distrutta. Per favore, dille che le restituirò il Libro al
successo ieri, e allora sì sarà veramente distrutta. L'u-
giore impazienza.
Lui alzò lo s~uardo. imbronciato. «Se restiamo qui,
preoccupato.,.
stata. «Mi lusinga che ti sia preoccupato. Ti immagina-
facile procurarseli qui a Micogeno. Significherebbe
pagine. Hai scoperto qualcosa a proposito del... come 't,
sce coprenti. «Esiste. Ce ne sono diversi nel settore, pe-
importante... Ci credi che una donna ha visto le mie ci-
imminente. Il posto si chiama il Sacratorium.
nemmeno le Sorelle conoscono il suo significato. Per
~ a qualcosa che esula dalla vita qui a Micogeno. E de-
,5~etto, ma non è arrivata fino in fondo. Non è riuscita a
marrebbero scioccati e inorriditi. Quando ha detto: "Il
" Sacratorium è dedicato a..." Gocciadipioggia Quaran-
E . come se stesse facendo qualcosa di osceno.«
ro. Parlando troppo di quel mondo, si spargerebbe la
voce, che arriverebbe fino ai tribali. Il sistema miglio-
determinata azione. Il fatto che le donne non possano
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consentirmi di raggiungere il Sacratorium da solo?«
aInnanzitutto, Hari, non andrai là da solo. Vengo con
te. Ne abbiamo discusso, e credevo di aver messo in
chiaro che non sono in grado di proteggerti da lonta-
no... né dalle bufere di neve né dalle donne fameliche.
In secondo luogo, è assurdo pensare di arrivarci a pie-
di. Rispetto alla media dei settori, Micogeno sarà an-
che piccolo, però non è poi così piccolo.«
«Con l'Espressovia, allora.«
a Sul territorio di Micogeno non passa nessuna
Espressovia. Faciliterebbe troppo i contatti tra Mico-
geniani e tribali. Però, ci sono mezzi di trasporto pub-
blici simili a quelli che si trovano sui pianeti meno svi-
luppati. Infatti, Micogeno non è altro che un frammen-
to di pianeta sottosviluppato conficcato come una
scheggia nel corpo di Trantor, che per il resto è un mo-
saico di società sviluppate... E, Hari, finisci il Libro il
più in fretta possibile. E chiaro che Gocciadipioggia
Quarantatré non pua stare tranquilla finché lo hai tu, e
se dovessero scoprirlo saremmo nei guai anche noi.«
«Vuoi dire che la lettura da parte di un tribale è
tabù?«
«Sicuramente.«
«Be', non sarebbe una grave perdita restituirlo. Il no-
vantacinque per cento è noiosissimo; interminabili lot-
te interne tra gruppi politici, interminabili giustifica-
zioni di politiche che non sono in grado di giudicare,
interminabili discorsi moraleggianti su questioni eti-
che che, le rare volte che sono illuminati, risultano
espressi con una presunzione e un'ipocrisia talmente
indisponenti da invogliare quasi a fare il contrario.«
«Ho l'impressione che ti farei un favore se ti portassi
via quel libro.«
F
~Solo che c'è l'altro cinque per cento, che parla del-
,~nominabile Aúrora. Forse contiene qualcosa di buo-
b qualcosa che potrebbe essermi utile. Ecco perché
~ voluto informarmi riguardo il Sacratorium.~
7"~P«Nel Sacratorium speri di trovare qualcosa che av-
~lori il concetto di Aurora espresso dal Libro?«
~«In un certo senso. E poi mi interessa moltissimo
uello che il Libro dice a proposito degli automi, o
pbot, per usare il loro termine. E un concetto che mi
ttira.«
~Non lo prenderai seriamente, vero?~
~'~ «Quasi. Se si accettano alla lettera alcuni brani del
,~ibro, è implicito che alcuni robot avevano sembianze
mane.«
«Naturale. Per costruire il simulacro di un essere
~umano, bisogna farlo somigliante a un essere umano.~-
«S~, simulacro significa "somiglianza", però una so-
miglianza può essere molto approssimativa. Un artista
può schizzare una figura usando delle linee e rappre-
sentare un essere umano riconoscibile... Un cerchio per
la testa, una linea per il corpo, quattro segmenti piega-
~ ti al posto degli arti, ed ecco fatto. No, io intendo dire
,~ robot perfettamente somiglianti a un essere umano,
~1~ identici in ogni dettaglio.«
F~ ·~Assurdo, Hari. Pensa al tempo necessario per mo-
dellare il metallo del corpo rispettando le giuste pro-
porzioni, con la curva armoniosa di ogni muscolo.~
,~ «Chi ha parlato di metallo, Dors? A me è parso di ca-
pire che fossero robot organici o pseudo-organici, co-
perti di pelle, difficilmente distinguibili dagli esseri
~;~ umani.«
«Lo dice il Libro, questo?«
«Non in tante parole. Comunque, si deduce...~
«Tu lo deduci, Hari. Non puoi prendere questa storia
seriamente.«
«Lasciami provare. Io deduco quattro cose da quel-
lo che dice il Libro a proposito dei robot... e ho con-
tr_ollato tutti i rimandi forniti dall'indice. Primo,
me ti dicevo, i robot, o alcuni robot, assomigliavano,
perfettamente agli esseri umani. Secondo, avevano~
una longevità prolungata... se vogliamo usare questa
espressione.~ :
«Meglio "funzionamento4~. lo corresse Dors. «Altri-
menti comincerai a considerarli completamente
umani."
