?«
«Magari una volta sola in mille anni. Salvare tutto
quanto in previsione di un'esigenza del genere non è
economico. Nemmeno nella scienza. Hai parlato della
teoria gravitazionale primitiva, e hai detto che ~ primi-
tiva perché la sua scoperta si perde nelle nebbie del-
I'antichità. Come mai? Voi scienziati, voi matematici,
non avete conservato tutti i dati, tutte le informazioni,
arrivando fino al periodo nebuloso e remoto della sco-
perta di tale teoria?«
Seldon emise un gemito e non cercò neppure di ri-
spondere. Disse: «Be', Hummin, la mia idea è già da
buttare. Basandoci sul passato, e quindi su una società
più piccola, avremmo maggiori probabilità di impiego
della psicostoria. Però le conoscenze storiche necessa-
rie diminuiscono ancora più in fretta delle dimensioni
della società, quindi diminuiscono anche le probabili-
tà di impiego della psicostoria... non si riesce a trovare
il giusto equilibrio«.
«A dire il vero, ci sarebbe il Settore di Micogeno« fe-
ce Dors, meditabonda.
Hummin alzò subito lo sguardo. «~i vero... e sarebbe
il posto ideale per Seldon. Avrei dovuto pensarci.«
«Il Settore di Micogeno« ripeté Hari, guardando i
due. «Cos'è, e dov'è?«
«Per favore, Hari... ve lo dirò dopo. Adesso devo fare
dei preparativi. Partirete questa notte.«
Dors aveva insistito perché Seldon dormisse un po'.
Sarebbero partiti verso la metà del periodo compreso
tra l'inizio dell'oscuramento e la riaccensione, col favo-
re delle "tenebre notturnen, mentre il resto dell'Univer-
sità dormiva. E Dors voleva che Seldon riposasse anco-
ra un po .
«Per farti dormire di nuovo sul pavimento?l~ disse
Seldon.
Lei scrollò le spalle. «Questo letto è per una sola per-
sona. Se cercassimo di stringerci per starci in due, dif-
ficilmente riusciremmo a dormire.«
Seldon la guardò per un attimo con espressione vo-
gliosa, poi disse: «Allora, questa volta ci dormo io sul
pavimento«.
«No. Sei tu quello che è rimasto in coma sotto la
neve.~-
Alla fine, non dorml nessuno dei due. Anche se oscu-
rarono la stanza, anche se il ronzio perpetuo di Trantor
era solo un brusio soporifero nei confini relativamente
tranquilli dell'Università, Seldon non poté fare a meno
di parlare.
«Dors, sono stato una bella seccatura per te, qui al-
I'Università. Ti ho perfino distolto dal lavoro. Però, mi
spiace lasciarti.«
«Non mi lascerai. Vengo con te, Hari. Hummin mi sta
procurando il permesso per un periodo di aspettativa.«
Sgomento, Seldon disse: «Non posso chiederti di fa-
re una cosa simile!«.
«Infatti, è Hummin a chiedermelo. Devo sorvegliar-
ti. In fin dei conti, ho fallito riguardo l'incidente sulla
Faccia superiore, e devo riparare.«
«Te l'ho detto... non devi sentirti in colpa per quella
storia, ti prego. Comunque, ammetto che mi sentirei
più tranquillo con te al mio fianco. Se solo potessi esse-
re sicuro di non interferire nella tua vita...l~
F~'
Dors disse sottovoce: «Nessuna interferenza, Hari.
Per favore, dormi«.
Seldon restò in silenzio per un po', poi morrnorò:
«Sei sicura che Hummin possa davvero provvedere a
qualsiasi cosa?~.
«E un uomo eccezionale. Ha una certa influenza qui
all'Università e da qualsiasi altra parte, credo. Se dice
che può farmi avere un periodo illimitato di aspettati-
va, significa che può veramente. E un tipo molto per-
~suasivo.«
«Lo so. A volte mi chiedo cosa voglia realmente da
me.«
«Quel che dice di volere« fece Dors. «E un uomo pie-
no di grandi ideali e di sogni.«
«Da come parli, si direbbe che tu lo conosca bene,
Dors.«
«Oh, sì. Lo conosco bene.«
«Una conoscenza intima?«
Dors emise uno strano brontolio. «Mon so di preciso
cosa tu stia insinuando, Hari, ma prendiamo pure l'in-
terpretazione più insolente... No, non lo conosco ~inti-
mamenten. In ogni caso, sarebbero affari tuoi?«
« Scusa. Solo che non volevo, inavvertitamente, scon-
finare nella...«
«Proprietà di un altro? Questo è ancor più offensivo.
