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Casa della tipografia (1881-1883)



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3.3.2. Casa della tipografia (1881-1883)


Fiancheggia la facciata della Basilica a sinistra, simmetri­camente all'edificio della portineria. Era stata progettata dallo Spezia all'inizi degli anni Settanta, ma venne costruita soltanto dopo che si poté acquistare (1880) casa Nelva con la lunga stri­scia di terreno ad ovest del santuario.

La casa Nelva e parte del terreno a fianco della chiesa di san Francesco di Sales furono destinati all'Oratorio festivo, nel restante spazio vennero costruiti progressivamente l'edificio della tipografia (1881-1883) e il laboratorio dei fabbri meccani­ci (1883-1884; quest'ultimo, però fu abbattuto nel 1893 per la costruzione del primo teatro dell'Oratorio).

In questo edificio, la piccola tipografia dell'Oratorio poté svilupparsi progressivamente e diventare una delle più moderne ed efficienti del tempo. Nel 1884, anno successivo all'inaugurazione dello stabile, don Bosco ottenne un padiglione apposito, di metri 55 di lunghezza e 20 di larghezza, alla grande Esposizione Nazio­nale di Torino. I capi laboratorio e i suoi giovani lavoravano sotto gli occhi dei visitatori che potevano così seguire tutto il lungo processo della confezione di un libro (si stampavano la Fa­biola e il Piccolo Catechismo): la fabbricazione della carta, la composizione tipografica, la stampa, la legatura e lo smercio dei volumi.

Dalla casa della tipografia scaturì la grande tradizione grafica salesiana che, grazie ai Salesiani coadiutori qui forma­ti, si diffuse in tutto il mondo contribuendo notevolmente allo sviluppo tecnico ed artistico del settore. Di qui il Bollettino Salesiano e migliaia di pubblicazioni di ogni genere fecero cono­scere don Bosco, propagarono lo spirito missionario e quello ma­riano, servirono la Chiesa particolarmente nel settore della ca­techesi e della formazione religiosa dei giovani.




3.4. Antichi edifici ricostruiti

Altri edifici costruiti o adattati da don Bosco furono suc­cessivamente abbattuti e rifatti. Ne ricordiamo due: casa Filippi e casa Audisio.



3.4.1. Casa Filippi (1861, ricostruita nel 1952)


I fratelli Filippi, a destra di casa Pinardi e di fronte al famoso prato che era stato l'ultima meta dell'Oratorio itineran­te, possedevano un terreno con casa e ampia tettoia lungo via della Giardiniera. La casa era una costruzione a forma di U rove­scita, a due piani, destinata a setificio, lunga 35 metri e larga circa 8.

La tettoia era affittata all'appaltatore Visca che vi teneva i carri e i cavalli del municipio. L'andirivieni delle operaie e soprattutto gli schiamazzi dei carrettieri, dei garzoni di stalla e di molti vagabondi che trovavano rifugio sotto la tettoia, di­sturbavano notevolmente il ritmo di preghiera, di studio e di la­voro dell'Oratorio.

Don Bosco, con l'aiuto del comm. Giuseppe Cotta, comperò ca­sa e terreno il 16 luglio 1860, al prezzo di 65 mila lire. Per oltre un anno, però, non si poterono licenziare gli inquilini, che continuarono ad utilizzare la tettoia e il pian terreno della casa.

Don Bosco usò solo il piano superiore, come camerone. Per potervi accedere fece costruire un ponte in legno che collegava l'edificio con l'ala delle Camerette (vedi fig. 12, n. 4). Tra le due costruzioni vi era una distanza di circa sette metri, quasi uno stretto di mare, così casa Filippi venne chiamata dai ragazzi la Sicilia.

Nell'estate 1861, scadute le locazioni, tutta la proprietà Filippi venne annessa all'Oratorio e furono compiute nuove co­struzioni per coordinare i due fabbricati: la piazzetta racchiusa tre le due ali di casa Filippi fu incorporata nell'edificio che si innalzò di un piano. Il braccio delle Camerette venne allar­gato e congiunto a casa Filippi. Nel raccordo tra i due edifici si costruì un'ampia scala (vedi fig. 20, n. 1).

Al piano terreno di casa Filippi così ingrandita si colloca­rono un magazzino e i laboratori dei tintori e dei cappellai (cf MB 7 116); al primo piano aule; al secondo piano si ricavò un va­stissimo salone di studio, capace di 500 allievi, che durante il carnevale e le feste veniva adibito a teatro.

Il Lemoyne, che arrivò a Valdocco già sacerdote nel 1863, così ci descrive la sala di studio:
“Era considerata quasi come luogo sacro. Fin dai princi­pii dell'Oratorio vi regnò un solenne, religioso silenzio. Anche d'inverno quando il freddo era eccessivo, permettendo D. Bosco ai giovani di ritirarsi nello studio a far colazio­ne, il silenzio, per rispetto al luogo non era mai turbato. Vi si entrava, diremmo quasi, in punta di piedi e col ber­retto in mano si prendeva il posto fissato. Dopo un Ave Ma­ria, si rispondeva Ora pro nobis alla giaculatoria Sedes sa­pientiae, che nel 1867 si sostituì con Maria Auxilium Chri­stianorum. D. Bosco di tanto in tanto andava egli pure per dar buon esempio, a studiare cogli altri nella sala comune.

Era uno spettacolo maraviglioso. Chiunque fosse entrato e di qualsivoglia dignità nessuno si muoveva dal posto, volge­va il capo, o dava segno di curiosità” (MB 7, 556).


Alla vista degli studenti dell'Oratorio, immersi nello stu­dio in perfetto silenzio, si meravigliarono i due signori inglesi “uno dei quali era ministro della regina Vittoria”, che visitava­no un giorno l'Oratorio. Alla loro domanda “Come è mai possibile di ottenere tanto silenzio e tanta disciplina?”, don Bosco rispo­se: “La frequente confessione e comunione e la messa quotidiana bene ascoltata. - Avete proprio ragione! (...). Avete ragione! o religione, o bastone; voglio raccontarlo a Londra” (MB 7, 557).

Sotto il porticato (lo si chiamava il “portico delle preghiere”) si può vedere una statua dell'Immacolata che don Bosco aveva fatto sistemare nella prima sacrestia della Ba­silica.



3.4.2. Casa Audisio (1864, rifatta nel 1954)


Dopo la riforma della scuola propugnata dalla legge Casati (1859) e dalle successive norme applicative, don Bosco si vide costretto ad uniformare le sue scuole ginnasiali - che pure erano private - alle nuove normative e a procurarsi insegnanti diploma­ti.

Tra 1862 e 1863 il Ginnasio dell'Oratorio corse serio peri­colo d'essere chiuso, ma don Bosco anziché scoraggiarsi, lo po­tenziò ed ampliò.

Mentre i suoi giovani insegnanti si impegnavano per gli esa­mi di abilitazione, fece progettare dal geometra F. Serra un nuo­vo edificio a tre piani per le scuole; esso fu innalzato tra e­state 1863 e primavera 1864. Si innestava su casa Filippi e scen­deva verso la portineria. Era una costruzione lunga e stretta, con porticato a pian terreno, aule nei due piani superiori e ca­merette per i Salesiani nel sottotetto.

L'edificio fu chiamato più tardi casa Audisio in omaggio al buon salesiano coadiutore che per molti anni vi tenne un ufficio.

Casa Audisio fu abbattuta e ricostruita nel 1954. Attualmen­te sotto il porticato si apre un vasto salone per i pellegrini.



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