«Terzo)- proseguì lui, ignorandola. «Alcuni robot
esistono tuttora... o, in ogni caso, almeno uno esiste.«
«Hari, questa è una delle leggende più diffuse che
abbiamo. L'antico eroe non muore ma resta in ani-
mazione sospesa, pronto a ritornare per salvare il
suo popolo in qualche momento di grande bisogno.
Davvero, Hari.«
«Quarto« disse Seldon, rifiutandosi di abboccare.
«Stando a quel che dicono alcune righe di testo, nel
tempio centrale... o Sacratorium, anche se il Libro
non riporta questa parola... nel Sacratorium dovreb-
be esserci un robot.« Fece una pausa, quindi chiese:
«Capisci?«,
«No. Cosa dovrei capire?«
«Unendo i quattro punti, forse nel Sacratorium c'è
un robot che è identico a un essere umano ed è ancora
vivo, è vivo da, diciamo, ventimila anni.«
«Via, Hari, non puoi credere a una cosa del genere!«
«In effetti, non è che ci creda, però non posso nem-
meno lasciar perdere. E se fosse vero? C'è solo una pro-
babilità su un milione, d'accordo... ma se fosse vero?
Non capisci... quel robot potrebbe essermi utilissimo!
Potrebbe ricordare com'era la Galassia molto tempo
prima che esistesse qualsiasi documento storico affida-
bile. Potrebbe dare un contributo allo sviluppo pratico
della psicostoria.~
«~nche se fosse vero, pensi che i Micogeniani ti per-
metterebbero di vedere il robot e di interrogarlo?«
«Non intendo chiedere ne~s~Un Permesso. Almeno.
- /
,ibsso andare al Sacratorium a vedere prima se c'è
lualcosa da interrogare.)~
h~ «Non ora. Domani, come minimo. E se domani mat-
~na non avrai cambiato idea, andremo là insieme.
«Ma se hai detto che le donne non possono...«
«Sicuramente possono guardarlo da fuori, e infatti
~ho la sensazionc che non andremo oltre.«
L'atteggiamento di Dors era inflessibile.
Hari Seldon era ben contento di lasciare che fosse Dors
~j a prendere la guida. Era stata nelle strade principali di
E Micogeno, quindi si sentiva più a suo agio di lui.
Dors, la fronte aggrottata, non trovava tanto allet-
tante quella prospettiva. Disse: «Sai, possiamo perder-
L ci facilmente«.
E~! «Non con quel libretto« replicò Seldon.
Lei lo fissò spazientita. «Siamo a Micogeno, Hari. A
me servirebbe una mappa computerizzata, qualcosa a
cui poter fare delle domande. Questa versione micoge-
niana è solo un pezzo di plastica piegata. Non posso di-
re a questo affare dove sono. Non posso dirglielo né a
voce e nemmeno premendo i contatti necessari. E non
posso sapere nulla, questa plastica non può dirmelo,
perché è una cosa stampata.
«~llora leggi cosa dice.~
«E quello che sto cercando di fare, ma tanto per co-
minciare è una maFpa scritta per gente che ha già di-
mestichezza con questo sistema. Dovremo chiedere.).
«No, Dors. Solo in caso estremo. Non voglio attirare
l'attenzione. Meglio rischiare e trovarla da soli la stra-
da, anche a costo di fare un paio di deviazioni sba-
gliate.«
Dors sfogliò il libretto concentrandosi, poi annunciò
con riluttanza: «Be', d~ molto rilievo al Sacratorium.
Normale, in fondo. Immagino che tutti i MicogenìaJ
vogliano andarci prima o poi~. Si concentrò ancora
qualche istante, quindi continuò: «Sai una cosa? Non
c'è nessun mezzo di trasporto che vada da qui al Sacra- 5
torium«.