E meglio che tu dorma, secondo me.«
«Oh, scusa, mi spiace, Dors... ma non riesco proprio
a dormire. Lascia almeno che cambi argomento. Non
mi hai spiegato cos'è il Settore di Micogeno. Perché è
un posto che va bene per me? Com'è?«
«E un piccolo settore, con una popolazione di appe-
na un paio di milioni di abitanti, se ben ricordo. Vedi, i
Micogeniani sono molto legati a una serie di tradizioni
storiche degli albori della storia, e pare che abbiano
documenti molto antichi di cui non dispone nessun al-
tro. Nel tuo esame del periodo pre-imperiale, forse loro
ti saranno più utili di qualsiasi storico ortodosso. A fu-
~ria di parlare di storia antica, mi è venuto in mente
.~quel settore.«
~ aHai mai visto i loro documenti?«
p~ «No. Non conosco nessuno che li abbia visti.«
«Sei sicura che esistano davvero?«
«Be', no, non sono in grado di dirlo. Per i Trantoriani
F~ in genere, i Micogeniani sono solo un branco di matti,
ma forse è un'opinione ingiusta. Quel che è certo è che
loro affermano di averli, quei documenti, quindi può
darsi che li abbiano. In ogni caso, là saremo ben nasco-
, sti. I Micogeniani vivono molto isolati... E adesso, per
F favore, dormi.«
E Seldon, in qualche modo, infine si addormentò.
Hari Seldon e Dors Venabili lasciarono la zona univer-
sitaria alle 03,00. Il ruolo di guida spettava senza dub-
bio a Dors, si rese conto Seldon. Conosceva Trantor
meglio di lui, avendo due anni in più di esperienza. Era
~ evidentemente un'amica intima di Hummin (intima,
5 quanto? quella domanda continuava ad assillarlo) e
capiva le sue istruzioni.
Sia Dors che Seldon indossavano degli ampi mantel-
li leggeri dal cappuccio attillato. Quella tenuta alcuni
anni prima era stata una moda passeggera all'Univer-
sità (e tra i giovani intellettuali in genere) e anche se
adesso avrebbe potuto suscitare delle risate, aveva il
vantaggio di coprirli bene e di renderli irriconoscibili...
almeno, a un'occhiata frettolosa.
Hummin aveva detto: «Può darsi che l'incidente sul-
la Faccia superiore sia stato del tutto fortuito e che non
ci siano agenti sulle vostre tracce, Seldon. Però, meglio
essere preparati al peggio«.
Seldon aveva chiesto ansioso: «Non venite con noi?«.
«Mi piacerebbe, ma non devo assentarmi troppo dal
r~
lavoro se non voglio diventare anch'io un bersaglio
Capite?«
Seldon aveva sospirato. Sl, capiva.
Salirono su una vettura dell'Espressovia e si sedette-
ro il più lontano possibile dalle poche persone già a
bordo. (Come mai c'era gente sull'Espressovia alle tre
di notte? si chiese Seldon. Poi rifletté che era un bene
che ci fosse qualcuno, altrimenti lui e Dors avrebbero
dato troppo nell'occhio.)
S~eldon incominciò a guardare il panorama che scor-
reva di lato mentre la fila interminabile di vetture
avanzava lungo l'interminabile monorotaia su un cam-
po elettromagnetico interminabile.
L'Espressovia superò file e file di complessi residen-
ziali; quelli molto alti erano pochi, ma alcuni erano
molto profondi, per quanto ne sapeva Seldon. Comun-
que, con decine di milioni di chilometri quadrati com-
pletamente urbanizzati, nemmeno quaranta miliardi
di persone avrebbero avuto bisogno di strutture molto
alte o molto ammassate. Infatti superarono delle aree
aperte, nella maggior parte delle quali sembrava che ci
fossero delle coltivazioni... alcune però erano chiara-
mente parchi. E c'erano numerose strutture di cui Sel-
don non era in grado di identificare la funzione. Fab-
briche? Uffici? Chissà cos'erano? Un grande cilindro
anonimo gli ricordò un serbatoio idrico. In fin dei con-
ti, Trantor doveva avere delle riserve idriche. Chissà se
utilizzavano la pioggia della Faccia superiore, la filtra-
vano, la trattavano e l'immagazzinávano? Gli sembra-
va inevitabile che lo facessero.
Seldon, comunque, non poté ammirare il panorama
a lungo.
Dors mormorò: «E quasi ora di scendere«. Si alzò, e
gli strinse il braccio.
Poco dopo erano smontati dall'Espressovia, ed erano
fermi sulla pavimentazione mentre Dors studiava le
indicazioni.
.~ I cartelli indicatori erano discreti e molto numerosi.
~Seldon provò un senso di smarrimento. La maggior
parte recavano simboli e sigle che indubbiamente era-
~ no comprensibili per i Trantoriani, ma che per lui era-
I no un-mistero.
,3 «Da questa parte« disse Dors.
F «Da che parte? Come lo sai?«
«Vedi, là? Due ali e una freccia.«
«Due ali? Oh...« Seldon le aveva scambiate per una
«Wn capovolta, larga e schiacciata, ma in effetti poteva-
1~ no essere le ali stilizzate di un uccello.
E «Perché non usano le parole?« fece imbronciato.
«Perché le parole variano da un mondo all'altro. Un
Naviogetton trantoriano potrebbe chiamarsi "planon su
F Cinna o "sfreccion su qualche altro pianeta. Le due ali e
r la freccia sono un simbolo galattico che indica un mez-
E zo aereo, e il simbolo viene capito ovunque. Non li usa-
te su Helicon?«
«Non molto. Helicon è un mondo piuttosto omoge
neo, culturalmente parlando, e tendiamo a tenere ben
stretto il nostro modo di vivere, le nostre abitudini,
perché ci sono i nostri vicini che ci offuscano.«
«Vedi?« disse Dors. «Qui potrebbe intervenire la tua
psicostoria. Potresti dimostrare che, nonostante i dia-
letti diversi, l'uso di simboli prestabiliti, a livello ga
lattico, è una forza unificante.«
«Non servirebbe.«~ Seldon la stava seguendo lungo
una serie di vicoli bui e deserti, e una parte della sua
mente si domandò quale potesse essere l'indice di cri-
minalità su Trantor, e se quella fosse un'area con un'al-
ta percentuale di crimini. aPuoi fissare un miliardo di
regole, una per ogni fenomeno, senza riuscire ugual-
mente a ricavare una generalizzazione. Ecco cosa in-
tendo dire quando affermo che un sistema può essere
interpretato solo mediante un modello complesso
quanto il sistema stesso... Dors, siamo diretti a un avio-
getto?«
Lei si fermò e si giro a guardarlo aggrottando le so-
pracciglia in un'espressione divertita. aSe stiamo se-
guendo il simbolo dell'aviogetto, pensi che siamo di-
retti a un campo di golf? Hai paura degli aviogetti, co-
me tanti Trantoriani?«
aNo, no. Su Helicon voliamo tranquillamente, e io
uso spesso l'aviogetto. Solo che, quando mi ha portato
all'Università, Hummin ha evitato.i mezzi aerei com-
merciali perché pensava che avremmo lasciato una
traccia troppo chiara.«
aPerché allora sapevano dov'eri, Hari, e stavano già
cercandoti. Adesso, invece, forse non sanno dove ti tro-
vi, e poi ci serviamo di un porto fuori mano e di un avio
privato.«
«E chi piloterà?«
«Un amico di Hummin, immagino.«
aCredi che possiamo fidarci di quel tipo?«
«Se è un amico di Hummin, sicuramente.«
«Certo che hai molta stima di Hummin« commentò
Seldon, provando una fitta di scontentezza.
«Stima motivata« ribatté Dors senza esitare mini-
mamente. aE il migliore.«
La scontentezza di Seldon rimase intatta.