4Cosa?«
«Non ti agitare. A quanto pare, da qui si pub rag-
giungere un altro mezzo di trasporto che ci condurrà
là. Dovremo cambiare, insomma.«
Seldon si rilass~. <~Be', certo... su Trantor per arriva-
re in un posto in Espressovia, la metà delle volte biso-
gna cambiare.l~
Dors gli scoccò un'occhiata impaziente. «Questo lo
so anch'io. Solo che sono abituata a sentirle dalle map-
pe computerizzate queste informazioni Quando devi
scoprirle da solo, a volte anche le cose più semplici ti
sfuggono per un po'.«
«D'accordo, caFa. Non scaldarti. Se adesso sai dove
andare, fai strada. Ti seguirò umilmente.«
C'erano tre uomini in toga bianca e un paio di donne
in grigio allo stesso incrocio. Seldon provò ad adottare
il sistema universale del sorriso vago rivolto al gruppo
di sconosciuti, ma loro rimasero impassibili e distolse-
ro lo sguardo.
Poi arrivò il mezzo di trasporto. Era una versione an-
tiquata di quello che Seldon, su Helicon, avrebbe chia-
mato gravi-bus. C'era una ventina di sedili imbottiti
all'interno, ognuno in grado di accogliere quattro per-
sone. Tutti i sedili avevano due porte, una a destra e
una a sinistra. Quando il gravi-bus si fermò, i passegge-
ri scesero da entrambi i lati. (Per un attimo, Seldon
pensò preoccupato a quelli che scendevano dal lato
esposto al traffico, poi perb notò che i veicoli che si av-
vicinavano si arrestavano tutti in prossimità del bus.
Non passava nessuno finché il bus rimaneva fermo.)
Dors lo sollecitò a muoversi con una spinta, e Seldon
raggiunse un sedile dove c'erano due posti vicini liberi.
~s lo seguì. (Gli uomini salivano e scendevano sem-
per primi, constatò Seldon.)
~Smettila di studiare la gente« mormorò Dors. «Os-
~va l'ambiente attorno a te.l,
«Ci provera.«
«Per esempio...~ Dors indicò un riquadro liscio sullo
~hienale del sedile davanti a loro. Non appena il bus si
ra messo in viaggio, si erano accese delle scritte, che
dicavano il nome della fermata successiva e gli edifi-
~i o le strade di collegamento importanti della zona.
«Probabilmente, questo ci dirà quando saremo vici-
~i alla fermata dove dobbiamo cambiare. Almeno, il
F~ettore non è completamente barbarico.«
~' «Bene« fece Seldon. Poco dopo, chinandosi verso
~ Dors sussurrò: «Nessuno ci guarda. Sembra che nei
r~ luoghi affollati vengano erette delle barriere artificiali
i' per proteggere l'intimità individuale. L'hai notato?«.
«Mi è sempre sembrato un fatto scontato. Se intendi
inserirlo tra le regole della tua psicostoria, non suscite-
rai una grande impressione.«
Come aveva previsto Dors, il riquadro indicatore di
fronte a loro alla fine annuncib che erano in prossimità
della fermata dove passava la linea diretta per il Sa-
cratorium.
Scesero e dovettero aspettare ancora. Alcuni bus più
avanti erano già partiti, ma stava già arrivandone un
altro. Erano su un percorso di gran traffico, il che non
era affatto sorprendente; il Sacratorium doveva essere
il centro e il fulcro del settore.
Salirono sul gravi-bus e Seldon mormorò: «Non ab-
biamo pagato~..
«Stando alla mappa, i trasporti pubblici sono un ser-
vizio gratuito.~
Seldon sporse il labbro inferiore. ~(Molto civile. Im-
magino che non ci sia nulla di completamente omoge-
neo... né l'arretratezza, né la barbarie, nulla.«
Ma Dors gli diede un colpetto col gomito e sussurrò:
«La tua regola è stata infranta. Siamo osservati. L'u~
mo alla tua destra«.
Seldon spostò un attimo lo sguardo. L'uomo alla sua
destra era piuttosto magro e sembrava molto avanti
negli anni. Aveva occhi marroni e una carnagione scu-
ra, e se non fosse stato depilato sicuramente avrebbe
avuto i capelli neri, rifletté Seldon, e tornò a voltarsi,
pensando.
Questo Fratello era decisamente atipico. I pochi Fra-
telli che aveva osservato erano alti, avevano la pelle
chiara e occhi azzurri o grigi. Certo, non ne aveva os-