«Ecco l'aviogetto« annunciò Dors.
Era piccolo, e aveva delle ali dalla forma strana. Ac-
canto all'avio c'era un ometto che sfoggiava le solite
tinte sgargianti trantoriane.
Dors disse: «Noi siamo psico«.
E il pilota: aIo sono storia«.
Lo seguirono a bordo, e Seldon chiese: aDi chi è stata
l'idea della parola d'ordine?«.
«Di Hummin« rispose Dors.
Seldon sbuffò. aNon pensavo che Hummin avesse il
senso dell'umorismo. E cosl serio.«
Dors sorrise.
CAPOSOLE QUAl~RDICI... Un capo del Settore di Micogeno del
I'antico Trantor... Come nel caso di tutti i capi di questo set-
tore chiuso nel proprio isolamento, si hanno poche notizie di
lui. Il fatto che abbia un ruolo anche minimo nella storia ~
dovuto interamente ai suoi contatti con Hari Seldon durante
la Fuga.
ENCICLOPI~DIA GALAl'rICA
C'erano solo due posti dietro l'abitacolo del pilota. Sel-
don si sedette su uno strato imbottito che cedette len-
F tamente sotto il suo peso, e subito un'imbracatura gli
strinse gambe, fianchi e torace, mentre un cappuccio
gli scendeva sulla fronte e le orecchie. Si sentì impri-
gionato, e quando si girò verso sinistra a fatica, e solo
di poco, vide che anche Dors era bloccata come lui.
,1 Il pilota si mise al proprio posto e controllò i coman-
di. Poi disse: «Sono Endor Levanian, al vostro servizio.
Siete imbracati perché ci sarà un'accelerazione note-
vole al decollo. Quando saremo fuori e cominceremo il
t volo, sarete di nuovo liberi di muovervi. Non c'è biso-
gno che mi diciate i vostri nomi. Non sono affari miei«.
Si girò sul sedile e sorrise ai passeggeri con la sua
faccia da gnomo, che si increspò tutta mentre le labbra
sporgevanQ in fuori. «Qualche problema psicologico,
ragazzi?«
Dors disse disinvolta: «Sono una straniera, e sono
abituata a volare«.
«Questo vale anche per me~ aggiunse Seldon con un
pizzico di alterigia.
«Ottimo, ragazzi. Naturalmente, ~uesto non è un
normale avio, e forse non avete mai fatto voli nottur-
ni... comunque, tenete duro. Ci conto, intesi?«
~nche il pilota era imbracato, però Seldon vide che
aveva le braccia completamente libere.
All'interno dell'avio~etto risuonò un ronzio sordo,
che divenne più intenso e più acuto. Non era fastidioso,
ma sembrava sul punto di diventarlo, e Seldon reagl
cercando di scuotere il capo quasi volesse togliersi dal-
le orecchie il rumore; con quel gesto, invece, riuscl solo
a far stringere ulteriormente la rete bloccatesta.
Poi l'avio schizzò nell'aria (fu l'unico verbo che Sel-
don riuscl a trovare per descrivere il decollo), e Seldon
si sentì schiacciare con violenza sul sedile.
Attraverso il parabrezza di fronte al pilota, con un
fremito d'orrore Seldon vide innalzarsi una parete ver-
ticale... poi nella parete apparve un'apertura rotonda.
Era simile al buco in cui si era tuffato l'aerotaxi il gior-
no in cui lui e Hummin avevano lasciato il Settore Im-
periale, ma anche se questa apertura era abbastanza
grande per la fusoliera dell'avio, sicuramente non c'era
abbastanza spazio per le ali.
Seldon girò la testa a destra il più possibile, e fece
giusto in tempo a vedere l'ala destra che s'afflosciava e
cedeva.
L'avio s'infilò nell'apertura, fu catturato da un cam-
po elettromagnetico e venne proiettato lungo un tun-
nel illuminato. L'accelerazione era costante, e si senti-
vano ogni tanto de~gli schiocchi secchi... forse un rumo-
re prodotto dai magneti quando li superavano, rifletté
Seldon.
Poi, in meno di dieci minuti, l'avio fu scagliato nel-
l'atmosfera e penetrò di colpo nell'oscurità della notte.
Decelerò, uscendo dal campo elettromagnetico, e
Seldon si sentì proiettare in avanti contro l'imbracatu-
ra e rimase bloccato in quella posizione per alcuni atti-
mi mozzafiato.
Poi la pressione cessò, e l'imbracatura scomparve.
«Come state, ragazzi?« chiese allegro il pilota.
«Di preciso, non lo sol- rispose Seldon. Si rivolse a
Dors. «Tutto bene?«
«Certo« disse lei. «Secondo me, il signor Levanian ci
ha messo alla prova per vedere se eravamo davvero de-
gli stranieri. E cosl, signor Levanian?~
«A certa gente piace l'eccitazione« fece Levanian. aA
voi piace?«
.~Entro certi limiti« rispose Dors.
«Come a tutte le persone ragionevoli« annul Seldon,
~ pienamente d'accordo con lei. E aggiunse: aForse la co-
F sa vi sarebbe sembrata meno divertente se aveste stac-
cato le ali all'avio, signore«.
Impossibile, signore. Ve l'ho detto, questo non è un
normale aviogetto. Le ali sono completamente com-
puterizzate. La loro lunghezza, l'ampiezza, la curva-
~F tura, la forma, cambiano in base alla velocità del veli-
1~ volo, alla velocità e alla direzione del vento, alla tem-
peratura, e a un'altra mezza dozzina di variabili. Le
ali non possono staccarsi... a meno che l'avio stesso
non sia sottoposto a sollecitazioni talmente forti da
spaccarlo.«
Ci fu uno schizzo sul finestrino di Seldon. «Piove« fe-
ce Seldon.
«Piove spesso« fu il commento del pilota.
Seldon guardò fuori. Su Helicon o su qualsiasi altro
mondo, si sarebbero viste delle luci... Ie opere dell'uo-
mo illuminate. Solo su Trantor tutto era buio.
Be', non proprio. A un certo punto, Seldon scorse il
bagliore di un faro. Forse le parti più alte della Faccia
,s superiore avevano luci di segnalazione.
Come al solito, Dors notò l'inquietudine di Seldon.
Battendogli sulla mano, disse: «Il pilota sa quel che fa,
ne sono certa, Hari«.
«Cercherò di rassicurarmi anch'io, Dors, però vorrei
che ci spiegasse qualcosa« disse Seldon, la voce abba-
stanza alta da essere sentito.
aNiente in contrario« fece il pilota. «Innanzitutto,
stiamo salendo e tra pochi minuti saremo sopra lo stra-
to di nubi. Lassù non pioverà, e vedremo perfino le
stelle.«
Un annuncio fatto con una scelta di tempo perfetta,
perché alcune stelle cominciarono a scintillare attra-
nl
verso gli ultimi pennacchi nuvolosi... poi tutte le altre
stelle spuntarono d'un tratto, e il pilota spense le luci
della cabina. Rimase illuminato debolmente solo il
quadro comandi, e all'esterno il cielo luccicò vivido.
Dors disse: «Dopo più di due anni, è la prima volta
che vedo le stelle. Meravigliose, vero? Sono così splen-
denti... e sono tante!«.
Il pilota osservò: «Rispetto alla maggior parte degli
altri mondi, Trantor è più vicino al centro della Galas-
sia~.
Dato che Helicon si trovava in un angolo remoto del-
la Galassia e aveva un campo stellare poco luminoso e
tutt'altro che imponente, Seldon era rimasto senza pa-
rola.
«Com'è diventato silenzioso questo volo" disse Dors.
«Già" convenne Seldon. «Signor kevanian, che tipo
di propulsione ha questo avio?~
« Un motore a microfusione, e un sottile flusso di gas
caldo.J~
«Non sapevo che ci fossero degli avio a microfusione
già operanti. Se ne parla, però...«
·~Ce ne sono alcuni piccoli come questo. Esistono so-
lo su Trantor, per ora, e sono usati esclusivamente da
alti funzionari governativi.«
Seldon disse: «Viaggiare in questo modo deve costa-
Dostları ilə paylaş: |